Era il 24 Agosto del 1984, la sera prima un violento temporale aveva scosso la bella terra di Sardegna, questa invece era una serata quiete esattamente come accade dopo una bufera, forse anche troppo quieta. In effetti la ragazza che amavo mi aveva appena lasciato, ero in procinto di trasferirmi dalla Sardegna a Roma ed il mio carattere tumultuoso mi aveva appena fatto chiudere l'anno scolastico con una bocciatura per cattiva condotta, ce n'era abbastanza per avere dei pensieri tuttaltro che quieti. Ma le cattive notizie non arrivano mai da sole e quando non hanno intenzione di automanifestarsi, noi umani abbiamo la insana capacità di andarcele a cercare, così per animare quella tranquilla serata decisi di invitare un paio di amici sulla mia giostra personale. Tutto sembrava perfetto, i genitori a cena fuori, quelle chiavi lasciate abbandonate sulla console nell'ingresso di casa, ed una magnifica, per l'epoca, Lancia Beta 2.0 i.e. Coupè ad attendermi nel parcheggio. Non era la prima volta che sgrafignavo le chiavi e la macchina per qualche escursione coatta, certo non avendo nè l'età nè la patente per guidare mi limitavo a qualche giretto su strade secondarie con poco traffico ma erano per me una giostra, 1km di sterrato che metteva in comunicazione la statale con un porto turistico in mezzo ad una pineta piena di pini, come è giusto che sia. Un percorso stretto e guidato da percorrere senza una sbavatura nel più breve tempo possibile. Chi era stato sulla mia giostra, l'aveva paragonata ad uno di quei film comici, dove le immagini sono velocizzate per renderle ancora più ridicole, quel giorno capii quanto poteva essere ridicola una tragedia. Così saliamo in macchina, mi regolo il sedile, cercando di contare gli scatti dell'avanzamento per rimettere tutto a posto una volta finito il divertimento e non lasciar così alcuna traccia. Accendo il motore premendo la frizione e come le altre volte un tremolio del piede mi ricordava che la tensione era sempre protagonista, oggi posso dire di non aver scusanti, sapevo quello che facevo e lo temevo ma sarà stata una pulsione omicida o un eccesso di testosterone fattostà che non potevo fare a meno di andare avanti. Esco dal comprensorio di ville e mi dirigo sulla mia pista personale. Guidare sullo sterrato non è cosa semplice, correre è ancora più complicato, le reazioni sono sempre ritardate, tutto deve essere previsto prima ed anticipato, riuscire a sfiorare gli alberi danzadoci a ritmo sfrenato era ancora più complesso. Così inizio con un approccio morbido, la tensione lascia spazio al divertimento ed alla passione pura per la guida, ancora oggi mi chiedo come potessi affrontare quel percorso a quelle velocità, con la poca esperienza che avevo ed in efftti fu proprio la mancanza di esperienza a tradirmi. Già al secondo giro i miei coinquilini di macchina erano già spaventati e divertiti allo stesso tempo, ricordo ancora le loro risatine isteriche quando di traverso sfioravo a 70km/h degli alberi larghi quanto la macchina. Ma a me quel giorno non bastava, volevo di più, volevo la perfezione, l'adrenalina pura, volevo forse scordarmi un amore perso, un tradimento consumato o semplicemente volevo andare oltre il limite solo per scoprire se l'avevo superato. Al terzo giro, sposto il sedere indietro ed appoggio bene la schiena per essere un tuttuno con la macchina, a quel tempo non si usavano le cinture di sicurezza e l'unico modo che avevi per sentirti parte della macchina era spingere il corpo sullo schienale con il piede di appoggio ogni volta che potevi. Si parte per l'ennesimo giro di giostra, tutta va come previsto e forse questo mi fa calare un pò la tensione, poi una lunga e larga curva a destra, seguita da una a sinistra più secca e lenta che passa proprio in mezzo a due pini, è forse il punto più veloce e pericoloso, la tensione si innalza sono forse un pelo troppo veloce la macchina prima smusa poi prende in pieno una buca scavata dall'abbondante temporale estivo, salta si intraversa fa strada ma non rallenta, sono in ritardo per recuparare la sbandata, provo a dare gas ma la strettoia si avvicina ed io sono ancora in controsterzo...troppo tardi è fatta non riesco a tenerla, mi aggrappo ai freni nell'inutile tentativo di rallentare...un urlo squarcia la tensione dei passeggeri "tenetevi stiamo andando a sbattere". All'improvviso mi scorre davanti tutta la vita, solo pochi istanti mi dividono dall'ineluttabile destino, penso a mio padre, alla macchina sfasciata, al mio funerale, provo veramente la paura di morire infine il BOTTO. Non dimenticherò mai il rumore delle lamiere che si accartocciano, dei vetri che si infrangono e poi quella botta, un pugno in faccia dato da un'enorme mano invisibile poi il buio totale ed il silenzio. Il primo pensiero agli amici "state tutti bene?", O' mi risponde per primo "si tutto bene" subito dopo A' si lamenta "cazto mi sono fatto male al ginocchio me lo devo essere rotto". Siamo ancora seduti in macchina quando cerchiamo di focalizzare la situazione, il secondo pensiero è la macchina, ancora stordito penso fra me e me "forse non si è rotta più di tanto" nel frattempo cerco il volante e gli occhiali che avevo perso nella collisione, mi accorgo subito che non c'è niente al suo posto, il volante non è più tondo e dove l'avevo lasciato e gli occhiali sono introvabili. O' rompe il silenzio eh..."ragazzi mi sa che si è rotto il motore, io ho tutto il viso bagnato da un liquido caldo ed appiccicoso, il buio è tale che quasi non riusciamo a vederci, ma A' si accorge che è sangue, così invita O' ad uscire di corsa dalla macchina ed a cercare soccorso. La strada confina con delle villette separata da un'alta rete e già un paio di persone sono pronte per prestare aiuto, invitano O' ed A' a saltare la rete e così fanno. Io nel frattempo ho trovato gli occhiali e cerco di raggiungerli, inizio a sentire gli schiamazzi delle persone che soccorrono O', la visione in effetti mi scioccherà a vita, io mi avvicino alla rete e cerco il mio raziocinio e proprio lui mi porta a delle riflessioni alquanto bizzarre. I pensieri si affollano "devo andare a vedere cosa si è fatto O'" " ma come hanno fatto a saltare la rete, è altissima" eppure all'epoca ero magro, agile, un atleta, avevo addirittura il tartarughino scolpito sui marmorei addominali...un figo insomma, non potevo certo esimermi dal saltare quella catzo di rete. Così prendo il coraggio per le corna ed una bella rincorsa...salto scavalco mah....il cavallo dei pantaloni si incastra con la rete, perdo l'equilibrio e cado di schiena da un'altezza di 2 metri e mezzo. Adesso sono lì per terra che cerco affannosamente di allungare i brevi respiri, gli occhi sono sbarrati verso il cielo ed è l'unica parte del corpo che riesco a far ridere, ridere di me stesso per la banalità della mia condizione, riesco a ad assaporare il sangue che mi ha riempito la bocca per quelli che furono dei lasciti dei vetri della Lancia. Uno dei soccorritori si avvicina, si sporge e mi chiede con fare perplesso "tutto bene?", so di avergli risposto " tutto bene uno stramaledetto stracatzo ma non so se le mie parole erano comprensibili. Intanto mi riprendo e corro nella casa di un medico, dove stanno prestando le prime cure a O', il viso è completamente sfigurato, la mancanza totale di una palpebra scopre l'occhio a tal punto che sembrava uscito dalle orbite, sangue... tanto, sangue ovunque, il medico cerca di tamponare uno zamillo che usciva dallo zigomo, guancia e naso erano completamente smembrate. Poco prima A', al mio grido disperato di reggersi, si era puntato sul sedile di O', la botta aveva fatto sì che sfondasse il sedile e proiettasse O' sul parabrezza. Anch'io avevo sangue dappertutto e parlavo biascicando, avevo piegato in due il volante e lo avevo strappato in alto fino al parabrezza prima di colpirlo con la faccia, i vetri mi avevano ferito le mani e la fronte e la gran botta sul volante avevano reso la mia lingua biforcuta e sanguinante. Il medico che ci aveva soccorso ci carica in macchina e ci porta di corsa all'ospedale, distante 40km. Quanti pensieri in quel viaggio di mezz'ora, l'amico ferito, la macchina distrutta, un padre... davanti al quale giustificarsi...un incubo un grandissimo incubo purtroppo reale, vero, non si poteva tornare indietro, non si potevano rimettere le cose apposto, quella era la semplice attuale condizione. Arrivati al pronto soccorso vengo abbandonato su una panchina in una stanza dalle pareti bianche, illuminata tanto da accecarmi, O' viene portato d'urgenza in sala operatoria ed io ormai devo affrontare la prova più difficile... papà è stato informato e mi sta raggiungendo. Dopo una lunghissima ora me lo vedo comparire davanti, i muscoli si tendono per preparasi al secondo impatto della serata, prendo coraggio e gli alzo gli occhi, lo vedo davanti a me pallido, ha la faccia sconvolta e tirata, mi chiede subito se stavo bene, lui era medico, si avvicina frettolosamente, mi controlla le pupille e mi tocca la testa, poi mi fa sdraiare e mi palma l'addome, mi chiede se ho la nausea, poi accertatosi delle mie condizioni mi lascia di nuovo solo in quella sala gelida in una calda serata estiva. Mi sento chiamare dalla sua voce... con tono perentorio "vieni con me, ti faccio vedere come sta il tuo amico". Entro in una sala illuminata più della precedente, O' è adagiato su un lettino operatorio, è sedato e coperto da un lenzuolo verde, ha solo il viso scoperto e tre medici sono proiettati sul suo viso ed armeggiano con aghi e filo. "Adesso rimani qui e segui tutto l'intervento" mi disse "così forse capirai cosa hai fatto stasera". Sono certo che allora lo capii ma quando uno è scorpione non può contenere la sua indole. La conoscete la storiella della rana e dello scorpione? Uno scorpione vuole attraversare uno specchio d'acqua, si avvicina alla rana e le dice "rana fammi salire sulla tua groppa e portami al di là della riva" la rana gli risponde "non sono mica matta, se io ti porto sulla groppa tu mi uccidi" per contro lo scorpione "rana rifletti, se io ti uccido, muoio anch'io annegato" la rana ci riflette e si persuade fa salire lo scorpione ed inizia ad attraversare il laghetto ma proprio quando è al centro, si sente pungere, si gira verso lo scorpione atterrita e stupita ed esclama "scorpione perchè mi hai punto, adesso moriamo entrambi..." e lo scorpione "rana...io sono uno scorpione". Ancora due incidenti gravi (per fortuna senza feriti) separarono quel giorno dalla fine della mia adolescenza.
caspita, un'esperienza indimenticabile Nicola, che sicuramente ha lasciato il segno è vero, noi scorpioni non sappiamo resistere alla nostra indole....
Che dire, la lezione di vita impartita da tuo padre non ha sortito effetti visto i successivi 2 incidenti.... ma l'adolescenza per allora, forse, l'avevi già persa... Ricordiamo che lo scorpione non ha il razioncinio un uomo si! :wink: PS le cassate le abbiamo fatte tutti, certo questa è un pò pesantina.... PPS O come si è ripreso? Ha avuto postumi permanenti?
Da allora non ho più saputo nulla di lui, i genitori cisepararono e presto la distanza fece il resto.
Abbiamo continuato a frequentarci forse per un annetto, molto sporadicamente, papà si offrì di pagare una plastica facciale, in realtà i chirurghi chiamati da mio padre e che fecero l'intervento la sera stessa, furono bravissimi, ricostruirono la palpebra con oltre 200 micropunti e parte del naso, alla fine gli rimasero delle cicatrici molto leggere.
Bah...la frase "ma quando uno è scorpione non può contenere la sua indole" la trovo una sparata tanto assoluta quanto assurda. Senza alcuna polemica, ma solo con un retrogusto amaro sulla tua assoluzione finale. Ad ometterla, non ci perdevi niente...
..che esperienza Nicola...!per come la vedo io....penso che la maggior parte di noi,abbia fatto l'indicibile...e,solo la fortuna ha voluto,che non si superasse quel filo sottilissimo tra passarla liscia o avere la conseguenza da te vissuta,o peggio! ....e come tu infatti dici,lo hai fatto piu volte!sarebbe potuto accadere anche subito...o molto piu tardi...e dico,piu tardi se non sarebbe successo nulla!! e se nulla fosse successo...tu avresti continuato a rischiare,magari...con una perdita decisamente piu alta....quindi,nella sfortuna,il destino è stato generoso con voi....con te!...penso che nel bene o nel male...certe esperienze,siano dei mattoni che compongono la formazione di una persona,un uomo..il quale sei ora!
Non voleva essere una sparata ma una amara constatazione, nonostante il male fatto ad un amico, non riuscii mai a mettere la testa a posto, quell'esperienza mi fece star buono fino al foglio rosa ed una volta compiuti i 18 anni ricominciai a correre ed a rischiare, con e senza passeggeri, sempre spinto da una pulsione incontrollabile, sapevo che sbagliavo e continuavo.
Che storia ....son d'accordo sulla parte dell'indole di noi scorpioni...ma penso che molte cose dopo fatti veramente gravi cambiano e se si continua può essere tutto tranne che un problema di "segno" :wink:
Il racconto è piacevole da leggere e molti appassionati di guida si ritroveranno in ciò che scrivi, ma giustificare il danno commesso per il proprio segno zodiacale non lo trovo giusto. :wink:
Il segno zodiacale non c'entra, io sono dei pesci e non voleva essere una giustificazione, smplicemente se esci bacato l'esperienze non ti fanno cambiare la tua indole.
...che storia! leggendo alcune frasi, mi hanno fatto immaginare la scena... da brivido! Sarà che io non vanto queste doti da pilota, ma giuro che quando ho qualcuno in macchina l'ultima cosa che mi viene da fare e schiacciare l'acceleratore! Le mie cazzate le ho fatte sempre da solo... è troppa la responsabilità in gioco quando hai qualcuno a bordo, e il mio inesorabile senso di colpa non mi farebbe più vivere se per disgrazia succedesse qualcosa
Nel mio piccolo ho sempre avuto questa piccola regola: fai cazzate solo, dentro e fuori dall'auto...:wink: anche a 20 anni MAI con ragazzi in auto. I genitori con me potevano stare tranquilli (almeno da quel punto di vista )
Questo è vero, il per primo ho sbagliato sapendo di sbagliare e l' ho rifatto più volte. Ma come l' hai esposta nel racconto emerge che la colpa sia giustificata dal carattere e dall' indole che un segno zodiacale porta con se'.
Mi piace come scrivi Nicola. La storia è dura da digerire per come è andata alla fine. Comunque sia, senza perbenismi, grazie per il tuo racconto: niente gesta eroiche questa volta, ma significativo. :wink:
Bella storia Nicola, molto coinvolgente! Peccato per la fine, soprattutto per quel ragazzo ma è il prezzo da pagare quando si vuole provare l'ebbrezza della velocità unita all'inesperienza, quando ho letto la frase che ho lasciato sopra mi sono venuti i brividi, perchè come te io per ben 7 anni facevo le fughe con amici/amiche "rubando" le macchine a mia madre e non c'è niente di più vero, l'emozione è sempre a mille, era il mio videogames preferito ma in gioco c'era la vita, ora ho la patente e grazie a dio non mi è mai capitato nulla ma spesse volte ho rischiato la mia vita e quella dei miei amici per fare il figo, l'unico pregio è che ho capito abbastanza la TA e le sue varie reazioni, comportamenti, ora devo fare lo stesso con la TP
Gran bella esperienza di vita Nicola, molto dura da digerire vedere un tuo amico che viene operato, ma in effetti era un gesto che avresti douto fare di tua spontanea volontà. Per il resto nessuno potrebbe biasimarti, ognuno ha fatto le sue esperienze alla ricerca di adrenalina, e c'è stato e ci sarà chi fa anche peggio. Io personalmente ho fatto un brutto incidente in moto perchè mi piace pennare, rischiando l'osso del collo. Ora in cima alla colonna vertebrale ho un osso più sporgente, il parrucchiere si spaventa ogni volta che mi accorcia i capelli /emoticons/biggrin@2x.png 2x" width="20" height="20" /> Io, per contro, appena mi son ripreso dalla botta e dalla paura iniziale, ho riniziato a farmi le alzate ma con più riguardo e possibilmente non nel traffico.