c'è bisogno dei dati? direi di no /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20" /> sono realtà paragonabili? direi di no /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20" /> stavo parlando di evasione contributiva? direi di no /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20" /> tornando serio, se leggo bene infinity, si cerca di far passare il referendum come un sì o un no a Roma ladrona. come se i ladroni fossero solo nella restante parte d'Italia. concetto vecchio, come quando ci si vuole convincere che la criminalità organizzata sia presente solo al sud. io (vi) dico, nel mio piccolo, soltanto una cosa: non fatevi fregare. quelli che dicevano che era colpa di Roma ladrona hanno i conti correnti sequestrati dalle Procure di mezza Italia.
parli con uno che, come sai, vive con soddisfazione al nord da anni, pur essendo nato e cresciuto in una delle zone più belle ed economicamente depresse d'Italia /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20" />
Beh, se sono autonome la sicilia e la sardegna, potremmo provarci anche noi, così come prevede la Costituzione. Se la spesa pubblica in Italia fosse come in Lombardia e Veneto , l'Italia risparmierebbe decine di miliardi ogni anno. Ma “altri” non vogliono, in quanto non potrebbero giustificare – ad esempio - perché un pasto in un ospedale del Veneto costa 10 euro ed in campania ne costa 60… Poi, è arcinoto al mondo intero che, dalla cassa del mezzogiorno ad oggi il resto d’Italia ha pagato triliardi di lire, convertite in euro, una debacle. Ecco perché il titolo di un famoso libro "le due italie" L’Italia doveva nascere federale, come è nata la Germania. I nostri mali endemici derivano dal modo forzato e scellerato con cui savoia e cavour hanno unificato il paese. Tuttavia, ora sarebbe velleitario modificare questa realtà. Non mi riferisco alla secessione – pericolosa e disfattista - ma poiché non esistono esempi di stati unitari che diventano federali, di converso esisitono stati che si frantumano, vedi la Jougoslavia... I leghisti duri e puri se ne facciano una ragione. In ultima, sappiamo bene quale sia la valenza dei referendum in Italia, eccetto singoli casi. Comunque io andrò a votare!
Parlavi di veneti ed evasione, elusione, eccetera. Tra evasione ed elusione, il lavoro nero (chè è indicatore di pura evasione lungo la filiera produttiva) ci sta a meraviglia. I dati a volte possono essere indicatori di sorprese. L'espressione di volontà indipendente riconduce più ad una politica di natura fiscale federale che non ad una dichiarazione "di guerra" tout court a Roma.
La verità è tragica ed incancrenita. La "questione meridionale" è una vecchissima realtà che non si riuscirà mai a debellare perché risiede proprio nel DNA del meridione. Buttare ancora miliardi nella voragine senza fondo, sempre per nutrire i noti interessi degli amici, è diabolico. E non mi pare che gli italiani abbiano ancora soldi da buttare!
ma se in Veneto hanno inventato la fattura falsa! dai che poi la gente ci crede /emoticons/biggrin@2x.png 2x" width="20" height="20" /> ma se neanche più gli Stati nazionali possono adottare politiche fiscali autonome, figuriamoci se riescono a trovare un modo per fare politiche fiscali locali. sono tutti aiuti di Stato e sono VIETATI! se ne sono fatti una ragione pure in Calabria, ormai. siete arrivati tardi /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20" /> p.s. se mi fanno pagare meno del mio attuale 38% di imposte sui redditi, giuro e sottoscrivo che mi trasferisco a Padova. la casa ce l'ho già.
Perdonami, ma è inesatto. Quante aziende del nord hanno, tra gli anni 70 ed 80 sfruttato quei finanziamenti per dare origine ad insediamenti produttivi nel sud Italia? Moltissime. Quante di loro sono rimaste? Quasi nessuna. Questo dimostra che l'assistenzialismo è stata una tentazione troppo forte, cui pochi hanno saputo rinunciare. Le tangenti, se partiamo dalla loro conclamata apparizione in Mani Pulite, hanno coinvolto principalmente aziende del nord Italia che si sono misurate col potere politico non soltanto centrale ma anche periferico. Chi ha alimentato la "bestia"? Ti cito un piccolo ma significativo episodio: nei primissimi anni novanta, in piena campagna elettorale delle Amministrative, alcuni politici - quasi tutti - facevanio visita alle aziende, considerate un potenziale bacino di voti. Ero molto giovane e idealista e quando uno di loro si presentò, mio padre ebbe la pessima idea di chiamarmi nel suo ufficio. Dopo svariati minuti di fuffa, chiesi al personaggio il motivo per il quale avrei dovuto votare lui e il suo partito. Sai cosa rispose? "Per tanti motivi, magari perche vi abbiamo lasciato lavorare". Gli dissi che poteva andarsene al diavolo (eufemismo) e lasciai la stanza.
Ne fai dunque una questione di opportunismo e non di idealismo /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20" />
Quindi abbiamo un'unica politica fiscale europea? Ti giuro che non me n'ero accorto /emoticons/biggrin@2x.png 2x" width="20" height="20" />
quella è la direzione. è l'unico modo per salvarsi. mi pare tu abbia operato nel settore energetico o ricordo male? guarda che differenza c'è nella tassazione alla fonte dei prodotti energetici tra Paese e Paese. secondo te quanto può durare? secondo me poco. e i casi "Apple e compari" lasciando intendere che l'UE ha necessità di fare fronte comune in materia di tassazione. purtroppo per tutti noi, sono estremamente efficienti quando c'è da far cassa.
Ti riferisci per caso all’alfa romeo, a prodi ed accoliti? Se è così ne prendo atto e te l’appoggio. Se invece vuoi iniziare a disquisire di mafie varie, sono qui. Se dovessi annoverare eventi accaduti nella mia azienda nel giro di trent’anni ti rovesceresti dalla sedia. Mi son capitati meridionali che si lamentavano di dover pagare il debito della Grecia (sic!), come mi son capitati veneti barbuti e trasandati in infradito a chiedere lavoro, non prima di aver chiesto quanto fosse il salario. Inutile che ti affanni con i giochi dei bussolotti sgranfius; la settentrionalizzazione dell'apparato industriale e la meridionalizzazione dell'apparato istituzionale è stata la fine dell'Italia del Risorgimento. Fattene una ragione anche tu…
L'esperienza personale non si discute: i numeri invece parlano chiaro di quanto il meridione tutto o quasi e una risicata parte del settentrione vivano (ingrassano) economicamente alle spalle del resto dell'Italia. /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20" />
No, non risiede nel DNA dei meridionali che non hanno colpe più di tanto. /emoticons/biggrin@2x.png 2x" width="20" height="20" /> E' semplicemente matematico. Dove c'è povertà, c'è ignoranza e non c'è progresso in un circolo vizioso senza fine. L'unità d'Italia l'hanno fatta passare per 150 anni per liberazione sui libri di storia (in realtà ancora si insegna così). In verità è stata aggressione di uno stato sovrano che al tempo era più ricco di tutti gli altri stati italici messi insieme ed aveva diversi primati in innovazione e nell'industria. Insomma il sud era il nord. Quando invadi uno stato non sai mai per quanto tempo lo riuscirai a tenere perchè pensi che prima o poi il popolo si rivolterà. E quindi non ci punti neanche più di tanto ad investire. E i conquistati sono sempre dei conquistati e li tratti da popolo inferiore, li bistratti e gli dai tante colpe. Non si è mai voluto che l'Italia crescesse economicamente in maniera omogenea e non è perchè i finanziamenti per il sud venivano sprecati. Si è voluto che si sprecassero e venissero mangiati dalla corruzione. In Germania non l'avrebbero mai fatta accadere una cosa del genere. Alla fine se fondi e finanziamenti venivano sprecati si sarebbero mobilitati per debellare subito il fenomeno. Ma volere è potere. Mussolini ci ha messo un attimo a debellare mafia e camorra. I francesi anche loro con i clan marsigliesi ad un certo punto hanno deciso di darci un taglio e questo "ridicolo" cancro andava debellato e cel'hanno fatta. Le più grandi organizzazioni ciminali non posso nulla contro la forza di un'intero stato (se c'è veramente un piano concreto e volontà di sconfiggerle). Io sono secessionista e per l'indipendenza del sud, ma non possiamo permetterci di fare il casino che hanno fatto i Catalani perchè loro non si sono fatti mai succhiare il sangue dai Castigliani (spagnoli). Noi ci siamo fatti prosciugare le casse dai "salvatori" sabaudopiemontesi. Colpa anche nostra che non siamo riusciti a rovesciare il neonato regno italiano, o meglio "i nostri" ci hanno provato, ma sono stati trucidati (i ribelli, la storia scritta dall'invasore sabaudo, ha deciso che si dovevano chiamare briganti fatti passare per esseri quasi cavernicoli). Comunque io la soluzione ce l'ho per separarci pacificamente. Accordiamo al nord la separazione con il sud, però in cambio ci devono pagare i debiti di guerra e danni della colonizzazione. Possiamo anche concedergli il pagamento in 1200 comode rate mensili (100 anni) che possono recuperarle applicando un'accisa sui carburanti (tanto con quelle ci si pagano un sacco di cose, come appunto le guerre). Cmq la verità è che è colpa delle politiche di tutto lo stato italiano se ci troviamo in questa situazione. Si è voluto che le cose andassero così. Si è voluto non controllare quando finanziamenti finivano nel magna magna. Ora sembra che anche noi siamo molto più rigidi nei controlli dei finanziamenti, tutto è più tracciato, è più difficile rubare, peccato solo che queste cose gli altri stati d'europa (soprattutto quelli nordici (c'è sempre un nord più a nord)) li hanno iniziati ad applicare già qualche decennio fa. Invece il nostro da nord a sud era uno stato da spolpare e ce ne siamo approfittati tutti.
Oddio, diciamo che il popolo s’è adagiato sugli allori con tanto di cuscino di bambagia. Adesso non fare l’agnellino salva tutti, poiché sai bene che non ti crederebbe nessuno… Comunque, converrai che con la creazione della Repubblica, lo stato si è “meridionalizzato”, nel senso peggiore del termine. Senza offesa, mi raccomando. Al nord si è cercato – e si è creato - lo sviluppo industriale , al sud il collocamento in tutti i ruoli pubblici, da quello di bidello a quello di presidente della repubblica. Di qui il complessivo decadimento del Paese,generato dall'imperversare di una P.A. del tutto priva di controlli ed occupata più a coltivare i propri interessi che quelli dello stato. E’ innegabile che oggi ci si trovi in questa ineluttabile condizione di disuguaglianze. Inoltre, dalla regione Veneto lo stato incamera ogni anno 30 miliardi di euro. Quanti ne incamera da Sicilia, Calabria, Sardegna, Puglia, Campania, Basilicata, Molise? Per poter rispondere bisognerebbe riformulare la domanda con: quanti ne spende per ripianare i bilanci in rosso di xyz? Fa piacere leggere che sei favorevole alla secessione del sud dal resto del paese. Fatti ambasciatore, troverai sicuramente qualche peones pronto a seguire i tuoi propositi. Stai pur sicuro che da qui nessuno tenterà di frenarti o quantomeno criticarti o definirti “razzista”. Stai sereno! /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20" /> Qui, tuttavia, si discettava di autonomia, che stride fortemente con la secessione da te proposta.
E certo che magnavano! Con tutte le nostre prelibatezze! Pizza di scarole: questa pizza è tipica del periodo natalizio e si prepara anche a Capodanno. Si consuma sostanzialmente durante il pranzo delle due vigilie, come preparazione all’attesa dei grandi cenoni. Si tratta di pasta di pane o pasta per la pizza farcita con scarole: per chi non le conoscesse trattasi di indivia, unite a olive di Gaeta, capperi, pinoli, uvetta e, per chi le preferisce, qualche filetto di acciuga. 2 Spaghetti al pomodoro: lo chef Alfonso Iaccarino è un cultore di questo piatto, sa riconoscere un bravo cuoco dalla sua capacità di riuscire a prepararlo. Sembra semplice da realizzare (gli ingredienti sono pochi ed essenziali), ma, ahinoi, non tutti ne sono capaci. 3 gli elementi fondamentali: la pasta, il pomodoro, meglio ancora se si tratta di pomodorini del piennolo, e l’olio. Pizza, spaghetti e mandolino: così Napoli e tutta la Campania sono rappresentate all’estero e non c’è turista che una volta qui non sia curioso di provarli. 3 FacebookTwitterGooglePinterest Frittura di alici: il Mar Mediterraneo ne è ricco e il popolo campano ha ben saputo sfruttare questa ricchezza naturale. 2 sono le tipologie note nella regione: le alici di Cetara e le alici di Menaica. Le prime prendono il nome dal borgo marinaro da cui partono le barche che si dedicano da generazioni alla pesca di alici. Menaica, invece, è un’antica tecnica di pesca che viene ancora utilizzata nel Cilento, nella zona tra Palinuro e Pisciotta. La frittura di alici, inserita poi nel classico cuoppo, è considerato un piatto classico della tradizione. 4 Parmigiana di melanzane: l’origine di questo piatto è da condividere inevitabilmente con i cugini siciliani, essendo la melanzana un ortaggio coltivato soprattutto nell’antica Trinacria. Diciamo che i campani lo hanno adottato come piatto tipico, in memoria della convivenza durante il Regno delle Due Sicilie. Fatto sta che, in particolar modo nel periodo stagionale, sulle tavole domenicali non può mancare la parmigiana. Anche in questo caso esistono diverse scuole di pensiero sulla realizzazione: c’è chi frigge le melanzane direttamente nella padella con l’olio, c’è chi invece, prima di friggerle, le passa prima nella farina e poi nell’uovo, ossia le indora, per una versione più sostanziosa ma decisamente più saporita. 5 FacebookTwitterGooglePinterest Frittata di maccheroni. Bisogna fare subito una precisazione: c’è differenza tra la frittata di maccheroni casalinga e quella che invece è proposta nelle friggitorie. La prima versione è realizzata con la pasta che avanza in casa, soprattutto la domenica quando le dosi dei pranzi abbondano. Per non cestinare il tutto, basta sbattere le uova, aggiungere un po’ di parmigiano e il gioco è fatto. Diversa è la frittatina di maccheroni, diventata un vero e proprio must dello street food soprattutto partenopeo, costituita da bucatini, besciamella e passata in una pastella prima di friggerla. Il ripieno varia dalla carne macinata, con piselli e provolo, a quello con prosciutto e fiordilatte. 6 FacebookTwitterGooglePinterest Impepata di cozze: è un piatto molto semplice da realizzare, ma dalla forte connotazione tradizionale. Il giovedì santo, a cena, è d’obbligo su tutte le tavole campane, ma anche in estate si consuma con piacere. Le cozze, una volta pulite, sono chiuse in una casseruola e lasciate cuocere. Una volta schiuse, a fuoco spento, vengono profumate con prezzemolo, pepe e olio. Si gustano meglio se accompagnate dalle classiche freselle o da pane abbrustolito. 7 La genovese: anche se il nome non è propriamente meridionale, il sugo alla genovese nasce in Campania. Sulle origini del termine e della ricetta in sé se ne discute tutt’oggi. Il sugo viene realizzato con cipolle, carne di manzo, sedano, carote, gambetto di prosciutto e lasciato cuocere a lungo, finché le cipolle non diventino una crema. Di solito questo sugo accompagna alcuni formati di pasta particolari, come le candele spezzate o i paccheri. 8 FacebookTwitterGooglePinterest Migliaccio: in Campania si intende un dolce a base di semolino e ricotta tipico del periodo di Carnevale. Non si riuscirà mai a stilare una ricetta definitiva, così come per altre pietanze tipiche, perché ogni famiglia ha la sua versione. Le preparazioni si differenziano per piccoli particolari: c’è chi aggiunge canditi, chi non lo fa, e le quantità variano a seconda del proprio gusto personale, ma il martedì grasso è una tradizione rigorosa da rispettare. Tra le province di Avellino e Benevento esiste anche una versione salata a base di farina di mais. 9 FacebookTwitterGooglePinterest Pastiera: un altro dolce tipico campano. Viene realizzato per la Pasqua, ma c’è chi la prepara anche a Natale. Gli ingredienti principali sono grano, ricotta, uova, sugna, zucchero e canditi, su una base di pasta frolla. Anche in questo caso una ricetta sola non esiste, ogni famiglia ha il suo ingrediente segreto che rende questo dolce unico. Anche le tecniche di realizzazione possono variare a seconda dei gusti: che chi passa il grano al setaccio, perché preferisce un ripieno più morbido, e chi addirittura aggiunge crema pasticcera alla farcitura. Essendo una fondamentalista in fatto di tradizione, personalmente la considero un’eresia. 10 Casatiello: se parli di Pasqua, non puoi non nominare anche il casatiello. Un piatto rustico, ottenuto con un impasto a base di farina, sale, sugna e pepe, farcito con un misto di cigoli, formaggi e uova sode. Durante il periodo pasquale (e non solo) fa da antipasto, se riesce ad arrivare integro a tavola, accompagnando salumi e ricotta salata. Nelle province campane si realizza anche il casatiello dolce, ricoperto da glassa e confettini di zucchero. 11 FacebookTwitterGooglePinterest Minestra maritata: durante i periodi festivi questo è un altro piatto della tradizione. La ricetta è a base di verdure miste, come le scarole, i broccoli, cavolo cappuccio, torzelle, cicoria e altre erbe aromatiche, accompagnate da un brodo di carne di maiale o di pollo, con l’aggiunta di lardo, caciocavallo e osso di prosciutto. Il termine maritata deriva proprio dall’unione di ingredienti diversi. 12 Pasta e fagioli con le cozze: è una ricetta dalle varie interpretazioni, realizzata soprattutto nelle zone di costiera, dai Campi Flegrei passando per Castellammare di Stabia fino ad arrivare ad Amalfi. Una pietanza semplice, che vede uniti ingredienti diversi ma che ben si sposano per i loro sapori. Per realizzarla occorrono fagioli cannellini, cozze, olio, qualche pomodorino, un pizzico di peperoncino. Come formato di pasta c’è chi preferisce quella mista, chi i tubetti: ognuno ha la propria scuola di pensiero in merito. 13 FacebookTwitterGooglePinterest Mozzarella in carrozza: se vi avanza della mozzarella, cosa difficile a credersi, un buon utilizzo può essere questa ricetta. Vi occorrono ingredienti semplici: pane raffermo, uova, un goccio di latte e ovviamente la mozzarella. Questa è inserita tra due fette di pane, passata nell’uovo battuto con un po’ di latte e fritta nell’olio. 14 FacebookTwitterGooglePinterest Insalata di rinforzo: altra ricetta tipica natalizia. Anche in questo caso sull’origine del nome ci sono varie interpretazioni: il rinforzo comunque sta a significare la presenza di ingredienti abbastanza sostanziosi che accompagnano il cenone a base di pietanze marinare. L’insalata è costituita da cavolo lessato, olive nere e bianche, acciughe, papaccelle (peperoni piccoli e rotondi, ricchi di sapore), olio e aceto. Visto che quasi sempre avanza, nei giorni successivi l’insalata è ricostituita con gli stessi ingredienti, che si conservano a lungo per la presenza dell’aceto. 15 Friarielli in padella: i friarielli sono una verdura tipica invernale, anche se ormai li si può trovare tutto l’anno sui banchi dei mercati. Fanno parte della famiglia dei broccoli: sono i fiori e le foglie delle cime di rapa. Prodotto coltivato soprattutto in Campania, raramente si trova in vendita nel resto d’Italia. I friariello sono preparati spesso in padella, appassiti dal vapore della loro stessa acqua, e accompagnano le salsicce, un ottimo connubio che troviamo anche sulla pizza napoletana. 16 FacebookTwitterGooglePinterest Babà: pur essendo nato in terra straniera, è in Campania che ha trovato la sua notorietà. Si tratta di un dolce che caratterizza soprattutto Napoli e si trova praticamente in quasi tutti i menu del capoluogo. Ha una lunga lavorazione, soprattutto per i tempi di lievitazione lunghi, ma una volta assaggiato crea assoluta dipendenza. 17 Sfogliatella: riccia o frolla? Questo è il dubbio che attanaglia quando si entra in una pasticceria napoletana. Insieme ai babà, le sfogliatelle rappresentano i dolci tipici delle tradizione. Gli emigranti, salutando Napoli, lasciano spesso la città con un vassoio di quello che per loro non è soltanto un dolce, ma una ragione di vita. La differenza tra le due interpretazioni è l’involucro che avvolge il ripieno di semolino, ricotta e canditi: pasta frolla o pasta sfoglia, a voi la scelta. 18 FacebookTwitterGooglePinterest Pizza napoletana: come non inserirla in questo lungo elenco. La pizza rappresenta non solo Napoli, ma tutta la regione. Ultimamente tra eventi, pizzaioli divi di show televisivi, campionati vari, la pizza è sotto l’occhio del ciclone, ed a ragione. Finalmente, dopo un lungo lavoro di comunicazione, la pizza napoletana è riuscita a tracciare una propria identità, grazie a maestri pizzaioli di valore presenti in tutta la regione. 19 FacebookTwitterGooglePinterest Zeppole e panzarotti: le friggitorie sono parte della storia di Napoli ed è qui che zeppole e panzarotti la fanno da padrone nel concetto di cibo da strada partenopeo. Le zeppole, da non confondere con quelle dolci di San Giuseppe, sono ottenute da un impasto costituito da farina, acqua e lievito. I panzarotti, anche questi da non confondere con i panzerotti pugliesi, non sono altro che crocchè di patate di piccola taglia. Il tutto è presentato in fogli di carta gialla che assorbe l’olio in eccesso, a forma di cono: il cosiddetto cuoppo. 20 FacebookTwitterGooglePinterest Ragù: il re della domenica campana è il ragù, non si transige. Un sugo che ti fa conciliare con il mondo; anche in questo caso non c’è una ricetta unica da seguire. Il primo motivo di discussione nasce sulla scelta dei pezzi di carne da utilizzare: ne è ben degna rappresentazione la scena del film di Lina Wertmuller Sabato, domenica e lunedì, dove Sophia Loren intavola in macelleria una discussione proprio su questo argomento. Anche sul pomodoro sono diversi i pareri: chi utilizza la passata, chi compra i pomodori pelati e li passa al setaccio al momento, chi invece, come avviene nella provincia di Napoli, preferisce il pomodorino del piennolo a tutto il resto. Che sia in un modo o nell’altro, un bel piatto di ziti al ragù non si nega a nessuno.