Tipi da forum: Donato. | BMWpassion forum e blog

Tipi da forum: Donato.

Discussione in 'Off-Topic' iniziata da delirio, 26 Gennaio 2013.

  1. delirio

    delirio Aspirante Pilota

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    18 Agosto 2008
    Reputazione:
    10
    123D
    Nei forum si incontrano variegati personaggi ognuno con la sua storia; proviamo a tracciarne i ritratti.


    La storia di Donato, uomo verticale.

    Viene dalla terra, ma non lo ha mai nascosto.
    Ha origini umili, delle quali è orgoglioso
    Non ha molto, ma di quello che ha è generosissimo.
    Pensa di non avere cultura, ed invece è saggio e sapiente.
    Non ha avuto la vita facile, ed ha pagato troppo i suoi errori. Ma li ha pagati tutti in prima persona, senza passare mai il conto agli altri.
    E’ collerico, ma buono.

    Crede di non essere ricco, ed invece lo è.
    Lo sa bene chi è ricco, e gli invidia la sua ricchezza. Perché è quella vera, quella che non si vince neanche al totocalcio.

    Lo invidia, perché tutti vorrebbero avere l’anima con la quale ascolta Bach, la lingua con la quale dice “ciao” e gli occhi con i quali si guarda allo specchio ogni mattina.


    Alessandro.
     
    Ultima modifica di un moderatore: 26 Gennaio 2013
  2. Bardolpho

    Bardolpho Aspirante Pilota

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    26 Gennaio 2013
    Reputazione:
    10
    BMW X6
    Marco Fenibatti, il travet wikipedico.

    Marco è un impiegato, ma non è questo il suo problema.

    E’ cresciuto in una famiglia seria, dove c’erano pochi mezzi ma gli hanno detto che bisognava studiare.

    E lui l’ha fatto, alle scuole medie era bravino. Poi bisognava decidere, e si è deciso che era meglio ragioneria, ché tanto si può andare ugualmente all’università ma intanto si ha un titolo di studio che non si sa mai. Ed infatti poco dopo il diploma, conseguito pure decentemente, appare il posto di lavoro. Certo, intanto prendilo, dice giustamente il padre, e poi prenderai pure la laurea piano piano.

    Ma si sa, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e la laurea non si è presa più. E si è rimasti impiegati.

    Vero, a venticinque anni andava bene: soldini in tasca, vacanze estive, anche una automobile presa a rate. Poi però a quasi cinquanta anni la famiglia, l’euro, il costo della vita: insomma un conto era andare avanti con due milioni e mezzo al mese, un conto è adesso essere inchiodati sui millesei, il che è praticamente povertà.

    Una volta si sarebbe rassegnato. Avrebbe fatto economia sul vestiario, sulle vacanze e alla fine avrebbe fatto studiare pure i figli. Si sarebbe trovato un hobby che avrebbe coltivato con poco denaro, ma con grande passione ed intelligenza. E magari con risultati molto migliori del riccone con tanti soldi e poco tempo da dedicarci.

    Poi, purtroppo per lui, è arrivato internet.

    E di colpo quelli che in un pomeriggio guadagnano più che lui in un mese, che vedeva passare nelle fuoriserie decappottabili accanto a bellissime ragazze, che vedeva cenare dentro al ristorante più costoso della città dove lui si era ripromesso di portare la moglie per il trentesimo anniversario erano lì, disponibili, poteva parlarci.

    Non era come nella vita dove al massimo gli davano secchi ordini ai quali doveva obbedire muto: qui poteva dibattere addirittura alla pari!

    Cominciò ad interloquire, e fu sorpreso della facilità con la quale poteva dibattere con quei signori che mai e poi mai aveva visto da vicino.

    Prima di tutto imparò a descriver meglio il suo lavoro. “Bruno, vai a comprare dieci matite in cartoleria!” diventava “responsabile degli acquisti”. “Bruno, chiama quello che pulisce i vetri e digli di venire!” diventava “addetto alle risorse umane”. “Bruno, siccome il tuo collega è in malattia, da domani devi occuparti dei fattorini!” poteva essere riciclato come “ho venti persone sotto di me”. Senza contare il fatto che, siccome l’azienda che gli passava il magro stipendio non era italiana, poteva pure dire di lavorare in una multinazionale.

    Naturalmente si sentiva debole: per cui dovette darsi al massimo conformismo. Un soldatino operoso, fedelissimo alle direttive del partito imperante, e mai discostarsi, mai criticare, ché poi bisogna argomentare! E poi la scoperta: poteva fare il moralista! Certo, conduceva una vita impeccabile (non aveva né i soldi né il fisico per peccare), non aveva mai rubato (non ne sarebbe stato capace) e neppure aveva mai evaso una lira di tasse (cosa aveva da evadere, inchiodato sui millesei?). Per cui poteva fare la parte del moralista, di quello che paga le tasse, di quello che non ha niente da nascondere.

    Non riusciva a credere ai suoi occhi: molti gli davano ragione! Era nel giusto! Nel forum riusciva a tenere testa a quelli che tutti i giorni gli davano ordini secchi e bruschi e davanti ai quali a malapena tratteneva gli sfinteri! Poi la grande scoperta: google e wikipedia. Bastava scrivere una parola, e di quella parola si sapeva tutto. Da quel momento tutto diventò fantastico.

    Cominciò a spiegare la legge agli avvocati, la medicina ai medici, l’economia agli economisti e l’elettronica agli ingegneri.

    Certo, collezionava delle figure di ***** che avrebbero fatto rabbrividire, ma la faccia di bronzo non gli mancava e fondamentalmente i professionisti con i quali battibeccava lo consideravano poco meno di un divertente animaletto, e si divertivano fondamentalmente a prenderlo in giro.

    Era l’eroe! Era un riferimento nel forum! Riusciva a mettere in ginocchio anche quelli che nella vita reale non aveva neanche il coraggio di salutare! Decise persino di rimettersi a fare l’università, a quegli stronzi l’avrebbe fatta vedere lui!

    Infine si convinse di una cosa: in un mondo giusto, ma giusto per davvero, lui non sarebbe stato sui millesei. Se il mondo fosse stato equo lui, che riusciva in un forum a tener testa a gente che guadagnava centiaia di migliaia di euro all’anno, avrebbe guadagnato molto di più. E sicuramente quelli rubavano, per guadagnare così tanto sapendo così poco più di lui.

    Poi, putroppo, tutto cambiò. Uno del forum lo riconobbe, disvelò la sua vera identità e tutto crollò.

    All’inizio fu difficile, ma infine trovò un nuovo equilibrio. In fondo quelli come lui sopravvivevano pure prima di internet. Il bar all’angolo, del vino di pessima qualità, la finta allegria dell’ebbrezza a buon mercato e poi tutti i suoi compagni di bevute lo stavano a sentire. Certo, sarebbe stato utile avere un cellulare per collegarsi a google anche lì, ma in fondo gli interlocutori non andavano per il sottile.

    Un giorno un avvocato del Forum parcheggiò la Porsche proprio davanti a quel bar ed entrò per prendersi un caffè, aveva davanti una serata lunga e divertente e voleva rimanere sveglio. Il suo sguardo si appoggiò solo per un istante sul rottame umano, sporco e mal rasato, che avvolto in un misero maglione di misto lana discuteva appassionatamente di politica con altri due personaggi male in arnese.

    Mai e poi mai avrebbe immaginato che fosse il wikipedico. Se l’avesse saputo si sarebbe pentito di tutte le volte in cui l’aveva trattato così male.

    E per questo noi lo trattiamo bene, e lo pigliamo pel culo con affetto. Perché ci fa piacere che invece di ubriacarsi triste al bar sia qui tra di noi a fare brutte figure e a farci divertire.

    E siamo felici che ci resti, almeno per ora.

    - NB ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è da considerarsi casuale. Il personaggio è di pura fantasia -
     
  3. Bardolpho

    Bardolpho Aspirante Pilota

    0
    0
    26 Gennaio 2013
    Reputazione:
    10
    BMW X6
    Giorgio, il ricco povero.

    E’ uno di noi. Nell’animo è il più bonvivant

    di tutti.

    Sarebbe perfettamente a suo agio nel foyer della Scala a

    conversare amabilmente con delle signore fasciato in uno smoking di ottima

    fattura e con un calice di Krug in mano. Si troverebbe nel suo mondo a rimirare

    appena sveglio le bellissime montagne da una terrazza del Miramonti di Cortina

    avvolto in una vestaglia di cachemire Harrison. Me lo vedo, con una camicia di

    lino leggiero, guidare velocemente una automobile bellissima e raffinata (non

    una Porsche da salumiere, ma una Aston Martin, una BMW coupé o una Maserati Gran Turismo) sulle

    strade della Costa Azzurra con a fianco una bellissima amica (o un bellissimo

    amico, a seconda del gusto personale) mentre nell’aria si diffonde dai

    finestrini aperti la musica di Bach. Sarebbe un ricco perfetto: elegante,

    generoso, snob quanto basta, impegnato nel sociale, allegro, piacevole al

    convivio, aperto verso le istanze più innovative e parte di quella elite che

    dirige il pensiero in un paese. Nel forum ci verrebbe solo per fare qualche

    battuta beffarda, dare qualche consiglio esperto e spassionato e per parlare di

    un soprano o di un nuovo direttore d’orchestra.

    Purtroppo, invece, è arrabbiatissimo. Desidera il rivolgimento sociale, sposa le istanze più

    estremiste, spinto da un feroce odio sociale rivolge terribili offese –

    regolarmente verso i ricchi - che paiono non dargli tuttavia alcun giovamento

    anche quando il ricco s’offende. E’ feroce, e a differenza di altri è feroce con

    cultura ed intelligenza. Perché? Vediamo insieme la sua storia e capiremo.

    Di estrazione umile, ma di ingegno fino, a scuola era proprio bravo. I

    voti erano i migliori, e nonostante le difficoltà oggettive nelle quali doveva

    crescere riusciva ad umiliare quelli provenienti da famiglie ben più facoltose.

    Certo, vedeva l’ingiustizia. Questo, insieme alla tradizione familiare di

    sinistra, l’ha portato ad impegnarsi in politica. In quegli anni, tra l’altro,

    era cosa che portava ad un certo successo personale. Era tra i più attivi. Ed

    essendo non solo attivo, ma molto più intelligente degli altri, aveva capito che

    la strada verso il cambiamento della società non poteva sopportare compromessi.

    Mentre gli amici di lotta si avviavano verso professioni borghesi, lui si

    iscrisse a Lettere Antiche. Quando i più trafficoni entravano in politica dalla

    porta principale di un grande partito di sinistra, lui – fondamentalmente onesto

    – non accettava compromessi, e rimaneva saldo nelle sue convinzioni estremiste.

    Tutti lo guardavano con ammirazione, e pure lui si guardava – giustamente – con

    ammirazione, perché era il più intelligente, il più coerente ed il più

    lungimirante di tutti. Sarebbe stato una persona importante nel Nuovo Stato che

    sarebbe nato sulle macerie di questo, turpe e corrotto.

    Poi successe un guaio. Fondamentalmente la rivoluzione passò di moda. Cadde il muro di Berlino,

    ed anche i più fessi capirono quello che i Democristiani dicevano dal 1948,

    ovvero che dall’altra parte c’era una terribile dittatura. Accidenti, i demo

    cristi avevano ragione: e adesso come lo spieghiamo al popolo? La sinistra

    evaporò velocemente sotto il sole della storia, e nessuno pensava più a cambiare

    il mondo. Anzi, una volta che provò a convincere un operaio sull’importanza

    della rivoluzione quello gli mollò un ceffone e gli disse di non fargli perdere

    tempo e di andarsi a fare inc. dai giovinetti nel parco, che doveva fare

    qualche oretta in nero per andare in vacanza a Natale con la moglie e la

    suocera.

    Di tutto ciò che esisteva una volta non rimaneva nulla. Anzi,

    rimaneva solo una cosa: la laurea in Lettere Antiche, che gli permetteva di

    essere solamente un insegnante di Italiano in una scuola media di provincia, e

    gli garantiva molto tempo libero ed uno stipendio sui milletre.

    I soldi,

    diceva una volta, sono frutto solo di un furto. I soldi, diceva una volta, non

    portano alla felicità. Ma il tempo gli stava dando una severa lezione: senza

    soldi per andare ad un concerto bisognava prendere uno scomodo torpedone ad

    orari improbabili; ci si doveva presentare vestiti con una giacchetta presa alla

    Standa che attirava gli sguardi divertiti degli altri presenti; non si poteva

    neanche bere un Crodino al bar tra un atto e l’altro, pure quel dente che si era

    cariato bisognava tenerselo marcio sopportando non solo il dolore, ma pure

    l’alito fetido che allontanava gli altri.

    Tutto questo non era giusto.

    Ma a differenza degli altri, che stupidi paventavano rivolgimenti sociali, lui

    capiva benissimo che nulla sarebbe cambiato. Il mondo era oramai così, e lui era

    in esso da povero in canna.

    Questo gli generava una rabbia infinita nei confronti degli altri, specialmente nei confronti di quelli che vivevano bene, e

    specialmente nei confronti di quelli che sapeva avere meritato. Perché anche lui

    avrebbe meritato ed avrebbe avuto, se avesse fatto altre scelte. Ma tutto quello

    che aveva se l’era cercato spontaneamente e poteva incolpare solo se stesso per

    il fatto di essere diventato maestrino e non avvocato o ingegnere.

    Per cui nel forum riversava la sua rabbia tramite un odio feroce, che si attaccava a

    qualunque brandello della vita personale pur di fare male. Una rabbia che non è

    la rabbia dell’invidioso, perché il suo sentimento non è l’invidia. Una rabbia

    che non è neanche odio sociale, perché lui fondamentalmente si sente intimamente

    parte di quell’elite, e non dei poveracci sgrammaticati in cassa integrazione

    che non sanno utilizzare i congiuntivi. Una rabbia che non è neppure desiderio

    di rivalsa, perché è intelligente e sa che non esiste rivalsa, che la partita è

    chiusa ed il risultato non si cambia.

    No. La sua rabbia è un’altra.

    La sua rabbia è la rabbia di Calibano, il gigante brutto che si scaglia

    contro lo specchio che gli restituisce le sue orrende fattezze.

    E noi gli vogliamo bene, e gli perdoniamo tutto.

    Perché, giustamente, intimamente lo sentiamo uno di noi. Nei nostri pensieri non ce lo immaginiamo

    chiuso in una misera abitazione a sentire i concerti per radio con le finestre

    chiuse, ma improvvisamente ricco a fumarsi una sigaretta di tabacco miscelato

    appositamente per lui a Piccadilly sulla terrazza languida del migliore hotel di

    una grande città .

    - NB ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è da considerarsi casuale. Il


    personaggio è di pura fantasia -
     

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