proprio perché conosco il diritto, come presumo anche tu, volevo segnalarti - come ho fatto - di evitare di continuare a dire una cosa pesante (è sieropositivo) smentita da più parti pubbilcamente e segnalata in vari post nelle pagine precedenti del topic. Quanto alle presunte dichiarazioni di Stefano, verba volant scripta manent, ti invito appunto a leggere le dichiarazioni verbalizzate nei referti postati. In decine di pagine, come vedrai, da nessuna parte Cucchi dichiara di essere sieropositivo. Chiusa qui comunque, buona serata. :wink:
come ti ho già ripetuto 3 volte almeno, non l'ho detto io, il fatto di essere sieropositivo drogato e anoressico l'ha dichiarato cucchi stesso con la sua bocca al giudice durante l'udienza del processo per direttissima, cosa riportata da numerose testate giornalistiche...
L'autorità del male di GIORGIO BOCCA Stefano Cucchi, un giovane romano arrestato dai carabinieri in possesso di una quantità di droga sufficiente per farlo considerare uno spacciatore, è morto durante la detenzione. Di certo aveva sul viso e sul corpo il segno di percosse, di certo si sa che polizia e medici non gli hanno prestato le cure necessarie a salvargli la vita. Secondo il sottosegretario Carlo Giovanardi, costretto poi a scusarsi, "se l'è voluta", come usa dire, prima rovinandosi la salute, poi violando la legge e infine, presumibilmente, offrendosi per il solo fatto di esistere all'ira e alla violenza degli "agenti dell'ordine", che in lui non potevano non vedere un intollerabile disordine. Giustificati, a delitto avvenuto, da quanti come Giovanardi pensano di essere uomini d'ordine, per aver risposto a una provocazione. Sul caso sono state scritte pagine e pagine di moralità, di doglianze per la mancanza di pietà e di carità, e sull'oscurità che sempre circonda questi rapporti fra le forze dell'ordine e i cittadini. Ma vediamo di parlare del caso Cucchi da un punto di vista sociologico. Un cittadino come Stefano Cucchi rappresenta un pericolo per l'ordine sociale? E perché? Perché si droga e spaccia droga? Sì, ma perché lo fa con la decisiva aggravante di essere un poveraccio, visibilmente ammalato, menomato, tanto che non si sa bene se parte delle ferite visibili sul suo corpo se le sia procurate "cadendo dalle scale". La vera colpa di Stefano Cucchi è di essere un ammalato, un rottame umano che vaga per la grande città. Nella stessa città una moltitudine di cittadini rispettosi dell'ordine e con posti di alta responsabilità sociale si drogano ma non spacciano, non cadono per le scale, non oppongono resistenza ai poliziotti. Normalmente diresti che la differenza è inesistente, che tutti violano il dovere di essere socialmente responsabili, socialmente capaci di intendere e di volere, ma socialmente le cose stanno in modo radicalmente diverso: i cittadini non sono uguali davanti alla legge come dicono le costituzioni, la società si divide fra i ricchi di denaro e di conoscenze, cui è lecito truffare il prossimo con la finanza, con l'industria, con informazione, con la medicina, e con quasi tutte le umane professioni, e quelli che per truffe minori e moralmente tollerabili come il furto per fame, vengono lapidati come Cucchi. Il dilemma sociale vero, quello che può decidere sulla libertà o sulla servitù della società futura è questo: democrazia autoritaria a favore dei ricchi e sapienti e a spese dei poveri e ignoranti, o democrazia dei diritti e dei doveri garantita dalle leggi? Il caso può fornire dei suggerimenti. In pratica come era possibile risolverlo evitando il tragico epilogo? I poliziotti che lo conoscevano potevano fare a meno di arrestarlo per la detenzione di una piccola quantità di droga proprio nei giorni in cui su tutti i giornali si legge che fanno uso di droga parecchi delegati del popolo al governo della nazione. Comportarsi insomma come con l'immigrazione irregolare delle badanti e degli operai, su cui si sono chiusi entrambi gli occhi perché faceva comodo sia al nostro benessere che alla nostra economia. Ma come non vedere che alla base di questi compromessi, di queste eccezioni alla severità e al rigore c'è una crescente pressione della parte povera e diseredata? E che questa crescente pressione potrebbe tradursi negli anni a venire, prima nella democrazia autoritaria già in corso e tacitamente approvata dalla maggioranza benestante del paese, e poi nella semplificazione feroce delle dittature nelle quali i poveri e riottosi venivano lasciati o fatti morire? Come non vedere che a due decenni dalla caduta del muro di Berlino si profilano altri muri di separazioni coercitive? Il banchiere Cuccia era solito dire che le azioni della società "non si misurano a numeri, ma a peso". Ed è così, e di quasi tutto ciò che conta nella nostra vita: denaro come giustizia, salute, bellezza, libertà. La soluzione autoritaria e magari schiavista è la più semplice, la più risolutiva in apparenza. Simile alla celebre frase di Tacito: "E dove fanno il deserto lo chiamano pace". La dittatura nessuno la auspica e la vuole, a parole, ma in molti la preparano, giorno per giorno, approvando, spalleggiando ogni giorno ciò che svuota la democrazia, aggiungendovi ogni giorno qualcosa che la limita. Il passaggio dall'autoritarismo al terrore si annuncia in modi disparati, apparentemente disparati. Oggi è il drogato ucciso a percosse, domani il barbone bruciato vivo, la donna con le mani tagliate, che sembrano non lasciare traccia. Ma la lasciano, lasciano l'ostilità alle leggi, l'avversione ai diritti umani, l'ignoranza dei doveri. Per definire il colonialismo Mussolini diceva che era il nostro "mal d'Africa". Ma quanti sono in Italia quelli che ancora soffrono del "male autoritario"?
Dedico a Stefano questo autentico capolavoro di Vasco, che supera ogni parola: http://www.youtube.com/watch?v=KLYck3CEDBk
Sei indagati per la morte di Cucchi sono tre medici e tre agenti penitenziari ROMA - Sei indagati nell'inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi, l'uomo di 31 anni deceduto il 22 ottobre al Sandro Pertini, dopo essere arrestato per droga il 15 ottobre. Si tratta di tre agenti di custodia e di tre medici, che sono stati iscritti nel registro degli indagati dai pm di Roma Francesca Loj e Vincenzo Barba. I sanitari sono accusati di omicidio colposo. Tra i destinatari dei provvedimenti c'è anche il responsabile della struttura protetta per detenuti dell'ospedale Sandro Pertini. I medici che per alcuni giorni hanno avuto in cura Stefano Cucchi, devono rispondere di presunte omissioni e negligenze legate agli interventi eseguiti sul paziente, in particolare per quanto concerne la mancata alimentazione e la disidratazione. Secondo gli inquirenti avevano tutti gli strumenti per alimentarlo e idratarlo anche se il paziente rifiutava ogni assistenza. E' questo il motivo che ha spinto la procura ad indagare tre medici. "Si tratta di un eccesso di garanzia", hanno spiegato a piazzale Clodio, "così possono nominare un proprio consulente in vista della riesumazione della salma". Gli agenti penitenziari sono accusati di omicidio preterintenzionale. L'aggressione sarebbe avvenuta il 16 ottobre, nel sotterraneo del palazzo B della Città giudiziaria di Roma, dove si trovano le celle di sicurezza prima dell'udienza di convalida del fermo, ha spiegato il procuratore capo Giovanni Ferrara. Cucchi, secondo l'accusa, sarebbe stato scaraventato in terra, dopo aver sbattuto violentemente il bacino, procurandosi una frattura dell'osso sacro, sarebbe stato colpito a calci. Da qui le varie fratture. Determinante, a questo proposito, la testimonianza di un immigrato detenuto, che ha parlato con Cucchi, e che verrà sentito nell'incidente probatorio. Le ipotesi di reato potrebbero comunque subire variazioni a seguito del deposito della consulenza medica disposta per far luce sulle cause del decesso del 31enne. "Contro i carabinieri non sono emersi elementi concreti", precisa la procura di Roma, che scagiona così i militari che la sera del 15 ottobre scorso hanno arrestato il ragazzo per cessione di sostanze stupefacenti e gli altri carabinieri che il giorno dopo lo hanno portato a piazzale Clodio consegnandolo agli agenti di polizia penitenziaria per l'udienza di convalida dell'arresto. La procura di Roma disporrà a breve un sopralluogo nelle celle di sicurezza del tribunale. I magistrati hanno intenzione di visitare al più presto i luoghi dell'aggressione assieme al detenuto straniero che dice di aver assistito al pestaggio. (Repubblica.it) Bravi, complimenti a questi 3 eroi.
(Come postato da Elvis, forse c'è una prima risposta a quanto successo al povero Cucchi. Andando a rileggere tutta questa discussione ho notato qui come altrove:wink: che si è fatto spesso di tutte le erbe un fascio. Chiedo ad ognuno di voi il compito di rileggere le proprie passate affermazioni per verificare se quanto scritto è in linea con quanto sta emergendo, oppure se ci sono stati attacchi ed altrettanto difese generaliste e forse fuori misura. Gradierei che ognuno rispondesse a se stesso e non pubblicamente. L'innalzamento dei toni è comprensibile, ma spesso ahinoi porta a risultati negativi ed inutili.) come potete vedere ho scritto tra parentesi perchè tale è il mio intervento all'interno del 3d. A voi la continuazione del topic "Cucchi, overdose di calci e pugni"
"Cucchi pestato in Tribunale" ROMA - Il presunto pestaggio di Stefano Cucchi, il geometra di 31 anni morto il 22 ottobre scorso, sarebbe avvenuto nel sotterraneo del palazzo B della Città giudiziaria di Roma, dove si trovano le celle di sicurezza. A questa conclusione sono arrivati gli inquirenti che oggi hanno emesso sei avvisi di garanzia nel quadro degli accertamenti sulla morte dell'uomo. Secondo quanto riferito oggi in procura, Cucchi sarebbe stato scaraventato in terra. Cucchi, dopo aver sbattuto violentemente il bacino, procurandosi una frattura dell'osso sacro, sarebbe stato colpito a calci. Il tutto sarebbe avvenuto il 16 ottobre, all'indomani dell'arresto dell'uomo per possesso di droga, e prima dell'udienza di convalida del suo fermo. Tre agenti di polizia penitenziaria e tre medici dell'ospedale Sandro Pertini di Roma sono indagati dalla procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi. I primi tre per omicidio preterintenzionale, i secondi per omicidio colposo. Oggi hanno ricevuto tutti gli avvisi di garanzia. Gli avvisi di garanzia sono stati notificati in vista della riesumazione della salma di Cucchi, in programma lunedì prossimo. Gli indagati avranno quindi la facoltà di nominare dei consulenti di parte che parteciperanno agli accertamenti disposti per fare luce sulla morte del geometra. Per i tre agenti di polizia penitenziaria l'ipotesi di reato di omicidio preterintenzionale potrebbe essere modificata in lesioni gravi se gli esami medico legali dovessero stabilire che la morte non è avvenuta per effetto del pestaggio. I medici del Sandro Pertini coinvolti, il responsabile del reparto penitenziario e due sanitari, devono rispondere di presunte omissioni e negligenze legate agli interventi eseguiti sul paziente, in particolare per quanto concerne la mancata alimentazione e la disidratazione. TRA TESTIMONI SENTITI ANCHE PM E GIUDICE DI UDIENZA Tra i testimoni sentiti dai pm titolari del fascicolo aperto dopo la morte di Stefano Cucchi, ci sono stati anche due loro colleghi: il pm Emanuele Di Salvo e il giudice monocratico Maria Inzitari che fissò il processo per il geometra non concedendo gli arresti domiciliari all'udienza del 16 ottobre scorso. Cucchi comparì in aula dopo il pestaggio che sarebbe avvenuto nelle celle della cittadella giudiziaria a piazzale Clodio. Secondo quanto si è appreso i pm avevano tra l'altro chiesto ai loro colleghi se si erano accorti delle condizioni fisiche di Cucchi ma nessuno dei due magistrati, come emerge dalla loro testimonianza, si sarebbe accorto dello stato fisico molto provato del geometra romano. Tra i testimoni sono stati sentiti anche altri detenuti presenti nelle celle di sicurezza di Piazzale Clodio che avrebbero riferito di aver udito dei lamenti e altre persone presenti. Il supertestimone, l'immigrato sentito dai pm, ha riferito ai magistrati di aver "udito a visto appartenenti alla polizia penitenziaria in divisa colpire Cucchi" precisando successivamente all'aggressione le confidenze del geometra "durante il tragitto - si legge nel capo di imputazione - dal Tribunale a Regina Coeli" dove entrambi furono portati dopo la convalida dell'arresto". Nel pomeriggio a Piazzale Clodio i pm hanno effettuato un sopralluogo alle celle di detenzione del Tribunale di Roma senza la presenza del testimone. Non è escluso che sarà fatto un ulteriore sopralluogo alla presenza dello stesso testimone. scaraventato in terra, colpito a calci. Sono curioso si sapere se questo tipo di trattamento lo riservano a tutti, oppure ad altri individui seppur piu pericolosi li trattano con i guanti in oro laccato. Ma mi vien da pensare una cosa, il Ministro Larussa era sicuro di quel che diceva !!!???: "ma di una cosa sono certo: del comportamento assolutamente corretto da parte dei carabinieri in questa occasione" allora qualcosa la si sapeva già... ed erano in molti a sapere ma il muro era piu grande di quello di berlino, peccato che la pressione dei media, le manifestazioni, gli striscioni negli stadi ed il super testimone stanno facendo si, che si vuoti il sacco. Bahh, cmq non è detto che sia andata cosi come le indagini stanno procedendo, vedremo.
Beh in un primo momento in molti hanno pensato anche a loro, ma come scrivevo sopra il min. Larussa era certo del loro comportamento corretto ...... . Ma mi sa che non hai compreso bene il messaggio.
Non lo si puo affermare ma neanche escludere. Ma non dare peso altrimenti andiamo in OT fra noi due, era solo un mio pensiero.
A Lore'.. dalle mie parti si dice " Se non e' zuppa e' pan bagnato" qui te continui a prenderla sul personale quando e' ormai evidente che in accusa non e' uno specifico corpo delle forze.. ma un sistema intero.. quindi... inutile dire "noi" non siamo stati quindi siamo tranquilli...
Più che altro l'unica cosa evidente è che in accusa ci sono 6 persone. Se poi questo episodio permetterà di fare luce sulla gestione di certe carceri, ben venga, ma atteniamoci ai fatti.
Infatti, in questa triste storia dovrebbero mettersi una mano sulla coscienza non solo chi ha ridotto cosi Stefano, ma anche i medici che l' hanno lasciato morire, chi sà e tace, chi gli ha negato il contatto con i genitori ed avvocato ecc ecc ecc. Insomma un bel po di persone, chi + chi - ha la propia responsabilità.
Quoto. Inutile ora questa cantilena delle difese d'ufficio. Il povero Stefano è stato massacrato di botte in un centro di custodia dello Stato non in un casolare di Provenzano a Corleone. Questo fa ribrezzo. E le registrazioni del carcere di Teramo, dove il responsabile diceva all'incirca "il negro si massacra nei sotterranei non si massacra davanti a testimoni" porta a concludere che va sradicato immediatamente questo schifo, per questo eviterei ulteriormente discussioni generiche e difese ad oltranza di un sistema marcio. C'è un problema che si deve risolvere. Le ******* elettorali sparate da La Russa, che nulla poteva sapere al momento, ma ciarlava comunque, non le commento neanche.
Ok... i fatti pero' sono questi: un ragazzo e' morto nel periodo di giacenza nel grembo delle responsabilita' della madre patria. - Era in custodia ai carabinieri: responsabili loro - E' passato alla guardie carcerarie : responsabili loro - E' arrivato all'infermieria del carcere : responsabili loro Se poi vogliamo farci i castelli in aria scaricando le colpe su elementi facilmente opinabili quali : scale umide, extracomunitari rissosi e appigli vari, fatelo pure.. in ogni caso la responsabilita' della vita di quella persona e' INNEGABILMENTE DELLO STATO e quindi, in quanto rappresentanti di esso gli agenti dei vari corpi presenti su tutto il territorio... (vuoi fare il poliziotto, prenditi tutte le tue responsabilita' del caso) poi, fin adesso non e' stato affrontato il discorso, ma al giorno d'oggi ci sono anche casi di presunti assassini e stupratori che vengono sbattuti prima in carcere e poi,dopo un approfondito riesame rilasciati perche' "c'e' stato un errore di valutazione delle prove a carico" (e succede regolarmente come succede l'esatto contrario...) e li ,a seconda del capo d'imputazione vengono giudicati dalla comunita' carceraria (FDO o inquilini della "casa")... Se un innocente finisce ammazzato in galera non si puo' continuare a pensare che non vi siano delle dirette responsabilita' da parte dell'ente che le amministra.. e siccome lo Stato e' improcessabile, si passa direttamente agli esecutori...
Forse, e dico forse, La Russa difese i CC perchè facenti parte delle FFAA e quindi alle dipendenze del Dicastero della Difesa, di cui è ministro, mentre la Polizia Penitenziaria fa parte del Ministero dell'Interno. Ecco quindi un possibile perchè delle sue frasi La mia resta un'ipotesi, e come tale alla pari di altre ipotesi espresse in merito Molto incisiva la frase di Riddle, che mi sembra sintetizzi efficacemente la situazione: "Se un innocente finisce ammazzato in galera non si puo' continuare a pensare che non vi siano delle dirette responsabilita' da parte dell'ente che le amministra.. e siccome lo Stato e' improcessabile, si passa direttamente agli esecutori..."