perché io penso (magari sbagliando) che se una banca ti consenta di fare una modifica delle condizioni di un mutuo sia sempre con maggiore convenienza dell'istituto di credito rispetto a chi chiede la surroga ma, ripeto, magari mi sbaglio ed ho una visione troppo ristretta dovuta al fatto che, fortunatamente, faccio ricorso ai finanziamenti raramente e quindi non ne conosco bene i funzionamenti
la teoria è questa ma la pratica generalmente se ne discosterà sempre un pò immagino... se così non fosse (e ne sono certo) confermerebbe che facci bene a non interessarmi delle mie finanze e di quelle familiari ma solo a spendere i soldi
Posto che non farei per nessun motivo un mutuo trentennale, se ne fossi costretto, analizzerei in primis la differenza di tasso attuale tra fisso e variabile (che in genere più è alto il tasso d'interesse corrente, più è bassa in percentuale) che sembra ridicola, poi terrei conto sempre che il mutuo è surrogabile (o rinegoziabile), quindi nel momento in cui dovessero crollare i tassi, si può sempre rivedere, ma se hai un variabile e si dovessero impennanare i tassi, l'effetto sarebbe assolutamente contrario, questo è un confronto dal primo sito che capita, credo che non ci sarebbe dubbio per nessuno (dati a caso):
il dubbio che ho (però potrebbe essere dettato solo dalla mia ignoranza in merito) è il seguente: la surroga o la rinegoziazione sono attività cui può ricorrere il mutuatario ma A) il mutuante è tenuto obbligatoriamente a concederla? e B) il mutuante deve concederla entro termini temporali prestabiliti o può anche non concederla ed il mutuatario per ricorrere a tale strumento sarà costretto a rivolgersi ad altri istituti? perché questi due punti potrebbero (ripeto, sono ignorante in merito) far discostare la teoria dalla pratica
Diversificata come in qualunque "impegno" finanziario magari con la ciliegina di un tantino di oro e qualche bene immobiliare PS. Se non ci avevi fatto caso.....la mia era una battuta
Sicuramente meglio del contante caro Cristiano Certamente Claudio sul presupposto che, guardandoci intorno, siamo veramente delle persone iper fortunate