Vela, America's Cup e Passione per il Mare

Assolutamente d'accordo: gli americani si sono dimostrato veramente forti e da qui a metà gennaio gli inglesi potrebbero tirar fuori un coniglio dal cilindro.
Senza contare che le condizioni medie meteomarine potrebbero variare ulteriormente.

Di sicuro non sarà una gran coppa, con soli 3 sindacati in gara: nella peggiore delle ipotesi Luna Rossa potrebbe arrivare comunque sul podio .

In ogni caso, come al solito, chiunque dovesse vincere la Prada Cup, poi dovrà vedersela con i Kiwi a Marzo, i quali nel frattempo avranno potuto sviluppare appositamente la barca per quello specifico periodo dell'anno, del quale loro conoscono perfettamente tutte le condizioni, sia storiche che attese.
Non solo: avranno anche tutti i dati telemetrici degli avversari, per potersi confrontare virtualmente, mentre gli avversari non avranno alcun dato del defender fino al primo vero scontro.

Comunque vada, sarà una bella sfida

 

Come ti hanno spiegato, per sindacati qui si intende ben altro.

Ma ciò che rende affascinante la storia di questa coppa, che è il trofeo velico più antico del mondo (e secondo alcuni addirittura anche il trofeo sportivo più antico al mondo), è come essa abbia affascinato moltissimi tycoons, che sono quasi impazziti nel tentativo di conquistarla, senza mai riuscirci.

Tutto nacque nel 1851, per una scommessa tra Americani ed Inglesi, con i primi che volevano sentirsi indipendenti dalla corona e che vollero sfidare gli Europei proprio laddove questi eccellevano.
Così gli inglesi misero in palio una coppa (quella specie di teiera gigante che vediamo ancora oggi), concependola come qualcosa di cattivo gusto (in segno di disprezzo verso gli Yankee) e attribuendole un valore economico (si chiamava "Coppa delle 100 ghinee" perché tale fu il costo per realizzarla).
La goletta America vinse contro 14 imbarcazioni britanniche e portò nel nuovo continente la coppa, ribattenzadola America's Cup.
Da allora si decise di rimetterla in palio ogni 4 anni, con gli inglesi che non riuscirono mai più a riconquistarla: rimase nelle mani degli Americani fino al 1983, quando gli Australiani riuscirono finalmente a strappargliela.
Tra i tycoons che più si dannarono per vincere quella teiera è doveroso ricordare Sir Thomas Lipton (quello del the), con le sue varie barche "Shamrock", il Barone Bic (quello delle penne), per arrivare più recentemente a Raoul Gardini con il Moro di Venezia, Patrizio Bertelli con Luna Rossa, Vincenzo Onorato con Mascalzone Latino, Ernesto Bertarelli con Alinghi e Larry Ellison (proprietario di Oracle).
Gli ultimi due possono essere considerati gli unici riusciti nell'impresa, ma non prima di aver speso cifre ingentissime per avere il miglior equipaggio e la miglior imbarcazione. Entrambi assoldarono il neozelandese Russel Coutts, vera e propria leggenda dell'America's Cup, che prima vinse per il sindacato della sua nazione, poi corse con Alinghi (e vinse nuovamente), finché passò ad Oracle Team e permise ad Ellison di riportare il trofeo negli Stati Uniti.
Ci sono un sacco di libri che raccontano dettagliatamente ed in modo quasi romantico la storia della Coppa America e per chi abbia un minimo di passione per la vela sono veramente delle gran belle letture.

 

Per certi versi non è nemmeno fondamentale la passione per lo sport. La storia di questo trofeo va ben oltre la competizione sportiva: parla di rivalità tra nazioni, di dinastie ricchissime, di atti di spionaggio, di accesissime battaglie in tribunale e perfino di pseudo-truffatori (Alan Bond, patron di Australia II).

La regola del Deed of Gift, poi, è qualcosa di eccezionale: una sorta di sfida a duello con regole ottocentesche, valida ancora oggi.