BMW Serie 3 G20 Start&stop con rilascio del freno

Preciso che non mi riferisco solo alla funzionalità, robustezza e altro, ma soprattutto al feeling. Inteso come precisione degli innesti e corsa della leva. Oltre a una frizione godibile. Io vedo che sulle sportive di ultima generazione a meno di scomodare GT3, GT4 e similari c'è una marea di gente che per prima cosa installa short shifter o altro.
Comunque siamo un po' OT, chiedo venia.

 

Le Mazda funzionano (funzionavano? ho venduto la mia 3 anni fa) così, ed è semplicemente comodo e geniale.

 

Volevo comprare una 3 invece della F40 mannaggia

 

Ed anche il veleggio... con lo sport individual...

 

man mano che si evolve (si fa per dire) la normativa EU in termini di transizione ambientale, diventerà non escludibile da parte dell'utilizzatore... cosi come il caxxo di bing che ti dice che sei a 35 su una strada con limite a 30 (e saranno un po' caxxi miei???).
per ora in alcune cose te la cavi ancora con le varie mod, ma presto blinderanno tutto.
demagogia pura ma la narrazione demagogica porta voti, i dati oggettivi degli ingegneri, invece, sono noiosi non se li caga nessuno

 

E poi parlano di dittatura. Ti impongono le loro scelte in tutti campi, ma ti lasciano mugugnare, così sei felice perché Puoi protestare e hai diritto di farlo, ma non Puoi incidere sulle decisioni. Se non è dittatura come si chiama questa situazione?

 

si chiama democrazia, temo... parola che gode di un’aura quasi sacrale.
Il che è quantomeno curioso se si pensa a quanto sia, nella pratica, un concetto profondamente astratto e soprattutto estremamente manipolabile: la teoria è un sistema in cui il cittadino decide, orienta, controlla mentre la realtà, invece, è una struttura molto più opaca e sfuggente, dove le leve reali del potere sono presidiate da élite tecniche politiche, finanziarie e burocratiche che non passano mai dal vaglio del voto... il rito elettorale diventa spesso un grande anestetico collettivo: ti fanno scegliere, ma entro una cornice già predisposta, come una democrazia “guidata” che non ha il coraggio di dirsi tale.

Da qui la sensazione, sempre più avvertibile e mefitica, che i provvedimenti vengano “imposti” con una determinazione che ricorda forme più rigide di governo, mentre al cittadino resta il diritto di mugugnare, scrivere sui social, manifestare entro limiti ben definiti ma è una libertà calibrata, quasi terapeutica, perché serve ad assorbire il malcontento senza consentirgli di trasformarsi in pressione politica reale.
Un sistema che ti permette di protestare proprio per impedire che la tua protesta conti davvero è un capolavoro di ingegneria del consenso.

Il paradosso è che nessuno osa chiamarla dittatura (come dici tu), perché sarebbe improprio e perché l’assenza di squadristi, manganelli e carri armati basta a convincere molti che tutto funzioni... ma allora come definire una struttura in cui l’individuo può parlare ma non incidere e in cui le decisioni più strategiche (economiche, industriali, energetiche e perfino etiche) sfuggono sistematicamente al controllo popolare? Tecnicamente non è totalitarismo, certo, ma non è neppure quella democrazia "piena" che viene pomposamente celebrata nei libri di educazione civica.

Forse il termine più onesto sarebbe “post-democrazia”, quella condizione in cui le forme restano ma la sostanza si assottiglia: le istituzioni sono le stesse, i processi formali sono intatti, eppure la capacità del cittadino di orientare davvero le scelte collettive è evaporata.
In questo spazio intermedio, le élite governano, i cittadini reagiscono, tutti fingono che sia ancora la democrazia classica di un tempo e ci si consola con l’idea che si può protestare, purché nessuno pretenda che la protesta cambi qualcosa... un colossale gioco dei ruoli dove a tutti va bene fingere che vada bene perchè ognuno ha il suo piccolo tornaconto e gli basta quello.

È una realtà scomoda da accettare, ma fingere che basti mettere una scheda nell’urna per essere protagonisti della vita pubblica è una favola: chi detiene il potere oggi non lo fa gridando ordini o manganellando gli avversari, bensì costruendo narrazioni, controllando l’agenda, definendo ciò che si può discutere e ciò che non deve nemmeno entrare nel perimetro del pensabile.

Per qualcuno questa non è dittatura e va bene che la pensi così... basta che sia altrettanto chiaro che non è più, da tempo, una democrazia ingenua e trasparente, onesta.
Questo è un gioco più raffinato, dove chi governa muove le pedine e chi vota si accontenta di muoverle solo quando non fanno davvero differenza... e tutti recitano la loro particina.

Quindi si, è una dittatura che vorrebbe essere una tirannide illuminata ma non ci riesce: chiamare le cose con il loro nome, ogni tanto, sarebbe già un atto di igiene intellettuale.

ooooops... fine OT ---
perdonate la logorrea :)