Riporto un articolo molto interessante, per riflettere insieme: Quando il business avvelena la terra In napoletano si dice "parlare a schiòvere", espressione sublime e intraducibile per indicare i discorsi insulsi, vuoti. Una cosa così, come la pioggia: va dove vuole, smette, può succedere, ma anche no. Diossina nella mozzarella di bufala vuol dire, innanzitutto, diossina nell'aria che respiriamo e nell'acqua che cade sui nostri suoli, che irriga l'erba e i vegetali di cui si nutrono le bufale. Con l'esclusione del consumo diretto di erba, tutti gli altri elementi riguardano allo stesso modo anche noi. Le diossine sono molecole di sintesi che hanno avuto in sorte una forma molto simile a quella degli ormoni. Il sistema riproduttivo dei mammiferi quindi si confonde, le prende per ormoni e li ingloba nel sistema: apparati genitali, ghiandole mammarie, ecc. Ecco perché finiscono nel latte. Eppure ci preoccupiamo della diossina non se sta, come già dimostrato in altre zone del mondo, nel latte materno, ma se essa ha l'impudenza di compromettere l'export e il buon nome del made in Italy, ergendosi a simbolo del fallimento istituzionale. Ci allarma solo il danno economico, perché pensiamo alla terra, al suolo, come ad una materia prima da sfruttare secondo logiche capitalistiche. Essa è, invece, il capitale medesimo e una buona gestione del capitale è l'unica maniera per continuare ad avere attività economicamente redditizie. Il suolo agricolo da decenni cede il passo a capannoni, impianti industriali, ipermercati, discariche, a qualunque attività - non necessariamente lecita - che preveda un rapido accumulo di denaro, una consistente cementificazione e un rilascio nell'ambiente di sostanze inquinanti. Nel 2000 il suolo nazionale cementificato era il 7%. Oggi si stima che sia intorno al 10. Sembrano numeri piccoli, ma se si considera che il territorio destinabile all'agricoltura coincide con quello su cui insistono le attività di cementificazione la situazione cambia. Quando si dice 10%, infatti si considera che il 100 sia formato anche dalle montagne, dalle pietraie, dalle spiagge... tutte aree che ai cementificatori non interessano. I loro antagonisti sono proprio gli agricoltori di pianura e prima collina. È un'enormità. Dove pensiamo che siano le risorse di biodiversità, le possibilità di ripresa, le chances di invertire la tendenza al riscaldamento globale? Nei capannoni che infestano le nostre pianure più fertili? La produzione agroalimentare viene confusa con quel che si fa nelle industrie di trasformazione e il made in Italy diventa un elemento di marketing prima che una realtà culturale da difendere nella sostanza. Lo stesso rischio, al seguito, lo corrono le indicazioni geografiche, pensate per proteggere un territorio e ridotte invece al rango di un qualsiasi marchio di fabbrica. Certo che le imitano, ma la colpa è di chi non ha saputo farne elementi sostanziali di diversità. Questo modello di sviluppo sta catastroficamente mostrando tutta la sua inadeguatezza, ma intanto si è mangiato il futuro di una terra, la Campania, che oggi non sa come riemergere dal pantano civile e istituzionale in cui è stata lasciata sprofondare, non per ignoranza o incompetenza ma per dolo e per precise responsabilità. Oltre che per ignavia e indifferenza della società civile. Ora la storia presenta il conto, ma purtroppo lo presenta alle persone sbagliate, a quegli agricoltori che, pur producendo secondo il rispetto delle norme vigenti, lavorano con la terra e la natura che hanno a disposizione e si ritrovano il prodotto rifiutato da un mercato internazionale dove i controlli si fanno e i risultati non si minimizzano. Non ci sono soluzioni se non nel radicale cambio di orientamento politico e produttivo: e guai se qualcuno si farà anche solo passare per la mente l'idea di innalzare i limiti di tollerabilità della diossina negli alimenti, come successe decenni fa con l'atrazina nell'acqua e ancora oggi non beviamo dai nostri rubinetti grazie a questo intervento. Se vogliamo difendere l'export rendiamolo inimitabile. Non si vive di rendita se non si accudisce il capitale. E il nostro capitale di prestigio e cultura si radica nelle condizioni ambientali in cui si svolge la nostra agricoltura e la nostra vita. Se non capiamo questo, allora, davvero, stiamo parlando a schiòvere. di CARLO PETRINI
IMHO sbagli:wink: la mozzarella è un prodotto controllatissimo (basta comprare quella col marchio DOP ) anche nella verdura c'è diossina....e tu nenache lo sai:wink: p.s. pure nel latte c'è la diossina poi ognuno fa quel che gli pare, ci mancherebbe.....ma evitiamo di fare come quando non abbiamo mangiato più pollo per via dell'aviaria.....e i nostri polli sono i più controllati del mondo per la cronaca, io ho continuato a mangiare pollo, anche nel bel mezzo dell'emergenza aviaria, e continuo a mangiare mozzarella:wink:
non c'è uomo o animale al mondo che non abbia livelli determinabili di diossina in corpo... è uno dei tanti prezzi che paghiamo per vivere in questa maniera....
Quello che dici ha un senso. Chissà se la gente inizia a capire che la Camorra non vuole bene alla Campania...
non è questione di volersi bene... lo stato non c'è, la camorra c'è, ti da un lavoro (di *****) che ti permette di sopravvivere, o peggio si comporta da aguzzino con un lavoro trovato o inventato da te con sudore o sofferenza... non hai a chi rivolgerti... che fai?
questo è un altro discorso:wink: anche se penso che bisognerebbe toccare i portafogli dei politici campani
Lo stato non ci può essere se c'è la Camorra che mette suoi uomini nei posti di comando. Un po' di guai economici magari aiutano a rimettere in discussione tutto. Le mozzarelle coltivate a un metro dai roghi di immondizia sono lo specchio delle mille contraddizioni. Per rinascere occorre prima morire (metaforicamente), i cambiamenti avvengo sempre così, e sono sempre dolorosi
mica sono carciofi ripeto....la mozzarella (quella DOP ) è uno degli alimenti più controllati..... poi, se ne vogliamo fare un discorso politico o contro la camorra, allora bisognerebbe boicottare tutti i prodotti campani e non solo la mozzarella:wink:
...perchè agli allevatori campani controllano la qualità del latte ogni sei mesi e io se non ho i valori nella norma ogni 2 settimane (a sorpresa) mi pagano meno?
c è da dire però che, ignoranza mia, settimana scorsa al supermercato stavo per prendere la mia solita mozzarella di bufala campana....e..... mi sono bloccata! non l ho comprata....