Che ne pensate? La fabbrica sarà ristrutturata: stop di 2 mesi. E formazione per 5 mila dipendenti FABIO POZZO TORINO Marchionne gioca a Pomigliano d’Arco la carta della «qualità produttiva». Una carta innovativa che, finora, nel mazzo del panorama industriale italiano non era stata ancora calata. La proposta, che l’ad di Fiat Group ha presentato ieri sera a Roma ai leader sindacali Raffaele Bonanni, Guglielmo Epifani e Luigi Angeletti (dopo essere stato a Palazzo Chigi dal premier Romano Prodi) è, in sintesi, questa: chiudo lo stabilimento per due mesi, lo sottopongo a un pesante refitting tecnologico per adeguarlo agli standard di qualità degli altri impianti Fiat, a cominciare da quello polacco in cui nasce la «500», e lo rilancio per costruirvi i futuri nuovi modelli del gruppo. I 5 mila dipendenti (il 90% dei quali operai) parteciperanno a un severo corso di formazione, a stipendio pieno (non un giorno di cassa integrazione) e con i relativi contributi previdenziali e assistenziali. Insomma, ancora una volta Marchionne spiazza i suoi interlocutori puntando su quella che considera la risorsa più importante dell’azienda: il capitale umano. Il progetto si realizzerà attraverso un piano di investimenti tecnologici da 70 milioni di euro, accompagnato dall’intervento di formazione del personale. A ciò vanno aggiunti altri 40 milioni di costi aggiuntivi, derivanti dalla fermata dell’impianto (dal 7 gennaio al 2 marzo 2008). Il processo produttivo vedrà una completa razionalizzazione dell’organizzazione degli impianti con l’eliminazione del reparto di finizione e l’accorpamento nel montaggio finale di tutte le aree di preparazione. In un unico fabbricato saranno inserite la lastratura delle parti mobili, la lastratura dell'Alfa 159 e tutte le attività relative alla qualità. Saranno aumentate l'efficienza degli impianti, la sicurezza dei lavoratori e migliorati gli ambienti (mense, spogliatoi, etc.). Lavori che vedranno impegnati oltre 900 addetti di imprese esterne. Fiat conferma dunque la volontà di garantire «prospettive di continuità e sviluppo» all'impianto di Pomigliano. Un impegno che si traduce in un forte sforzo organizzativo ed economico con un obiettivo preciso: trasformare lo stabilimento campano - dove ora nascono l’Alfa 159 e l’Alfa 147 - in una realtà produttiva capace di competere con la migliore concorrenza internazionale. Positivi i primi giudizi a caldo dei sindacati. «Una proposta innovativa e impegnativa, una sfida per tutti. Dobbiamo impegnarci insieme per cogliere questo grande obiettivo che porterà benefici all’occupazione del Sud e a tutto il Paese», ha detto il leader della Cisl, Bonanni. «Siamo soddisfatti», è il commento del numero uno della Uil, Angeletti. E il segretario generale Fim, Giorgio Caprioli: «Mi pare ci siano le condizioni per lavorare». http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/200712articoli/28163girata.asp (chiudete pure se è un repost, io non l'ho trovato:wink: !)
Tanto di cappello a MArchionne per quello che sta facendo investire 70 mil a pomigliano e' comunque un atto di coraggio industriale. Speriamo bene che i sindacati capiscano il messaggio e che remino assieme. Vorrei sottolineare una cosa: per come funzionano oggi le fabbriche di auto (assemblano sistemi di componenti consegnati gia pronti da fornitori esterni ) , non bastera 'iniettare' tecnologia e riqualificare gli operai per raggiungere i target di produttivita' e qualita. Occorrera' anche sviluppare / migliorare moltissimo il network dei fornitori (molti dei quali avranno unita' produttive in zona) per farli entrare in sintonia con il nuovo sistema. Questo la vedo la parte piu' difficile. Speriamo che i fornitori non vengano/siano controllati da chi oggi 'gestisce' il sistema rifiuti
con gli introiti della fiat che ha avuto nel 2007 tutto puo' essere..........speriamo bene. e' ora di mettere mano anche sulla lancia, a mio parere un po' tralasciata in questi ultimi anni..................