Uno dei grandi errori della Sx italiana è una sola: Silvio Berlusconi. Ho sentito pochissime persone di Sx dire: "Abbiamo questo programma, possiamo attuarlo in questo modo, la popolazione beneficerà di...." Invece la risposta sempre maggiore è: "Dobbiamo combattere il Berlusconismo, in questo modo possiamo aiutare gli Italiani" Ecco questo è un grande errore. A me frega una mazza che vuoi portare la crociata contro Berlusconi. Tu devi portarmi giovamento, nuove riforme, nuove proposte. Ma tutto si basa sempre su un continuo NO per partito preso. Berlusconi ha tutti i difetti del mondo, ma la Sx in questo modo non si rende migliore di chi è a Dx (Salvo la famiglia bossi IMHO)
Quante sinistre? una radical chic vicina ai salotti della finanza (Cernobbio) una di vaga ispirazione socialdemocratica e progressista (ex DS oggi nel PD) una di ispirazione cattolica (ex DC oggi nel PD) una socialista (Boselli e il suo PSE) una radicale, libertaria e (sigh) liberista (Pannella e Bonino) una social/comunista (Salvi e Federazione della Sinistra) una social/ecologista (Vendola, imho il più lucido di tutti) una nostalgica (Diliberto e il PdCI) una antagonista di ispirazione sindacale (Rifondazione comunista) una sindacale (CGL) Poi ci sono gli alleati giustizialisti dell'IDV e quelli ecologisti dei vari movimenti. intorno a questa galassia una pletora di movimenti autonomi "extraparlamentari" e di fuoriusciti dalle varie formazioni. A sinistra non mancano idee, ce ne sono troppe, per questo sembra che non ce ne sia nessuna!
Un interessante intervista a Rossana Rossanda sui mali della sinistra «Subalternità della sinistra all’impresa privata», mancanza di un «suo» linguaggio e persino rinuncia «a difendere fino in fondo l’impianto della Costituzione repubblicana». Disamina tagliente e venata di forte pessimismo quella che Rossana Rossanda ci consegna dalla sua casa di Parigi. In una conversazione fatta di risposte stringate e nette («Non amo le interviste telefoniche...»). Ma almeno il succo è chiaro. Dice per esempio Rossanda: «Non capisco le zuffe tra Bersani, Franceschini e Veltroni. Pure questioni personali o in ballo c’è dell’altro: che società e che economia vogliono?». Oppure: «La verità è che si è smarrito il fondamento delle idee di sinistra. Ci si accapiglia su sostituzioni e sovrastrutture, regole, valori, “narrazioni”, ma non si parla dell’essenziale: i soggetti in conflitto, gli interessi, la natura sociale del potere...». E ancora: «Almeno il Pci certe cose ce le aveva chiare in testa e ben per questo dall’opposizione aveva costruito un tessuto forte nella società che ancora resiste al centro italia, come ho potuto constatare di recente nel Pisano. Strano che debba dirlo io, che nel 1969 venni radiata...». Insomma Rossanda, «vuole andare al cuore delle cose», che per lei «ragazza del secolo scorso» coincide con le domande sull’identità: che cosa significa essere ancora comunisti? Una serie di domande (e risposte) che Rossanda ha rivolto a se stessa di recente a Pisa, in una lezione universitaria. E che qui ritorna in parte. Sentiamo. Rossanda, malgrado la sua crisi e la quasi scissione di Fini, il berlusconismo resiste. Al contempo la sinistra appare un po’ afasica e incapace di incidere nel blocco avversario. Come mai? «Il berlusconismo resiste appunto perché la sinistra è afasica. E lo è da quando si è persuasa che la sola figura sociale legittimata a una egemonia sulla società moderna è quella dell’imprenditore della piccola e media e grande impresa, o aspirante tale. E che ogni progetto di egemonia dei lavoratori, materiali e immateriali, per un ordine sociale diverso, è stato un’ illusione, quando non un crimine, dei socialisti e dei comunisti del Novecento. Il discorso di Berlusconi, imprenditore per eccellenza, appare quindi giusto ed è attaccato soltanto per gli eccessi di volgarità, di personalismo e le infrazioni al codice civile. Il Pd non sostiene alcuna alternativa di sistema, non diversamente dalla Idv». Un paese stanco e depresso, si dice. In piena decadenza morale. Con una destra senza alternativa al momento. È accaduto qualcosa di irreversibile nell’antropologia degli italiani, ormai fortemente cristallizata a destra? «Un’Italia repubblicana e democratica esiste soltanto dal 1946, e la sua Costituzione, socialmente avanzata, soltanto dal 1948. Inoltre dall’’89 in poi questa Costituzione, mai del tutto realizzata, oltre a essere esplicitamente attaccata da destra, viene considerata discutibile anche alla sinistra, che quando era al governo la ha perfino modificata. Perché la gente dovrebbe considerarla un valore inalienabile, dal quale non arretrare?». Dall’accettazione del mercato alla subalternità agli imperativi sistemici di mercato e impresa, come lei dice. Dunque sta qui tutta la crisi della sinistra? «Il mercato è per sua natura “sistemico”. Esso non ha né compiti ne doveri sociali, scambia merci e tende a ridurre tutto a merce. Una sinistra che non tenti di abolirlo, come il comunismo nel 1917, o vigorosamente limitarlo, come Roosevelt o Keynes dopo la crisi del 1929 e i fascismi, cede ad esso ogni sua priorità e di fatto si dimette. In quanto a “ferrivecchi” il liberismo è venerando, è stato limitato soltanto dalle lotte operaie, e Von Hayek e von Mises vengono prima del “neoliberismo” di Reagan e Thatcher». Eppure nonostante l’incapacità del capitalismo globale di autoregolarsi e la riscoperta della statualità, negli Usa e in Europa, il capitalismo continua ad essere reputato eterno e al più arginabile. È un ferro vecchio novecentesco anche la sola critica del capitalismo? «La regola del capitalismo è fare profitto e riprodursi, anche affondando questo o quel capitalista, questa quella tecnica. Non puo avere altre regole, e perche dovrebbe? Lo abbiamo visto nel G20,a Copenhagen e nelle fatiche e i compromessi di Obama. Per il resto - rinuncia della sinistra criticare il capitalismo etc,- mi pare di aver già risposto». Ritieni che il Pd sia riformabile «da sinistra», oppure come sostiene Pietro Ingrao, esso è irrimediabilmente un partito di centro anche dal suo punto di vista? «Il centro non è una categoria sociale ma di pura geografia parlamentare. Il Pd si propone un capitalismo un poco corretto, e delegittima ogni conflittualità. Il Pci ne aveva assunto alcune pratiche da un pezzo, in parte obbligato dalla collocazione internazionale, in parte per vocazione moderata di molti del suo gruppo dirigente». La riscossa dei socialisti francesi smentisce le campane a morto sul socialismo europeo, così come la crescita di consensi della Linke tedesca. Può ripartire in Europa una spinta di sinistra, o la sinistra abita ormai solo in America Latina? «I socialisti francesi sono appena rosei, hanno radice essenzialmente nelle assemblee estive locali, si tengono a mezza strada fra un prudente riformismo e il “centro” di Bayrou, che da noi piace a Casini e Rutelli. Del resto il prossimo candidato all’Eliseo rischia di essere Strauss-Kahn. La Linke è piu a sinistra, ma sostanzialmente sindacalista all’ovest, nostalgica all’est. In America Latina non definirei socialisti né Chavez né Morales né Lula: sono progressisti, che è altra cosa, e antimperialisti». C’è un rischio reale di regime plebiscitario in Italia, oppure la quasi scissione di Fini ha fugato il pericolo? «Non credo a un ritorno al fascismo puro e duro, senza libertà di associazione (e quindi senza elezioni, partiti e sindacati) né di parola (quindi senza stampa) nazionalista e antisemita. Il limite accettabile per l’Europa a moneta unica è quello della maggioranza attuale – un liberismo socialmente crudele e nazionalmente velleitario. Fini ne fa parte, il trattato europeo gli va benissimo e viceversa, mentre Bossi e Berlusconi fingono di attaccarlo e stanno diventando imbarazzanti. Fini ha davvero la forza di andarsene? Non lo credo. Comunque, dinanzi a una crisi del centrodestra temo che sarebbe terribile, una coalizione tipo Cln con dentro Montezemolo, Casini, Fini e Bersani. Dinanzi a questa eventualità la sinistra dovrebbe riscoprire un alternativa programmatica di modello, fondata almeno su un rilancio keynesiano dell’economia. Magari in chiave non troppo lontana da quel che sta cercando di fare Obama negli Usa». Susanna Tamaro sul «Corsera» ha accusato il femminismo di aver reso le donne più sole e omologate alla società dominante. Predica reazionaria o c’è qualcosa di vero nella predica? «Il femminismo, nelle sue diverse anime, resta il solo tentativo di rivoluzionamento del costume tentato e durato dagli anni ’60 agli 80. Per questo la ex sinistra, dopo un breve flirt, lo ha mollato, gli altri partiti lo abominano e la stampa alquanto vigliaccamente lo deride. Non ho letto Tamaro, ma posso immaginare dove la porta il cuore».
se vuoi il mio personalissimo parere, la sinistra è popolana, prende i voti dell'"ignoranza" ma è solo demagogia populistica, alla resa dei conti è ipocrisia perchè mangia dicendo che sono gli altri a mangiare....
Io l'ignoranza la vedo da altre parti sinceramente,soprattutto sentendo qualche slogan.... Uno che vota ancora PD lo fa più che per ignoranza,per sfinimento;o vota quello senza entusiasmo,e la maggior parte della gente sa che è una causa persa,oppure va al mare....c'è pure di Pietro,però è più una proposta antagonista che una concreta;non ci fosse B. non ci sarebbe neppure lui.
Un uomo giusto per guidare la sinistra c'è. O per lo meno c'era (ha abbandonata la scena politica nel 2008). Riccardo Illy.
Un programma che rilanci la medio borghesia, che in italia sta sempre più decadendo. Il vero "tumore" della sinistra italiana sono alcuni suoi esponenti, che pensano di essere ancora negli anni 60-70. Riccardo Illy, personaggio di sinistra (anche se non si è mai iscritto ad un partito, rimanendo indipendente) ha sempre criticato le scelte degli esponenti di sinistra. Nelle elezioni 2006 ricordo bene quando ha definito il governo Prodi una porcata che non sarebbe durata a lungo, grazie alle alleanze con il Rifondazione Comunista, Verdi e Comunisti Italiani.
credo che da un punto di vista tattico quello che tu dici abbia molto senso da un punto di vista strategico, però, cosa differenzia la visone "di sinistra" da un liberalismo moderato? secondo me il punto chiave è che il mercato si è evoluto, e con questa evoluzione la classe dei lavoratori è radicalmente mutata nel passato avevamo operai, impiegati, piccoli artigiani, contadini, borghesi (medici, avvocati etc), negozianti, imprenditori, possidenti terrieri, rentiers...tutte classi ben definite sia dal punto di vista reddituale, sia da quello socio-politico oggi abbiamo un mix incredibile, ove l'operaio può guadagnare più dell'impiegato, ove la televisione ed i media hanno in una certa qual maniera "omogeneizzato" la cultura di tutti...ci sono nuove classi, come i lavoratori interinali...la piccola media impresa... Ma sopratutto si va verso l'estremizzazione del concetto poveri-ricchi...la cosidetta "middle class" va scomparendo, risucchiata dal vortice della crisi... quello che la sinistra non capisce è che non può strutturare le sue proposte sulla base di una dialettica lavoratori-padroni...come non deve, a mio avviso, appiattirsi su una visione liberale...per quella c'è già la destra... la sinistra deve studiare e comprendere la società moderna e comunicare in maniera chiara qual'è l'applicazione coerente dei valori socialisti ad un mondo che è cambiato
faccio un'esempio: i lavoratori interinali di oggi sono i minatori costretti a lavorare 14 ore in miniera dell'ottocento...la sinistra deve ricominciare a lottare in maniera seria per i diritti di questa categoria...
il mio era un parere storico tra destra e sinistra, ora chi vota sinistra nelle condizioni in cui è, per i meriti che ha, e sopratutto per la nullità d'idee se non ll'unica anti berlusconi ( non sono proberlusca) lo considero molto peggio che ignorante
alcuni temi: 1) il nuovo mercato del lavoro: tutelare i nuovi sfruttati 2) il potere d'acquisto delle famiglie: lottare per la dignità di tutti 3) la sicurezza nelle nostre città: integrazione è uguale a pacificazione 4) I servizi al cittadino: sanità, amministrazione, educazione, giustizia 5) la vita politica: regole serie e comprensibili