Ferrari classiche: Mito e Leggenda

pensavo che il block shaft lo conoscessero solo i baresi :) /emoticons/smile@2x.png 2x" width="20" height="20" />

 

A me in nessun campo piace l'acquisto non consapevole.

 

a quanto pare ha attecchito un pó ovunque

 

Certo ma loro puntano al fatturato, mica gli interessa che il cliente sia un amatore.

 

Da quando il vecchio non c'è più, è così. Ennesima dimostrazione, davvero occorresse, che anche gli Agnelli illegittimi o presunti tali sono un cancro dell'industria automobilistica...

 

bisogna dire che il fatturato è indice di buona salute dell'azienda quindi è un bene

poi a differenza di altre case automobilistiche (forse tutte le altre) alla ferrari non interessa vendere piu auto possibili a tutte le persone che le richiedono.. tutt'altro!!

 

...sono riusciti a presidiare una nicchia facendo ottimi prodotti, non mi sembra ci sia niente di sbagliato... non fanno mica beneficenza /emoticons/biggrin@2x.png 2x" width="20" height="20" />

 

Mi sembrano i soliti discorsi fatti di luoghi comuni infondati.

Ovviamente negli anni '60 o '70 il benessere non era così diffuso, le tecnologie non così mature, il mito Ferrari non così immenso e l'acquisto di una Rossa non così alla portata di molti.

Ma non credo nè che le guidassero solo strenui adoratori appassionati di ogni pelo pubico di Ferrari, nè che il Drake fosse un benefattore.

L'obiettivo di qualsiasi azienda è la creazione di valore e l'ottenimento di un guadagno.

Posso capire che al tempo di Ferrari si potesse scremare maggiormente la clientela per via del rapporto più diretto e l'esiguità della produzione, ma non venitemi a dire che tutti i ricchi imprenditori, gli sportivi o gli attori dell'epoca erano conoscitori e cultori del Marchio, più di quanto lo siano oggi!

Sono cambiati i numeri, la capacità produttiva è limitata, ma anche in Ferrari si è attivati a fare sconti (roba che io pensavo ti sguinzagliassero i cani a cercare di limare il prezzo, invece!) ed è segno che comunque, che il cliente sia uno storico o la moglie di un calciatore, la missione di QUALSIASI azienda è vendere i suoi prodotti.

A quanti più possibile riesce.

 

Se per mito Ferrari intendi "è cara, è rossa, fa figo", allora hai ragione: oggi è molto, molto più diffuso che in passato.

Vice versa, se si considera il lato sportivo, è palese che Ferrari ha vinto molto più fino agli anni '80 che successivamente.

Quindi, imho, il mito Ferrari, quello vero, fatto di sudore, polvere ed olio bruciato, nasce moooooolto prima di oggi e, ahimé, in pochi sono in grado di apprezzarlo.

In relazione, invece, alle finalità del Commendatore, beh, che lui producesse le stradali per finanziare le corse non è una novità.

Sarò romantico, ma la nuova gestione è tremendamente asettica e votata al Dio Denaro.

 

Ferrari è ne' più ne' meno una ditta che deve presentare dei bilanci di un certo tipo, deve aumentare gli utili, deve pagare i fornitori e deve mostrare un trend di crescita.

Impensabile che nella produzione oggigiorno si possa parlare di "romanticismo".

I fornitori lavorano con macchine utensili che hanno un certo costo orario, i progettisti giustamente pretendono uno stipendio adeguato. Impossibile dire loro "è un onore per te lavorare per Ferrari", oltre che sciocco.

 

Punti di vista; tu vedi tutto in chiave meramente industriale, io no. E non credo che sia "sciocco".

 

Un'industria vive solo in chiave industriale. E può esistere solo in quel modo.

Per il romanticismo c'è posto fra gli appassionati, non per fornitori, clienti, investitori, bilanci d'esercizio.

I dividendi si pagano con gli utili, non col romanticismo.

Il punto di vista è uno e unico: l'attivo finanziario.

Ora, come nel 1970.

 

Hai proprio ragione tu... infatti la Ferrari degli anni '70, industrialmente parlando, era paragonabile a quella di oggi...

Il punto di vista, uno e unico, è il tuo. E non coincide con il mio.

 

Lo so che ho ragione io.

So anche che Ferrari non era - industrialmente parlando - quella di oggi. Col romanticismo non lo sarebbe mai stata, con gl'investimenti (e i miliardi) dei grandi finanziatori (Fiat in primis), si.

Il punto di vista non è mio, che come te (e come gli altri che partecipano al thread) considero solo quello della passione.

Il punto di vista, uno e unico, è di chi l'azienda la fa andare avanti.

E ci mette i soldi, oltre che magari la passione. Ma se ci mettesse solo i soldi andrebbe avanti lo stesso, solo con la passione non lo so.

I bilanci, ripeto, si chiudono quando si batte cassa, non quando batte il cuore.

 

E' vero. Infatti Porsche, da questo punto di vista, fa grandi -relativamente- numeri, chiude i bilanci e, tutto sommato, fa imho battere di più il cuore ai fedeli del marchio.

 

Sta di nuovo confondendo la passione profusa dagli addetti ai lavori e quella che anima l'azienda, con quella degli (appunto) appassionati e fedeli del marchio.

La nostra passione (comune per Ferrari, la mia anche per Porsche) mi fa battere il cuore all'annuncio di voler tornare a LeMans nella LMP1, coi risultati sempre al top nella 24h del Ring, quando guido/guardo/sogno le vetture di Zuffenhausen. Ma non fingiamo di non vedere le mamme che portano i bambini a scuola col Cayenne Diesel o i debosciati che guidano rigorosamente "IL quattroesse" senza sapere nemmeno se abbia 2, 3, 10, o 20 cilindri.

Peraltro, se la situazione economica di Porsche è lodevole, quella finanziaria è a dir poco disastrosa dopo la scellerata operazione di assalto al colosso VAG che, facendo debiti su debiti, l'ha portata ad assumere la maggioranza delle quote azionarie del Gruppo e alle soglie dell'OPA, per poi passare da padrone a garzone ed essere cannibalizzata da VAG (ci mancava che Davide mangiasse Golia! ) che l'ha assorbita come controllata al pari di Skoda.

 

A scanso di equivoci, non volevo assolutamente supporre che il tuo punto di vista fosse "sciocco".

Lo è forse (a volte anche per Ferrari!), usare la leva psicologica del grande marchio che può/deve ricevere favori e trattamenti speciali.

Il limite del mio punto di vista è una visione -come hai giustamente sottolineato- industriale, ma è quella che vedo ogni giorno in ufficio: faccio anche io parte di una piccola realtà industriale dove siamo sia clienti che fornitori: un anello intermedio di una complessa catena. E le problematiche viste dalla mia piccola realtà sono ne' più ne' meno quelle della Ferrari del caso: aumenti di materie prime, fornitori con prezzi tirati, pezzi sbagliati, terzisti da cacciare a pedate nel didietro etc...

Ma ti assicuro che sono il primo che si volta e sospira quando passa una Rossa di Maranello...

 

Io non la penso così.

Guru: un marchio per 3/4 anni ha fatto il fuoco vendendo roba orribile e di qualità orrenda a peso d'oro. Cosa è rimasto?

Poi c'è il sarto capace, onesto, che prosegue l'attività del padre: non ci farà dei grandissimi soldi ma può camminare a testa alta.

 

...guru è fallito perchè pippava! ahahahah