E noi che ci lamentiamo delle nostre arterie stradali...guardate una strada verso Pyongyang (la capitale)
Se non ci fosse stato quel dislivello,ci avrebbero potuto decollare/atterrare aerei come B747,A380 ecc.
Forse anche li è come in America che ogni tot miglia c'è un miglio (mi sembra) che può servire in caso di conflitti per far atterrare gli aerei ma è davvero tanto larga come banchina
Semplice propaganda per mostarre la gRANDEZZA del loro Paese. Scommetto che è la strada che fanno fare ai turisti (accompagnati) quando visitano il Paese.
Quelli che ricevono il permesso di entrare (dopo aver svolto un test, se non sbaglio, ed aver aspettato alcuni mesi), ovviamente (Accompagnati, poi, come scritto). E, ovviamente, serve, come detto, da propaganda per coloro che abitano in quel Paese e credono davvero di vivere in un alto modello di vita.
sicuramente c'e' una motivazione sotto... e per il poco che so di corea... non penso certo per i turisti...!
Il Paese comunista non nasconde più le sue difficoltà. E Roma è pronta a «esplorare» le possibilità di sviluppo Nord Corea, il pianeta proibito si apre La capitale al buio, le biciclette sono un lusso. «Tutta colpa dell' Occidente che ci isola». Il ministro dell' Industria Enrico Letta con gli imprenditori ieri a Pyongyang, resa spettrale dalla paralisi dell' economia Il Paese comunista non nasconde più le sue difficoltà. E Roma è pronta a «esplorare» le possibilità di sviluppo Nord Corea, il pianeta proibito si apre La capitale al buio, le biciclette sono un lusso. «Tutta colpa dell' Occidente che ci isola» DAL NOSTRO INVIATO PYONGYANG (Corea del Nord) - Pyongyang, esterno giorno. Strade asfaltatissime e larghe. Tre, anche quattro corsie nelle due direzioni. Per chi?, viene da chiedersi appena sbarcati nel Paese più blindato del mondo. Per chi, se i lunghi cortei di fiammanti Mercedes messe a disposizione delle delegazioni straniere incrociano solo qualche vecchio autobus, camion sgangherati stivati di cavoli per il mercato, jeep e piccoli convogli militari. La gente in giro è tanta, sì, ma cammina a passi lenti, i chilometri tra un campo e le case non sono pochi, e ci sono vanghe da portare in spalla e carriole o carretti da tirare, e chissà quale raccolto ha dato oggi questo terreno grigio drenato dalla carestia. Biciclette? Lusso. Pyongyang, esterno notte. La luce pallida del sole di novembre sparisce poco a poco. Nella piazza accanto al monumentale palazzo del Parlamento la gigantesca statua in bronzo del «presidente eterno» Kim Il-Sung («il sole della nostra nazione», traduce dal coreano il ragazzo che parla inglese a dispetto di un odio per gli americani pari a quello nutrito per i giapponesi) non conosce il buio: i riflettori si accendono subito, potenti, la musica che racconta la lealtà del popolo al fondatore della Repubblica Popolare Democratica di Corea (del Nord) non smette di uscire dagli altoparlanti e fa compagnia alle bambine sul piazzale, armate di piccoli fasci in saggina per spazzare centimetro dopo centimetro i già lustri scalini e la base della statua, là dove altre bambine o ragazzi o adulti non mancano di portare il loro omaggio di fiori. No, non conosce il buio la memoria dello scomparso Kim Il-Sung - il monumento, il mausoleo, l' università, l' obelisco - né la presenza del figlio (e successore alla guida del partito e del Paese) Kim Jong-Il: il culto della personalità non si è spento, resiste, nelle parole dei nordcoreani diventa semmai «rispetto e devozione per i nostri grandi maestri e leader». Quel che si spegne però, nel tempo di questa spiegazione, sono le strade. Alle 18 gli abitanti di Pyongyang tornano a casa dal lavoro. Uno spettacolo spettrale: sciamano lenti nella notte senza lampioni e senza semafori, sostituiti da vigilesse in blu agli incroci, a piedi o sui tram o sulle macchine che intanto sono comparse e in centro creano qualche piccolo ingorgo, sciabolando però con i fari un po' di luce su quest' universo fatto ormai solo di ombre in movimento. Verso gli appartamenti nei moderni grattacieli o i più modesti caseggiati in puro stile comunista, non fa differenza: sono poche ovunque le finestre illuminate. E se chiedi perché, come mai tutto è al buio, la risposta è candida e disarmante: «C' è stata e c' è una drammatica crisi energetica, ma non dite voi occidentali che siamo troppo poveri per comprarci anche solo l' elettricità, perché la verità è che il Paese che finora ha fatto affari solo con il blocco comunista, paga il crollo dei mercati socialisti, la recrudescenza delle emergenze alluvionali e l' isolamento a opera dell' Occidente». Isolamento «imposto», dunque, nella visione popolare, e non voluto da un regime totalitario ormai unico al mondo e che proprio a questa straordinaria chiusura all' esterno ha affidato la propria sopravvivenza: qui Internet non è arrivato, non ci sono quasi nemmeno i telefoni, chi sa un' altra lingua l' ha imparata nell' Urss o nella Bulgaria dei tempi del Muro, i media son pochi e tutti controllati dal partito, qui accendi l' unico canale tv e, tra parate militari e cori di bimbi inneggianti, ci sono interi quarti d' ora di tg in cui la voce di uno speaker «commenta» entusiasta non immagini in movimento ma fotografie, anche per minuti, di Kim Jong-Il e delle sue attività di giornata. Con questo Paese, che paga l' isolamento con un' economia disastrata e cui la carestia ha tolto anche le risorse agricole di sopravvivenza, l' Occidente deve comunque confrontarsi. A maggior ragione dopo che, messa in ginocchio dall' arretratezza e dalla crisi, la nomenklatura - pur sapendo che c' è in gioco la propria esistenza - ha lanciato un' offensiva diplomatica e d' immagine senza precedenti. L' Italia è stata tra i primi a riprendere i contatti diplomatici (mesi prima di Madeleine Albright è venuto Lamberto Dini), e ora è la prima ad aver realizzato una «missione economica»: ieri c' è stata la visita di Stato del ministro dell' Industria, Enrico Letta, accompagnato su espressa richiesta nordcoreana dai rappresentanti d' imprese come Fiat, Pirelli, Danieli, Fata che potrebbero investire nel Paese. «Vantaggio competitivo», è stato definito da Letta questo arrivo «da primi»: l' accoglienza è stata da partner privilegiati e benvenuti, i primi concreti discorsi di business sono in fase avanzata, l' esplorazione delle possibilità ci vede in testa agli altri. Ma, se l' apertura relativa nordcoreana è arrivata al punto di chiedere rapporti bilaterali e non triangolati dalla Corea del Sud (e se la dimostrazione di buona volontà è spinta fino a concedere «eccezionalmente» l' ingresso nel Paese alla stampa) le perplessità non sono del tutto fugate. Ovviamente: questa è, anche, una nazione in cui i pochi giovani che confessano di aver visto qualche film degli «imperialisti americani» (non qui, ma in Russia), proclamano l' orgoglio e la fedeltà «alle nostre guide», però poi sorridendo timidamente confessano di avere preferito l' ultimo «Guerre stellari» al primo, oppure al «Titanic». Cosa succederebbe, se l' isolamento si rompesse davvero e irrompessero Internet o il cinema occidentale? E cosa succederebbe, al contrario, se l' isolamento restasse e l' economia continuasse la sua fallimentare autarchia? Nessuno, oggi, è in grado di rispondere. C' è un simbolo di Pyongyang che può valere da metafora. È un grattacielo a torre, che si staglia ricordando un po' Chicago, un po' Tokio. Doveva essere, nelle ambizioni, l' albergo più alto del mondo. A costruirlo hanno iniziato dieci anni fa. Poi sono finiti i fondi e ora è lì, scheletro incompleto ad attendere la svolta: arriveranno, un giorno o l' altro, le ultime finestre, e gli arredi, e i clienti? Se sì, Pyongyang avrà svoltato. Ma come, e con quali vantaggi e per chi, è un copione da scrivere. Raffaella Polato FRATELLI DIVISI GUERRA NORD-SUD Nel 1950 la Corea del Nord sotto l' influenza dell' Urss attaccò il Sud sotto influenza americana. Gli Usa e la Cina inviarono truppe e in 3 anni di guerra morirono 700 mila persone. Una tregua stabilì il confine provvisorio sul 38° parallelo CARESTIA DEL ' 95 Mentre la Corea del Sud stabilizzava sia l' economia sia la sua democrazia, il Nord rimaneva sotto il regime comunista di Kim Il-Sung. Alla morte del leader nel ' 94 gli succeva il figlio Kim Jong-Il che non riusciva a impedire la crisi economica e una serie di carestie. Dal ' 95 sono morti per fame da un minimo di «decine di migliaia» a un massimo di «alcuni milioni» RIAVVICINAMENTO La tregua del ' 53 non è mai stata trasformata in pace e così la divisione tra Nord e Sud non è mai stata ufficializzata, ma il processo di riavvicinamento è cominciato solo dopo la morte di Kim Il-Sung. All' inizio dell' anno l' Italia ha avviato relazioni diplomatiche con Pyongyang, visitata da Lamberto Dini, e nel giugno 2000 si sono incontrati per la prima volta i leader del Nord e del Sud
A me, personalmente, stanno sul kaiser entrambe le Coree...per me potrebbero sparire tranquillamente senza troppi problemi.