Ci siamo, ogni tanto devo per forza aprire un topic e non avendo alcuna particolare capacità, il mio terreno di pascolo ottimale era, è, resta il classico off-topic. E' passato qualche anno dall'ultimo mio topic, qualcuno ne avrà conservato memoria (https://www.bmwpassion.com/forum/threads/quando-una-storia-finisce-istruzioni-per-la-fuga.122836/) quindi (ri)eccomi qui, pronto con le nuove cazzate da proporre in questo periodo di quarantena: le figure di merda. Quelle situazioni nelle quali prima o poi tutti ci siamo trovati, in cui abbiamo o spudoratamente mentito, o spudoratamente detto la verità, rimediando in entrambi i casi una figuraccia mondiale verso qualcuno. Comincio con la mia prima figura di merda. Siamo negli anni novanta e mi devo recare in banca per un'operazione piuttosto complicata. L'appuntamento è presso la filiale con il direttore, il vice e il commercialista. Sono ovviamente in ritardo, nonostante sia ad appena cinque chilometri dal posto, quindi monto sulla mia BMW 525tds nera e letteralmente mi fiondo per strada. Mannaggia, semaforo rosso, debbo svoltare a sinistra e di fronte a me una lunga fila di macchine che attendono anch'esse il verde, quindi presto molta attenzione e non appena scatterà il semaforo partirò come un razzo anticipandole. Detto, fatto, le ho fregate! Il tempo di compiacermene e tac! Paletta della Polizia Stradale! Patente, libretto, solito. Ma non ho tempo e neanche la voglia per la multa, quindi m'invento una storia sull'ipotetico suocero ricoverato d'urgenza in ospedale e dal quale sto corrento per capire come sono le sue reali condizioni. Dico loro che sono d'accordo, ho tagliato la strada agli altri, ma le condizioni dell'uomo sono (sembra) disperate e non avevo alternative. "Avete i miei dati - dico - li avete trascritti nel vostro foglio, quindi vi chiedo solo di lasciarmi andare e mandatemi pure la multa a casa. Purchè mi facciate andare subito!" I poliziotti ad un certo punto credono alla mia disperazione e raccomandandomi di andare piano, mi permettono di andare, senza multa. Me ne vado compiaciuto e raggiungo l'istituto con una ventina di minuti di ritardo ma, ma come, non c'è il commercialista? Va bene, dai, mentre lo attendiamo prendiamo posto nella sala riunioni e cominciamo la riunione. Dopo una decina di minuti arriva e si scusa per il ritardo, giacchè la Polizia Stradale lo aveva fermato per aver sorpassato la coda di macchine allo stesso mio semaforo. Io comincio a ridere dicendo che era capitato anche a me, lui fa in tempo a dirmi "Guarda che lo so!" quando "toc toc", qualcuno bussa alla porta ed entra. E' uno dei due poliziotti che dopo avermi individuato esclama: "Signor XXXX, quando ha finito con suo suocero, noi siamo qui fuori che l'aspettiamo!" ed esce. Sgomento puro! Ad alta voce mi chiedo come avessero fatto a sapere che ero là, visto che la macchina non era nemmeno visibile dalla strada... Il commercialista mi dice che forse è colpa sua, perchè quando l'han fermato ed han cominciato a trascrivere i suoi dati, lui ha letto il mio nome chiedendo se avessero fermato anche me. "Perchè, lo conosce?" chiedono. "Certo che lo conosco, ho un appuntamento con lui in banca e sono già in ritardo..." Risponde lui, in perfetta buona fede, indicando anche il luogo della riunione. "Allora vada pure, arrivederci..." Morale della favola, sono uscito dopo un'ora e loro erano ancora lì, ghignanti col libro dei verbali in mano... Che figura di merda!
molti anni fa,la prima volta che mi imbarcai su un volo aereo, per lavoro mi avevano fatto il biglietto. io non lo avevo neanche guardato. mi reco a Punta raisi. fatto il ckec ci imbarchiamo, e inizio a percorrere il corridoio dell'aereo camminavo lentamente e chiedevo: Scusi, quel posto è libero, o occupato? Ma nessuno mi rispondeva.. anzi, facevano una faccia strana, quasi offesi. Non capendo perchè nessuno mi rispondesse, ho chiesto alla hostess: "i posti sono numerati, signore; il suo posto è in coda" (io pensavo fosse come sul treno, dove i posti non sono erano necessariamente prenotati)
Ero neopatentato esco con un mio amico, la ragazza ed un’amica di quest’ultima, posto di blocco dei carabinieri, visionano i documenti, tutto in regola, ci fanno un paio di battutine fuori luogo (per la verità niente di particolare), e via, durante il tragitto, l’amica della ragazza del mio amico da dietro mi fa: cosa ne pensi dei carabinieri? ed io, fomentato dall’accaduto gli do giù in modo colorato. Arriviamo ad una festa, il mio amico con la ragazza, io rimango solo con questa (anche piuttosto carina), e non so cosa mi dica il cervello in quel momento per domandarle: cosa fanno i tuoi? e lei con un sorriso agrodolce che è l’ultima cosa che ricordo: mio padre è maresciallo dei carabinieri ... Non ricordo altro, l’ho rivista una decina d’anni dopo, ed ero ancora imbarazzato per l’accaduto. P.S.: solo figure di m.... proprie, o anche di terzi vissute? Ne ho una di un mio amico imbattibile.
io peggio. Sono uscito con una ragazza. Due tette che non vi dico. Non so perché siamo finiti a parlare dei vigili e io che li ho sempre odiati, ne ho decantato l’inutilitá. Aveva entrambi i genitori vigili.Fine serata pippe.
Seconda figura di merda, stavolta in terra straniera a Buenos Aires. Ero lì da circa un anno, ad occuparmi dello start-up di un’azienda a capitale italo argentino. Il nostro specifico settore era il “no-dig” quindi sistemi di ricostruzione in situ di condotte e pipeline con il metodo del cured-in-place, cioè applicazioni di resine specifiche (epossidiche o viniliestere) termoindurenti. Nella mia ricerca di ottenere forniture locali in luogo di quelle europee, mi imbatto nella Dow Chemicals Argentina. A livello mondiale, il sistema del cured-in-place è molto diffuso e consuma milioni di barili di resine, quindi la Dow era ben felice di propormi le loro resine anticorrosive a prezzi molto più bassi di quelli europei. Ma io non avevo ancora fatto un singolo metro in Argentina, avevo contratti firmati con aziende petrolchimiche ma i lavori sarebbero iniziati di lì a qualche mese. Un giorno mi chiama il “gerente” della Dow di Buenos Aires e mi dice che il Presidente esecutivo della Dow Chemicals Latino America, sede a San Paolo, verrà in Argentina in occasione di un’importante fiera del settore e chiede di organizzare una cena con loro e tre aziende che operavano con le loro resine. Due persone per azienda. Chiedo al socio locale di venire alla cena, ma lui non ne vuole sapere, non si sente pronto per esporre qualcosa che non conosce benissimo, quindi mi dice che comunque manderà il proprio figlio Darìo, un ragazzo che avevo il compito di far crescere in azienda ma che amava troppo la coca, la vita notturna e las putas per poter essere sveglio durante il giorno. Comunque sia, accetto che sia lui ad accompagnarmi e quindi ci presentiamo al ristorante, prendendo posto al tavolo, circolare. Io immediatamente alla destra del presidente. Egli si presenta, chiedendo simpaticamente scusa per il suo idioma (definito “portunol”) e chiede a ciascuno di presentare sè e la propria azienda. Ringraziando il cielo parte da sinistra, cedendo la parola al suo responsabile argentino e poi al tecnico brasiliano della Dow, Sidney Morgado, mi par di ricordare. Parte quindi la prima delle aziende ospiti, cilena e peraltro partecipata Dow - quindi di famiglia - spiegando dettagliatamente la loro attività (in pratica accessori in resina anticorrosiva per raffinerie e stabilimenti chimici) elencando fatturati, portafogli commesse, referenze, un sacco di roba. Ma anche terribilmente noiosa. E pesante. Ciò nonostante sono preoccupato, si ok, la nostra è una tecnologia mondialmente nota, il relining è conosciuto da ogni ingegnere civile al mondo, ma io che cazzo gli racconto qui? E poi il mio castellano non è ancora fluente...chiedo a Darìo se in virtù della lingua non sarebbe meglio fosse lui a presentarci, ma la risposta che ricevo è “Estás bolúdo? Pero, mi en pedo!!!” (Sei scemo? Ma neanche ubriaco!!!). Ok Darìo. Come non detto. Tocca alla seconda azienda invitata, ma al tavolo come dire, non c’è proprio empatia, l’atmosfera continua ad essere noiosa, noiosa e sempre più pesante. C’è indiscutibilmente disagio. Dai. La seconda azienda era anch’essa a capitale in parte italiano, proprio come noi e si occupavano della costruzione di tubi in PRFV, per intenderci quei tubi di diametro consistente traslucidi, costruiti attraverso un singolo filo di resina che avvolto ripetutamente su di un mandrino centinaia di volte e ad alta velocità dà origine ad un tubo in resina che una volta catalizzate lo rende strutturale. Tra i loro lavori svolti, decine di chilometri posizionati per “Transportadora Gas del Sur” in Patagonia, acquedotti, eccetera. Numeri e nomi, numeri e nomi, che palle. Ok, dopo una buona mezz’ora di altre pallosissime nozioni, tocca a noi. Darìo prende la parola, ma per presentare me..e io adesso che carajo les cuento? “Bueno - incomincio - mi nombre es Claudio XXXX y soy el vice presidente de la firma x”. Bene, il mio nome è Claudio XXXX e sono il vicepresidente della società X. “Nuestra empresa està formada mitad por socios argentinos y la otra mitad por italianos. Yo mismo soy uno de esos, así que les pido disculpa por mi itanol”. La nostra azienda è costituita metà da soci argentini e l’altra metà da italiani. Io stesso sono italiano, così vi chiedo perdono per il mio itagnol (italiano+spagnolo). “Quiero agradecerle al presidente por su querida invitacion, fuè un almuerzo espctacular, pero de italiano le hablarè de la cosa que mas conozco: la concha...!” E nulla più, finita la frase mi impogo il silenzio e con la faccia più di bronzo che avevo, guardo un po’ tutti. Trenta secondi di ghiaccio, nessuno dice piú nulla, tutti attendono una reazione del presidente. Magari, pensano, el tano (che sarei io) ha sbagliato la scelta delle parole? Una risata, sempre più fragorosa. Alla mia sinistra. Una grossa pacca sulla schiena. Sempre dalla mia sinistra! Tutti adesso ridono, lacrime agli occhi, in modo sguaiato. Finalmente la cena adesso è divertente e si tira tutti fino a notte inoltrata senza che a qualcuno venga più in mente di conoscere i miei fatturati, le mie referenze o i miei portafogli ordini! Ogni volta che sarebbe tornato a Buenos Aires, ci saremmo trovati volentieri per una cena, stavolta informale e in più di un’occasione mi avrebbe ospitato in sede a San Paolo per trattare direttamente la fornitura con lui, a condizioni di maggiori vantaggio. Direte che non ho tradotto l’ultima frase? Giusto! Eccola: “Desidero ringraziare il presidente per il suo gradito invito, è stata una cena spettacolare, però io sono italiano e in quanto tale vi parlerò della cosa che conosco meglio: la figa...!”
Anche la mia figura di m. ha risvolti sentimentali. Erano gli anni in cui spensieratezza e fancazzismo la facevano da padrona. Ero solito trascorrere intere stagioni al mare al Forte e, come ogni anno, complice numerose conoscenze in loco, mi ritrovavo a frequentare compagnie di ogni tipo. Ma la passione, come per tutti oggi così come allora, erano le belle ragazze. Avevo da poco compiuto i 21/22 anni e una sera, su fortunato invito di una ragazza sposata di una ventina di anni più di me di una bellezza da lasciare senza fiato, mi ritrovai nella camera da letto della sua villa certo che il marito, un industriale se non ricordo male della provincia di Milano (classico del film sapore di mare), non avrebbe certamente presenziato alle successive giornate in compagnia della sua dolce metà. Cazzo non era certamente il fine settimana: doveva pur lavorare anche lui! Per farla breve: verso le 23 sento il cancello della villa aprirsi e un rombo di una sicura fuoriserie immettersi nel vialetto. Preso dallo sconforto e dalla paura di essere beccato....senza la consapevolezza di ciò che stavo facendo, mi calo tutto nudo dalla finestra in giardino e, con un orecchio alla porta di ingresso e il cuore che batteva all'impazzata, mi defilo in strada incurante del mio stato e del mio non abbigliamento considerandolo il minore dei mali. Dopo un primo momento di paura inizia la valutazioni sul da farsi e su come gestire quella situazione imbarazzante. Tempo pochi minuti.....una pattuglia dei carabinieri. Vi lascio immaginare il mio imbarazzo non solo fisico ma anche mentale. Cerco loro di spiegare l'accaduto senza che loro credessero ad una parola di ciò che stavo raccontando anche perché, come ovvio, non avevo nessun documento al mio seguito. Morale della favola: due ore in caserma con la tremenda sfortuna che quella sera fosse presente il prefetto per un evento che si sarebbe svolto la mattina seguente e che lo stesso fosse amico di mio padre. Vi lascio immaginare cosa successe il giorno seguente anche se in quel cazziatone delle FO, del Prefetto e di mio padre lessi nei loro occhi anche una certa indubitata invidia. Quella disavventura non servì a nulla per farmi cambiare le abitudini negli anni seguenti
Gigi, quando noi avevamo vent'anni quelle di trenta erano vecchie, quelle di quaranta direttamente nonne. Sei andato a letto con tua nonna!!!
Ci ritroviamo al paesello con un serie di amici e parenti di amici, e c'è da fare una premessa: la sorella di un mio amico ha problemi di testa che la rendono piuttosto appiccicosa nei confronti di persone che gli danno spago, è come una bambina piccola in un corpo adulto. L'intera giornata trascorre tra la piazza, una passeggiata ed il bar, e la sera ci ritroviamo a cena (solo uomini) a casa di un amico, ad un certo punto il cugino (ragazzone dalla simpatia fuori dal comune) allegrotto per qualche bicchiere di troppo, se ne esce dicendo: volevo farvi i complimenti per tutto, ma dovete levarmi una curiosità: chi c@zzo è quella mongolotta che mi ha rotto i co....ni tutto il giorno? Gelo in sala, ed il cugino gli rifila sotto il tavolo una gomitata, lui rincara la dose dicendo: perchè non la conoscete sta mongolotta? di fronte a lui, il fratello: è mia sorella ... Dopo qualche secondo si silenzio tombale, il cugino del mio amico si alza, va dal fratello della ragazza e gli dice: dammi un pugno in faccia, me lo sono meritato. Ma il fratello con fare tranquillo gli risponde: non preoccuparti, il mondo è pieno di cretini come te. Ed è finita lì, come se nulla fosse accaduto. Mai vissuto nulla di più imbarazzante.
Correva l’anno 1982, all’epoca pensavo che il pallone fosse la cosa più importante ... solo Poco dopo scoprii che due palloni posti sopra un torace lo erano. Era un sabato mattina e la partita della domenica era stata anticipata a quel giorno per motivi che non ricordo. La partita in questione era importante ci giocavamo il primo posto in classifica (torneo regionale CSI) e non potevo mancare in quanto titolare in formazione. ma c’erano due “ma”: La scuola L’intransigenza di mio padre. Ergo alla richiesta di saltare la scuola mi venne risposto di NO. A 14 anni chissenefotte dissi... la mattina infilai nello zaino scarpette e maglietta e tutto il resto è in sella al mio vespino invece di andare a scuola andai al campo di calcio, ovviamente senza dire nulla a mio padre che per quanto gli desse da sapere io stavo andando a scuola Pioveva che Dio la mandava, il campo era un pantano al limite della praticabilità ma si inizió a giocare. Io giocavo a centrocampo nel ruolo di regista e rifinitore ... primo tempo 0-0 inizia il secondo tempo la pioggia scendeva copiosa e battente. mi arrivò la palla che stoppai, alzai la testa per vedere chi servire, nessun avversario mi pressava, nessun compagno libero. Decisi di avanzare palla al piede e...... sentiil’arbitro che fischiava come Alberto sordi ne “il vigile”. Mi fermai ma non capivo perché. Nessun fallo, nessun possibile fuorigioco (la palla era saldamente tra i miei piedi) niente di niente. Vidi l’arbitro, sempre con il fischietto rumoreggiante, che gesticola verso le mie spalle. mi voltai e vedi un ombrello con sotto un signore in giacca e cravatta con il fango alle caviglie dirigersi verso di me. Ebbene sì ... era mio padre che giuntomi vicino mi assestò uno sganassone stile tyson seguito da due calci nel sedere e presa semivulcaniana all’orecchio. mi trascinò a forza fuori dal campo mi fece salire sul vespino fradicio e in pantaloncini e mi obbligò ad andare a scuola così vestito. Il tutto condito solo da 5 parole. “Sono nato prima di te” Partita persa, io squalificato per tre giornate, multa alla società e presa per il culo dai compagni di squadra e da quelli di scuola per mesi.
Fino a una decina di anni fa, forse anche qualcuno in più temo, giocavo almeno due volte la settimana a tennis. In genere eravamo sempre i soliti per il doppio ma ogni tanto ci scappava anche qualco singolo. In quell'occasione avrei giocano con uno più giovane di me, anche lui frequentatore del club e con il quale avevo già disputato qualche scambio. Finita la partita (ovviamente lui ha perso) e dopo aver fatto la doccia e cambiati ci siamo ritrovati al bar per la classica bevuta post incontro e mentre siamo seduti all'ombra con le nostre birre in mano, ecco che intravedo una ragazza che cammina verso di noi. La sua camminata era - come dire - piuttosto rigida, per niente fluida. "Ziobono - dico - ma a quella le hanno infilato un bastone nel sedere?" Giuro che nel momento stesso in cui ho finito di pronunciare la frase mi è venuto un sospetto...vuoi vedere che? Ebbene si, la ragazza viene proprio verso di noi. "Lei è (tizia, non ricordo il nome), la mia fidanzata..." Mi son sentito sprofondare e da allora ho imparato a non espormi più senza conoscere le relazioni tra le persone. Che vergogna.
Questa è una semi figura di merda, mista con faccia di bronzo. pochi anni fa, con una mia cara amica decidiamo di andare a trascorrere un weekend di passione in Toscana, dalle parti di San Gimignano. Lei si (pre)occupa del programma: prenota il soggiorno in un agriturismo, la cena in un ristorante di cui non ricordo il nome e l'intera giornata del sabato in una lussuosa spa. Partiamo il venerdi e raggiungiamo l'agriturismo. Ci sono tanti animaletti in giro, cani, gatti, galline, eccetera. Ci accompagnano alla nostra camera, la "Camera Rossa"...ed è microscopica. E non c'è il wifi, manco la tv. Ci si prepara per la doccia insieme, ma sta cazzo di tenda di plastica - le detesto alla follia, bleah! - che si appiccica sempre al culo è allucinante. Eh si che dalle foto sembrava tutto carino! Ci presentiamo per la cena. Antipasto con lo zafferano, primo con lo zafferano, secondo con lo zafferano, tutto con lo zafferano. Il mattino seguente andiamo alla spa. Ma prima si fa colazione, cappuccino e brioches, con lo zafferano! Ma porco zio, ma basta con 'sto zafferano no??? Arriviamo alla spa e dopo aver trascorso ore e ore in relax, uscendo mi trovo a desiderare di trasferirmi lì per la notte. Lei è d'accordo ma prima chiediamo di vedere almeno le camere. Spaziali!!! Letto king size, plasma 50", wifi, bagno in marmo...si viene qua? Ok, dai, parliamo con quelli dell'agriturismo. Parte lei e va a vedere cosa ne pensa la padrona: "Eh sa - dice - il mio compagno ha problemi ad ambientarsi, qui. Se decidiamo di andarcene le causiamo problemi? Soffre la mancanza della televisione, anche..." La vecchia non molla "Ma che, lavora per caso in tv? Fa il regista?" "No - risponde - è proprio che non si trova, ma adesso glielo mando così glielo spiega lui..." Ok, vado io. "Oh che problemi c'ha lei?" mi fa la vecchia. "Guardi - rispondo in tutta tranquillità - il problema è che non avevo proprio idea si venisse in campagna, perchè io ho la fobia della natura e anche gli animali mi terrorizzano a morte. Mi fanno venire la tachicardia!" "Oh se l'è 'na questione di salute allora un se po' dire nulla, la vada pure che l'è tutto a posto..." Viaaaaaaaaa!!!!
A integrazione, se la vecchia avesse cercato dove abitavo con google maps, mi avrebbe dato due legnate anziche il benestare, visto che abit(av)o praticamente in mezzo alla campagna...
Diversi anni or sono, il mio albo organizza un convegno d'aggiornamento in un noto hotel appena fuori Roma, con tre colleghi (un uomo e due donne) decidiamo di andare insieme per facilitare il parcheggio all'interno dell'hotel (posti limitati), lungo la strada un traffico inaspettato ci fa giungere a destinazione quasi puntuali, cosa che non tollero perchè amo arrivare in anticipo per non avere problemi e scambiare qualche chiacchiera al bar con i colleghi. Entriamo nel parcheggio, e nemmeno a dirlo c'è già la corsa al posto libero, ad un certo punto un tizio dietro la mia auto tira due colpi di clacson, io già innervosito dalla situazione commento: "ma che minchia ti suoni che davnti è bloccato? Con quella faccia da coglione non c'è niente da stupirsi ... Una delle due colleghe sedute dietro si gira e fa: "Ma è O.......o, mio fratello, mi avava detto che non sapeva se sarebbe riuscito a venire". Volevo sotterrarmi con tutta l'auto, ma lei è stata molto carina, quando siamo scesi ero in un imbarazzo totale, non avevo il coraggio di guardarla in faccia, mi ha preso per braccio e sorridendo mi fa: in effetti la faccia da coglione un po' ce l'ha ...