Non esattamente. Mi sono espresso male, stiamo affrontando discorsi molto affascinanti ma al tempo stesso delicati e complessi(almeno per me). Il concetto di tempo, nella mia ottica, non si limita all'ora, ai mesi, agli anni e così via. Ho una concezione del tempo panteistica. Il tempo non giustifica, in parte determina.
allora trovi impossibile che oggi, nel 2010, in Africa ci siano ancora popolazioni che -secondo i nostri parametri occidentali - sono "primitive"... Eppure ci sono! Anche il tempo è relativo, perchè il progresso arriva diversamente da luogo in luogo. Anch'io potrei trovare impossibile che nel 2010 in Sardegna i treni ancora siano diesel e non elettrici... Ma è così! Lo ammetti tu stesso: non riesci a concepire tutto ciò che sia diverso dal tuo modus vivendi... Questo è un limite che uno studioso di antropologia non dovrebbe avere, perchè sarebbe come parlare di un chirurgo che è impressionato dalla vista del sangue o come un entomologo che ha paura dei ragni.
Un conto è un discorso concreto, materiale come l'Africa. Qui i valori, a mio avviso, non centrano. Un conto è il discorso che stiamo facendo. Io non ho un limite nel concepimento di tutto ciò che sia diverso dal mio modus vivendi, se l'avessi non avrei potuto studiare non solo antropologia che è una goccia nel mare, ma un'infinità di argomenti diversi. Il mio limite è nel concepire come razionali le giustificazioni di determinate situazioni quali quelle affrontate sopra.
convieni quindi che ciò è un limite. perchè se volessimo accettare come razionali solo le giustificazioni da noi condivisibili/comprensibili, allo stato della nostra formazione e cultura attuale (che è poca cosa rispetto a quella che avremo tra un anno ad esempio), ci ergeremo allo status di giudici supremi.
Ciascuno dei quali corrotto dalle proprie debolezze. Ergo, privi dello status necessario per emettere alcun giudizio :wink:
si, corrotto dalle proprie debolezze, e questo è un elemento a connotazione prettamente negativa, ma anche influenzato da quei pre-giudizi (come scrive emidio), formulati in base ad una cultura, che non segue parametri universalmente accettati. per cui un giudizio definitivo, per quanto sereno, oculato e non corrotto (da debolezze o altro), è sempre inficiato/inficiabile da un punto debole che si trova proprio alla base del metro di giudizio.
A volte ho l'impressione che con voi due si sia cresciuti insieme /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20" /> (chent scusa la citazione /emoticons/biggrin@2x.png 2x" width="20" height="20" />)
comunque ragazzi, attenzione a relativizzare tutto perché si cade nel nichilismo la direzione giusta è trovare valori condivisi non dico tanti, almeno un paio