Estradizione Battisti....vogliamo parlarne ? | Pagina 7 | BMWpassion forum e blog

Estradizione Battisti....vogliamo parlarne ?

Discussione in 'Politica' iniziata da bluemarine, 2 Gennaio 2011.

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  1. Sgranfius

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    Reputazione:
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    Batmo8ile
    ...continua...

    Vediamo di capire che cos’è un “pentito”.

    Se ci riferiamo ai gruppi di estrema sinistra, vengono così chiamati quei detenuti per reati connessi ad associazioni armate che, in cambio di consistenti sconti di pena, rinnegano la loro esperienza e accettano di denunciare i compagni, contribuendo al loro arresto e allo smantellamento dell’organizzazione. Di fatto una figura del genere esisteva già alla fine degli anni ’70, ma entra stabilmente nell’ordinamento giuridico prima con la “legge Cossiga” 6.2.1980 n. 15, poi con la “legge sui pentiti” 29.5.1982 n. 304. Manifesta i pericoli insiti nel suo meccanismo sia prima che dopo questa data.

    Quali sarebbero i “pericoli”?

    La logica della norma faceva sì che il “pentito” potesse contare su riduzioni di pena tanto più elevate quante più persone denunciava; per cui, esaurita la riserva delle informazioni in suo possesso, era spinto ad attingere alle presunzioni e alle voci raccolte qui e là. Per di più, la retroattività della legge incitava a delazioni indiscriminate anche a distanza di molti anni dai fatti, quando ormai erano impossibili riscontri materiali.

    Esistono esempi di questi effetti perversi?

    Il caso più clamoroso fu quello di Carlo Fioroni, che, minacciato di ergastolo per il sequestro a fini di riscatto di un amico, deceduto nel corso del rapimento, accusò di complicità Toni Negri, Oreste Scalzone e altre personalità dell’organizzazione Potere Operaio, sgravandosi della condanna. Ma anche altri pentiti, quali Marco Barbone (oggi collaboratore di quotidiani di destra), Antonio Savasta, Pietro Mutti, Michele Viscardi ecc. seguitarono per anni a spremere la memoria e a distillare nomi. Ogni denuncia era seguita da arresti, tanto che la detenzione diventò arma di pressione per ottenere ulteriori pentimenti. Purtroppo ciò destò scandalo solo in un secondo tempo, quando la logica del pentitismo, applicata al campo della criminalità comune, provocò il caso Tortora e altri meno noti.

    Pietro Mutti fu l’accusatore principale di Cesare Battisti. Chi era?

    Fu, per sua stessa confessione, il fondatore dei PAC. Figurò tra gli imputati del processo Torregiani, sebbene latitante, e l’accusa chiese per lui otto anni di prigione. Fu catturato nel 1982 (dopo che Battisti era già evaso), a seguito della fuga dal carcere di Rovigo, il 4 gennaio di quell’anno, di alcuni militanti di Prima Linea. Mutti fu tra gli organizzatori dell’evasione. Era stato compagno di cella di Battisti, quando questi era in carcere per reati comuni, e autore della sua politicizzazione (un ruolo curiosamente poi rivendicato dal dissociato Arrigo Cavallina).

    Di quali delitti Mutti, una volta pentito, accusò Battisti?

    Tralasciando reati minori, per tre omicidi. Battisti (con una complice e con lo stesso Mutti, che sulle prime cercò di negare la sua presenza) avrebbe direttamente assassinato, il 6 giugno 1978, il maresciallo degli agenti di custodia del carcere di Udine Antonio Santoro, che i PAC accusavano di maltrattamenti ai detenuti. Avrebbe direttamente assassinato a Milano, il 19 aprile 1979, l’agente della Digos Andrea Campagna, che aveva partecipato ai primi arresti legati al caso Torregiani. Tra i due delitti avrebbe preso parte, senza sparare direttamente ma comunque con ruoli di copertura, al già citato omicidio del macellaio Lino Sabbadin di Santa Maria di Sala. Di tutto ciò si è già discusso.

    L’omicidio Sabbadin è tra quelli di cui più si è parlato. In un’intervista al gruppo di estrema destra francese Bloc Identitaire, il figlio di Lino Sabbadin, Adriano, ha dichiarato che gli assassini del padre sarebbero stati i complici del rapinatore da questi ucciso.

    O la sua risposta è stata male interpretata, o ha dichiarato cosa che non risulta da alcun atto. Meglio tralasciare le dichiarazioni dei congiunti delle vittime, la cui funzione, nel corso degli ultimi quattro anni, è stata essenzialmente spettacolare.

    Cesare Battisti è colpevole o innocente dei tre omicidi di cui lo accusò Mutti?

    Lui si dice innocente, anche se si fa carico della scelta sbagliata in direzione della violenza che, in quegli anni, coinvolse lui e tanti altri giovani. Qui però non è questione di stabilire l’innocenza o meno di Battisti. E’ invece questione di vedere se la sua colpevolezza fu mai veramente provata, nonché di verificare, a tal fine, se l’iter processuale che condusse alla sua condanna possa essere giudicato corretto. In caso contrario, non si spiegherebbe l’accanimento con cui il governo italiano, con il sostegno anche di nomi illustri dell’opposizione, ha cercato di farsi riconsegnare Battisti prima dalla Francia e oggi dal Brasile.

    A parte le denunce di Mutti, emersero altre prove a carico di Battisti, per i delitti Santoro, Sabbadin (sia pure in ruolo di copertura) e Campagna?




    No. Quando oggi i magistrati parlano di “prove”, si riferiscono all’incrocio da loro effettuato tra le dichiarazioni di vari pentiti (Mutti e altri minori) e gli indizi indirettamente forniti dai “dissociati”, tipo Cavallina.

    Armando Spataro continua ad asserire che prove e riscontri vi sarebbero.

    Continua a dirlo, ma non specifica mai quali.

    Cosa si intende per “dissociato”?

    Chi prenda le distanze dall’organizzazione armata cui apparteneva e confessi reati e circostanze che lo riguardino, senza però accusare altri. Ciò comporta uno sconto di pena, anche se ovviamente inferiore a quello di un pentito.

    In che senso un dissociato può fornire indirettamente indizi?

    Per esempio se afferma di non avere partecipato a una riunione perché contrario a una certa azione che lì veniva progettata, pur senza dire chi c’era. Se nel frattempo un pentito ha detto che X partecipò a quella riunione, ecco che X figura automaticamente tra gli organizzatori.

    Cosa c’è che non va, in questa logica?

    C’è che sia la denuncia diretta del pentito, che l’indizio fornito dal dissociato, provengono da soggetti allettati dalla promessa di un alleggerimento della propria detenzione. La loro lettura congiunta, se mancano i riscontri, è effettuata dal magistrato che la sceglie tra varie possibili. Inoltre è comunque il pentito, cioè colui che ha incentivi maggiori, a essere determinante. Tutto ciò in altri paesi (non totalitari) sarebbe ammesso in fase istruttoria, e in fase dibattimentale per il confronto con l’accusato. Non sarebbe mai accettato con valore probatorio in fase di giudizio. In Italia sì.

    Nel caso di Battisti mancano altri riscontri?

    Vi sono solo dei riconoscimenti di testi che lo stesso magistrato Armando Spataro ha definito poco significativi.

    Eppure dice che “le confessioni di Mutti (…) sono state convalidate da molte testimonianze e dalle successive dichiarazioni di altri ex terroristi” (Il Corriere della Sera, 23 gennaio 2009).

    Si tratta sempre di Mutti e di Cavallina. Quanto ai testi, basti dire che l’autore del delitto Santoro aveva la barba (e qui ci siamo, Mutti parla di una barba finta), era biondo (Battisti avrebbe potuto tingersi i capelli) ed era alto 1,90 (qui non ci siamo più: Battisti supera di poco l’1,60).

    Ma il pentito Pietro Mutti non può essere ritenuto credibile? Vi sono motivi per asserire che sia mai caduto nel meccanismo “Quanto più confesso, tanto meno resto in prigione”?

    Emerge dal dibattimento che condusse a una sentenza di Cassazione del 1993. Citiamo testualmente:

    “Questo pentito è uno specialista nei giochi di prestigio tra i suoi diversi complici, come quando introduce Battisti nella rapina di viale Fulvio Testi per salvare Falcone (…) o ancora Lavazza o Bergamin in luogo di Marco Masala in due rapine veronesi”.

    Più sotto:

    “Del resto, Pietro Mutti utilizza l’arma della menzogna anche a proprio favore, come quando nega di avere partecipato, con l’impiego di armi da fuoco, al ferimento di Rossanigo o all’omicidio Santoro; per il quale era d’altra parte stato denunciato dalla DIGOS di Milano e dai CC di Udine. Ecco perché le sue confessioni non possono essere considerate spontanee”.

    Teniamo inoltre conto che Mutti, colpevole di omicidi e rapine, ha scontato solo otto anni di prigione. Un privilegio condiviso con l'uccisore di Walter Tobagi (anche quel caso, su cui permangono molti dubbi, fu istruito da Armando Spataro), con il pluri-omicida Michele Viscardi e con molti altri pentiti.

    Ci sono altri motivi per dubitare della sincerità di Mutti?

    Sì. Le denunce di Pietro Mutti non riguardarono solo Battisti e i PAC, ma furono a 360 gradi, e si indirizzarono nelle direzioni più svariate. La più clamorosa riguardò l’OLP di Yasser Arafat, che avrebbe rifornito di armi le Brigate Rosse. In particolare, elencò Mutti, “tre fucili AK47, 20 granate a mano, due mitragliatrici FAL, tre revolver, una carabina per cecchini, 30 chilogrammi di esplosivo e 10.000 detonatori” (mica tanto, a ben vedere, a parte il numero incongruo dei detonatori; mancava solo che Arafat consegnasse una pistola ad aria compressa). Il procuratore Carlo Mastelloni poté, sulla base di questa preziosa rivelazione, aggiungere un fascicolo alla sua “inchiesta veneta” sui rapporti tra terroristi italiani e palestinesi, e chiamò persino in giudizio Yasser Arafat. Poi dovette archiviare il tutto, perché Arafat non venne e il resto si sgonfiò.

    Ciò ha a che vedere con le armi, provenienti dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, mercanteggiate nel 1979 da tale Maurizio Follini, che Armando Spataro dice essere stato militante dei PAC?

    Questo Follini era mercante d’armi e, secondo alcuni, spia sovietica. Fu tirato in ballo da Mutti, ma in relazione ad altri gruppi. Meglio stendere un velo pietoso. Dopo avere notato, però, quanto le rivelazioni di Mutti tendessero al delirio.

    Mutti non sarà attendibile per altre inchieste, ma nulla ci garantisce che, almeno sui PAC, non dicesse la verità.

    Nulla ce lo dice, infatti, se non un dettaglio. Nel 1993, la Cassazione ha mandato assolta una coimputata di Battisti (nel delitto Santoro), anche lei denunciata da Mutti. Parlo del 1993. Per dieci anni la magistratura aveva creduto, a suo riguardo, alle accuse del pentito. Ciò dovrebbe commentarsi da solo.

    Anche ammesso che il processo che ha portato alla condanna di Cesare Battisti sia stato viziato da irregolarità e imperniato sulle deposizioni di pentiti poco credibile, è certo che Battisti ha potuto difendersi nei successivi gradi di giudizio.

    Non è così, almeno per quanto riguarda il processo d’appello del 1986, che modificò la sentenza di primo grado e lo condannò all’ergastolo. Battisti era allora in Messico e ignaro di ciò che avveniva a suo danno in Italia.

    ...segue...
     
  2. Sgranfius

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    Il magistrato Armando Spataro ha detto che, per quanto sfuggito di sua iniziativa alla giustizia italiana, Battisti poté difendersi in tutti i gradi di processo attraverso il legale da lui nominato.

    Ciò è vero solo per il periodo in cui Battisti si trovava ormai in Francia, e dunque vale essenzialmente per il processo di Cassazione che ebbe luogo nel 1991. Non vale per il processo del 1986, che sfociò nella sentenza della Corte d’Appello di Milano del 24 giugno di quell’anno. A quel tempo Battisti non aveva contatti né col legale, pagato dai familiari, né con i familiari stessi.

    Questo lo dice lui.

    Be’, lo dice anche l’avvocato Giuseppe Pelazza di Milano, che si assunse la difesa, e lo dicono i familiari. Ma certamente si tratta di testimonianze di parte. Resta il fatto che Battisti non ebbe alcun confronto con il pentito Mutti che lo accusava. Si era sottratto al carcere, d’accordo; però il dato oggettivo è che non poté intervenire in un procedimento che commutava la sua condanna da dodici anni di prigione in due ergastoli (nessun altro imputato nel processo ebbe una condanna simile, inclusi gli assassini di Torregiani!), e gli attribuiva l’esecuzione di due omicidi, la partecipazione a svariato titolo ad altri due, alcuni ferimenti e una sessantina di rapine (cioè l’intera attività dei PAC). Questo era ed è ammissibile per la legge italiana, ma non per la legislazione di altri paesi che, pur prevedendo la condanna in contumacia, impone la ripetizione del processo qualora il contumace sia catturato.

    Ma Battisti sottoscrisse delle deleghe ai suoi legali, perché lo rappresentassero, lui contumace.

    E’ stato ampiamente dimostrato, dai periti di parte, però scelti tra quelli della Corte di Parigi, che le firme furono falsificate (forse a fin di bene). Le deleghe erano in bianco, e furono redatte nel 1981.

    Battisti asserisce la propria innocenza, salvo fatti minori attribuibili ai PAC, senza fornire prove concrete.

    Ma Battisti non è tenuto a provare nulla! L’onere della prova spetta a chi lo accusa. Quanto alla sostanza della questione, vediamo di ricapitolarla: 1) un’istruttoria che nasce da confessioni estorte con metodi violenti; 2) una serie di testimonianze di elementi incapaci per età o facoltà mentali; 3) una sentenza esageratamente severa; 4) un aggravio della stessa sentenza dovuta all’apparizione tardiva di un “pentito” che snocciola accuse via via più gravi e generalizzate. Il tutto nel quadro di una normativa inasprita e finalizzata al rapido soffocamento di un sommovimento sociale di largo respiro, più ampio delle singole posizioni.

    Ciò non toglie che gran parte della sinistra sia compatta nel sostegno a un magistrato come Armando Spataro, e sia unanime nel richiedere al Brasile l’estradizione.

    Questo è un problema della sinistra, appunto. C’è da chiedersi se sia a conoscenza di ciò che non il solo Spataro, ma altri magistrati che come lui furono tra i protagonisti della repressione dei movimenti degli anni ’70 e dei primi anni ’80, pensano dei casi di Adriano Sofri o di Silvia Baraldini. Immagino – o forse spero – che non pochi esponenti della “sinistra” (chiamiamola così) ne resterebbero un po’ scossi. Per non parlare del “malore attivo” (?) a cui Gerardo D’Ambrosio ha attribuito la morte di Giuseppe Pinelli. O del rimbalzo di un proiettile contro un sasso volante che ha ucciso Carlo Giuliani. La denigrazione dei magistrati ha il suo contraltare nella santificazione dei magistrati.

    Inutile menare il can per l’aia. Cesare Battisti non ha mai manifestato pentimento.

    Il diritto moderno – l’ho già detto - reprime i comportamenti illeciti e ignora le coscienze individuali. Reclamare un pentimento qualsiasi era tipico di Torquemada o di Vishinskij. Il rigetto da parte di Battisti dell’ipotesi di lotta armata è esplicito nei suoi romanzi Le cargo sentimental e Ma cavale, non tradotti in Italia. Essendo uno scrittore, si esprime tramite la scrittura.

    Ha persino esultato quando, in Francia, è stato momentaneamente liberato.

    Lo farebbe chiunque.

    Da perfetto vigliacco, si è sottratto all’estradizione ed è riparato in Brasile, dove è andato a vivere nientemeno che a Copacabana.

    Chi conosca Copacabana, sa che oltre la spiaggia e gli alberghi si estendono caseggiati popolari. Lì viveva Battisti. Ma adesso basta con queste stronzate. Battisti è stato tutto ciò che volete, salvo una cosa: non è mai stato ricco. Non è mai stato il prediletto dei salotti di cui favoleggia Panorama. Era il portinaio dello stabile in cui abitava. Si permetteva ogni tanto un caffè al bar di immigrati sotto casa.

    Armando Spataro dice, sul numero citato del Corriere della Sera, che Battisti non è mai stato un criminale politico, bensì un delinquente comune, assetato di denaro.

    Spataro sovrappone il percorso di Battisti prima della politicizzazione, quando era un semplice delinquente di periferia, a quello successivo. Nessuna delle azioni che gli sono attribuite quale “terrorista”, vere o fasulle, obbediva a fini di lucro personale. Battisti fu un militante dei settori armati di quella che era chiamata “autonomia operaia”. Lo sanno tutti, Spataro incluso. Negare la natura politica dei suoi atti, per indurre il governo brasiliano a concedere l’estradizione, è la menzogna più colossale che circondi la vicenda Battisti. Un delinquente comune non rivendica la sua affiliazione ai “Proletari Armati per il Comunismo”. Del resto, i fascisti, i parafascisti, i post-fascisti dell’Italia odierna citano di continuo la sua posizione di “comunista” quale aggravante. Mentre gli ex-comunisti manifestano nei confronti di Battisti identico orrore, visto che incarna le idee che hanno rinnegato. Non c’è mai stato caso più “politico”, da Valpreda a oggi.

    Non si può liquidare così, in una battuta, un problema più complesso.

    Esatto. Non si può liquidare così il problema più generale dell’uscita, una buona volta, dal regime dell’emergenza, con le aberrazioni giuridiche che ha introdotto nell’ordinamento italiano. Ma ciò può essere oggetto di altre FAQ, che prescindano dal caso specifico fin qui trattato. Quanto agli accusatori, che gridano a squarciagola “dagli all’assassino!”, osservino le proprie mani. Sono abbondantemente macchiate di sangue. Hanno applaudito un poco tutto, a cominciare dai bombardamenti su Belgrado, fino ad arrivare alle stragi in Libano e a Gaza. Si sono arrossate negli applausi a “missioni umanitarie” condite da massacri. Hanno dato il via libera all’eliminazione sociale dei soggetti deboli, sul mercato del lavoro. Davvero, oggi, i “nemici dell’umanità” si chiamano Battisti o Petrella?

    NOTE

    1) Cfr. I. Mereu, Storia dell’intolleranza in Europa. Sorvegliare e punire, l’Inquisizione come modello di violenza legale, Bompiani, 1988.

    2) L’uso della tortura, nei processi contro i terroristi di sinistra fra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, è scrupolosamente documentato nel volume Le torture affiorate, coll. Progetto Memoria, ed. Sensibili alle foglie, 1998.

    3) Su Panorama del 25 gennaio 2009 il giornalista Amadori, sentita la famiglia, mette in dubbio la labilità della memoria di Rita Vetrani - chiamata a testimoniare, lei minorenne, contro lo zio. I referti dei periti, poco contestabili, sono riportati testualmente in L. Grimaldi, Processo all’istruttoria, Milano Libri, Milano, 1981.
     
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  3. on a friday

    on a friday Presidente Onorario BMW

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    9 Gennaio 2009
    Reputazione:
    90.505
    E81 120d Attiva - R 1200 GS
    Due considerazioni.

    Spataro continua a sostenere con forza che Battisti sia un delinquente comune e non un terrorista. Ma in questo modo non demolisce l'impianto accusatorio che dice di voler difendere?

    Noi non sappiamo se quanto riportato da Sgranfius siano ricostruzioni attendibili. E' certo però che questi dubbi non sorgerebbero se non fosse esistita la legislazione d'emergenza.

    Uno Stato democratico non dovrebbe mai sospendere l'applicazione del diritto ma piuttosto dovrebbe combattere i propri nemici esterni ed interni con le armi della legislazione ordinaria.
     
  4. Bettino

    Bettino Primo Pilota

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    16 Febbraio 2010
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    320d E91 LCI'09 ex E46 320CI ex E36 320i
    bravo sgranfius !

    non ho fatto fino ad ora alcun commento a questa discussione, dato l'alto tasso di "pericolosità" nell' affermare certe cose...

    ora si può fare...

    il "caso Battisti" è una ennesima miserevole situazione di propaganda imbastita già da tempo da chi vuole speculare su situazioni umanamente derelitte, per tutti i protagonisti... vittime in primis, presunti e veri assassini ed altri vari figuri poi.

    Appellarsi alla "legalità" da parte di una amministrazione di corrotti e corruttori fa scappare da ridere ed irrita le persone responsabili.

    Per questo motivo, da quando il ministro della giustizia Castelli (imprenditore leghista!) riportò alla cronaca anni fa questo caso ormai sepolto nella memoria di tutti , e di sicuro non più importante o drammatico di altri ,e sorvolando incredibilmente sulla mancanza di giustizia per le altre innumervoli stragi perpetrate negli anni precedenti (piazza fontana, piazza della loggia, STAZIONE DI BOLOGNA, attentati vari sui treni eccetera...) Cesare Battisti è diventato un triste caso mediatico. Ora qui c'è qualcuno che vorrebbe affitare killer per andare ad ammazzare uno che forse è stato forse solo un poveraccio incastrato per benino da quanti volevano sbattere mostri in prima pagina...

    Forse l'avevan capito meglio Mitterand prima, Chirac poi,(con alcuni distinguo), Lula ed adesso anche la Roussef...

    Qualcuno dovrebbe cercare di documentarsi un poco prima di fare affermazioni gravi ed esaltate, di cui questa discussione è infarcita.

    rep + per sgranfius.
     
  5. on a friday

    on a friday Presidente Onorario BMW

    5.948
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    9 Gennaio 2009
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    E81 120d Attiva - R 1200 GS
    Mitterand della non concessione dell'estradizione ne ha fatto una dottrina.

    Per il resto sottoscrivo la raccomandazione a documentarsi prima di emettere sentenze anche se è ovvio che in questa nebbia, non mi sento di prendere per buona neanche la versione di camillaonline.
     
  6. Sgranfius

    Sgranfius Top Reference

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    Batmo8ile
    Sono d'accordo! Ora sono fuori ufficio ma non appena rientro proseguiró con la ricerca documentale sui fatti citati.
     
  7. gianse

    gianse Collaudatore

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    22 Giugno 2008
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    bmw 330ci restyling
    ma scusate, ma se abbiamo un presidente del consiglio che non perde occasione per definire i magistrati degli spostati mentali pericolosi per la democrazia le cui sentenze sono politiche non pensate che qualcuno in Brasile abbia finito per credergli?

    lo so benissimo che quando fa queste affermazione si riferisce ai suoi processi e non a quelli degli altri, ma magari nelle segreterie degli altri paesi non fanno tanti distinguo.

    quando si demolisce un'istituzione poi si finisce con rimare solo con le macerie e la credibilita' va a farsi friggere.
     
  8. on a friday

    on a friday Presidente Onorario BMW

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    Hai letto Massimo Fini?
     
  9. Sgranfius

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    Batmo8ile
    Arrogandosi il diritto di giudicare un sistema giudiziario di un Paese Sovrano? Direi che non sta proprio nè in cielo nè in terra, questa cosa qui. :wink:
     
  10. gianse

    gianse Collaudatore

    402
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    22 Giugno 2008
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    bmw 330ci restyling
    a dire il vero no, ma se mi dai il link lo faccio volentieri
     
  11. on a friday

    on a friday Presidente Onorario BMW

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  12. gianse

    gianse Collaudatore

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    22 Giugno 2008
    Reputazione:
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    bmw 330ci restyling
    interessante quello che scrive.

    comunque a scanso di equivoci io ho abbastanza fiducia nella magistratura, poi ovvio che ci possono essere errori.

    il problema e' che quando si parla di eversione bisogna essere cauti.

    basta vedere quanto accaduto con il presunto attentato alla sede della lega di Gemonio, poi leggi certe cosette e resti allibito:

    da Il Corriere:

    "Marco Previati, anni 21, incensurato, è un eversore solo per sentito dire: al suo fermo, nell'ambito delle indagini sugli ordigni inesplosi alla sede della Lega Nord di Gemonio, si è arrivati in seguito a una "mediocre delazione dettata da piaggeria", l'arresto è stato "totalmente illegittimo" e i reati a lui contestati sono punibili al massimo con una contravvenzione" (p. 11).

    Nella meravigliosa ordinanza del gip di Varese, si scopre che la polizia del Signor Ministro di Varese ha iscritto d'ufficio "il Previati Marco" (e per fortuna che non si chiamava Cacace Antonio) all'area "anarco-insurrezionalista" in quanto "Egli ha riferito di essere impegnato in un gruppo musicale metal il cui pubblico affetta atteggiamenti anarchici o dichiara generiche simpatie di sinistra".
     
  13. Bettino

    Bettino Primo Pilota

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    Ho letto adesso il blog di Massimo Fini e sono d'accordo con il suoi ragionamenti (grazie a Costa per l'indicazione...).

    Mi trovo a Vienna, eppure anche da così vicino, i nostri fatti visti da fuori sembrano proprio provenire da un paese deragliato...

    Provo a "disintossicarmi" dai pressanti problemi italiani...ma...

    ieri, in un caffè del centro, prendo il "Corriere della sera", offerto in lettura ai clienti del locale, ove è ancora permesso fumare in un luogo dedicato, e senza tante storie.

    Le prime quattro pagine sono dedicate alla "strage di cristiani in Egitto".

    Non so se capite bene: le prime quattro pagine del principale quotidiano italiano sono praticamente dedicate ad un problema di tipo religioso, in un paese di cui di solito ci fottiamo altamente e del quale non sappiamo assoluatamente nulla , se non che ci sono le piramidi, ed il fiume Nilo.

    Poi ci sono due pagine che riguardano il "caso Battisti", senza ovviamente fare il minimo cenno ad una qualsiasi ricostruzione della vicenda, solo le fotografie delle vittime e le dichiarazioni dei vari ministri forcaioli solo con chi pare a loro.

    Interessante...

    Negli altri giornali presenti nel caffè (quotidiani austriaci, tedeschi, francesi, inglesi,)non si trova ovviamente la notizia relativa a Battisti, e del caso "Egitto" si scrive un pochino nelle pagine interne...

    L'informazione in questo paese è questa : circa l'ottanta per cento delle persone adulte trae le proprie informazioni attraverso i canali televisivi; ed il resto si nutre di quotidiani come "Corriere","Repubblica", "laStampa",(che accomuno ingiustamente in un unico calderone) ma soprattutto "Gazzetta dello Sport" ...

    Livelli generalmente bassi, molto bassi, talmente bassi da far perdere la voglia di leggere il quortidiano cartaceo.

    Chi si vuole informare un pò più seriamente, però può farlo : con un certo impiego di tempo, di voglia e di linea veloce...

    Carmillaonline è uno di quei luoghi che vale la pena di frequentare ogni tanto; non so se la ricostruzione che ha riportato sul "caso Battisti" sia quella "vera"...

    so che vedere le cose da un altro punto di vista (serio, documentato,interessante e stimolante) mi ha sempre procurato un certo piacere intellettuale.

    alla salute di chi vorrà prendersi la briga di non bersi subito tutto quello che gli viene proposto!
     
  14. bluemarine

    bluemarine Presidente Onorario BMW

    7.817
    5.006
    9 Giugno 2008
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    Mah... io invece non sono molto d'accordo con le tesi di M. Fini.

    In Brasile il tribunale Federale ha dato parere favorevole mentre l'Avvocatura dello Stato parere contrario, e la decisione finale è spettata a Lula, quindi non c'era una visione "univoca" del nostro Stato "visto da fuori".

    Le considerazioni sullo status di "stato di diritto" dell'Italia non nascono da una necessità di chiarirlo in presenza di dubbi. Se l'Italia sia o meno uno stato di diritto possiamo percepirlo di più noi " da dentro", meno altri da fuori.

    Il Brasile invece ha avuto ed ha una miriade di casi da estradizione su cui decidere di volta in volta ( terroristi islamici, narcotrafficanti, delinquenti comuni, DITTATORI :eek: etc etc ) ed ogni volta credo si sia posto il problema di chiarire e considerare "dove" andrebbe "rispedito" il soggetto in questione.

    Io credo che siano più aderenti alla realtà le parole di questo articolo che ho trovato in rete.....

    Il Brasile aiuta tutti: Battisti, le FARC ed Hezbollah

    di Bernardino Ferrero

    4 Gennaio 2011

     


    La neutralità in politica estera del Brasile era tramontata già da prima del rifiuto di estradare in Italia l'ex terrorista Cesare Battisti, tanto da spingere l'ex ambasciatore Usa, Clifford Sobel, a definire "ideologica" la posizione del governo Lula nel contenzioso aperto con lo stato italiano, come c'informa uno dei dispacci resi noti da WikiLeaks.

    Quello di Battisti infatti non è il primo caso di "asilo politico", a dir poco scomodo, concesso dalle autorità brasiliane. Se restiamo agli "esuli" provenienti dall'Italia, Rio de Janeiro è stata una tana sicura anche per l'ex militante di Potere Operaio Achille Lollo condannato e ricercato per la strage di Primavalle. Come pure per il re dei rapinatori inglesi Ronnie Biggs, che nella capitale del divertimento carioca ha dilapidato le sue fortune miliardarie, organizzando ricevimenti a pagamento in cui narrava le sue avventure da Arsenio Lupin. Ben più grave, l'ospitalità concessa all'ex dittatore fascista del Paraguay, Stroessner, di origini tedesche e ammanicato con la diaspora nazista in Sudamerica.

    Questa rimarchevole ma comunque legittima disponibilità all'"asilo facile" - non dimentichiamo che si tratta pur sempre di scelte prese da uno Stato sovrano - si riflette nella politica estera più generale del Brasile. La "tripla frontera" con l'Argentina e il Paraguay è diventata una delle grandi cassaforti mondiali in mano ai cartelli del narcotraffico e al fondamentalismo islamico. Uno dei cable di Assange fa sapere che il governo Lula avrebbe nascosto l'arresto di "presunti terroristi" islamici per evitare che la stampa potesse ficcare il naso nella questione.

    Ed è sempre dagli ambienti della intelligence carioca che sono emerse delle complicità fra il partito dei Lavoratori di Lula e le FARC, i gruppi rivoluzionari colombiani che hanno trovato il loro santuario nel Venezuela di Chavez. Il partito di Lula si rifiuta di condannare le FARC come un'organizzazione di stampo terrorista ed ha giustificato la propria posizione accreditandosi come un mediatore nel conflitto combattuto dai gruppi insurrezionali colombiani. Le FARC fanno parte del "Foro de Sao Paulo" dall'inizio degli anni Novanta dove si racconta di incontri fra le autorità brasiliane e i rivoluzionari con le mani nel mercato della droga.

    L'impressione è che il Brasile abbia scelto la strada più fruttuosa nella scalata all'egemonia internazionale: diventare uno dei capofila delle potenze emergenti e accreditarsi come un Paese in grado di dialogare anche con quegli Stati, organizzazioni, singoli individui, che hanno votato la propria esistenza alla lotta contro l'Occidente. Si pensi all'avvicinamento rapidissimo alla teocrazia iraniana: Lula ha votato contro la Risoluzione Onu che prevede le sanzioni contro il nucleare di Teheran.

    L'Unione Europea, ad esempio, per bocca del premier portoghese Socrates, ha fatto sapere che il "caso Battisti" aperto con l'Italia non pregiudicherà le relazioni economiche e diplomatiche fra Brasilia e Bruxelles. L'India, la Cina, il Sudafrica sono stati altri obiettivi diplomatici di Lula, che riconoscendo lo stato Palestinese si è ingraziato anche la comunità del mondo arabo e musulmano.

    Da una parte il desiderio di conquistarsi un posto fra le potenze che contano, anche attraverso scelte controverse e che scatenano non pochi mal di pancia nelle cancellerie internazionali. Dall'altra la necessità di preservare ed ampliare i propri interessi economici nel mondo. Tutto questo può spiegare il protagonismo del Brasile e lo schiaffo al governo italiano sull'estradizione a Battisti.
     
    Ultima modifica di un moderatore: 4 Gennaio 2011
  15. Sgranfius

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    Ritengo che questa interpretazione sia quella più aderente alla realtà ;) /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20">
     
  16. Masamune

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    ...diceva oggi il mio allenatore, brasiliano, appena tornato da lì, che son tutti incazzati con Lula e non capiscono perchè lo abbia fatto :-k


     
  17. bluemarine

    bluemarine Presidente Onorario BMW

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    Ma anche quella che genera più inquietudini.

    Mi sembra che il Brasile stia adottando una politica sempre più macchiavellica. Tenere il piede in più staffe e far pendere l'ago della bilancia dove più gli conviene.

    Dare asilo contemporaneamente a gente come Lollo e Stroessener non mi sembra un esempio di grande coerenza politica e non so se a lungo termine questo atteggiamento "pagherà". Finchè vi saranno convenienze economiche molti chiuderanno un occhio a "denti stretti" ma quando queste convenienze verranno meno ?
     
  18. SenzaUnaBMW

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    Lula (forse) è voluto entrare nella storia, o forse ha voluto sancire la (sua) importanza brasiliana, o meglio ha legami anche con Battisti, dal punto di vista personale, più che squisitamente politico.
     
  19. on a friday

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    Il Brasile è un paese dalla tumultuosa crescita economica. Essendo la Cina un caso a sé, si candida ad essere la guida della riscossa terzomondista ed è possibile che la politica del piede in due staffe risponda a questa aspirazione ;) /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20">
     
  20. Sgranfius

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    Cercando anche di acquisire - anche con questi atteggiamenti - sempre più potere e peso politico all'interno del Mercosur, con buona pace degli argentini :wink:
     
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