cento anni di ....finanziamenti pubblici cioè soldi degli italiani | BMWpassion forum e blog

cento anni di ....finanziamenti pubblici cioè soldi degli italiani

Discussione in 'Auto Europee' iniziata da giacomo, 5 Marzo 2016.

  1. giacomo

    giacomo Presidente Onorario BMW

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    958
    4 Marzo 2004
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    Renault Clio
    Come gli Agnelli hanno rapinato l’Italia lungo un intero secolo
    Gioanin lamiera, come scherzosamente gli operai chiamavano l’Avvocato, ha succhiato di brutto; ma prima di lui ha succhiato suo padre; e prima di suo padre, suo nonno Giovanni. Giovanni Agnelli Il Fondatore. Hanno succhiato dallo Stato, cioè da tutti noi. E’ una storia della Fiat a suo modo spettacolare e violenta, tipo rapina del secolo, questa che si può raccontare – alla luce dell’ultimo blitz di Marchionne – tutta e completamente proprio in chiave di scandaloso salasso di denaro pubblico. Un salasso che dura da cent’anni. Partiamo dai giorni che corrono. Per esempio da Termini Imerese, lo stabilimento ormai giunto al drammatico epilogo (fabbrica chiusa e operai sul lastrico fuori dai cancelli). Costruito su terreni regalati dalla Regione Sicilia, nel 1970 inizia con 350 dipendenti e 700 miliardi di investimento. Dei quali almeno il 40 per cento è denaro pubblico graziosamente trasferito al signor Agnelli, a vario titolo. La fabbrica di Termini Imerese arriva a superare i 4000 posti di lavoro, ma ancora per grazia ricevuta: non meno di 7 miliardi di euro sborsati pro Fiat dal solito Stato magnanimo nel giro degli anni. Agnelli costa caro. Calcoli che non peccano per eccesso, parlano di 220 mila miliardi di lire, insomma 100 miliardi di euro (a tutt’oggi), transitati dalle casse pubbliche alla creatura di Agnelli. Nel suo libro – “Licenziare i padroni?”, Feltrinelli – Massimo Mucchetti fa alcuni conti aggiornati: «Nell’ultimo decennio il sostegno pubblico alla Fiat è stato ingente. L’aiuto più cospicuo, pari a 6059 miliardi di lire, deriva dal contributo in conto capitale e in conto interessi ricevuti a titolo di incentivo per gli investimenti nel Mezzogiorno in base al contratto di programma stipulato col governo nel 1988». Nero su bianco, tutto “regolare”. Tutto alla luce del sole. «Sono gli aiuti ricevuti per gli stabilimenti di Melfi, in Basilicata, e di Pratola Serra, in Campania». A concorrere alla favolosa cifra di 100 miliardi, entrano in gioco varie voci, sotto forma di decreti, leggi, “piani di sviluppo” così chiamati. Per esempio, appunto a Melfi e in Campania, il gruppo Agnelli ha potuto godere di graziosissima nonché decennale esenzione dell’imposta sul reddito prevista ad hoc per le imprese del Meridione. E una provvidenziale legge n.488 (sempre in chiave “meridionalistica”) in soli quattro anni, 1996-2000, ha convogliato nelle casse Fiat altri 328 miliardi di lire, questa volta sotto la voce “conto capitale”. Un bel regalino, almeno 800 miliardi, è anche quello fatto da tal Prodi nel 1997 con la legge – allestita a misura di casa Agnelli, detentrice all’epoca del 40% del mercato – sulla rottamazione delle auto. Per non parlare dell’Alfa Romeo, fatta recapitare direttamente all’indirizzo dell’Avvocato come pacco-dono, omaggio sempre di tal Prodi. Sempre secondo i calcoli di Mucchetti, solo negli anni Novanta lo Stato ha versato al gruppo Fiat 10 mila miliardi di lire. Un costo altisssimo è poi quello che va sotto la voce”ammortizzatori sociali”, un frutto della oculata politica aziendale (il collaudato stile “privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite”): cassa integrazione, pre-pensionamenti, indennità di mobilità sia breve che lunga, incentivi di vario tipo. «Negli ultimi dieci anni le principali società italiane del gruppo Fiat hanno fatto 147,4 milioni di ore di cassa integrazione – scrive sempre Mucchetti nel libro citato – Se assumiamo un orario annuo per dipendente di 1.920 ore, l’uso della cassa integrazione equivale a un anno di lavoro di 76.770 dipendenti. E se calcoliamo in 16 milioni annui la quota dell’integrazione salariale a carico dello Stato nel periodo 1991-2000, l’onere complessivo per le casse pubbliche risulta di 1228 miliardi». Grazie, non è abbastanza. Infatti, «di altri 700 miliardi è il costo del prepensionamento di 6.600 dipendenti avvenuto nel 1994: e atri 300 miliardi se ne sono andati per le indennità di 5.200 lavoratori messi in mobilità nel periodo». Non sono che esempi. Ma il conto tra chi ha dato e chi ha preso si chiude sempre a favore della casa torinese. Ab initio. In un lungo studio pubblicato su “Proteo”, Vladimiro Giacché traccia un illuminante profilo della storia (rapina) Fiat, dagli esordi ad oggi, sotto l’appropriato titolo”Cent’anni di improntitudine.
    Ascesa e caduta della Fiat”. Nel 1911, la appena avviata industria di Giovanni Agnelli è già balzata, con la tempestiva costruzione di motori per navi e sopratutto di autocarri, «a lucrare buone commesse da parte dello Stato in occasione della guerra di Libia». Non senza aver introdotto, già l’anno dopo, 1912, «il primo utilizzo della catena di montaggio», sulle orme del redditizio taylorismo. E non senza aver subito imposto un contratto di lavoro fortemente peggiorativo; messo al bando gli “scioperi impulsivi”; e tentato di annullare le competenze delle Commissioni interne. «Soltanto a seguito di uno sciopero durato 93 giorni, la Fiom otterrà il diritto di rappresentanza e il riconoscimento della contrattazione collettiva» (anno 1913). Anche il gran macello umano meglio noto come Prima guerra mondiale è un fantastico affare per l’industria di Giovanni Agnelli, volenterosamente schierata sul fronte dell’interventismo. I profitti (anzi, i “sovraprofitti di guerra”, come si disse all’epoca) furono altissimi: i suoi utili di bilancio aumentarono dell’80 per cento, il suo capitale passò dai 17 milioni del 1914 ai 200 del 1919 e il numero degli operai raddoppiò, arrivando a 40 mila.
    «Alla loro disciplina, ci pensavano le autorità militari, con la sospensione degli scioperi, l’invio al fronte in caso di infrazioni disciplinari e l’applicazione della legge marziale». E quando viene Mussolini, la Fiat (come gli altri gruppi industriali del resto) fa la sua parte. Nel maggio del ’22 un collaborativo Agnelli batte le mani al “Programma economico del Partito Fascista”; nel ’23 è nominato senatore da Mussolini medesimo; nel ’24 approva il “listone” e non lesina finanziamenti agli squadristi.
    Ma non certo gratis. In cambio, anzi, riceve moltissimo. «Le politiche protezionistiche costituirono uno scudo efficace contro l’importazione di auto straniere, in particolare americane». Per dire, il regime doganale, tutto pro Fiat, nel 1926 prevedeva un dazio del 62% sul valore delle automobili straniere; nel ’31 arrivò ad essere del 100%; «e infine si giunse a vietare l’importazione e l’uso in Italia di automobili di fabbricazione estera». Autarchia patriottica tutta ed esclusivamente in nome dei profitti Fiat. Nel frattempo, beninteso, si scioglievano le Commissioni interne, si diminuivano per legge i salari e in Fiat entrava il “sistema Bedaux”, cioè il “controllo cronometrico del lavoro”: ottimo per l’intensificazione dei ritmi e ia congrua riduzione dei cottimi. Mussolini, per la Fiat, fu un vero uomo della Provvidenza. E’ infatti sempre grazie alla aggressione fascista contro l’Etiopia, che la nuova guerra porta commesse e gran soldi nelle sue casse: il fatturato in un solo anno passa da 750 milioni a 1 miliardo e 400 milioni, mentre la manodopera sale a 50 mila. «Una parte dei profitti derivanti dalla guerra d’Etiopia – scrive Giacché – fu impiegata (anche per eludere il fisco) per comprare i terreni dove sarebbe stato costruito il nuovo stabilimento di Mirafiori». Quello che il Duce poi definirà «la fabbrica perfetta del regime fascista». Cospicuo aumento di fatturato e di utili anche in occasione della Seconda guerra mondiale. Nel proclamarsi del tutto a disposizione, sarà Vittorio Valletta, nella sua veste di amministratore delegato, a dare subito «le migliori assicurazioni. Ponendo una sola condizione: che le autorità garantissero la disciplina nelle fabbriche attraverso la militarizzazione dei dipendenti». Fiat brava gente. L’Italia esce distrutta dalla guerra, tra fame e macerie, ma la casa torinese è già al suo “posto”. Nel ’47 risulta essere praticamente l’unica destinataria dell’appena nato “Fondo per l’industria meccanica”; e l’anno dopo, il fatidico ’48, si mette in tasca ben il 26,4% dei fondi elargiti al settore meccanico e siderurgico dal famoso Piano Marshall. E poi venne la guerra fredda, e per esempio quel grosso business delle commesse Usa per la fabbricazione dei caccia da impiegare nel conflitto con la Corea. E poi vennero tutte quelle autostrade costruite per i suoi begli occhi dalla fidata Iri. E poi venne il nuovo dazio protezionistico, un ineguagliabile 45% del valore sulle vetture straniere… E poi eccetera eccetera. Mani in alto, Marchionne! Questa è una rapina. – See more at: http://www.marx21.it/index.php/stor...un-intero-secolo#sthash.YG8cBqib.iCEKLj8o.dpu
     
  2. fastfreddy

    fastfreddy Direttore Corse

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    30 Dicembre 2007
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    E63 630i SMG
    cento anni di ....finanziamenti pubblici cioè soldi degli italiani

    Non ho mai letto un'accozzaglia di idiozie piu' grossa di questa ...evidentemente Mucchetti da quando e' in politica si e' montato la testa.

    Brevemente:

    anche dando per veri quei 100 miliardi, s'intendono spalmati in un secolo ...possono essere tanti, possono essere pochissimi se, per dirne una, consideriamo che stiamo sovvenzionando con 15 miliardi un'azienda americana (la Lockheed Martin), quindi nemmeno nostrana, per fornirci i famosi F35 (che peraltro non potremo permetterci di mantenere), ricevendo in cambio pochissimo lavoro ...Fiat ha dato lavoro a milioni di persone per almeno tre generazioni

    Tutte le grandi aziende manifatturiere hanno fatto soldi con la guerra. Se non fosse esistita la Ford col cavolo che gli americani avrebbero vinto la seconda guerra mondiale

    Le fabbriche nel sud Italia le ha volute prima di tutto la politica, non l'azienda (basta rileggere la storia dell'Alfa sud) ...ma anche fosse stata Fiat a chiederle, hanno portato lavoro per decenni

    Tutte le aziende automobilistiche del mondo, per la loro evidente importanza, sono in qualche modo "compromesse" con i relativi governi: Renault e' pubblica, VW e' stata pesantemente influenzata e aiutata per decenni dalla politica tramite il controllo del Land della bassa Sassonia, GM e Chrysler sono state salvate con i soldi pubblici e protette in piu' di un'occasione (per esempio nel periodo dell'assalto giapponese al mercato USA), BMW finanzia pesantemente la Merkel da anni per garantirsi norme meno restrittive sulle emissioni

    Beninteso gli Agnelli non sono dei santi, come d'altronde nessuno dei grandi capitalisti del mondo

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  3. Ale_72

    Ale_72 Presidente Onorario BMW Top Reference

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  4. fastfreddy

    fastfreddy Direttore Corse

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    cento anni di ....finanziamenti pubblici cioè soldi degli italiani

    se riusciamo a stare sui binari giusti e' una discussione interessante che parla di storia dell'auto

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  5. Ale_72

    Ale_72 Presidente Onorario BMW Top Reference

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    Mi sa che la fiat nel bene e nel male e' ben piu' di storia dell'auto. E' storia dell'italia.

    Resta il taglio politico del primo post.

    Poi se vogliamo dargli una diversa dignita' a me va comunque bene.
     
  6. fastfreddy

    fastfreddy Direttore Corse

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    cento anni di ....finanziamenti pubblici cioè soldi degli italiani

    ah certo, poche imprese hanno segnato la storia di un paese come la Fiat e io dico che la ricaduta sul paese e' stata incommensurabilmente piu' elevata di quei 100 miliardi ...ma d'altronde basta sapere che gia' negli anni '80-90 Fiat fatturava qualcosa come 40-50 miliardi di euro (80-100 mila miliardi di lire) per capire quanta importanza abbia avuto in tantissimi settori ...nell'aerospazio siamo stati sempre all'avanguardia principalmente per Fiat Avio, tanto per dire

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  7. Bach

    Bach

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    24 Gennaio 2007
    Liguria
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    Prinz L
    Si, le discussioni politiche vanno poste nell'apposita area ed approvate dal moderatore di sezione.

    Questo thread, per quanto interessante ha risvolti potenzialmente non conformi con il Regolamento.

    Questo è un mio parere personale, a regolare la questione ci penseranno i mod ;) /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20" />
     
  8. Infinity

    Infinity

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    22 Gennaio 2004
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    BMW 320d E91 LCI
    Diciamo che è imbarazzante che Marchionne sostenga che la Fiat è una primaria azienda senza aiuti statali...
     
  9. Ale_72

    Ale_72 Presidente Onorario BMW Top Reference

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    27 Marzo 2007
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    Morgan AeroSS + AM Vantage S Roadster
    Io ho schiacciato il magico tastino prima di scrivere ma, essendomi perso chi modera cosa e dove, ho pensato a te come entry point :D /emoticons/biggrin@2x.png 2x" width="20" height="20" />
     
  10. giacomo

    giacomo Presidente Onorario BMW

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    4 Marzo 2004
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    Renault Clio
    politica

    apprendo solo adesso che il mio post avrebbe una" valenza politica"

    lo scopo non è fare politica;

    la politica è alla base del governo della società e ne indirizza lo sviluppo;

    e in questa sede nessuno se lo propone; ci sono istituzioni e luoghi dedicati;

    noi parliamo di automobilismo in generale

    l'intento è di ricordare alcuni aspetti e fatti della storia dell'automobile in Italia mettendo al loro posto alcuni elementi, e le conseguenze sulla società italiana ;

    conoscere i fatti è importante ;

    se effettivamente non ho tenuto conto del regolamento ( in maniera involontaria naturalmente) me ne scuso

    saluti a tutti
     

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