e pensa che è persino laureato in giurisprudenza...Renditi conto di come possa avere conseguito la laurea...La politica italiana...
Oddio.. come PM non è che non abbia partecipato a processi di un certo peso. E' come politico che non è un politico.
Le primarie le hanno inventate gli americani,che sono tutto fuorche' rossi,qui si cade nel qualunquismo Berlusconiano che quando non ha argomenti basta che dia del comunista a tutti! la gente certo vuole messaggi semplici e comuni,forse qui il leghismo ha fatto presa,perche' e' stato in grado di lanciare pochi e individuati obbiettivi,ma i re diventano nudi in fretta e quando si accorgeranno delle ba.lle che hanno detto vedremo.Il rischio serio qui e cadere semplicemente nel banale e di ridurre tutto a battute,ma la faccenda e' serissima perche' il meccanismo delle primarie e' quanto di piu' democratico esista come forma di scelta dei propri leader. P.S che poi come sempre non funzioni in Italia e' un altro discorso.
Mi sono perso qualche passaggio? Bersani non è uscito fuori dalle primarie? Che c'entrano gli USA? Vuoi forse dire che alle primarie della sinistra hanno partecipato solo gli elettori di destra? Se ha vinto lui e non Marino vorrà dire che qualcuno l'avrà votato.
Rappresenta tutto quello che di più lontano si possa assecondare alla politica...persona,imho,caratterizzata da un'ignoranza disgustosa....soprattutto a livello linguistico....mamma mia...
Io ho partecipato solo a quelle che indicarono Veltroni(che peraltro non votai),e diedi 10 euro di offerta volontaria perche' il meccanismo e' valido secondo me,poi come ho detto non ha funzionato,ma e' un discorso a prescindere dalla validita' dello strumento primarie.
Ma io mica ho criticato il sistema delle primarie.:wink: Ho detto che l'elettore di sinistra non ha neanche l'alibi di dire che gli hanno imposto un candidato, perchè se l'è scelto proprio con le primarie. Quindi, se questo è il frutto delle primarie (cioè Bersani), figuriamoci come erano gli altri! Oppure detto in modo diverso: Bersani è cioè che l'elettorato di sinistra vuole.
Mi perdonerai,non ho letto tutti i tuoi e gli altri post e quindi rischio di andare anche ot, ma io mi chiedo Bersani e banale e/o inadeguato,Veltroni era troppo raffinato e sognatore e via cosi', ripeto il PROBLEMA sono i campanilismi un partito che deve rappresentare il centrosinistra in una logica bipolare,deve avere un leader espresso popolarmente tu dici che Bersani dice e si esprime in maniera inadeguata,io direi cosa vediamo veramente del messaggio di Bersani(che non dimentichiamoci e' stato uno dei ministri piu' incisivi del governo Prodi)? Quando io masticavo politica e partecipavo attivamente c'era una visione diversa della comunicazione politica che oggi e' fatta soprattutto attraverso il mezzo televisivo che porta inevitabilmente a schiacciare l'analisi sulla frase ad effetto e poco a guardare i contenuti.Ho letto critiche al Dipietrismo che in parte condivido,ma alcune critiche sollevate al sistema da DiPietro sono valide o no? oppure tutto si riduce al suo discutibile uso della lingua italiana? Onestamente non mi sembra che di la(nel centrodesta) ci siano elementi che sappiano esprimere idee di fondo piu' articolate e meno legate agli slogan. Di la giocano il Jolly del grande comunicatore(questo gli va' riconosciuto),ma sotto la crosta non vedo grandi idee,a parte forse Casini che nelle sue discutibili opinioni e' molto coerente.
No affatto, ti assicuro che ho incontrato persone su questo forum che pur non sapendo nulla di determinati argomenti procedevano imperterriti nel sentenziare. Io di politica attuale italiana me ne intendo veramente poco, ragion per la quale mi limito alla critica di quello che vedo e sento. Mi fa piacere che ti piaccia, credo sia sintomo di una sensibilità, intesa non con la classica accezione, rarissima. /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20">
Accordo di Pomigliano,credo che la Fiom si sia cacciata in grossissimo guaio e continuare in una posizione oltranzista non fara' molto bene a tutto il movimento sindacale,non mi sono simpatici ne Marchionne e neppure i Vari Bonanni e co, ma le cose chieste da Fiat non erano fuori dal mondo e in quell'area nessuna azienda vuole investire,di una cosa sola sono sicuro io stavolta non faro' un minuto di sciopero x difendere posizioni che stanno fuori dal mondo.Non mi si venga a dire che in questa maniera si caleranno le braghe nelle contrattazioni future dei metalmaccanici perche' e' dal 1993 che si calano le braghe e si e' riusciti solo a tutelare pochi privilegi ed a perdere montagne di occupati nel settore.Se qualcuno crede ancora nelle favole lo lascio alle sue utopie e incomincio a farmi gli affari miei.
Lungi da me difendere il Marchionne e la Fiat, però mi pare aver capito "a naso" che questi accordi ( di cui non conosco il contenuto : se qualcuno me ne parla gli son grato ) siano una forma di autotutela da parte della Fiat. Amici in Sicilia mi riferiscono che lo stabilimento di Termini Imerese ( per fare un esempio) era pressocchè sempre deserto. Una volta c'era da raccogliere le olive, una volta le arance, una volta i fichi d'india...e così tutti si prendevano lo stipendio .. e si facevano i caxxi propri. Una cosa è difendere i diritti dei lavoratori, un'altra è difenderne "ideologicamente" l'abuso e la Fiom mi pare stia seguendo questa linea. Io non dico che si debba lavorare da "schiavi" come in Cina ma.... vogliamo lavorare almeno con un decimo del senso di responsabilità dei...Giapponesi ?
Io ho l'impressione che questi martiri del lavoro della FIOM non reggerebbero mezz'ora se messi a fare lavori "veri". Io ce li manderei qui nel bosco da me tutto il giorno con una motosega in mano, a luglio con 35° come a dicembre con -10°. La legna è pesante ragazzi miei e non ci sono i robot che ti posizionano il pezzo nel modo più ergonomico possibile. Eppure conosco tante persone che vivono DIGNITOSAMENTE in questo modo e vanno a lavorare col sorriso sulle labbra. Questi protestano invece per eventuali straordinari che FIAT gli potrebbe richiedere! Domanda: ma non sono contenti se li chiamano anche il sabato che si ritrovano poi una busta paga più pesante? E non pensano che lo straordinario sia la riprova del successo commerciale dell'azienda, quindi occupazione sicura? Me lo può spiegare qualcuno che io non mi spiego questi concetti?
Loro pretendono ( hanno sempre preteso) che se c'è più lavoro allora si assuma della serie "lavorare meno lavorare tutti". E lo stipendio ? Sempre uguale ? Forse non sanno che qualunque azienda ( esclusi i contratti di formazione) per ogni lavoratore e per ogni 1000 euro di stipendio ne paga altrettanti se non di più allo stato, quindi assumere in tempi di vacche grasse è un terno al lotto per il futuro...
E' la classica mentalità dell'operaio. Con questo non voglio sollevare polemiche, ma la maggior parte di loro è così. Protestano tanto e non si rendono conto che se mangiano è grazie a quello stesso imprenditore che criticano e contro il quale protestano.
Io non mi riferivo agli operai ma ai sindacati che li sobillano. Tanto i sindacalisti lo stipendio ce l'hanno e che stipendio. A proposito : come mai i sindacati non hanno un bilancio ? Questi qui : http://www.flcgil.it/sindacato/bilancio-sociale/ pare siano i primi ad aver presentato un "bilancio" e se ne vantano pure come se fosse una cosa fuori dal mondo. Abbiamo una vaga idea del "patrimonio" amministrato dai sindacati ? Leggiamo un po' qui : L’impero Cgil «fattura» 1 miliardo di euro È questa la stima sul volume d’affari della sigla guidata da Epifani fra tesseramento, Caf, patronati e formazione professionale • Non esiste un bilancio unico: per conoscere tutte le voci bisogna consultare più di 2.500 documenti, È il sacro Graal del giornalismo d’inchiesta e sindacale. E proprio come il calice dell’ultima cena, il «bilancio consolidato» della Cgil ha assunto un alone mistico, si è smaterializzato per diventare simbolo, non tanto degli ideali e degli obiettivi irraggiungibili, quanto dell’opacità e del potere sindacale. Chi conosce anche il più remoto cantuccio della confederazione guidata da Guglielmo Epifani giura che - al pari di quelli delle altre centrali sindacali - il bilancio della Cgil nel suo complesso in realtà non esiste. E che per pesare tutte le attività economiche della Corso d’Italia Spa ci si debba rassegnare a spulciare la bellezza di 2. 500 documenti contabili. Ogni categoria ha il suo. E ogni livello centrale di una federazione va moltiplicato per le mille stratificazioni territoriali Tutti i dati ovviamente confluiscono alla centrale romana, ma la sintesi è conservata gelosamente come il peggiore dei segreti. Non è nemmeno messa nero su bianco per evitare fughe di notizie. Perché è nota la resistenza dei sindacati a qualsiasi tentativo di rendere pubblica la loro contabilità. «Profitti» in tempi di crisi. È meno conosciuto, invece, il piglio aziendale con il quale il primo sindacato del Paese gestisce le sue risorse economiche. Un’amministrazione oculata che, per fare un esempio recente, ha portato l’ultimo bilancio confederale - quello, tanto per intenderci, che riguarda solo il palazzo di Corso d’Italia, non tutto il sindacato - in attivo per 643mila euro. Un piccolo «profitto» per la testa del sindacato, firmato dal riservatissimo tesoriere Lodovico Sgritta, contro un rosso che l’anno precedente era di 560mila euro, realizzato in tempi decisamente grami per famiglie e imprese. Epifani come Bombassei. Nonostante tutto non è impossibile farsi un’idea di quanto valgono le attività economiche di Corso d’Italia e delle sue controllate. Un miliardo all’anno è una delle ultime stime, mai smentita. Tanto per farsi un’idea è quanto fattura una multinazionale del made in Italy come la Brembo di Alberto Bombassei, delegato alle relazioni industriali per Confindustria, controparte di Epifani in più di una trattativa. Solo che la Cgil non produce sofisticati sistemi di frenaggio. Vende tessere. Poi fornisce servizi per conto dello Stato, pagati profumatamente dal contribuente. Si serve di «lavoro» pagato dalla pubblica amministrazione attraverso i distacchi retribuiti. Infine sfrutta ogni possibilità di finanziamento pubblico: dai fondi per l’editoria, al cinque per mille passando per i «gettoni» di presenza in vari organismi pubblici. Il caro tessera. A sostenere il primo sindacato italiano sono soprattutto i 5. 604. 741 aderenti (dato 2007). Il costo della tessera che pagano al momento dell’iscrizione e le trattenute che ogni mese si ritrovano in busta paga. La percentuale per il momento varia da categoria a categoria, ma presto potrebbe essere uniformato e, per molti, aumentare. Nella relazione dell’ultima conferenza di organizzazione è scritto chiaramente. Per il 2008 è in agenda «la realizzazione dell’obiettivo di generalizzare la quota dell'1% di contribuzione per chi si iscrive alla Cgil». In questo modo al sindacato arriverebbero circa 600 milioni. Per il momento la confederazione si deve accontentare di una cifra che si dovrebbe aggirare intorno ai 400 milioni di euro l’anno; 250 milioni che provengono dai 2, 7 milioni di lavoratori attivi iscritti e altri 140 milioni dai 2, 8 milioni di pensionati che pagano quote di iscrizione e contributi sindacali più bassi. Come un commercialista. Non c’è vertice organizzativo della Cgil dedicato alla pecunia, al quale non partecipi anche «l’area servizi». Perché il sindacato che più si oppone all’idea del sindacato di servizio, cara invece alla Cisl, è in realtà quello che incassa la fetta più consistente di risorse pubbliche per svolgere compiti dello Stato in sussidiarietà. Ad esempio dal Fisco. Perché ormai non c’è dichiarazione dei redditi che non possa passare dai Centri di assistenza fiscale. Ai Caf di Epifani, secondo le stime fatte da Giuliano *****la, vanno 38 milioni sui 186 milioni totali che i centri, generalmente emanazione di un sindacato o di un’associazione, incassano. Poi c’è il «contributo volontario» che l’interessato versa ai Caf, che può arrivare a 25 euro, nel caso in cui non sia iscritto al sindacato, e che ha portato ai centri circa 175 milioni di euro. Se le proporzioni sono rispettate alla Cgil toccano circa una trentina di milioni. Un’altra decina vanno invece per la compilazione del cosiddetto redditometro (l’Ise e l’Isee) per le famiglie che hanno diritto a prestazioni sociali, per il quale lo stato versa nel complesso circa 45 milioni di euro l’anno. Monopolio sui pensionati. C’è poi il capitolo patronati, che presidiano il ricchissimo mercato dell’assistenza per le pratiche con gli istituti previdenziali, l’Inps in primo luogo. E che si occupano anche di sanità. Le scartoffie per richiedere la pensione passano praticamente tutte da questi centri di assistenza. Una torta da 400 milioni l’anno, della quale la Cgil, tramite il suo patronato che si chiama Inca, si aggiudicherebbe circa 80 milioni l’anno. Lavoro gratis. Non poteva mancare nella «Cgil corporate», una gestione più che efficiente delle risorse umane. Il sindacato di Epifani spicca anche nella classifica dei distacchi retribuiti nella pubblica amministrazione. Un diritto che, una volta «monetizzato», si trasforma in un affare milionario per i sindacati che possono contare su forza lavoro gratuita. O meglio, a spese del contribuente. In tutto i distaccati della Cgil sono circa 1. 134. E le giornate lavorative «sottratte» agli uffici dove lavoravano circa 330mila. Approssimativamente, dei 120 milioni l’anno che lo Stato «paga» ogni anno per i distacchi sindacali (senza contare i permessi retribuiti), la Cgil si aggiudica un bonus-lavoro gratis da 32 milioni di euro. Varie ed eventuali. Insomma, se si materializzasse il bilancio della Cgil, tutte questa voci di finanziamento, pubblico e privato, sarebbero le più pesanti. Perché valgono più di 600 milioni di euro. Ma poi ce ne sarebbero molte altre. Ad esempio tutto il capitolo della formazione. Con i fondi europei e le trattenute in busta paga dello 0, 30 per cento. Qualche decina di milioni in quota Cgil, visto che nel complesso la partita della formazione vale 200 milioni di euro. I contributi all’editoria delle società controllate che editano la galassia dei media targati Cgil, dalla gloriosa Rassegna sindacale alla nuovissima Articolo uno, la web radio di Epifani. Ci sono le società partecipate dalla Cgil che offrono servizi ai Caf. A voler essere cattivi si potrebbero conteggiare anche i gettoni di presenza che percepiscono i sindacalisti. Se fossero asset di una azienda, ma anche emanazioni di un partito politico potremmo pesare tutte queste attività. Un obbligo alla trasparenza che riguarda tutti, tranne i sindacati.
Lo so, ma perchè si comportano in tale modo? Perchè il pensiero di chi rappresentano è proprio quello. E come può un sistema funzionare in modo adeguato con una mentalità simile? Non può.