12enne travolto durante una corrida Niente di grave - Nessuna conseguenza grave per Michelito, il 12enne torero o meglio "novillero", data l'età, travolto da un toro nel corso di una corrida celebrata a Città del Messico (Guarda il video). Dopo essere stato trasportato fuori dall’arena, è stato sottoposto ad una radiografia e dovrebbe essere dimesso entro poche ore. Si erà già esibito in Perù - Dopo aver ucciso il primo toro (un "novillo", cioè un giovane animale, di 400 chili), Michelito è scivolato sulla sabbia nel corso della seconda “faena" ed è stato travolto da un toro, riportando solo delle contusioni. L’ esordio nelle arene messicane del novillero aveva suscitato l'anno scorso numerose polemiche: come ha spiegato il padre dell’enfant prodige, l’ex matador francese Michel Lagravere, Michelito maneggia cappa e stocco dall’età di 6 anni. Non ha mai avuto incidenti gravi e segue i corsi della scuola taurina. Il padre sottolinea: «Vive la sua passione che è quella della sua famiglia». E francamente mi spiace, sarebbe stata una m*rd* in meno, discendente di una famiglia di m*rd*.
i toreri rientrano in quelle pochissime categorie di persone che non mi dispiace veder soffrire dilaniati da ferite mortali non vorrei, perché è comunque una cosa brutta godere del male altrui, ma la foto di uno stronnzo a un metro e mezzo da terra con 20 cm di corno tra le chiappe mi suscita sempre un sorriso...
a me piacerebbe assistere uno scontro tra un torero e un toro, ma senza che quest'ultimo: - sia stato prima narcotizzato - sia stato prima dissanguato - sia tenuto a bada da un sacco di altre persone nel caso in cui il torero vada in difficoltà Allora sì che la corrida sarebbe divertente :wink:!
è una tortura... "e tutti insieme attendiamo la giornata...e per il toro sarà gran rivoluzione..dita incrociate aspettando l'incornata, addio torero e in c*lo alla nazione" recitava una canzone...
prima che il toro venga "sfidato" dal torero, ci sono dei simpatici uomini a cavallo che lo infilzano con i dardi che vedi in foto. Tali dardi gli provocano orrende ferite da cui sanguina copiosamente.
da Wikipedia: Il tercio de varas [modifica] Nella prima parte (tercio de varas) il toro esce dalla porta del toril, recando sul dorso l'arpón de divisa, un nastro con i colori dell'allevamento, fissato a un arpioncino che gli è stato appena conficcato nel garrese. La puntura, di per sé molto piccola, basta a provocare nel toro già spaventato per l'ambiente estraneo uno stato di allarme che lo predispone al combattimento. Solitamente, il toro compie un giro completo dell'arena dirigendosi alla sua destra, alla vana ricerca di una via d'uscita. Se il bovino appena uscito compie il giro verso sinistra, si dice che il toro ha salido contrario. Il torero ne studia le mosse, per determinarne le capacità fisiche, la rapidità dei riflessi, la direzione preferita nell'attacco e via dicendo. Per provocare le cariche del toro, egli utilizza il capote, un grande drappo di tela irrigidita e appesantita da bagni in gomma liquida. Tale drappo ha un colore rosa acceso sulla faccia esterna e giallo su quella interna. È il turno quindi dei picadores che a cavallo sfiancano il toro con una lancia mentre questo tenta di rovesciare il pesante cavallo bardato (a volte riuscendoci). Il cavallo indossa il peto, o caparazón, una sorta di armatura trapuntata che protegge ventre e arti, e anche il picador indossa parastinchi e calzature pesantemente imbottite. Nel colpire il toro, il picador utilizza la vara de picar, una sorta di lancia costituita da un manico in legno lungo circa 180 cm e una punta in acciaio forgiata a piramide a tre lati, fornita alla base di un disco anch'esso metallico che ha la funzione di impedire la penetrazione del manico nelle carni dell'animale. La Ley taurina, il regolamento delle corride, prevede che il toro venga colpito con tale arma alla base del morrillo, cioè nel muscolo del collo, almeno due volte. Alcuni tori continuano tuttavia a caricare cavallo e cavaliere dopo aver ricevuto anche cinque o sei colpi di puyazos (cioè colpi di vara de picar); in questi casi, in genere il picador rovescia la vara e colpisce il toro con il manico di quest'ultima (regaton). A questo punto, i peones si occupano, con i capotes, di distrarre il bovino, consentendo l'uscita di scena a cavalli e cavalieri. Il tercio de banderillas [modifica] A questo punto ha inizio la seconda fase, nella quale i tre banderilleros (o, in alcuni casi, il torero stesso) provocano, esclusivamente con i movimenti del proprio corpo, le cariche del toro, nel dorso del quale, in una zona situata un po' più indietro rispetto a quella colpita dai puyazos infilzano tre paia di banderillas. Le banderillas sono asticciole lignee lunghe 70 cm, coperte da nastri colorati di carta crespa e terminanti con un arpioncino in acciaio, lungo 6 cm e largo 4. Esse non penetrano in profondità nel muscolo del toro e, al contrario della vara de picar, producono ferite tutt'altro che gravi; al contrario, la loro funzione è proprio quella di rendere furioso il toro già parzialmente indebolito dall'emorragia provocata dai puyazos. La Ley taurina prevede che al toro vengano conficcate nel dorso, a due a due, sei banderillas; tuttavia, se il bovino ha ricevuto molti colpi di vara, il presidente può decidere di limitarne il numero a quattro. Il tercio de muleta [modifica] Quando il toro ha sul dorso le banderillas e comincia a dare segni di cedimento (i bovini, a differenza dei cavalli, hanno uno scatto fulmineo ma una resistenza molto limitata, e accumulano acido lattico con molta facilità), ha inizio la fase saliente e più famosa della lidia. Il torero depone l'ampio e pesante capote e lo sostituisce con la muleta, un drappo più piccolo di flanella scarlatta, avvolto intorno a una gruccia lignea che lo mantiene disteso, in modo da poterlo impugnare con una sola mano. Nell'altra, nascosta dietro la schiena, impugna già la spada di cui si servirà per il colpo mortale. Le cariche del toro, sempre più stanco, si fanno sempre più brevi e meno decise; egli tiene la testa abbassata, perché i puyazos gli hanno danneggiato i muscoli del collo. Questo il torero lo sa bene, e sa anche che non avrebbe speranze contro un toro in grado di muovere la testa correttamente. Il compito del picador è infatti proprio questo: mettere il toro in condizioni di inferiorità, costringendolo a tenere la testa abbassata perché il torero possa conficcargli la spada tra le scapole, raggiungendone il cuore. La Ley taurina prevede che il torero uccida il toro entro il decimo minuto del tercio de muleta: se così non avviene, ovvero se il torero ha vibrato il colpo a vuoto, o raggiungendo il toro in un punto non vitale, dall'alto degli spalti viene suonato uno squillo di tromba per avvertire l'uomo che deve affrettarsi. Se entro il tredicesimo minuto il toro è ancora vivo, viene suonato un secondo avviso: il torero, a questo punto, usa di solito un estoque de descabellar, una spada più piccola con una sbarretta trasversale in prossimità della punta, per dare al toro, spesso già ferito a morte, il colpo di grazia. Ovviamente un'uccisione di questo tipo è molto meno "gradita" agli spettatori, di quando non accada quando il torero stende lo sfortunato quadrupede al primo colpo. Se il torero non dovesse ucciderlo nemmeno questa volta, allo scadere del quindicesimo minuto suona il terzo avviso: il torero ha fallito e il toro, moribondo ma vivo, verrà finito con un pugnale da uno dei peones. Il matador verrà fischiato. Le ricompense [modifica] A seconda del comportamento del torero e della qualità del toro il presidente su richiesta del pubblico può offrire al torero una, due orecchie o come massimo onore la coda, che vengono tagliate una volta che l'animale è stato ucciso. Infine il toro viene trascinato fuori dall'arena per essere macellato. Anche per il toro sono previsti dei "premi": se esso ha lottato con onore, il suo corpo sarà trascinato fuori dall'arena molto lentamente, tra gli applausi della folla. Se il toro si è difeso in maniera esemplare, il presidente può accordare che il suo corpo venga trascinato in un giro di trionfo tutt'intorno all'arena (vuelta al ruedo), prima di essere portato in macelleria. Se il carattere del toro in combattimento è giudicato eccezionale, può succedere (un tempo era rarissimo, oggi avviene con sempre maggiore frequenza) che si decida di salvargli la vita per farne un riproduttore, cosicché tramandi le sue caratteristiche alle generazioni successive. Tale premio è definito indulto (grazia) e costituisce il massimo premio per il toro. In questo caso, la stoccata è soltanto simulata. La Ley taurina impone che essa venga eseguita con una banderilla, alla quale viene di solito spezzata la punta; alcuni toreri, come Enrique Ponce, preferiscono tuttavia simulare il colpo mortale a mani nude. Il toro viene poi fatto rientrare nei corrales con l'ausilio dei capotes, o, se questo non dovesse bastare, guidato da una mandria di buoi, spesso tenuti nei recinti delle arene proprio per questo scopo. In casi eccezionali, come quello del famoso Belador, unico toro graziato nell'arena di Las Ventas di Madrid (su richiesta del torero Ortega Cano), può essere necessario l'intervento di un cane da pastore. Le cure dopo l'indulto [modifica] Il toro indultado diventa oggetto di tempestive cure veterinarie, volte a farlo guarire e recuperare il più in fretta possibile per farne un riproduttore (semental). Una prima cura viene realizzata dallo staff medico dell'arena (sempre presente, anche per prestare soccorso ai toreri eventualmente feriti) all'interno dei corrales, i recinti dove gli animali vengono portati qualche ora prima della rappresentazione. Prestare i primi soccorsi all'animale è un'operazione molto difficile: il toro è ancora molto scosso e nervoso e occorre quindi immobilizzarlo con funi all'interno di un cassone. Dopodiché le ferite vengono lavate con abbondante soluzione disinfettante e un chirurgo veterinario provvede, con un bisturi affilato, alla rimozione degli arpioncini delle banderillas rimasti nella carne (l'asta lignea viene di solito recisa con un troncarami). In seguito, un chirurgo esperto provvede, dopo aver anestetizzato il toro, all'esame delle ferite (quelle provocate dai puyazos sono spesso molto profonde e abbastanza gravi), alla rasatura del pelo in prossimità delle stesse e all'inserimento di sonde per il drenaggio e lo scolo dei liquidi; quindi, le aperture vengono suturate. Se il toro supera i primi due-tre giorni, che sono i più critici, può dirsi di solito fuori pericolo. Tuttavia, la gravità delle ferite dovute ai puyazos (che talvolta arrivano a lesionare il polmone e la pleura) fa sì che molti tori muoiano proprio nei primi giorni dopo l'indulto. A causa della tortura subita, quelli che sopravvivono non sembrano manifestare, in seguito, particolare paura o aggressività nei confronti degli esseri umani. Il linguaggio dei fazzoletti [modifica] Il presidente espone sul palco presidencial fazzoletti di diverso colore per decidere quale premio spetti al torero: un orecchio, due orecchie, orecchie e coda. Allo stesso modo, un fazzoletto azzurro accorda al toro ormai morto la vuelta al ruedo, mentre un fazzoletto arancione, esposto ovviamente prima che il torero vibri il colpo con la spada, decreta che l'animale è meritevole dell'indulto. Quest'ultimo è spesso richiesto prima dal pubblico, che manifesta la sua volontà agitando fazzoletti bianchi.
ahh ... perdonami ... mai vista una corrida :P /emoticons/tongue@2x.png 2x" width="20" height="20" />
Concordo con te su tutto. Esseri del genere non meritano di vivere. Il lasciar vivere certa gente è un'altra limitazione del genere umano. Comprerei i biglietti per tutta l'arena se questo avvenisse. Poi alla fine vediamo chi esulta.:wink: Io di sicuro. /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20" /> Guarda che bestie. Con questa immagine rispondo alle persone con le quali mi sono ritrovato a discutere sulla civiltà spagnola qualche mese fa.:wink: La farei inno nazione, senz'altro ha più senso di quello attuale. A voi le conclusioni...
http://www.tio.ch/aa_pagine_comuni/articolo_interna.asp?idarticolo=564874&idsezione=9&idsito=1&idtipo=290 E poi volevano anche i minareti.
Genova: arrestati 7 dipendenti comunali depredavano corpi e tombe del cimitero Per anni avrebbero strappato ai cadaveri protesi dentali e ortopediche oltre ad anelli e monili http://www.corriere.it/cronache/10_giugno_19/genova-cadaveri-depredati_ad33004e-7b6a-11df-aa56-00144f02aabe.shtml