Ciao ragazzi, se qualcuno desidera postare un racconto, una frase, un pensiero, lo faccia. L'importante è che sia farina del suo sacco. Inizio io: CRONACA DELLA GIORNATA COMUNE DI UN UOMO COMUNE ''Il signor Mondretti Alberigo, come ogni mattina si alzo' di buon'ora. Una botta sulla sveglia, i gesti stanchi di chi si aspettava poco da quella giornata e poi fuori, sulla strada. L'ufficio era poco distante, niente auto. Pochi pensieri in testa, il rito del caffe' al bar, una sigaretta fumata di malavoglia. -Ciao Alberigo, tout ben?- -Ehi, Marsica, buona giornata!- L'Alberigo era un uomo gentile, ma in fondo rispondeva come chi non è convinto che un gesto di cortesia possa servire a qualcosa. Lo faceva e basta. Senza allegria. Una pacca sulla spalla e via, tanto oggi è uguale a ieri. La sede dell'ufficio era una costruzione recente, anzi, una ristrutturazione. Era ancora possibile scorgere le antiche vestigia della fonderia che fu. Se ci si metteva in silenzio pareva quasi di ascoltare le urla degli operai, le bestemmie dei capi reparto, i crogiuoli che sbuffavano e vomitavano scintille infuocate. L'Alberigo sovente si fermava per cercare quei fantasmi, oramai i colleghi nemmeno ci facevano piu' caso nel vederlo immobile come un gatto che fissava il nulla. Forse perche' in quella fabbrica un tempo lavorava il suo babbo, ma nessuno avrebbe saputo dirlo con certezza. Beh, è quasi mezzogiorno, le scartoffie sono state quasi tutte compilate. E' ora della pausa pranzo. Un grande salone, le solite avanches del piu' brillante nei confronti dell'addetta mensa, le prese per il culo, le urla che rimbombavano disordinate per la sala. Ma l'Alberigo non ci faceva caso;preferiva starsene in disparte a consumare nel suo baracchino. Eh gia', ''non mangio quello schifo'', ha sempre sostenuto con fermezza ed una punta d'orgoglio. Venne il momento di tornare sulla scivania, ancora un po' di lavoro da sbrigare, poi fini' il turno. L'Alberigo si incammino' verso casa come tutti i pomeriggi alle cinque, consapevole che anche l'ultimo degli addetti ai lavori aveva a casa qualcuno che lo aspettava. Ma non lui. E la cosa non pareva turbarlo piu' di tanto, se non fosse stato per quella maledetta domestica da pagare 2 volte la settimana. La casa stava ancora li', una palazzina a 4 piani anonima ma ingentilita dalla maniacale cura del giardino comune da parte di uno degli inquilini. L'ascensore è fuori servizio, ''beh, usero' le scale'', penso' tra se' e se' non senza un certo disappunto. Poi giunse al pianerottolo, quell'ometto timido e gentile apri' la porta e chiuse il mondo fuori. Finalmente a casa, tra i suoi giornali, i posacenere sparsi, i resti della cena consumata in silenzio davanti al TG. Ad un tratto, balzo' dalla poltrona con rivestimento a buon mercato e s'affaccio' alla finestra, incuriosito da uno strano latrato, come un richiamo nel buio, che pareva provenisse dalla stradina secondaria. Era un cane, senza collare, senza padrone, occhi senza piu' luce ma fondi come un mare senza piu' allegria. Si guardarono, per un attimo tutto fu silenzio, neanche le auto osavano passare. L'Alberigo non disse una parola, scese in strada, fece un cenno al cane e se lo porto' dentro. I due se ne stavano ora uno accanto all'altro, l'Alberigo accenno' ad un sorriso, la bestiola mugugno' qualcosa e dopo aver finito gli avanzi si rannicchio' su un tappetino rimediato alla bene e meglio dal padrone di casa. Intanto l'uomo in grigio inizio' a parlare, dapprima sussurrando flebili afflati, poi con maggior concitazione, decise che il cane doveva conoscere meglio l'uomo che gli stava accanto. Curioso, proprio l'Alberigo, lui, che fino ad ora aveva parlato meno di tutti. Ad un tratto il suo viso prese lineamenti piu' morbidi e rilassati, e cadde in un sonno profondo. Era sereno, l'Alberigo. Pareva quasi contento. E forse lo era davvero. Intanto, fuori, il mondo ripartiva...'' Davide
Ottimo 3d, impegnativo! posterò senz'altro qualcosa cercando prima nei miei archivi ; ho anche un paio di idee che non ho mai sviluppato. Che sia la volta buona?
me lo facevan fare alle elementari /emoticons/biggrin@2x.png 2x" width="20" height="20" /> qualcosa mi inventerò frasetta: l'invidia è la virtù dei cornuti
L'università Luca stava uscendo da casa, quando ricordò che aveva lasciato le chiavi sul davanzale della finestra della camera da pranzo. Le chiavi di una bella utilitaria, una di quelle che i genitori ti comprano perchè hai concluso la maturità in un modo molto migliore di quello che si aspettavano i tuoi, la tua prima auto che non dimenticherai facilmente. Entrò in casa e frugò nel posacenere adibito all'uso di portachiavi, dal momento che di sigarette in casa non ce ne sono e non vengono accese. Finalmente le trovò e poi scese, di corsa, verso l'auto. Dopo 30 minuti di viaggio assordante nel traffico cittadino arrivò all'università, l'uni. Scese, salutò qualche compagno, salutò un amico ed insieme si avviarono per partecipare alla prima lezione della giornata. D'un tratto si girò verso l'auto, pensando di non averla chiusa. Si girò intorno e non vide nulla, si girò allora verso l'amico, e non c'era più. Non c'era più l'auto, l'amico, l'università. C'era lui, lui soltanto e basta. Non aveva bisogno certamente di domandare a qualcuno dove fosse, perchè quello che guardava avanti a sé era il bianco più bianco che ci fosse, qualcosa di anormalmente intimo. Era strettamente collegato a lui, e lo sapeva: non aveva paura di quella solitudine, ma sapeva che era parte di lui e in quel momento l'aveva incontrata. Poi si disse: vivo. E vide l'auto, vide l'amico che sorrideva aspettandolo e incitandolo a muoversi più velocemente perchè stava iniziando la lezione. E vide l'università. Alessandro
Bravo Ale, bello E' questo il genere di cose che cercavo, tra l'altro lo stile mi pare rifletta la tua personalita', un po' EMO, un po' dark, se posso permettermi :wink: Rep+
Io non so giudicarmi, quindi prendo tutto un pò per complimento un pò per constatazione. :wink: Grazie, comunque.
Ed E' un complimento !!! Mica vorrai assomigliare a quella messe di tamarrozzi da discoteca o post-hippies sfigati o punkabbestia et similia , no ?! :wink:
Beh ... giusto; in fondo a qualcosa si dovrà pur assomigliare. E a questi tre assolutamente non vorrei.
Incipit Da qualche parte, ore 0.06 Una delle cose più straordinarie della vita è la sua imprevedibilità. Puoi pensare di aver programmato tutto: hai un lavoro per il quale hai lottato; hai amici pronti ad ascoltarti se hai bisogno di qualcuno con cui sfogare la rabbia e altri a cui puoi dire di aver trovato l'amore; guidi una bella macchina che ti gratifica quando vedi gli sguardi ammirati ed invidiosi in coda ad un semaforo; sei persino riuscito a crearti una corazza che pensi ti proteggerà quando avvertirai che il pericolo ti aspetta dietro l'angolo. Poi, d'improvviso, Lei si prende la sua ineluttabile rivincita. Lo fa con la stravagante sicurezza di chi sa di non avere avversari, come se ti dicesse: "lo vedi? con me non c'è partita, posso disporre di chiunque senza che questi neanche se ne accorga. Ti ricordi quel progetto al quale hai dedicato gli ultimi sei mesi? Ho cancellato la memoria del tuo computer; così, per capriccio, perché mi annoiavo ed era un po' che non mi occupavo di te". Questa notte Lei ha scelto un bar affollato e profumato di alcol per rivendicare la sua potenza. Le sono bastate 2 parole, sono Barbara, ed il castello di sabbia è stato abbattuto in un istante. Come sempre non hai capito, ma i pezzi del puzzle erano tutti lì, accostati l'uno all'altro che aspettavano solo di essere incastrati. La mia camera da letto, ore 8.02 Sono 3 notti che ci incontriamo. Abbiamo giocato con il sesso, facendo l'amore con un'intensità sconosciuta alla maggior parte degli amanti. Ci siamo raccontati le nostre paure, perché le esperienze lasciano sempre un segno nella nostra mente, e quando si ripropongono è inevitabile confrontarsi con le loro tracce. Adesso però qualcosa è cambiato. Ti sei risvegliata ed avevi uno strano sapore in bocca. Gli inglesi per descriverlo parlano del gusto di limone; una cosa piacevole ed aspra insieme che non sai se avrai di nuovo voglia di assaggiare. "ti amo...forse è assurdo lo so...ti amo" Mentre lo dici hai un attimo di razionalità e provi a correggerti: "forse è voglia di te". Mentre ti ascolto penso che si, è assurdo. Che senso ha dire ad una persona conosciuta poche ore prima che l'ami? I prossimi giorni potrebbero renderti quella persona insopportabile. Forse stai amando questi momenti o forse, e sarebbe peggio, stai vivendo questa cosa come un'adolescente che sta scoprendo la passione. Sono sicuro? ...lo sai Barbara...se non lo avessi detto tu, magari pochi minuti più tardi, l'avrei fatto io.
Le apparenze ingannano “certo che i nostri amici non esageravano, quando definivano “orribile” il tempo scozzese…” mi volto verso la mia compagna, morbidamente avvolta in un plaid acquistato il giorno prima ad Inverness, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla pioggia che sembra venirci incontro “così impari a comprare la spider per fare il figo” mi risponde, più addormentata che desta. siamo in viaggio da quasi tre settimane, e, dopo aver visitato le highlands e le Isole Orkney, ci dirigiamo a Glasgow “mancano solo dieci miglia, poi potremo finalmente farci una doccia calda” dopo tre ore ed un’inkazzatura epica, troviamo il nostro albergo (sappiate che a Glasgow le strade cambiano nome ogni due o tre isolati, è un pochino difficile orientarsi nei sensi unici del centro, al buio, sotto la pioggia e non avendo il navigatore). scarico i bagagli sul marciapiede, e lascio il compito alla mia compagna di fare il check-in in modo che possa salire in camera mentre parcheggio celestina nel garage coperto a pochi isolati. torno in albergo bello fradicio, e trovo la mia compagna seduta nella hall con un diavolo per capello umido (e vi assicuro che ne ha tanti) “perché non sei in camera ?” “mr. Alistair, alla reception, dice che devi esserci tu perché la prenotazione è a tuo nome” “ma non hai presentato il voucher ?” “sì, ma dice che le loro regole sono precise, non come da noi in Italia…” maledicendo il padre di mr. Alistair, che forse quella sera faceva meglio a farsi un raspone, provvedo alle incombenze burocratiche non senza notare un sorrisetto sarcastico sul muso del perfido figlio della perfida albione. ci avviamo in camera, dove in 32” netti sono già sotto la doccia (scozzese) “bobbino… ?” mi chiama dalla stanza “sì, cosa c’è… vieni, vieni che è una doccia a due posti…” “e smettila… piuttosto, va tutto bene ?” “certo, a parte quel pinguino della reception…. perché me lo chiedi ?” “mah, sento suonare un allarme… credevo che avessi un problema e che avessi azionato il campanello” “no, no… sarà un antifurto qua fuori” passano un paio di minuti, mi sto infilando l’accappatoio, quando… “bobbino… ?” “sì, che succede ?” “niente… non potresti guardare, l’allarme continua a suonare…” contrariato, mi affaccio alla finestra e quasi mi scontro con un vigile del fuoco che sta salendo con l’autoscala “cacchio” “what happens ?” “fire alarm, sir” in un momento, realizzo di essere al sesto piano di uno storico albergo quasi completamente in legno, imbottito di arredi georgiani e di moquette intrise di strutto scozzese, con un’unica scala (in legno). mi affaccio sul corridoio, e vedo le persone che stanno finendo di evacuare il piano… “presto, acchiappa la borsetta e molla tutto il resto, corri, corri…” usciamo nel corridoio ed inseguiamo un signore che sembra sapere il fatto suo. quello si volta e ci dice di non seguirlo, sta andando a recuperare i gioielli della moglie… nel frattempo si azionano automaticamente gli sprinkler, mentre veniamo annaffiati d’acqua ci catapultiamo sulle scale, dove un’anziana signora procede al ritmo di un gradino al minuto seguita da una flemmatica folle anglosassone. scambio un’occhiata con un terrorizzato ragazzo che avevo capito essere italiano, e senza bisogno di parlare acchiappiamo la vegliarda sotto le ascelle e la portiamo giù, giù fino in strada battendo il record scozzese della disciplina. scena: esterno notte, la strada prospiciente un albergo storico di Glasgow gremita di persone, ricomincia a piovere (sicuramente grazie alla mamma di mr. Alistair). i gruppi sono suddivisi in: - inglesi. si riconoscono perche alcuni continuano imperturbabili a sorseggiare il loro calice di vino (evidentemente avevano già iniziato a cenare). altri sono in mutande, per niente a disagio, giustificati dall’emergenza agli occhi della britannica specie. - tedeschi. si riconoscono perché, pur inkazzati neri, sono disciplinamente incolonnati sul marciapiede. molti si sono già procurati generi di conforto (leggi lattine di birra) nel vicino pub della stazione. - francesi. si riconoscono perché sacramentano contro tutti gli abitanti d’oltremanica (anche contro gli irlandesi, anche se in questo caso non c’entrano niente) e non guardano dal lato della strada dove dovrebbero. - italiani. si riconoscono perché sono i più chiassosi, importunano le passanti. chiedono insistentemente spiegazioni al personale dell’albergo (anch’esso è stato fatto evacuare) e segnatamente a mr. Alistair ed al suo ombrello, che suppongo abbia incorporato. il carognone non si sogna nemmeno di offrirlo ad una giovane spagnola che cerca di proteggere dalla pioggia la neonata che ha in braccio con una busta di plastica. gli darei un calcio nei co.glioni giusto per vedere una qualche espressione sul suo viso… passano i minuti, arriva una telefonata a mr. Alistair. capto una conversazione da cui evinco che si è trattato di un falso allarme, una persona ha fumato in una camera per non fumatori e l’allarme è scattato… i vice di mr. Alistair chiedono chi sia stato, lo spiritosone dice che non lo sa, che forse è stato uno di quegli italiani, magari quel “napolitano” trasandato che è arrivato ieri… non ne posso più, mi avvicino: “sorry, mr. Alistair, permette una parola ?” mi guarda, con l’espressione di uno che è costretto ad un ruolo da subordinato nei confronti di un molesto italiano (e dunque, non anglosassone, e dunque essere inferiore) che parla - orrore - un pessimo inglese “sir… ?” “volevo dirle che si sbaglia sul mio connazionale. è vero che è un po’ trasandato, ma è un docente universitario di chiara fama. insegna “umanità” all’università di Napoli. credo che dia un po’ di ripetizioni, nel tempo libero. se vuole approfittarne…” approfitto della sua espressione sconcertata per colpire ancora, incurante della mia compagna che, rossa in viso, cerca di trascinarmi via fra gli sghignazzi dei miei compatrioti “mr. Alistair, mi dica… avete mica imparato da soli a pulirvi il cu.lo, anche se i nostri antenati romani hanno deciso di non andare oltre il vallo di Adriano ad insegnarlo ?” non ho mai saputo quanto mr. Alistair abbia inteso del mio discorso, iniziato in inglese e proseguito in italiano incaz.zoso. ma la mattina dopo non ci siamo fidati a far colazione in albergo… p.s. ho conosciuto molti altri scozzesi, quasi tutti simpatici. ma forse le apparenze ingannano...
@ OAF e t.a.g Ottimo ragazzi, ora partono le reppate. Sapete certamente scrivere, ciascuno col suo stile. Non credevo di trovare qui tanta creativita'. Sono contento :wink:
Bastard stavo già per farmi i conti dei punti che avrei guadagnato Anch'io la devo a te appena il sistema mi dirà che sono stato abbastanza promiscuo
Molto belli entrambi. Il secondo (credo) di averlo capito, ma il primo proprio no. Ho riletto diverse volte. Aspetto il "dopo - incipit" (?). Inutile dire che il sistema della reputazioni non funziona ... perchè ne ho data troppa nelle ultime 24 ore.
ROAD TO NOWHERE ''Ad un certo punto Uwe prese le sue cose, telefonino e giacca, e si diresse all'uscita della discoteca. Quelle 3 o 4 Tequila Bum Bum ed un paio di paste non gli avrebbero certo impedito di guidare... Le ragazze, la musica ipnotica, gli amici invasati. In fondo a lui non gliene fregava nulla di tutto questo. C'era la sua bimba li' fuori ad aspettarlo: Era una magnifica Porsche 997 GT3 3.8 RS MkII, che il padre dirigente Porsche in pensione gli aveva fatto avere in anteprima. Alettone in carbonio tipo RSR, cerchi in magnesio monodado rossi, livrea azzurro Napoli pastello, niente decals sulle portiere, solo la scritta 911 GT3 RS campeggiava e la faceva da padrona. Si fermo' per un attimo a guardarla estasiato, come se non fosse sua e come se non avesse mai avuto altre supercar prima. Ma questa era diversa, ogni centimetro quadrato di carrozzeria emanava un'aura spettacolare, odorava di leggenda, parlava di campioni del passato dalle gesta leggendarie, restituiva al proprietario tutte le curve del Ring, ogni granello d'asfalto degli autodromi d'Europa. Con una certa difficolta' Uwe s'incastro' a bordo, incapsulato in quei sedili di carbonio a guscio. Mano sinistra sulla chiavetta, il motore si mise in moto tra sussulti e crepitii. -Dai Uwe, prendi la collinare, non senti che soffro in superstrada? Fammi sentire che mi padroneggi, dammi vita- gli sussurro' l'auto dalle casse dello stereo. Uwe non ci fece caso, penso' a qualche DJ burlone. Ma lo stereo era spento... Allora, alla sorpresa inizio' ad aggiungersi l'inquietudine di chi pensa d'essere impazzito di colpo. Poi l'auto aggiunse: -Non ti preoccupare, ragazzo, tieni giu' il piede che al resto pensero' io...- E cosi' Uwe inizio' ad andare giu' secco, cosi' forte non era mai andato, nemmeno in pista. E dire che di TD ne aveva fatti tanti. Curve, controcurve, brevi allunghi, quel motore cantava, l'assetto era granitico, lo sterzo un bisturi. L'auto pareva andare da sola. -Forza, tieni premuto quel tastino, si si, proprio quello, PSM OFF- disse l'auto. Uwe lo fece senza pensarci un attimo... Il tratto di strada che si presento' qualche istante dopo era stranamente deserto, niente cartelli, segnali, paracarri ed altre diavolerie. La strada si allargava, l'asfalto era perfetto. Uwe si fermo', scese dall'auto, si guardo' intorno smarrito. Poi alla sorpresa subentro' la consapevolezza di chi in fondo era sempre stato solo. Come in quel momento. Ed a quel punto capi' che da quella strada non avrebbe piu' fatto ritorno. Solo 10 ore piu' tardi la foresta venne svegliata dal suono sguaiato delle ambulanze.'' DAVIDE
Dove sono? Dove mi trovo? Questo non è il mio letto, questa non è la mia stanza…provo ad alzarmi…ho un terribile cerchio alla testa, anche ieri sera devo aver alzato troppo il gomito. Devo smetterla di bere. C’è odore di piscio e alcol tutt’intorno…vediamo un po’: niente foto sul comodino, niente quadri alle pareti… non sono mai stato qui dentro. Qualche anima buona deve avermi raccolto all’harry’s ieri notte e deve avermi portato in casa sua. Spero solo che se è stata una donna io non sia stato troppo ubriaco da non accorgermene. Devo uscire da qui; la casa è grande; strano, sembra non esserci nessuno. Il frigo è vuoto come se non ci abiti nessuno da molto tempo. E va bene misterioso ospite, vado a farmi una doccia tanto non credo che te la prenderai più di tanto se uso il tuo accappatoio. Ora va meglio, mi rivesto e vado a casa…già ma dove sono? Ca.zzo la porta è chiusa dall’esterno! Cosa hai fatto misterioso ospite, sei uscito di casa dimenticando di avere un uomo nudo nel tuo letto? Ok, si esce dalla finestra… cristo santo ci sono le inferriate. E’ uno scherzo? Prendo il telefono e chiamo i vigili del fuoco: forza rispondi… maledetto telefono perché non funzioni?! Ca.zzo manca la scheda?! Adesso mi sto innervosendo … calma, calma…ci dev’essere un telefono in questa ca.zzo di casa! Niente…c’è un computer…ok accenditi bello…bravo così…cerca reti wireless….nooooo…cerca ancora, ti prego trova una rete…ma dove diavolo sono??? Sono passate 3 ore, sono bloccato in un posto che non conosco come fossi un topo in gabbia. Devo pensare, devo pensare… Maledizione!!! Prendo una sedia e sfondo la porta. Apriti stronza…apriti!!! Ehi c’è nessuno? Ehi non c’è nessuno che mi sente??? Adesso che torni ti ammazzo, mi stai facendo impazzire qui dentro. Che ***** di lavoro fai, sono le nove di sera e ancora non torni a casa! L’una di notte: ora è chiaro sono stato rapito, a quest’ora qualcuno mi starà cercando. Riusciranno a trovarmi? Ho fame, in quale gioco assurdo mi sono cacciato? Aspetto… aspetto… comincio ad avere sonno, chiuderò gli occhi per un po’, forse così il tempo passerà e domattina succederà qualcosa… Dove sono?
"Può far molti più danni l'indecisione di una sana decisione errata" /emoticons/biggrin@2x.png 2x" width="20" height="20" />
Quando ero un cinghiale ”polvere, polvere ed ancora polvere… ma quando arrivo a questa dannata speciale in linea ?” butto giù tre marce in sequenza, freno con l’anteriore e con il posteriore faccio girare con decisione il retrotreno del mio “K” per inserirlo nel tornante… ecco il controllo, c’è pure laura con un po’ d’acqua ed il walkman “ciao, com’è andata ?” “bene, il trasferimento è tiratissimo nel tratto in pietraia… vedrai che qualcuno degli altri motoclub si becca uno o due minuti di ritardo al controllo orario” “tieni l’acqua, sputa i primi sorsi altrimenti lo stomaco ti diventa una betoniera… oggi cosa metto ?” “voglio fare l’assoluto… sparami l’incipit di quella dei foghat che mi infoga a bestia” “ok” "]http://www.youtube.com/watch?v=CCkZWyohP7M si avvicina il cronometrista, un giovane ingegnere imbranatissimo ma buono come il pane, che tutti noi piloti prendiamo in giro almeno tanto quanto stimiamo… “robi, occhio al countdown” “vai ettore, oggi spacco tutto” dico, tanto per cercare di spezzare il flusso di adrenalina che mi percorre le vene “cinque” calmati, punta quel canale sull’esterno che appoggi bene “quattro” metto la seconda (la prima è troppo corta), smanetto ed il mio “K” mi trasmette la consueta sensazione di potenza bruta, basta rilasciare la frizione e sarò catapultato “tre” piede sinistro sulla pedalina, con la punta pronta a mettere la terza, punta del piede destro a terra “due” corpo in avanti, petto quasi sulla traversa imbottita del manubrio, gomiti larghi “uno” stringo i denti “via” spunto facendo scivolare la frizione, il “K” come sempre tenta di impennarsi, lo tengo giù con il peso del mio corpo riuscendo a non chiudere. terza, quarta ecco la curva, freno anteriore, giù il piede, giro di potenza e sento le pietre scagliate con violenza tutto intorno “vai, vai, vaiii…” rettilineo, salto. mi sento bene… ancora una curva e… caxxo cos’è ? chi ha vissuto un momento così, sa che a questo punto il tempo rallenta… i secondi diventano minuti ed il nostro pensiero riesce ad elaborare ragionamenti ad una velocità sicuramente maggiore di quella della luce “un cinghiale ! se lo prendo mi ammazzo” “passo sulla destra, dietro di lui, mollo un po’ il gas, mi butto fuori col corpo e accelero forte” “è fatt… caxxo !” “ha dietro i piccoli, noooo…” scena: interno ospedale, camera 5, 6 letti ma ce ne sono 10. mi risveglio lentamente, gira tutto, ho un male cane alla gamba sinistra “robi, robi…” mi giro, e riesco finalmente a mettere a fuoco il viso di laura che mi guarda preoccupata “cosa è successo” “cosa ti ricordi ?” “mah, mi ricordo fino ad un attimo prima di assassinare un paio di cinghialetti, poi non ho distinto più la realtà dal sogno… mi è sembrato di sentire urla, poi di volare…” “io non ho visto, ma i ragazzi dell’assistenza mi hanno raccontato che quando ti hanno visto cercare di schivare anche i piccoli hanno chiuso gli occhi, perché stavi finendo in una scarpata” “e quindi ? “ci sei finito veramente. ti hanno dovuto recuperare con un elicottero, per fortuna era di turno salvatore. hai tanti di quei tagli e taglietti che sembri passato in una mietitrebbia, il problema grosso però è alla gamba… frattura scomposta della tibia, ti operano domani” “aff... con la paura che ho dei medici… avrei dovuto stringere forte il manubrio e tirare dritto, tanto era impossibile salvarli…” “guarda che i piccoli non si sono fatti niente… quando hanno saputo che era “solo” una frattura alla gamba i ragazzi hanno iniziato a ridere come matti, penso che ti daranno del co.glione per molto tempo…” “non mi arrabbio di certo, me lo darò anch’io del co.glione…meno male che ci sei tu a consolarmi, ciccetta…” “dai, dai, non arrabbiarti ciccino. ti ho portato il walkman con una cassetta di john mayall” http://www.youtube.com/watch?v=xwGL5LDb4u8