Un automobilista mi ha preso a pugni, ma non è vero: il "ghisa" sarà indagato

Discussione in 'Codice della strada e "vita da automobilista"' iniziata da SIMOSBRAZ, 25 Marzo 2009.

  1. SIMOSBRAZ

    SIMOSBRAZ Amministratore Delegato BMW

    2.864
    67
    14 Gennaio 2008
    Reputazione:
    11.348
    123d M-Sport 'My 2011 204cv
    «Un automobilista mi ha preso a pugni», ma non è vero: il "ghisa" sarà indagato

    [​IMG] MILANO 24/03/2009 - Vigile in servizio in via San Paolino, litiga con un automobilista per un divieto di sosta inesistente e lo denuncia per violenza e lesioni. Ieri l'automobilista è stato assolto e per il vigile si profila l'inchiesta per calunnia. Il ha disposto la trasmissione degli atti in Procura perché venga indagato.

    L'AGGRESSIONE MAI ESISTITA
    L'automobilista, Alessandro A., era finito a processo per violenza a pubblico ufficiale e lesioni personali volontarie. In base alla denuncia del vigile, Francesco B., il 14 maggio 2005 l'automobilista lo avrebbe aggredito in via San Paolino, per una multa di parcheggio in divieto di sosta. La versione resa dal rappresentante della Polizia Locale è questa: l'automobilista e altri cittadini (che fra l’altro non sono stati mai identificati nel corso delle indagini) lo avrebbero preso a calci e pugni provocandogli 20 giorni di prognosi per rachide cervicale alla spalla destra e all'emitorace destro.
    Il processo ha visto deporre diversi testimoni che in quel momento erano nella zona e che hanno confermato che in via San Paolino non c'è mai stato un cartello di divieto di sosta e che se è vero che c'era stata una lite, automobilista e vigile non sono mai venuti alle mani.

    «INSUFFICIENZA DI PROVE»
    Al termine dell'istruttoria lo stesso pubblico ministero Silvia Miccoli aveva chiesto l'assoluzione dell'imputato per insufficienza di prove. Richiesta di assoluzione piena da parte del difensore, l'avvocato Virgilio Bruciamonti, che in una memoria difensiva scriveva che i «capi di imputazione non sono altro che frutto di assunti infondati e inveritieri, quanto di stupefacente gravità», sostenendo che il suo assistito è «vittima di calunnia». Ieri c’è stata dunque l’assoluzione piena disposta dal giudice della ottava sezione penale.
     

Condividi questa Pagina