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Incipit

Discussione in 'Libri e riviste' iniziata da t.a.g., 22 Ottobre 2008.

  1. extwingo

    extwingo Presidente Onorario BMW

    10.257
    1.345
    18 Settembre 2008
    Cagliari
    Reputazione:
    1.723.068
    cagafumo mappatto
    seguo ...

    altro 3d interessante

    P.S

    corro subito a comprare il libro :razz:
     
  2. Seraph

    Seraph Amministratore Delegato BMW

    3.507
    722
    3 Novembre 2008
    Reputazione:
    308.387
    .

    Ed ecco un breve commento al Romanzo :) /emoticons/smile@2x.png 2x" width="20" height="20" />



    Il fatto che la storia si basa su esperienze realmente vissute da parte dello scrittore secondo me incide molto, infatti Roberts riesce a trasmettere emozioni, positive o negative che siano, con un una facilità data dall'esperienza del vissuto.

    Il racconto, svolto in India, spesso presenta delle lacune temporali, spesso passano anche mesi nel giro di poche righe, ma nonostante ciò non si perde linearità nel discorso; il bello di un romanzo così lungo e articolato è dato dalla continua evoluzione del personaggio, da straniero accolto da una metropoli come Bombay a pezzo grosso della mafia locale, senza mai perdere la sua identità reale di fuggitivo.

    Avventura, azione, amore,qualche risvolto filosofico...tutto in un solo, ottimo racconto.

    Oltretutto, non è nemmeno molto impegnativo nella lettura, il testo scorre molto bene e l'unica difficoltà è fermarsi per non divorarlo tutto immediatamente.

    Ve lo consiglio caldamente ;) /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20" />
     
  3. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.682
    756
    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    Durante un giorno triste, cupo, senza suono, verso il finire dell’anno, un giorno in cui le nubi pendevano opprimentemente basse nei cieli, io avevo attraversato solo, a cavallo, un tratto di regione singolarmente desolato, finchè ero venuto a trovarmi, mentre già si addensavano le ombre della sera, in prossimita’ della malinconica Casa degli Usher. Non so come fu, ma al primo sguardo ch’io diedi all’edificio, un senso intollerabile di abbattimento invase il mio spirito. Dico intollerabile poiché questo mio stato d’animo non era alleviato per nulla da quel sentimento che per essere poetico è semipiacevole, grazie al quale la mente accoglie di solito anche le più tetre immagini naturali dello sconsolato o del terribile. Contemplai la scena che mi si stendeva dinanzi, la casa, l’aspetto della tenuta, i muri squallidi, le finestre simili a occhiaie vuote, i pochi giunchi maleolenti, alcuni bianchi tronchi d’albero ricoperti di muffa; contemplai ogni cosa con tale depressione d’animo ch’io non saprei paragonarla ad alcuna sensazione terrestre se non al risveglio del fumatore d’oppio, l’amaro ritorno alla vita quotidiana, il pauroso squarciarsi del velo. Sentivo attorno a me una freddezza, uno scoramento, una nausea, un’invincibile stanchezza di pensiero che nessun pungolo dell’immaginazione avrebbe saputo affinare ed esaltare in alcunché’ di sublime. Che cos’era, mi soffermai a riflettere, che cos’era che tanto mi immalinconiva nella contemplazione della Casa degli Usher? Era un mistero del tutto insolubile; nè riuscivo ad afferrare le incorporee fantasticherie che si affollavano intorno a me mentre così meditavo. Fui costretto a fermarmi sulla insoddisfacente conclusione che mentre, senza dubbio, esistono combinazioni di oggetti naturali e semplicissimi che hanno il potere di così influenzarci, l’analisi tuttavia di questo potere sta in considerazioni che superano la nostra portata. Poteva darsi, riflettei, che una piccola diversità nella disposizione dei particolari della scena, o in quelli del quadro sarebbe bastata a modificare, o fors’anche ad annullare la sua capacità a impressionarmi penosamente; e agendo sotto l’influsso di questo pensiero frenai il mio cavallo sull’orlo scosceso di un oscuro e livido lago artifciale che si stendeva con la sua levigata e lucida superficie in prossimità dell’abitazione, e affissai lo sguardo, con un brivido pero’ che mi scosse ancor più di prima, sulle immagini rimodellate e deformate dei grigi giunchi, degli spettrali tronchi d’albero, delle finestre aperte come vuote occhiaie.

    [La Caduta Della Casa Degli Usher - Edgar Allan Poe]

    chent ha evocato, in un recente post, uno dei miei scrittori e pensatori preferiti, autore più uno bei romanzi del terrore della storia della letteratura (ma è una catalogazione ingrata, leverei "del terrore" :wink:).

    l'enorme impatto emotivo che si ha leggendo quest'opera è dato dalla maestosa capacità di Poe di rendere l'orrore che viene rivelato, passo dopo passo, non come appartenente al fantastico o al paranormale, ma come verosimilmente reale. è, in effetti, "soltanto" l'orrore e l'angoscia profonda derivante da un lento ma ineluttabile sgretolarsi di uno dei più saldi e sacri punti di riferimento dell'uomo: la casa, intesa come famiglia ed intimo rifugio in cui vivere.

    è, certamente, una storia che avrebbe potuto accadere. al punto che è probabile che possa essere almeno in parte autobiografica e/o premonitrice dei tragici eventi futuri che Poe subirà poco tempo dopo.

    la capacità dell'autore di descrivere l'animo umano, di sondarlo, di esplicitare le paure e i terrori in esso racchiusi è, a dir poco, fenomenale.

    il crescendo dell'orrore, che nasce dalla semplice visione dell'ambiente (la nebbia che avvolge gli alberi morti, la casa antichissima e spettrale, elementi gotici che evocano alla nostra mente le paure più antiche ed a stento represse), finisce con un orrore reale... come se la follia, dapprima tenuta disperatamente a freno, esplodesse d'improvviso fino a concludersi con la distruzione (o, meglio, l'annichilimento) totale.

    la fama cresciuta attorno a questo racconto è grandissima e meritata, perchè si tratta di una storia che va oltre la letteratura fantastica, oltre il genere narrativo: il protagonista, qui, non è uno dei tre personaggi umani ma la casa stessa, che diviene l'attrice protagonista di tutta la vicenda, il braccio che agisce e la mente che decide. inarrestabilmente.

    Poe imbastisce un racconto spettrale, sviluppando parallelamente ad una dettagliata quanto gotica descrizione delle scene un'altrettanto oscura e tenebrosa descrizione della condizione psicofisica di Roderick Usher, che non è solo l'ultimo discendente della famiglia e proprietario della casa, ma diventa tutt'uno con essa.

    la narrazione è fatta in prima persona per accentuare ancor di più il clima di terrore che la casa (e la storia) deve ispirare. il narratore anonimo (perchè anonimo sarà il lettore che prende in mano il romanzo e che si identificherà con esso), amico di Usher, si sostituisce a Poe. ma forse è lo stesso Poe che entra davvero in quella storia, che vi prende parte, che vive quegli orrori e quelle paure e dunque "sa"come raccontarle.

    la caduta della casa degli Usher è un racconto profondamente malinconico, un racconto di abbandono e resa, di distruzione e di morte.

    un racconto che è rimasto nella storia, perchè è impossibile non diventarne il protagonista (dopo La Casa, ovviamente...)
     
  4. MixCompacte36

    MixCompacte36 Presidente Onorario BMW

    6.840
    465
    30 Novembre 2007
    Reputazione:
    1.634.544
    316i Compact e36 / 320d e46
    Stupendo incipit, come nello stile avvincente di Poe, di cui tanti anni addietro apprezzai quel modo così perfettamente descritto dall'immenso TAG di rendere il "terrore" attraverso non la plateale sviscerazione dell'orrido ma con mediante l'uso di immagini, accadimenti, suoni quasi reali e per questo tanto più spaventevoli: il gatto nero.

    Ora, voglio provarmi a cimentarmi in questo romanzo di uci neppure sapevo l'esistenza. Grazie per le segnalazioni sempre preziose e mai banali!:wink:
     
  5. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.682
    756
    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    "Essere un medico era il suo sogno e il suo destino.

    Erano per Rob J. gli ultimi momenti dolci e rassicuranti di beata incoscienza.

    (…)

    Cinque giorni dopo il funerale di suo padre, arrivò uno straniero.

    "Sei tu il giovane Cole ?"

    Rob fece un cenno con la testa, il cuore gli batteva forte in petto.

    "Mi chiamo Croft."

    Rob guardò quell’uomo né giovane né vecchio dall’enorme corpo grasso e dal viso segnato dalle intemperie e incorniciato da lunghi capelli e da una barba riccia e fulva.

    "Qual è il tuo nome per esteso ?"

    "Robert Jeremy Cole, signore."

    "Età ?"

    "Nove anni."

    "Sono un cerusico e cerco un apprendista. Sai cosa fa un cerusico, giovane Cole ?"

    "Siete una specie di medico ?"

    Il grassone sorrise. "Con i tempi che corrono, ci sei andato molto vicino. Bukerel mi ha detto della tua situazione; ti attira il mio lavoro ?"

    "Sì."

    "Bene. Raccogli tutto ciò che vuoi portare con te e andiamo."

    Una volta fuori salirono sul carro più strano che mai aveva visto. Era un carro coperto pitturato di un rosso brillante e decorato in giallo con le figure di un ariete, un leone, un granchio.....

    Il cavallo pezzato che trainava il carro li condusse lontano da casa, giù per Carpenter's street e oltre la sede della gilda.

    "Dove andiamo ?" chiese Rob senza riuscire a trattenere le lacrime.

    "Dappertutto."

    [Medicus - Noah Gordon]

    a tutti, prima o poi, capita di avere necessità di un medico. ed è triste constatare la progressiva disumanizzazione del rapporto paziente-professionista sanitario, che se è accettabile e persino auspicabile in alcuni casi (laddove serva ad agire con l'opportuno distacco), in altri deriva spesso dalla diffusa mancanza di vocazione della classe medica.

    ho diversi familiari che operano in campo sanitario, e quando se ne parla spesso ricordiamo il primo insegnamento dei nostri predecessori, primo fra tutti il mio bisnonno giuseppe, medico condotto "di frontiera" in un paesino del centro della sardegna. ossia, ricordarsi che chi si ha di fronte non è un pezzo di carne pulsante da far funzionare, ma un essere umano con le sue emotività, le sue paure, la sua sensibilità, da aiutare anche (e, spesso, soprattutto) utilizzando le "leve mentali ed istintive" di cui è dotato.

    in questo difficile terreno si svolgono i romanzi della trilogia dello sciamano, e cioè "medicus", "lo sciamano" e "l'eredità dello sciamano". si tratta della saga della famiglia cole, i cui membri sono dotati di un "dono" che permette di "sentire" quando la vita sta abbandonando una persona e portandoli ad intraprendere un'esistenza rivolta al prossimo. poiche al trascorrere degli anni essi operano con l'aiuto delle conoscenze mediche dell'epoca, nei romanzi vi è un interessante aspetto "storico" della medicina, sia con aspetti prettamente scientifici che con risvolti, non meno importanti, umani.
     
  6. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.682
    756
    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    José Palacios, il suo domestico più antico, lo trovò che galleggiava sulle acque depurative della vasca da bagno, nudo e con gli occhi aperti, e credette che fosse annegato. Sapeva che era uno dei suoi molti metodi per meditare, ma lo stato di estasi in cui giaceva alla deriva sembrava quello di chi non appartiene più a questo mondo. Non si azzardò ad avvicinarsi, ma lo chiamò con voce sorda secondo l'ordine di svegliarlo quando non fossero ancora le cinque per mettersi in marcia alle prime luci. Il generale emerse dalla malìa, e vide nella penombra gli occhi azzurri e diafani, i capelli crespi color scoiattolo, la maestà impavida del suo maggiordomo di tutti i giorni che reggeva in mano la ciotola dell'infuso di papavero con gomma arabica. Il generale strinse senza forza le anse della vasca da bagno, ed emerse dalle acque medicinali in uno slancio da delfino che non ci si sarebbe aspettati da un corpo così infiacchito.

    [il Generale nel suo Labirinto - Gabriel Garcia Marquez]

    che arrivi per tutti, ad un certo punto, l'età in cui ci si perde nel labirinto dei propri ricordi ?

    in questo romanzo di g.g.m., per taluna parte della critica eccessivamente "storico" e poco appassionante, il generale è nientedimeno che simon bolivar, l'omologo creolo di peppino (per gli amici :mrgreen:) garibaldi protagonista delle rivoluzioni antispagnole che diedero l'indipendenza a bolivia (così chiamata, appunto, in suo onore), ecuador, perù, colombia, venezuela e panama.

    il vecchio generale si aggira per il suo palazzo come un'ombra ancora non compiuta, perseguitato dalla gotta e da mille altri acciacchi. sulle sue spalle grava il peso di innumerevoli battaglie ed amori, ma soprattutto il fallimento dell'ideale che ha perseguito per tutta la sua vita: l'unità politica delle terre liberate con il sangue, sulle quali un'accozzaglia di corrotti e corruttori imperversano ormai senza alcuna possibilità di riscatto.

    l'uomo rivive come in un sogno i giorni eroici delle sue battaglie e dei suoi amori, mescolando senza accorgesene la realtà del presente con il rimpianto dei giorni passati. egli è ormai circondato solo da un pugno di fedelissimi, utopici compagni per i quali il fallimento ormai conclamato equivarrà alla la morte civile.

    una tristezza che solo il fato può generare permea il racconto, che si fa poesia nel dispiegarsi dell'ineluttabilità del destino.

    è evidente l'omaggio che g.g.m. vuole tributare al grande eroe della sua terra, con l'intento di rimediare, almeno un po', al suo tragico destino.

    la prossima volta che leggete una pagina di dan brown, paragonatela con una a caso di questo romanzo. poi mi direte... :wink::mrgreen:
     
  7. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.682
    756
    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    [incipit]




    "Il 7 gennaio 1944 mi trovai per la prima volta sui banchi di scuola, con tre mesi di ritardo rispetto ai miei compagni. Entravo nei sei anni legali mentre compivo solo i cinque anni biologici. Gli anni, però, li compivo entro il '44 e la maestra mi dovette accettare. I primi giorni i compagni mi prendevano in giro e sghignazzavano sulla mia ignoranza. Tutti, maschi e femmine, erano più grandi di me. Molti erano ripetenti. E nei miei confronti erano spavaldi: sapevano già far bene le aste, scrivere e leggere le vocali e le consonanti."

    [altro estratto]




    "Dietro il gregge sotto l'ombrellone verde, con il metodo dello zio, nascosto sotto il cappotto per non farlo notare da mio padre, mi avviavo per il pascolo. E sotto le querce, quando la natura si scatenava e il gregge si metteva al riparo, ora non ascoltavo più il suo linguaggio che un tempo mi aveva parlato a lungo. Ora, la natura, la lasciavo parlare per conto suo. Non rispondevo più ai suoi dialetti. E tutto preso da quella dolce ansia che la musica aveva acceso dentro di me, mi mettevo a solfeggiare. Il gelo non lo sentivo più preso dalla mia passione, ceppo acceso che scoppiettava e scintillava sotto l'acqua."

    [Padre Padrone - Gavino Ledda]





    padre padrone è un romanzo autobiografico che racconta diciotto anni della vita di gavino, un ragazzo di siligo (paese in provincia di sassari) costretto dal padre a lasciare la scuola, a soli 6 anni e dopo appena due mesi di frequenza. il piccolo gavino deve contribuire alle povere finanze della famiglia, perciò il padre lo porta a governare il gregge a baddhevrùstana. il bambino si ritrova "scaraventato a crescere" in un mondo tutto particolare, attorniato dalla compagnia di pochi personaggi, tutti pastori: dall'amico nicolau a thiu (= zio, termine "di rispetto", in sardegna, per le persone anziane) pulinari, a gobbe, a thiu ziromine, a thiu costantinu. vi sono, poi, altre figure che ruotano attorno all'infanzia ed all'adolescenza di gavino: prima di tutto il fedele cane rusigabedra, poi thiu juanne, che assurge al ruolo quasi magico di "cantastorie" degli antenati di famiglia, quindi thiu giommaria ledda, thiu jombattista, don peppe.

    infine c'è la famiglia di gavino, la madre ed i due fratelli filippo e vittoria (chiamata "la maestra" perché è l'unica a possedere un'istruzione), che a partire dal 1949 gli fanno compagnia all'ovile.

    ma il co-protagonista è il padre, figura imponente che, per tradizione e per carattere, "deve" mettere in luce tutta la sua esperienza. egli si impone sui componenti della sua famiglia e soprattutto sul figlio per esercitare la propria autorità (e non il proprio affetto, sarebbe "da deboli"). e lo fa quasi giustificandosi, rivendicando il diritto di comportarsi in quel modo per ottemperare ai propri doveri di genitore: qui avviene lo scontro, perché gavino, al termine dell'infanzia, sviluppa nell'adolescenza una ribellione segnata dalla propria volontà di ferro nel coltivare e far emergere la passione per lo studio che il padre non riuscirà mai a soffocare, e che lo porterà alla decisione di entrare nell'esercito per il conseguimento di un titolo di studio, e poi alla piena consapevolezza della propria maturità. alla fine, divenuto docente universitario, gavino avrà vinto la sua durissima battaglia, in nome di nuovi valori che si chiamano libertà, consapevolezza, dignità umana, e sono raccolti in un'identità che lo aiuterà a liberarsi dall'oppressione paterna senza però mai rinnegare il ruolo del genitore.

    padre padrone all'epoca della sua pubblicazione riscosse un grandissimo successo, e conquistò il premio viareggio. ma diede il via ad asprissimi dibattiti, e successivamente, nel 1977, venne adattato per il cinema dai fratelli taviani (vinse la palma d'oro a cannes). a mio avviso, il film è comunque senz'altro meno riuscito del libro. tuttavia, segnalo la magistrale interpretazione di omero antonutti, formidabile incarnazione del "padre padrone".

    negli anni il romanzo è divenuto un classico della letteratura italiana, ed è stato tradotto in ben 40 lingue. un suo pregio è il linguaggio semplice e comune, che fa viaggiare la lingua sarda in perfetta complementarietà rispetto a quella italiana, prevalendo anzi su questa per il costante utilizzo che ne fanno i personaggi del romanzo.

    la vicenda, oltre ad evidenziare in modo netto e marcato la durezza dei rapporti tra padre e figlio tipica degli ambienti agro-pastorali, fa luce su un ambiente arcaico e nettamente patriarcale che sembrava legato ad un passato plurisecolare, ma che in realtà è solo un presente appena dietro l'angolo. in un ambiente in cui il (soprav)vivere è strettamente legato alla fatica fisica delle faccende agricole che investe tutti i componenti del nucleo familiare per tutto l'arco della loro "durabilità", ovvero dalla primissima infanzia fino alla morte, i rapporti all'interno della famiglia sono contrassegnati da una logica che vige da secoli, in base alla quale l'uomo comanda sulla donna, il padre sui figli, e gli anziani rivestono un ruolo quasi mistico, come se fossero i sacerdoti deputati a preservare la tradizione da improbabili attacchi esterni di modernità e sovversione.

    fortemente consigliato a chi vuole andare oltre le minchiaggini smeraldine, nella conoscenza dell'Antica Terra Sarda
     
  8. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.682
    756
    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    "Ad Abinei le case di pietra sono sempre le stesse perché nulla si moltiplica o diminuisce nel paese fossile. Lo Stato delle Anime della comunità colpisce per il fatto che i morti sono compensati con esattezza dai nati e per questo motivo le case sono le stesse e invariato il numero dei fuochi. Anche gli animali, come gli uomini, nascono e muoiono in misura uguale. Si entra tra le anime del paese attraverso una membrana, come sempre, e se ne esce all’estremità opposta, uomini e animali, attraverso una membrana aritmetica che si richiude subito dietro chi l’ha passata."

    [Lo stato delle anime - Giorgio Todde]







    ci sono persone che mi fanno rappacificare con la natura umana, dalle quale spesso tenderei a prendere le distanze per avvicinarmi volentieri al genuino istinto animale.

    una di queste persone è giorgio todde, che conosco fin da bambino, quando frequentava casa nostra quale membro del "clan" di amici di mia sorella maggiore.

    ad un uomo come giorgio non potevano bastare i brillanti studi di medicina e la successiva specializzazione in oculistica per appagare una inesauribile sete intellettuale. perciò, nei primi anni 2000 cominciò a pubblicare i suoi scritti, ottenendo da subito un grande successo di critica e lettori.

    giorgio ha una invidiabile (:wink::biggrin:) caratteristica: piace moltissimo alle brave persone, ed è detestato cordialmente delle t.d.c.zzo. come mai ?

    il fatto è che giorgio è un uomo generosissimo, e la generosità è una delle virtù (sempre più rare, purtroppo) che maggiormente apprezzo nelle persone. è la sua generosità, appunto, vi dirò pur senza entrare per correttezza nei dettagli, che gli ha fatto rinunciare ad una importante parte della sua carriera "da curriculum" di medico per aiutare "chi ha bisogno".

    ma veniamo al romanzo.

    la vicenda si svolge alla fine del 1800 ad abinei, un paese (di fantasia) ubicato in mezzo ai monti sardi. abinei è un agglomerato di casupole in pietra, di donne vestite perennemente di nero, ed un'ostetrica e un parroco tengono il conto dei nati e dei morti.

    costoro sostengono di sorvegliare la porta delle anime, perchè il numero degli abitanti di abanei non cambia mai: sono esattamente 808. perciò, quando muore la severa vedova del notaio, il medico del paese sospetta un omicidio e chiama per effettuare l’autopsia un collega da cagliari, lo studioso efisio marini (efisio marini è un personaggio realmente esistito nella seconda metà dell'800, ed ha avuto numerosi riconoscimenti per le tecniche escogitate per "pietrificare" i cadaveri, vedi http://www.efisiomarini.info/).

    il verdetto di marini è sorprendente e drammatico: la donna morta è effettivamente stata avvelenata, ed il veleno era in un’ostia. chi ha aggiunto un’ostia a quelle ordinate come al solito in numero esatto per i fedeli ?

    clamorosamente, nascono nel frattempo due gemelli: se è vero quanto dice il parroco circa il "conto delle anime", qualcun altro deve morire... tocca alla ragazza più bella del paese, colei che aveva un portamento da regina e scriveva poesie, colei che, insieme all’ostetrica antonia che "parla italiano", sembrava fuori posto ad abinei.

    due donne morte, legate da gelosie, rancori, questioni di interesse, in un silenzio mai infranto.

    ma non è finita: anche adesso che il numero delle anime è di nuovo pari, l'assassino stuzzica efisio con un indovinello che gli fa pervenire, ed uccide ancora. poco importa se i conti non tornano, perché il morto è di un altro paese.

    i riferimenti al "nome della rosa" di eco si susseguono, ed il razionale, acuto ed intelligente sherlock holmes sardo risolverà il caso. restando sempre freddo, malinconico e compassato come si addice a chi è sempre in contatto con la morte.

    il capitano dei carabinieri che si occupa del caso è un genovese da sette anni in Sardegna: quando si domanda quante generazioni ci vorranno per cambiare questa gente, la risposta che riceve è rassegnata e fatalistica: dei secoli, perché la storia non passa da lì, è impegnata da altre parti. dovrà, prima o poi, trovare un ritaglio di tempo per occuparsi di abinei.





    p.s.: grazie, giorgio, per quella volta che hai fatto villasimius - cagliari in venti minuti, anche se nessuno te lo aveva chiesto.

     
  9. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.682
    756
    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    L’uomo con i libri sottobraccio uscì di casa e il mondo non c’era.

    Guardò meglio e vide che c’era ancora, ma una fitta nebbia lo nascondeva, forse per salvarlo da qualche pericolo. Era il solito mondo e l’uomo ne vide alcuni dettagli ai suoi piedi: una crepa sul marciapiede, un brandello di aiuola, una foglia morta per i poeti, palminervia per i botanici, caduta per gli spazzini. Poi gli apparvero il tronco di un albero, lo scheletro di una bicicletta senza ruote e una luce gialla al di là della strada.

    Lì si diresse.

    Aspirò una boccata di umida brezza del mattino e fece entrare azoto, ossigeno, argon, xenon & radon, vapore acqueo, monossido di carbonio, biossido di azoto, piombo tetraetile, benzene, particolato di carbonati e silicati, alcune spore fungine, un’aeroflotta di batteri, un pelo anonimo, un ectoparassita di piccione, pollini anemofili, una stilla di anidride solforosa convolata da una remota fabbrica, e un granello di sabbia proveniente da Tevtikiye, Turchia occidentale, trasportato dallo scirocco della notte.

    Insomma, respirò l’aria della città.

    [Achille piè veloce - Stefano Benni]






    il co-protagonista di questa storia è ulisse, un uomo tra gli -enta e gli -anta, che perde i capelli ed è perseguitato dal terrore di invecchiare. ulisse non ha quasi nulla dell'eroe, tranne un convinto senso della giustizia e della correttezza, anche se più a livello teorico-politico che personale, perchè è - come quasi tutti noi - vinto dalla banale quotidianità. e dire che fa un lavoro creativo ed interessante: è impiegato come lettore di nuovi testi in una casa editrice, che però è sull'orlo del fallimento. ulisse ha anche scritto e pubblicato un libro, ma poi ha perso ogni ispirazione.

    i suoi fallimenti, di cui è più o meno cosciente, gli provocano una fastidiosa insonnia; il sonno mancato, poi, torna nel corso della giornata, nella quale finisce preda di sogni ed allucinazioni.

    ulisse è fidanzato con la bella pilar, ma pur amandola non riesce ad abbandonare il "vizietto" di cogliere al volo tutte le occasioni che gli capitano.

    nel romanzo incontriamo, poi, una serie di personaggi più o meno mitologici: vulcano, il direttore della casa editrice, tanto irruente quanto poco dotato per gli affari; circe, la segretaria tentatrice che trasforma persino ulisse in un maiale; penelope, ovvero pilar, che a causa della sua bellezza è costantemente circondata da proci. poi ci sono anche personaggi più "benniniani" in senso stretto, ad esempio gli operai stanzani e olivetti (detti stan e oliver), con l'hobby di presenziare ad ogni sciopero possibile ed immaginabile.

    al fianco di ulisse, per tutto il romanzo, c'è un virgilio (di nome e di fatto): il prof. virgilio colantuono, un professore che abita in "un paese del sud dimenticato da tutti, anche dalla mafia", autore di un manoscritto che attende di essere letto da ulisse: memorie dalla cattedra.

    ulisse riceve un giorno una misteriosa lettera, grondante di brutale intelligenza, scritta da un certo achille, con cui si mette incuriosito in contatto. achille è un ragazzo con un grave handicap: è deforme, in seguito ad una grave e rara malattia peggiorata da un intervento completamente sbagliato. vive su una sedia a rotelle e riesce a muovere solo la testa e le mani; parla raramente, e preferisce comunicare attraverso la tastiera di un computer. vive con la madre, l'unica veramente capace di amare il figlio, ed il fratello febo, che invece vorrebbe rinchiudere il fratello in una clinica e dimenticarsi così della sua esistenza, in quanto rovina i suoi sogni di arrampicatore politico-sociale.

    il seguito del romanzo presenta imprevedibili ed intriganti eventi, ma non ritengo giusto guastare la lettura, a chi vorrà farla...

    l'ironia e l'apparente cinismo del romanzo sono gli strumenti che utilizza un benni insolitamente duro per creare una bellissima storia; in particolare, è sviluppata l'idea della pazzia come tragica opportunità per vedere qualcosa in più di una persona cosiddetta "normale".

    la fantasia è, in effetti, la realtà stessa che è contorta, tanto che si riesce, a tratti, a riconoscere la bologna di benni, popolata da autobus che diventano mostri mitologici, motorini che sfrecciano lungo la tangenziale come piccoli draghi, centri commerciali enormi ed asetticamente plastificati, un ducetto che possiede case editrici e banche, giovani insofferenti e mal cresciuti come ribelli che danno fuoco ai cassonetti. la mostruosità del contesto è però raccontata, per contrappunto, con marcata ironia, direi quasi con sentimento, farcita dai consueti scorci di humour di benni.

    è senz'altro un romanzo pervaso da venature di genio scoppiettante, con un lieto (?) fine coerentemente imperfetto: ulisse non è ancora a casa, non lo sarà mai. ma continua il viaggio e continua la guerra, perchè ha trovato il coraggio di brandire la penna come una spada. ed è conscio, almeno stavolta, di aver imparato qualche cosa... di essere uscito dal suo tunnel di sconfitta.
     
  10. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.682
    756
    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    Lontano, nei dimenticati spazi non segnati nelle cartegeografiche dell'estremo limite della Spirale Ovest della Galassia, c'è un piccolo e insignificante sole giallo. A orbitare intorno a esso, alla distanza di centoquarantanove milioni di chilometri, c'è un piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro-verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sonocosì incredibilmente primitive che credono ancora che gli orologi da polso digitali siano un'ottima invenzione.

    Questo pianeta ha, o meglio aveva, un fondamentale problema: la maggior parte dei suoi abitanti erano infatti afflitti da una quasi costante infelicità. Per risolvere il problema dell'infelicità furono suggerite varie proposte, ma queste per lo più concernevano lo scambio continuo di pezzetti di carta verde, un fatto indubbiamente strano, visto che a essere infelici non erano i pezzetti di carta verde, ma gli abitanti del pianeta.

    E così il problema restava inalterato: quasi tutti si sentivano tristi e infelici, perfino quelli che avevano gli orologi digitali.

    Erano sempre di più quelli che pensavano fosse stato un grosso errore smettere di essere scimmie e abbandonare per sempre gli alberi. E c'erano alcuni che arrivavano a pensare che fosse stato un errore perfino emigrare nella foresta, e che in realtà gli antenati sarebbero dovuti rimanere negli oceani.

    E poi, un certo giovedì, quasi duemila anni dopo che un uomo era stato inchiodato ad un palo per aver detto che sarebbe stato molto bello cambiare il modo di vivere e cominciare a volersi bene gli uni con gli altri, una ragazza seduta da sola ad un piccolo caffè di Rickmansworth capì d'un tratto cos'era che per tutto quel tempo non era andato per il verso giusto, e finalmente comprese in che modo il mondo sarebbe potuto diventare un luogo di felicità. Questa volta la soluzione era quella giusta, non poteva non funzionare, e nessuno sarebbe stato inchiodato ad alcunché.

    Purtroppo però, prima che la ragazza riuscisse a raggiungere un telefono per comunicare a qualcuno la sua idea, successe una stupida quanto terribile catastrofe, e di quell'idea non si seppe mai più nulla.

    Questa non è la storia della ragazza. E' la storia di quella stupida quanto terribile catastrofe. E' anche la storia di un libro, un libro intitolato "Guida Galattica per Autostoppisti", un libro non terrestre e mai pubblicato sulla terra, e che, fino al momento della terribilecatastrofe, era completamente ignorato dai terrestri.

    Tuttavia si trattava di un libro notevolissimo.

    In effetti, era probabilmente il libro più notevole che fosse mai stato stampato dalla grande casa editrice dell'orsa Minore, della quale pure nessun terrestre aveva mai sentito parlare.

    Ma non è soltanto un libro notevolissimo, è anche un libro di enorme successo, più popolare di "Costruitevi la seconda casa in cielo", più venduto di "Altre 53 cose da fare a gravità zero", e più controverso della trilogia filosofico-sensazionale di Oolon Colluphid,"Anche Dio può sbagliare", "Altri grossi sbagli i Dio" e"Ma questo Dio, chi è?".

    In molte civiltà meno formaliste dell' Orlo Esterno Est della Galassia, la "Guida Galattica per Autostoppisti" ha già soppiantato la grande "Enciclopedia Galattica", diventando la depositaria di tutto il sapere e di tutta la scienza, perché nonostante presenti molte lacune e contenga molte notizie spurie, o se non altro alquanto imprecise, ha due importanti vantaggi rispetto alla più vecchia e accademica Enciclopedia.

    Uno, costa un po' meno; due, ha stampate in copertina a grandi caratteri che ispirano fiducia, le parole NON FATEVI PRENDERE DALPANICO.

    Ma la storia di quel terribile, stupido giovedì, la storia delle sue straordinarie conseguenze, e la storia di come quelle conseguenze siano indissolubilmente legate al detto libro, comincia in modo molto semplice.

    Comincia da una certa casa.

    [Guida galattica per autostoppisti - Douglas Adams]

    si tratta della trasposizione letteraria del noto programma radiofonico che l'autore scriveva per la BBC. a questo libro ne sono seguiti altri 5 (Il Ristorante al termine dell'Universo; La vita, l'Universo e Tutto quanto; Addio, e grazie per tutto il pesce; Praticamente Innocuo; Il Salmone del Dubbio), a costituire una saga ironica e fustigatrice recondita (ma neanche tanto) dei costumi della società moderna. è stato anche realizzato un delizioso film, che tuttavia non è all'altezza del romanzo.

    ci sono opere che restano attualissime, anche dopo trent'anni. questa ne è un fulgido esempio: un misto di umorismo, follia ed alieni umanoidi, non tanto nelle fattezze quanto nei comportamenti e nelle domande sull’universo, popolano il racconto. si comincia la vicenda con la demolizione della Terra, perché quell’angolo di universo ha bisogno di una superstrada, ed il nostro pianeta ne intralcia la costruzione. il protagonista è Arthur Dent, un terrestre come tanti la cui unica particolarità, a lui ignota, è quella di avere come amico Ford Prefect, un abitante del pianeta Betelgeuse. Ford è una sorta di guida intergalattica, incaricato di viaggiare per l’universo per arricchire di ulteriori informazioni la "Guida galattica per gli autostoppisti", un best seller venduto in tutto l’universo tranne che sulla inconsapevole Terra. Arthur è trascinato nello spazio dal suo amico, che chiede un passaggio ad una delle navicelle demolitrici, dando inizio ad una serie nutritissima di avventure che va dal furto della "migliore astronave mai costruita" da parte dell’imperatore dell’universo, alla risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto. la scelta del viaggio come tema dominante del libro è azzeccatissima, perchè l'autore ha la possibilità di arricchire capitolo dopo capitolo la narrazione dei più disparati personaggi che nella sua mente potrebbero abitare l’universo. come un bambino mai cresciuto, per lui tutto è motivo di gioco e scherzo... così è facile leggere di un alieno che fu incaricato di costruire la Terra e dei due topi che gliela commissionarono, o di un robot in piena crisi depressiva. così adams stupisce continuamente il lettore con una creatività davvero rara del racconto e dei suoi personaggi. nell'universo immaginario così concepito non ci si chiede "perché": l’unica cosa possibile è quella di accettare senza discutere le centinaia di stranezze proposte dall’eccentrico autore, che, senza porsi alcun limite, dipinge il quadro del "suo" universo, conscio che nessuno potrà negare che lì fuori ci sia davvero una nave spaziale chiamata Cuore d’Oro che viaggia alla ricerca di Magrathea. si tratta di un libro leggero, godibilissimo,che stravolge i canoni della fantascienza, capace di far spesso sorridere e qualche volta ridere.

    adams ha la grande capacità di far precipitare da subito il lettore, alla Lewis Carroll, in quella tana del bianconiglio che è la sua mente, in modo tale da far accettare senza alcuna esitazione gli strani individui che vi abitano.

    se odiate (come me) la banalità, lo scrivere ed il riscrivere storie già scritte condendole nella solita salsa di violenza/sesso/ecc. ecc. per vendere qualche copia in più, se siete alla ricerca di originalità e soprattutto di fantasia, vi consiglio questo libro, che ha un po' il sapore dell'infanzia e... vi sorprenderete di trovarvi con gli occhi sgranati verso il cielo.
     
  11. Mara

    Mara Direttore Corse

    2.078
    1.625
    9 Aprile 2011
    Reputazione:
    53.880.832
    Smart
    complimenti......bellissimo 3D
     
  12. Mara

    Mara Direttore Corse

    2.078
    1.625
    9 Aprile 2011
    Reputazione:
    53.880.832
    Smart
    Sapevo cosa stava pensando

    Mia figlia mentre mi guardava preparare la valigia con i suoi occhi scuri penetranti.

    Mia figlia pensava fossi un vecchio pazzo senza speranza,ossessionato da un passato che ormai nn importava più a nessuno ma del quale nn riuscivo a dimenticare,un dettaglio,un nome,una faccia ,anche se si trattava di un nome tedesco,lungo e difficile.

    Diedi a mia figlia quello che per era l'ultimo bacio,cercando di fare in modo che nn se ne tendesse conto.

    Prima o poi mi avrebbe comunque visto per l'ultima volta ,e preferivo che fosse da vivo mentre preparavo la valigia.

    A dire il vero,nelle mie condizioni non mi sarebbe mai venuta in mente una simile follia se nn mi

    Fosse arrivata dalla Spagna una lettera del mio amico Salvador Castro,che nn avevo più visto da quando eravamo stati congedati dal Centro,messo in piedi per date la caccia agli ufficiali Tedeschi sparsi per il mondo .

    ( il profumo delle foglie di limone -Clara Sanchez )

    Un vecchio con un passato difficile da dimenticare ,trascorso nei campi di concentramento...dedica la sua vita dando la caccia ad ufficiali Tedeschi...

    Un romanzo che scuote la coscienza e svela l'orrore che la normalità cela,un romanzo che scorre veloce come un fiume in piena,tra amicizia ,amore,vendetta e cattiveria...
     
  13. Luigi neobmw

    Luigi neobmw Primo Pilota

    1.152
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    3 Novembre 2010
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    Bmw x1 S18D
    Folco,Folco,corri,vieni qua!C'è un cuculo nel castagno.Non lo vedo,ma è li' che canta la sua canzone:

    Cucu',cucu' l'inverno non c'è piu'

    E' ritornato il maggio col canto del cucu'

    Bellissimo,senti!

    Che gioia,figlio mio.Ho sessantasei anni e questo grande viaggio della mia vita e' arrivato quasi alla fine....

    (La fine il mio inizio-Tiziano Terzani)

    Di tutti i libri di Terzani,questo e' quello che mi ha lasciato un sapore di pace interiore ed il piacere della lettura dal primo all'ultimo capoverso.

    Il senso del passaggio che e' insito nella nostra esistenza viene evidenziato in tutto il libro e alla fine della lettura ero molto disteso e sereno.

    Non esistono vite inutili.
     
  14. antiniska

    antiniska Amministratore Delegato BMW

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    2 Novembre 2009
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    587.877
    E90 330d
    Questa frase è meravigliosa.

    Complimenti.
     
  15. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

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    23 Dicembre 2006
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    =D>





    Questo mondo è una meraviglia. Non c'è niente da fare, è una meraviglia. E se riesci a sentirti parte di questa meraviglia – ma non tu, con i tuoi due occhi e i tuoi due piedi; se Tu, questa essenza di te, sente d'essere parte di questa meraviglia – ma che vuoi di più, che vuoi di più ? Una macchina nuova ?





    [Tiziano Terzani]

     
  16. Luigi neobmw

    Luigi neobmw Primo Pilota

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    Cara Lucia,non ho altro mezzo per rivolgermi a te e ti scrivo una lettera che non leggerai mai.Ma è un modo per stare ancora un po' con te:quei sessantadue anni sono passati cosi' in fretta e tu eri una ragazza con un cappellino marrone,un golf a strisce grigie e marrone e una bella faccia pulita.

    Sessantadue anni:sono piu' di ventiduemila giorni....

    "Lettere d'amore a una ragazza di una volta"-Enzo Biagi

    il piu' grande giornalista Italiano di tutti i tempi,racconta la sua normalissima storia d'amore con la moglie ormai deceduta,un libro semplice a tratti banale ma straordinariamente vero,pieno di rivelazioni sincere e scritto nello stile di Biagi.

    "prima si fanno i compiti e poi si gioca"una frase ricorrente nel libro e che condivido pienamente.
     
    Ultima modifica di un moderatore: 6 Luglio 2011
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  17. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

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    23 Dicembre 2006
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    quando nel 1985 lessi questo magnifico saggio del duo fruttero & lucentini, pensai che avevano fotografato in maniera caricaturale la società di allora. vi era senz'altro una volontà di castigare quella decadente deriva, e mi augurai che quell'opera non fosse precognitrice di un aberrante futuro. augurio vano, come si può vedere dalle tragicità quotidiane... :confused::confused::confused::confused::confused::confused::confused::confused::confused::confused::confused::confused::confused:

    dalla prefazione de "La prevalenza del Cretino":

    Poco interessanti catene di cause e effetti terapeutici, dietetici, sociali, politici, tecnologici spiegano l'esponenziale proliferazione della "bêtise". Figlia del progresso, dell'idea di progresso, essa non poteva che espandersi in tutte le direzioni, contagiare tutte le classi, prendere il sopravvento in tutti i rami dell'umana attività. È stato grazie al progresso che il contenibile "stolto" dell'antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporaneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è dunque in primo luogo brutalmente numerica; ma una società ch'egli si compiace di chiamare "molto complessa" gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a destra come a sinistra, gli ha procurato innumeri poltrone, sedie, sgabelli, telefoni, gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite moltitudini di seguaci e molto denaro. Gli ha insomma moltiplicato prodigiosamente le occasioni per agire, intervenire, parlare, esprimersi, manifestarsi, in una parola (a lui cara) per "realizzarsi".

    Sconfiggerlo è ovviamente impossibile. Odiarlo è inutile. Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono le sue cotte d'inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni (per lui, il cretino è sempre "un altro"); e comunque il riso gli appare a priori sospetto, sconveniente, "inferiore", anche quando - agghiacciante fenomeno - vi si abbandona egli stesso.
     
  18. Luigi neobmw

    Luigi neobmw Primo Pilota

    1.152
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    3 Novembre 2010
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    Padrone era un po' matto,aveva passato troppi anni al'estero a leggere libri,parlava da solo in ufficio,non sempre rispondeva al saluto e aveva troppi capelli.Queste cose a Ugwu le sussurro' la zia mentre camminavano sul sentiero.-Pero' è un brav'uomo,-aggiunse-E se ti dai da fare come si deve,mangerai come si deve.Anche carne tutti i giorni-. Si fermo' a sputare; la saliva le usci' di bocca con un risucchio e atterro' nell'erba.

    "Meta' di un sole giallo" Chimamanda Ngozi Adichie

    La storia di una delle tante guerre dimenticate del travagliato continente africano vista attraverso gli occhi di un ragazzo al servizio di un professore semirivoluzionario nella Nigeria del periodo a cavallo della sanguinosa proclamazione d'indipendenza della Repubblica del Biafra.

    Tante figure caratteriali raccontate da una giovane scrittrice che non ha vissuto quel periodo e la visione di un mondo che ci appare cosi' lontano dai nostri standard di vita ma in realta' descrive bisogni e aspettative che sono comuni a tutto il genere umano.

    Consiglio la lettura a chi vuole leggere un Africa diversa dall'iconografia che i media ci trasmettono.
     
  19. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.682
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    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
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    grazie per l'interessante suggerimento alla lettura :wink:
     
  20. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

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    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
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    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    Entrerò subito nel vivo dell'argomento, senz'altra forma di processo. Al Giardino Zoologico, l'Assistente che si occupa dei pitoni mi aveva detto:

    "La incoraggio fermamente a continuare, Cousin. Metta tutto questo per iscritto, senza nascondere niente, perché niente è più emozionante dell'esperienza vissuta e dell'osservazione diretta. Eviti soprattutto qualsiasi forma di letteratura, perché l'argomento lo merita".

    [ÉmileAjar - Cocco Mio]

    ci sono opere letterarie che ci colpiscono nel profondo. sono opere che, ogni tanto, viene voglia di rileggere, vuoi per un particolare stato emotivo, vuoi per confrontare l'inevitabile evoluzione del nostro pensiero con un antico spunto instillato dalla loro lettura (a me piace chiamarle "note che continuano a risuonare, inconsce, nella nostra mente").

    questa è, per quanto mi riguarda, una di quelle opere. si tratta di una vicenda a forte carattere esistenzialista, permeata, però, da un'insolita ironia e da un umorismo di squisita fattura.

    non vi rivelerò, nemmeno un po', la trama. chi avrà voglia di leggere quest'opera, troverà alla fine di ogni capitolo un aforisma che, da solo, vale un tesoro.

    ma solo per chi è in grado di arricchirsene.....(e sono questi, i VERI tesori :wink:)
     

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