BOLOGNA, 3 DICEMBRE La bandiera a stelle e strisce non sventolerà più sul pennone degli stabilimenti Ducati di Borgo Panigale. L’accordo per il passaggio del pacchetto di maggioranza della Ducati Motor dal fondo statunitense Tpg nelle mani del fondo Investindustrial del gruppo Bonomi è stato raggiunto ieri sera a Londra. L’agreement è stato siglato dal management della Tpg (Texas Pacific Group) e da quello della Investindustrial, il fondo di Carlo e Andrea Bonomi di Milano. Secondo le prime indiscrezioni, la transazione riguarda un valore di poco inferiore al 30% della Ducati. Il pacchetto del fondo Usa è di circa il 34% e rimarrà il controllo del 3%. Non è stata fornita nessuna notizia sull’importo dell’operazione, che dovrà essere perfezionata nelle prossime settimane; tuttavia le azioni sono passate di mano a 0,85 euro ciascuna mentre hanno chiuso alla Borsa di Milano a 1,04. La percentuale precisa del passaggio delle quote è, infatti, determinante in quanto se l’acquisto supera il 29,9% delle azioni, scatta obbligatoriamente l’Opa (Offerta pubblica di acquisto). La notizia dell’ingresso di Investindustrial in Ducati Motor non ha sorpreso gli ambienti finanziari. Infatti da alcuni mesi il presidente e amministratore delegato della Ducati Motor, Federico Minoli, aveva avviato stretti contatti con i Bonomi, grazie anche a una consolidata amicizia e a un rappoprto di stima reciproca con Carlo Bonomi. «Ho la sensazione — aveva detto Minoli a settembre, al suo ritorno da Boston — che il passaggio delle azioni possa avvenire entro la fine dell’anno. E sono sicuro che se si troverà l’accordo sarà un’opportunità molto importante per la nostra azienda perchè i Bonomi sono persone molto serie e hanno sempre ammirato la Ducati e la popolarità di questa casa nel mondo». Perché il fondo Tpg ha deciso di passare la mano ai Bonomi? «Nove anni dopo l’acquisto della Ducati da parte del fondo Usa — disse Minoli —, credo sia arrivato il momento di un pasaggio delle azioni. Oltretutto Tpg ha annunciato di voler uscire entro il 2005. E non dimentichiamo — spiegò il presidente di Ducati Motor — che è inusuale una partecipazione così lunga nel tempo della Tpg: normalmente questo fondo entra in un’azienda e rimane sui tre-quattro anni».La spiegazione? «Beh, significa che per Tpg la Ducati è un fiore all’occhiello e soprattutto ha dato una forte visibilità a livello globale. Questo mi pare chiaro — commentò Minoli — e non dimentichiamo che Tpg ha guadagnato tutto l’investimento fatto nove anni fa se pensiamo che allora ha comperato a 0,6 dollari per azione e ha venduto una parte a 3,9». br> E le altre quote di partecipazione in Ducati? Giorgio Seragnoli ha il circa il 5%, Harris Associates altrettanto, mentre circa il 52% è in mano al mercato. E da ieri mattina Columbia Wanger Asset (gruppo Bank of America) detiene il 6, 4465 di DucatiLa quota è detenuta in qualità di gestore, tra gli altri, dal fondo Coilumbia Acorn che possiede il 2,735%. Soddisfazione tra i dipendenti della casa di Borgo Panigale. «La cosa più importante — ha detto un manager che ha chiesto l’anonimato — è il fatto che l’azienda rimane in Italia e si prospetta un programma di crescita». da Il Carlino
La notizia è pure stata ben accolta anche in borsa, me lo ha detto una mia amica: - 7%. Non male! Evviva il cauto ottimismo...