NAPOLI, 25 maggio - Nel giorno in cui Roberto Mancini ridimensiona notevolmente le accuse rivolte a Luciano Moggi nel lontano maggio 2006, lo stesso ex dg della Juve decide di rilasciare una dichiarazione spontanea alla fine dell'udienza del processo di Napoli per Calciopoli. L'ex dirigente bianconero non ha parlato della deposizione dell'ex allenatore dell'Inter, ma si è soffermato soprattutto sul Milan e sulla testimonianza resa due settimane fa da Carlo Ancelotti. A proposito delle parole del tecnico del Chelsea, che aveva detto di essersi sentito "defraudato" quando era alla guida del Milan, ecco il commento di Moggi in aula: «Ancelotti ha detto che Meani non era un dirigente del Milan. Io so che quando si porta una lista all'arbitro c'è scritto chi è l'addetto e c'è il nome di Meani. I dirigenti venno nello spogliatoio solo prima e dopo la gara e possono parlare con l'arbitro quanto vogliono. Ancelotti ha anche detto di essersi sentito defraudato e i giornali ci hanno fatto i titoli. Ma sentendo la testimonianza di Ancelotti, dico che probabilmente i defraudati siamo stati noi. Siccome in questo mondo si dicono solo le cose che interessano, citerò, in quel campionato, in cui il Milan è stato favorito: Parma-Milan, vince il Milan 2 a 1, arbitro Pieri. Per la moviola è dubbio un intervento di Cafù su Gilardino; se questo fosse un sodale dell'associazione, quale migliore occasione per far perdere il Milan? Reggina-Milan. arbitro Racalbuto, altro arbitro della cupola: commento dei giornali: "La Reggina ha un paio di cose da dire all'arbitro, fallo di Nesta su un giocatore della Reggina ma manca il rosso". Se Racalbuto era veramente uno che parteggiava per l'associazione poteva, applicando la regola, espellere Nesta. Atalanta-Milan, arbitro Bertini: per la moviola Bertini, altro arbitro dell'associazione, non concede la punizione per fallo di Nesta e non lo espelle». In riferimento alla partita Siena-Milan, citata da Ancelotti nella scorsa udienza e in cui fu annullato un gol al milanista Shevchenko, Moggi ha negato ogni collegamento con l'assistenza del guardalinee Baglioni: «Ma come faccio - ha osservato - se non ci sono tracce di telefonate tra me e Mazzei né tra me e gli assistenti. Erano Facchetti e Meani a chiamare per i guardalinee. Sono sconcertato». Infine Moggi ha parlato della sua presunta amicizia con l'arbitro De Santis: «Non si può dire che siamo amici perché mi dà del tu, perché De Santis se incontra il presidente della Repubblica dà del tu pure a lui, è così di carattere. E in ogni caso non l'ho mai chiamato e, per dirla tutta, non mi stava neanche tanto simpatico».
Due cose ha detto Moratti dell’addio di Mourinho: meno importante quella del «tempismo assai poco splendido», assai più amara la seconda: «Un dialogo diretto non c’è mai stato, nemmeno un tentativo di farmi capire direttamente». Ciò sta a significare che Moratti pensava seriamente che «il rischio non potesse capitare», conoscendo «la serietà dell’uomo», e ne ha ricavato invece una profonda delusione. Il mancato ritorno del tecnico a Milano è stato un altro aspetto di quel difetto di tempismo, e di sicuro ha colpito il presidente dell’Inter. Verrebbe da pensare che non si può avere tutto dalla vita, neanche con i soldi di Moratti che era già pronto a rimpinguare il già ricco contratto del tecnico. Se lo Special One è rimasto a Madrid è per incontrarsi con il Real. Premesso che le lacrime nel dopo Bayern mi sono sembrate sincere, dobbiamo comprendere le motivazioni di questa scelta. Il primo club al mondo per lignaggio e richiamo resta il Real, e tra le molte dichiarazioni di Mou che dovevano far capire a Moratti la piega che le cose stavano prendendo, c’era l’assicurazione a se stesso che prima o poi, al 100%, avrebbe allenato i blancos. Un’occasione più propizia di questa non c’era, il resto è venuto da sé. L’abbandono del tecnico crea grandi problemi. Mou è stato tutto, allenatore capace e anche psicologo, consapevole che i risultati non discendono solo dalla forza dell’organico (peraltro fondamentale), ma anche dal modo di governare lo spogliatoio. Ha attirato su di sé tutte le attenzioni, a volte provocandole, talora sbagliando, come nelle manette rivolte a Tagliavento, o nell’evocazione di complotti. Insomma un uomo dal multiforme ingegno, probabilmente impossibile da sostituire se si andasse in cerca di copia conforme. Che sarebbe sbagliato cercare, mentre appare ovvio optare per un allenatore che possa garantire, seppur in termini diversi, eguale spessore. E come ai tempi di Fausto Coppi, quando il cronista gridava «un uomo solo al comando», anche noi, per l’Inter scriviamo «un allenatore solo, Fabio Capello». Dubito però che Moratti possa fare questa scelta, per la questione dello scudetto 2006, che l’attuale ct inglese non ha esitato in ogni circostanza a condannare. Già quello scudetto. Ogni tanto siamo portati a credere che possa piovere sul bagnato e magari l’assassino debba tornare sul luogo del delitto. Eppure, che ci faceva Guido Rossi tra i vip portati da Moratti al Bernabeu? Non è l’ennesima dimostrazione di feeling con il famoso giurista, ex componente del Cda dell’Inter, nominato nel 2006 commissario Figc, che decise autonomamente quell’attribuzione? Riporto la staffilata di Beccantini che nel passaggio di Rossi da commissario a interista vip al Bernabeu, vede «incarnare la cronica ambiguità di un Paese sospeso tra l’etica e l’etichetta». Se fossi in Moratti farei l’impossibile per trattenere Mou: la sua partenza riporterebbe sicuramente l’Inter “sulla terra”, non più imbattibile. E ricomincerebbe la parabola noiosa di chi, non essendo più invincibile (Moratti), addosserebbe agli avversari la colpa delle mancate vittorie sempre con la solita scusante di trovarsi davanti ad “un muro”. Per citare Vincenzo Ricchiuti: «Il Muro del Pianto». Niente di più azzeccato. Credo che non ci sia sportivo alcuno che non abbia apprezzato la superiorità dell’Inter sul Bayern e la meritata conquista della Champions. Ma se è vero come è vero che bisogna saper perdere, è anche vero che bisogna saper vincere. Il club dovrebbe sentire il dovere di fare qualcosa sulla nuova “impresa” di Materazzi, già protagonista negativo della maschera di Berlusconi indossata per il derby e dello striscione volgare contro Ambrosini per lo scudetto 2009. Sono intanto e sempre in attesa che Palazzo di vetro, al secolo Ruggiero Palombo, mi dica qualcosa sulle frequentazioni anomale del redattore della Gazzetta Maurizio Galdi con l’indagine di Calciopoli. Come dice Ju29ro, la domanda è d’obbligo: «Si chiede se, per la Gazzetta, e per l’Ordine dei giornalisti sia stato normale il comportamento di Galdi, se sia altresì normale che a scrivere la cronaca delle udienze del processo Calciopoli, a Napoli, non sia un giornalista super partes, ma chi ha fatto una scelta di campo collaborando con una delle tre parti in causa, ovvero l’accusa». (Di Luciano Moggi per ‘Libero’)
L’Inter è nostra, perchè sono nostri i soldi con cui Moratti riesce ad essere il numero uno». Queste le eclatanti parole di Gavino Sale, presidente dell’Irs, contenute in una intervista rilasciata all’Espresso nella sezione multimedia. Quella che può sembrare una provocazione è invece secondo il leader indipendentista una fatto quantomai concreto. «C’è una marea di miliardi che va dalle imprese della Sardegna alle casse di Moratti e quello che ci rimbalza è un costo esorbitante dell’energia». Sale sottolinea che le imprese isolane pagano l’energia elettrica il triplo che nel resto d’Italia e che a noi cittadini il gas viene a costare il doppio. Una bombola ad uso domestico in Sardegna viene venduta a 38 euro mentre in altre regioni costa 14 euro. Come si spiega? Gavino Sale rincara la dose facendo riferimento al fatto che 65 mila aziende sono in crisi, che 400 mila sardi sono in scacco mentre Moratti «se ne esce» regalando 120 biglietti e il viaggio per la finale di Champions League ai propri dipendenti. «I politici dovrebbero fare mente locale e concentrarsi su questa grande tragedia del popolo sardo. Invece si parla sempre d’altro e i veri problemi non si affrontano mai concretamente». Nell’intervista a cura di spyfilm.it Sale parla di risorse naturali depredate e attacca Moratti concludendo: «Siamo noi a regalargli i milioni con cui vince gli scudetti e le coppe»
niente, ma in qualche modo il topic deve ravvivarlo, ormai è diventata una chat a due /emoticons/biggrin@2x.png 2x" width="20" height="20" />
Naaa...io sto solo affilando i coltelli.... Certo che qua vi han pettinato per benino eh ? :arrow: http://www.juvenews.net/r.php?id=12103 Toccò anche a noi all'indomani di Calciopoli, solo che all'estero adesso stan rivedendo quei giudizi...
De Santis scagionato dal collega Rosetti In una nuova intercettazione l’arbitro torinese si complimenta con il romano per l’arbitraggio di Lecce-Parma, partita “incriminata” nel processo di Calciopoli. UN ALTRO mattonicino del processo di calciopoli si sgretola di fronte a una nuova intercettazione scovata dalla difesa di Luciano Moggi. E’ una telefonata, una delle tante che delle oltre 170.000 registrate dagli inquirenti fra il 2004 e il 2005, ma non tenute in considerazone durante le indagini. E’ il 30 maggio 2005, il giorno dopo Lecce-Parma (ultima di campionato, finita 3-3, che obbliga allo spareggio il Parma col Bologna), l’arbitro Rosetti chiama il collega Massimo De Santis, che ha diretto il match, per complimentarsi. Un atteggiamento che va controcorrente alle ipotesi del complotto e dell’esistenza di una cupola che, secondo l’accusa, avrebbe avuto interesse a indirizzare il risultato di quella partita e a condizionare il successivo spareggio con ammonizioni mirate a decimare il Parma con numerose squalifiche. Rosetti: «Buongiorno. Come stai?». De Santis: «Bene, va, tutto a posto». R.: «Secondo me hai arbitrato molto bene, proprio bene». DS.: «So’ stato un po’ troppo duro, troppo severo». R:: «Secondo me ci stavano tutte (le ammonizioni, ndr)». DS: «E’ venuto Cinquini: “questo è un disegno...”». R: «Disegno, sì... disegno artistico!». DS: «Episodi non ce ne so’ stati». R: «Zero, zero... anzi... anzi, ti devo dir la verità, che la punizione quando fanno il primo gol, cioè poteva anche non starci, per dirti no?». DS: «Sì, perché gli pesta il piede...». R: «No guarda, hai arbitrato benissimo...». DS: «Alla fine ho detto “Com’è annata a finì...?”, dice “no, ce l’ho spareggio cor Bologna...”. Afine partita poi ho dovuto ammonì quer deficiente di (incomprensibile, ndr) che ha preso a palla, m’ha buttata davanti e me la butta ‘n tribuna, no?. Mentre andavo via, viene Vignaroli che mi fa: “bravo bravo, sei un fenomeno! Fenomeno!”, a me questo. C’era pure lì Minotti. Ho detto: “Minotti hai sentito?” e ho scritto 40 sul taccuino, il numero. Questo mi fa: “Te lo giuro su mia madre, ti vengo a prendere fino a casa...”. A me? A me, Vignaroli? Sono andato l’ufficio indagini, ho detto: “Sentito?” Me lo portano via. Scendo le scalette, lui l’avevano portato via... riscende le scalette, ‘n antra vorta viene incontro: “Se sei ‘n omo m’aspetti fuori...».
e anche la storiellina dei sorteggi truccati....è fuffa! NAPOLI, 1 giugno - Sta cominciando l'udienza odierna al tribunale di Napoli per Calciopoli. Oggi è previsto l'ascolto dei testimoni chiamati dalla difesa di Pairetto. Si assiterà ad una vera sfilata di arbitri. Testimone chiave sarà il notaio Iori di Roma, uno di quelli che presiedeva il sorteggio che l'accusa ritiene truccato. Il notaio non è mai stato interrogato dall'accusa nella fase preliminare. ASSENTI GIUSTIFICATI ROSETTI E CALCAGNO - Fra i testimoni chiamati anche l'ex arbitro Stefano Farina, attualmente commissario Can D, gli ex assistenti Ivaldi e Pisacreta, quest'ultimo attualmente vicepresidente dell'Aia. Assenti giustificati i due arbitri della terna italiana che in queste ore sta partendo per il Sudafrica, ovvero Rosetti e Calcagno e analogamente il designatore Collina, anche lui chiamato tra i testimoni da Pairetto. MOGGI, QUERELA A GAZZONI - Verrà sentito in mattinata anche uno dei giornalisti che presenziavano ai sorteggi estraendo le palline della discordia. Si ascolteranno anche le risposte del curatore fallimentare del Bologna il dottor Enea Cocchi. A proposito del Bologna, proprio stamattina Moggi ha presentato la querela per diffamazione contro l'ex presidente rossoblu Gazzoni per averlo diffamato nel corso di alcune interviste. ASCOLTATO PESCIAROLI - Ascoltato il giornalista Pesciaroli interrogato inizialmente dal legale di Pairetto sulle modalità del sorteggio alle quali Pesciaroli a Roma era «quasi sempre presente». «Ero uno statistico degli arbitri, ho partecipato a quasi tutti i sorteggi avvenuti a Roma e a qualcuno di quelli avvenuti a Firenze. La presenza del notaio mi tranquillizzava anche se speravo da giornalista di poter tornare al giornale una volta dicendo che il sorteggio era stato truccato ma non ce n'è stato mai motivo... Il notaio era al centro del tavolo nella sede Aia di via Tevere. La stanza era così piccola che chi estraeva era quasi a portata di mano. Non ho mai avuto impressione che ci fosse qualcosa di sospetto. Magari avessi fatto questo scoop almeno avrei avuto la possibilità di allungarmi la carriera. Se avessi visto qualcosa di irregolare certo non me ne sarei stato zitto». IORI: «ESTRAZIONI REGOLARE» - E' stato poi interrogato il notaio delle estrazioni Iori: «Tutto quello che concerneva questi sorteggi è comunque nei verbali che sono agli atti di questo processo. Le palline le aprivano e io facevo provvedere a richiuderle e a rimescolarle nelle urne che erano trasparenti. Non si potevano leggere i contenuti nelle palline perchè i fogli erano piegati. Non ho mai avuto sosperti di irregolarità». Alle domande del pm Capuano su quante volte si fossero aperte queste palloine Iori dice: «Potrà essere successo una decina di volte in tutti gli anni nei quali ho svolto questo servizio. Nei verbali non ritenevo di scrivere dell'apertura delle palline perchè avevo il controllo della situazione e potevo rendermi conto se queste erano chiuse o visibilmente diverse le une dalle altre e quindi riconoscibili. Comunque quando io verbalizzo un'estrazione, verbalizzo l'estrazione. Io non consideravo anomalo che una volta ogni tanto le palline potevano aprirsi al momento dell'inserimento nell'urna perchè poi facevo provvedere al rimescolamento. E poi comunque il foglietto all'interno era piegato. Non ho mai segnalato anomalie al riguardo». TRENTALANGE: «PAIRETTO? MAI CHIESTO DI AVERE OCCHI DI RIGUARDO» - Chiamato a testimoniare l'arbitro torinese Alfredo Trentalange, all'epoca dei fatti osservatore arbitrale, attualmente responsabile tecnico dell'Aia. Comincia l'audizione con le domande del legale di Pairetto: «Pairetto non m'ha mai chiesto di avere occhi di riguardo per squadre o tesserati - dice Trentalange - tra me e lui c'era molta confidenza: siamo entrambi di Torino e suo padre Antonio è stato il mio maestro, quello che mi ha fatto crescere come arbitro da quando ero un ragazzino appena emigrato a Torino che cominciava la carriera sui campetti di terra. Il padre di Gigi Pairetto aveva rapporti amicali con Moggi da decenni, visto che Moggi è stato dirigente del Torino. Mai mi hanno chiesto di modificare voti agli arbitri mentre facevo l'osservatore». Poi gli chiedono di Chievo-Lazio arbitrata da Rocchi e Juve-Lazio arbitrata da Dondarini: «Diedi un voto abbastanza alto a Rocchi, avevo pensato che solo l'espulsione di Couto fosse troppo severa. Quanto a Juve-Lazio per me Dondarini (condannato per quella gara, ndr) aveva arbitrato bene e gli diedi un voto alto. Ho la massima stima di Pairetto e non ho mai subito pressioni da Bergamo anche se lui non era mai stato tenero con me». Alla fine Pandolfi pone una domanda a Trentalange, citato da uno dei testi, l'ex dipendente della Juventus Maurizio Capobianco. Capobianco sostiene, dice la giudice Casoria, che lei, Trantalange, abbia avuto un'auto da Giraudo e Trentalange risponde: «Non ho avuto nessuna auto da Giraudo, ho comprato per me e mia moglie negli anni diverse auto con lo sconto fatto ai vip dalla Fiat». GUIDI: «IL CALCIO STRESSA» - Sul banco dei testimoni si avvicenda Alessandro Guidi, ex osservatore e poi dirigente del Bologna di *****la. anche lui conferma che il rapporto di amicizia tra Moggi e Pairetto deriva da una frequentazione del padre dell'ex designatore. Guidi racconta anche delle pressioni vissute anche da dirigente: «Il calcio stressa, non solo gli arbitri, anche i dirigenti». PISACRETA: «ROMA-JUVE 1-2, GARA DIFFICILE» - L'ultima deposizione prima della pausa è stata quella dell'assistente Pisacreta, attuale vice presidente dell'Aia e primo assitente di una delle partite chiave della vicenda Calciopoli, Roma-Juve 1-2 del febbraio 2005: «Pairetto e Bergamo non mi hanno mai chiesto di favorire o sfavorire giudizi in riferimento ad una squadra. Anche a Roma-Juve io ricordo di aver commesso l'errore di convalidare il primo gol di Cannavaro ma era un episodio difficile, una palla colpita dall'attacante della Juve (Ibrahimovic, ndr.) parata dal portiere e ribadita in rete da Cannavaro in posizione di fuorigioco di 10-20 centrimetri. Era difficile da percepire. Me ne sono accorto rivedendo i replay dopo la gara ma ricordo a tutti che le raccomandazioni della Fifa erano: in dubbio non alzare la bandierina perchè le statistiche dicono che fra quello che percepisce l'occhio e quello che si vede alla moviola la possibilità di errore in caso dubbio che fermi il gioco è del 90%. Così io non alzai la bandierina. Poi ci fu l'episodio del rigore fischiato a favore della Juve per un contatto ai limiti dell'aria su Zalayeta. Non potei essere d'aiuto a Racalbuto e gli dissi che non avevo certezze se il contatto fosse avvenuto fuori la riga o dentro l'area ma era comunque un episodio difficile da valutare in una partita difficilissima da un punto di vista ambientale: Capello era appena passato alla Juve, così come Emerson. In quella partita nel secondo tempo venne ingiustamente annullato un gol a Ibrahimovic e il mio collega Ivaldi segnalò un fuorigioco che non c'era, anche quello questione di centimetri». Alla domanda se poi, visto che aveva favorito la Juve, non fosse stato fermato dai designatori per motivi tecnici, a causa di quegli errori, Pisacreta è chiarissimo: «Fui fermato per circa un mese, riuscii a rientrare solo perchè sostituivo un collega infortunato. E comunque nelle mie ultime due stagioni in serie A arbitrai 11 volte la Juve: con me persero le uniche 6 partite in cui la squadra bianconera è uscita sconfitta dal campo». «NESSUNA PRESSIONE» - Le audizioni dell’ex arbitro Stefano Farina e degli ex assistenti Ivaldo e Mitro confermano quanto emerso nelle precedenti audizioni: «Nessuna pressione da Bergamo e Pairetto per arbitraggi o favoritismi e par condicio della evidenziazione nei raduni di Coverciano degli errori a favore o sfavore di Juve o altre squadre». In udienza a Napoli svelati altri presunti misteri: «Sorteggi taroccati? No. Visite vietate negli spogliatoi? No». A fine udienza si fissa il calendario delle audizioni: gli assenti di oggi dovranno presentarsi, a meno di motivi forti e ben spiegati. La cosa vale anche per il designatore Collina che ha opposto, secondo quanto emerso in aula, motivi personali alla convocazione. Dovrà essere in aula l’8 giugno o fornire un’adeguata motivazione all’eventuale assenza: a Cellino dopo due “buche” toccò l’accompagnamento coatto. Dopo i testi di Pairetto, toccherà, per chiudere la stagione di Calciopoli (udienze prima del break estivo fino ad ottobre l’8, il 15, il 18 e 22 giugno). Finale a sorpresa con Massimo De Santis che ha prodotto la circolare di Lega Calcio del 4 agosto 2004, alla vigilia della stagione di Calciopoli, in cui si dettavano le norme di comportamento per i dirigenti negli spogliatoi: visite consentite prima e dopo la gara, divieto di regali che non fossero di poca entità, obbligo di tesseramento del dirigente accompagnatore degli arbitri (il Meani di turno). «Se il colonnello Auricchio avesse chiesto copia di questo atto che voglio leggere (il pm Capuano ha provato ad opporsi, stoppato dal giudice Casoria, ndr) e letto le disposizioni certe cose che sembriamo scoprire ora si sarebbero sapute anche durante l’indagine. Si sente (Ancelotti, Mancini, ndr) parlare a sproposito delle visite di Moggi: ma tutti sapevano cosa si poteva e non poteva fare. Nessun mistero, nessuna congettura: ora questa carta è agli atti, poteva essere lì da quattro anni...»
no perche sta andando tutto a favore della difesa...se c'era qualcosa contro la juve eran gia partiti gli ergastoli!:wink: