Incipit | Pagina 7 | BMWpassion forum e blog
  1. Questo sito utilizza i cookies. Continuando a navigare tra queste pagine acconsenti implicitamente all'uso dei cookies. Scopri di più.

Incipit

Discussione in 'Libri e riviste' iniziata da t.a.g., 22 Ottobre 2008.

  1. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.682
    756
    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    Amici vi volevo dire che aprile esce il libbro che amo scritto con federico moccio che me la chiesto lui se ci davo una mano siccome siamo colleghi.


    È la storia di due tineger che si fidanzano e nizziano a fare lamore tutti iggiorni ma poi lei incontra a unaltro a scuola e sinnamora, e tradisce il suo fidanzato. Allora lui per vendicarsi ci muore il gatto sotto il motorino e lei nonnè vuole piu sapere e finisce che si prendono a botte tutti.



    Una storia mozzionante che esce le... lacrime dai occhi che alla fine lei ce lo dice sotto la pioggia che non lo ama piu e gli dice di levarsi dalla minchia subbito che ha gia un altro manico per le mani.


     


    Sevvolete ordinarlo costa 10 euri.



    Dopo “SCUSA MA TI CHIAMO AMORE” e “SCUSA MA TI VOGLIO SPOSARE”, ecco il nuovo capolavoro (colla speranza che sia lultimo) di Moccio: “SCUSA MA CIAI ROTTO ¾ DI MINCHIA”.



    Un libbro che alla fine che lo leggi capisci il perche del titolo.



    grazzie





    una "perla" che mi sembrava divertente citare qui :wink:
     
  2. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.682
    756
    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    E' morto un gigante........ :confused: :sad:

    Cent’anni di solitudine: “Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito”.

    Cronaca di una morte annunciata: “Il giorno che l’avrebbero ucciso, Santiago Nasar si alzò alle 5,30 del mattino per andare ad aspettare il battello con cui arrivava il vescovo. Aveva sognato di attraversare un bosco di higuerones sotto una pioggerella tenera, e per un istante fu felice dentro il sogno, ma nel ridestarsi si sentì inzaccherato da capo a piedi di cacca d’uccelli. «Sognava sempre alberi, – mi disse Plácida Linero, sua madre, 27 anni dopo, nel rievocare i particolari di quel lunedì ingrato. – La settimana prima aveva sognato di trovarsi da solo su un aereo di carta stagnola che volava in mezzo ai mandorli senza mai trovare ostacoli», mi disse. Plácida Linero godeva di una ben meritata fama di sicura interprete dei sogni altrui, a patto che glieli raccontassero a digiuno, ma non aveva riscontrato il minimo segno di malaugurio in quei due sogni di suo figlio, né negli altri sogni con alberi che lui le aveva riferito nei giorni che precedettero la sua morte”.

    L’amore ai tempi del colera: "Era inevitabile: l’odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati. Il dottor Juvenal Urbino lo sentì non appena entrato nella casa ancora in penombra, dove si era recato d’urgenza a occuparsi di un caso che per lui aveva smesso di essere urgente già da molti anni. Il rifugiato antillano Jeremiah de Saint-Amour, invalido di guerra, fotografo di bambini e suo avversario di scacchi più compassionevole, si era messo in salvo dai tormenti della memoria con un suffumigio di cianuro d’oro. Era ancora troppo giovane per sapere che la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli, e che grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato. Ma era lì. Voleva trovare la verità, e la cercava con un’ansia appena paragonabile al terribile timore di trovarla, sospinta da un vento incontrollabile più imperioso della sua alterigia congenita, più imperioso persino della sua dignità: un supplizio affascinante."

    Dell’amore e di altri demoni: "Un cane cenerognolo con una stella sulla fronte irruppe nei budelli del mercato la prima domenica di dicembre, travolse rivendite di fritture, scompigliò bancarelle di indios e chioschi della lotteria, e passando morse quattro persone che si trovavano sul suo percorso. Tre erano schiavi negri. L’altra fu Sierva Marìa de Todos los Angeles, figlia unica del marchese di Casalduero, che si era recata con una domestica mulatta a comprare una filza di sonagli per la festa dei suoi dodici anni."

    Notizia di un sequestro: "Prima di salire sull’automobile si guardò alle spalle per essere sicura che nessuno la controllava. Erano le sei e trentacinque. Aveva fatto buio un’ora prima, il Parco Nazionale era male illuminato e gli alberi senza foglie avevano una sagoma spettrale contro il cielo fosco e triste, ma non sembrava che ci fosse nulla da temere. Maruja si sedette dietro l’autista, malgrado il suo rango, perché l’aveva sempre ritenuto il posto più comodo. Beatriz salì dall’altra parte e si sedette alla sua destra. Erano in ritardo di quasi un’ora sul solito programma, ed entrambe avevano un aspetto stanco dopo un pomeriggio soporifero con tre riunioni dirigenziali. Soprattutto Maruja, che la notte prima aveva dato una festa a casa sua e non era riuscita a dormire più di tre ore. Distese le gambe gonfie, chiuse gli occhi con la testa appoggiata allo schienale, e impartì l’ordine consueto: «A casa, per favore.»

    Memoria delle mie puttane tristi: "L'anno dei miei novant'anni decisi di regalarmi una notte d'amore folle con un'adolescente vergine. Mi ricordai di Rosa Cabarcas, la proprietaria di una casa clandestina che era solita avvertire i suoi buoni clienti quando aveva una novità disponibile. Non avevo mai ceduto a questa né ad altre delle sue molte tentazioni oscene, ma lei non credeva nella purezza dei miei principi. Anche la morale è una questione di tempo, diceva, con un sorriso maligno, te ne accorgerai."

    "Il migliore amico," soleva dire allora, "è quello che è appena morto." (da Cent'anni di solitudine)
     

Condividi questa Pagina