esatto, stanley kubrick (non l'ultimo dei fessi), diceva qualcosa di simile: "quando voglio lasciare un messaggio, scrivo un biglietto, quando voglio fare un film faccio un film, nei miei film non ci sono messaggi" /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20" />
valgono pure i testi delle canzoni (sempre autoprodotti /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20" />)?
ok, iniziamo con uno triste. scritto in italiano, tradotto in inglese, persa la versione italiana , ritradotto dall'inglese in italiano... ma cmq il senso è quello... è un pezzo doom/death (per chi conosce il genere) Scusa Ti chiedo scusa, per tutto quello che non ti ho detto. Per quante volte avrei voluto abbracciarti, e poi non l’ho fatto. Ti chiedo scusa per le lacrime che non ti ho asciugato, E per quelle che ti ho procurato. Ti chiedo scusa per i luoghi che non ti ho fatto conoscere. Per le persone che invece ti ho fatto conoscere. Ti chiedo scusa per i fiori che non ti ho portato. Per il grigiore nel quale ti ho avvolto. Ti chiedo scusa perché non sono stato quello che ti ho fatto credere di essere, ma credimi, quanto mi sarebbe piaciuto esserlo stato. Ti chiedo scusa per il futuro che ti ho negato, per il passato che ti ho fornito. Domani scivolerò via dalla tua vita. Lo farò in maniera a me inconsueta: senza far rumore. Mi piace illudermi che forse proverai dolore, mi piace sapere che sarà solo per poco. Sei ancora in tempo per ricominciare, saprai ricominciare? Sono triste e sono felice, Perché credimi ancora, tra noi due, chi va meglio sei tu.
grazie pure a te, se vogliamo, un po' stereotipato... ma di meglio non mi viene /emoticons/sad@2x.png 2x" width="20" height="20" />
Bella /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20" /> ...You "chent".... /emoticons/biggrin@2x.png 2x" width="20" height="20" />
tu no. tu si. è (era) uno dei pezzi scartati dei bloodline /emoticons/sad@2x.png 2x" width="20" height="20" />
una linguetta rasposa e delicata sveglia la bambina. sono le piccole leccate di papésatàn, per gli amici semplicemente papé, gattino recentemente accolto in casa in una serata piovosa. alice, curiosa com'è del mondo, ha già sentito dire che "il gatto è l'animale del diavolo", ma non se ne cura. papé è sempre affettuosissimo con lei, si capisce benissimo che le sue assenze ingiustificate sono semplicemente una rivendicazione di indipendenza che la bambina segretamente invidia, e non escursioni nel mondo di mezzo. "dai alice, scendi a far colazione, lo sai che il sacco vuoto non sta in piedi...!" la voce materna ha il potere di mettere il buonumore ad alice, le ricorda sempre il sapore del latte col miele che le viene offerto quando ha il mal di gola. quattro salti ed è in cucina, giusto in tempo per un bacino al papà che esce, trafelato come sempre, per andare al lavoro. l'ultimo sorriso del mattino è sempre per lei, che se lo porta gelosamente dietro per tutta la giornata. il coprifuoco serale, per alice, è alle dieci in punto. in questo papà e mamma sono irremovibili, anzi le raccontano che il loro coprifuoco era dopo carosello, alle otto e mezzo ! vabbè, tanto non vede l'ora che la sua sveglia felina venga a svegliarla... toc toc toc. alice si sveglia con un rumore ignoto, sembra qualcuno sul vetro della finestra... ma è un uccellino, chissà con questo freddo come soffre, magari potrebbe farlo entrare e dargli qualche briciola da mangiare. detto fatto, alice accoglie l'animale in casa, e mentre lo sfama le viene in mente di cercare di capire a quale specie appartiene sul libro illustrato che le hanno regalato da poco. ecco qua, è un caprimulgo eu... "ALICEEEE, CHE C@ZZO FAI, SCENDI IMMEDIATAMENTE !" l'urlo inaspettato fa sobbalzare la bambina, che non crede alle proprie orecchie: la mamma ha detto una di quelle parolacce che sente dai bambini più grandi di lei, e poi urla... impossibile, deve essere successo qualcosa di inaudito... anche l'uccellino ha uno sguardo strano, non che sembri spaventato, anzi, sembra che capisca qualcosa che a lei sfugge.. alice fa i gradini a due a due e non crede ai propri occhi: la cucina è nel caos, la mamma, spettinata e con uno sguardo vitreo, inveisce contro tutti gli oggetti, contro suo padre e contro tutto ciò che le viene in mente. lancia ad alice una merendina confezionata e la spedisce a scuola di malagrazia. alice si avvia, sente arrivare le lacrime. non è che sia una piagnona, è che... sembra tutto così diverso, poi c'è qualcosa, qualcosa che non torna... d'improvviso si rende conto che il papà era ancora in pigiama, lo sguardo spento e la sigaretta accesa - lui che non aveva mai fumato - la bambina affronta la sua giornata, e la giornata si presenta con "note stonate", come le viene di chiamarle, d'istinto. pare che niente giri per il verso giusto, sente tensione, se non odio, fra le persone, persino fra quelle più miti. al termine della giornata alice si rifugia nella sua cameretta. deve tapparsi le orecchie, perchè la mamma ed il papà hanno ripreso a litigare, è tutto il giorno che lo fanno. il caprimulgo, che lei ha chiamato angelino, si è posato sulla spalliera della sedia e la guarda per traverso, senza espressione, con certi occhi neri come la pece. ad un tratto, alice si rende conto che papé non si è fatto vivo tutto il giorno. preoccupata, esplora tutta la casa, stando attenta a non farsi vedere dai suoi genitori, dei quali ha paura per la prima volta da quando è venuta al mondo. niente, papé sembra essersi volatilizzato... vabbé, domani chiederò aiuto per cercarlo. la bambina tarda ad addormentarsi. un peso sul cuore la tormenta: c'è qualcosa, qualcosa che non torna... come possono essere così diversi da come li ha sempre conosciuti i suoi genitori, i suoi vicini, il suo mondo ? finalmente la stanchezza la vince, tuffandola nel buio che, questa volta, genera mostri. linguetta sul naso... papé è tornato ! sfinita dalla notte tormentata, ma sveglia e finalmente felice, alice sente le lacrime sul viso, ed il loro sapore salato le ricordano la tremenda giornata trascorsa. lacrime dolci, lacrime amare... oggi cosa accadrà ? non succede niente, mamma e papà sono tornati quelli che aveva sempre conosciuto fino ad avantieri, la giornata si svolge regolarmente... manca solo angelino, chissà dov'è finito. vabbè, domani chiederò aiuto per cercarlo. toc toc toc... alice si sveglia con uno strano peso sul petto. angelino è lì fuori sul davanzale che bussa sul vetro con uno sguardo che ad un adulto sembrerebbe maligno: ad alice evoca semplicemente la terribile giornata di avantieri, quella in cui la sue certezze di bambina si sono sgretolate come sabbia anzichè resistere come la roccia. scuote la testa, infastidita. ormai ha sei anni e mezzo, che male può farle un uccellino che per di più le si è affezionato ? detto fatto, angelino è dentro la sua stanzetta, rapido ad ingozzarsi dalla ciotolina di papé che, manco a dirlo, oggi non si fa vedere. "ALICEEEE... !" una stretta allo stomaco... i suoi genitori devono essersi trasformati nuovamente nei mostri dell'altro giorno ! infatti è un'altra giornata terribile per alice, se possibile peggio di quella precedente. è sera. la bambina non si dà pace, qualcosa, qualcosa che a lei sfugge, che ad angelino non sfugge, che fa fuggire papé, cambia la sua vita... passano i giorni, ed alice prende a distinguere le sue giornate in giornata linguetta rasposa e giornata toc toc toc. cosa è successo al suo mondo ? qualcosa, qualcosa che le sfugge... perchè papé ed angelino non si incontrano mai ? cosa sa angelino ? da cosa fugge papé ? il mondo di alice diventa una doccia scozzese di giornate linguetta rasposa e giornate toc toc toc. sa che non potrà resistere a lungo, sa che nel suo petto c'è una cosa chiamata cuore che se si ferma succede un guaio, come successe a nonna giustina che lei non ha mai conosciuto. la notte prima delle giornate toc toc toc stenta sempre più ad addormentarsi, un tam tam sordo le giunge dall'interno del suo corpo... ha provato a spiegare la sua angoscia da seienne (quasi settenne) ai suoi genitori "suggestione piccolina, stai tranquilla" le rispondono mamma e papà nei giorni linguetta rasposa, allungandole per buona misura un bacetto "non rompere le scatole, stronzetta" è la risposta dei giorni toc toc toc una volta la sua maestra le aveva detto: "ricorda, alice, che per ogni cosa che avviene c'è una causa. se vuoi cambiare la cosa che avviene, devi intervenire sulla causa". è da qualche giorno che alice ci riflette, la fronte di seienne (quasi settenne) aggrottata dalla concentrazione. c'è qualcosa, qualcosa che le sfugge... durante una giornata linguetta rasposa papé, durante i suoi giochi abituali, aveva fatto cadere un libro di papà, un libro della mensola a lei vietata. "sono libri che potrai leggere solo quando sarai più grande" aveva sentenziato papà con l'aria seria che assumeva quando voleva intendere davvero divieto assoluto. siccome papé la svegliava sempre e solo nelle giornate positive (che un tempo avrebbe semplicemente definito normali), alice pensa che magari quel libro è finito sulla mensola proibita per sbaglio. magari se ne può leggere un po', giusto la pagina sulla quale si è aperto, per rendersene conto. di certo, la copertina non è incoraggiante: la scritta "L'orrore di Dunwich" di Howard Philip Lovecraft che campeggia a caratteri dorati sullo sfondo nero le fa già paura. ma alice comincia a leggere... "nella primavera successiva a questo evento, il vecchio Wilbur aveva notato un numero crescente di caprimulghi che uscivano dalla gola di Cold Spring per venire di notte a cantare sotto la sua finestra. Sembrò considerare tale circostanza molto significativa, e disse agli avventori di Osborn che pensava fosse quasi giunta la sua ora." la bambina si interrompe, invasa da un freddo che dovrebbe giungere agli esseri umani solo quando sono al termine della loro vita. e quel qualcosa, quel qualcosa che le sfuggiva, non le sfugge più. toc toc toc... è mattina presto, ora di svegliarsi, angelino bussa alla finestra. la bambina, come di consueto, lo accoglie nella sua cameretta e gli offre la ciotola di papé. comincia dolcemente ad accarezzarlo sul collo, sa che ad angelino piace. a lei, invece, non piace più. stavolta stringe le sue piccole mani, stringe sempre di più, incurante delle beccate maligne che le devastano la carne. alice vivrà
è mia. ma siccome leggo molti libri, ho sempre il terrore di incorrere in un involontario millantato credito . nel caso, mi scuso