Concordo 100%, analisi perfetta. Questo ,che non conoscevo, rientra perfettamente nei requisiti iniziali , assolutamente da ammirare.
Era, in effetti, questo il senso ma, probabilmente, per un motivo o per un altro, non sono stato capace di farmi capire. Non volevo urtare la suscettibilità di chi vede a tutti i costi una competizione del vecchio con il nuovo o viceversa. Si trattava solo di una semplice domanda. Il fatto che il mondo sia cambiato e con lui l'approccio al mondo lavorativo è cosa di cui solo uno stolto potrebbe non vedere; ma tale cambiamento e approccio non modifica di una virgola il raggiungimento di un obiettivo che dia lustro al nostro paese e al nostro mercato nazionale anche fosse in un settore assolutamente sconosciuto e inesplorato nel secolo scorso.
Non ricordo bene i dati, ma se non sbaglio, in Puglia l'80% degli imprenditori ha più di 60 anni e credo che la musica non cambi molto nel resto del paese. I motivi ci sono e li avete menzionati più o meno tutti. Chi adesso ha 70 anni e più ha vissuto il boom economico, dove tutti volevano il frigorifero, la tv, la moto, l'auto, ecc e nessuno ce l'aveva. I prodotti importati, a parte qualche made in germany o england, non esistevano. Aprire un'impresa in Italia era come aprirla in Albania o Cina oggi. Inventavi qualcosa come ad esempio la prima macchina da scrivere portatile e la vendevi per 10 anni. I tempi sono purtroppo cambiati ma io sento spesso di belle piccole realtà imprenditoriali.
Vero, ma era un mondo del tutto diverso, più anarchico, se vogliamo, senza troppe regole, senza troppi controlli, senza assurde multe sproporzionate, in cui se quell'azienda cresceva ciascuno degli operai poteva mettersi in proprio a sua volta e diventare fornitore terzista. Le imprese nascevano (e morivano) come funghi, nel giro di pochi giorni, senza doversi procurare centinaia di certificazioni diverse, di cui molte più fini a sé stesse che altro, senza necessità di una laurea al MIT per redigere un business plan finanziario da portare in banca e poi vedersi comunque rifiutato il prestito, in cui gli azionisti fondatori erano i tuoi stessi famigliari e amici più stretti. Se eri intraprendente ed avevi un po' di fortuna, nell'arco di un decennio potevi farti il secondo capannone, moltiplicare il fatturato, la forza lavoro, assumere specialisti e poterli pagare di più, farti la seconda casa al mare o in montagna e via così. Oggi, invece, solo per aprire le porte di una piccola impresa artigiana con qualche dipendente ti serve un capitale iniziale di mezzo milione e la minima indipendenza possibile dalle banche, poiché queste alla primissima avvisaglia di recessione saranno le prime, molto prima di qualsiasi tuo cliente, a farti chiudere ed impossessarsi di tutto ciò che resta. I tuoi soci in affari saranno lo stato, che attraverso il fisco vorrà la metà dei tuoi ricavi e la vorrà anticipata, anche se nel frattempo le entrate non sono come quelle degli anni precedenti, ma avrai anche spesso buona compagnia dall'ispettorato del lavoro, dalle fiamme gialle e da mille enti di cui non conoscevi nemmeno l'esistenza, tutti bramosi del tuo sangue come piccoli vampiri affamati. E spera di non incappare in qualche dipendente poco raccomandabile, il quale potrebbe costarti molte migliaia di Euro in parcelle legali e risarcimenti vari anche se lo cogli a rubare il denaro in cassa e provi a licenziarlo in tronco per giusta causa. Un tempo imprenditori e lavoratori in qualche modo si rispettavano l'un l'altro e trovavano sempre il modo di accomodarsi: oggi invece è sempre pane per gli avvocati, ma alla fine l'unico che deve pagare il conto è solo l'imprenditore.
Continuo a fare l'avvocato del diavolo e dico "con quei tassi, ci credo che all'epoca non lo rifiutavano il prestito...". Sto soltanto dicendo che quello che oggi rimproveriamo alla Cina noi l'abbiamo inventato. E i tedeschi lamentavano delle nostre produzioni le stesse cose che oggi lamentiamo della produzione cinese cioè inondare il mercato di prodotti discreti realizzati in fabbriche semi abusive e con manodopera a basso costo.
Beh, ci sono state varie fasi. Fino agli anni '80 la nostra imprenditoria era soprattutto dedicata al mercato nazionale e al massimo si confrontava con le nazioni europee vicine. Solo negli anni '90 i nostri imprenditori hanno iniziato a spostare la produzione in altre nazioni (all'epoca soprattutto Romania e altre nazioni dell'Est), ingolositi dalla possibilità di aumentare la marginalità (e magari nascondere un po' di capitali), ma anche perchè l'Italico Stato ha iniziato a mungerli sempre più (ora che hai fatto due soldi è giusto che tu li dia a noi), facendo lievitare ben più del dovuto il costo del lavoro e quello d'impresa in generale. Negli anni successivi dall'Europa dell'Est si è deciso di spostare verso la Cina, attratti da costi produttivi ancora più bassi, trascurando il fatto che in questo modo esportavamo anche tecnologia e know how, che i Cinesi han fatto proprio in men che non si dica, trasformandosi da terra di sfruttamento ad imbattibili concorrenti. Da anni si dice che dopo la Cina ci sarà il Far East Asiatico, ma questo assunto si basa sul fatto che nel paese di Mao costo del lavoro, sindacati e diritti dei lavoratori possano crescere come avvenuto in altri paesi, cosa di cui oggi non sarei così sicuro. E comunque oggi la questione è globale. Se vuoi fare l'imprenditore e vendere anche al di fuori dei confini, ti devi confrontare con il resto del mondo, non solo con i cinesi.
Mediamente discreti. Con punte di eccellenza e casi di mediocrità. In genere discreti. Anche all'epoca l'eccellenza diffusa era più appannaggio dei prodotti tedeschi, dai.
In Giappone è concesso da tempo quando la temperatura è troppo alta. Dicono sia meglio togliere la cravatta che spremere ulteriormente i condizionatori, con gravi conseguenze per l'ambiente. I nostri leader ci sono arrivati ora.
Il problema principale non è tanto il caldo quanto l'umidità. Quando questa sale troppo non c'è trucco che tenga con l'aria calda e umida non c'è evaporazione perché l'aria è già satura e anche il tessuto più traspirante poco può fare per evitare di trasformarci in Zombies umidicci
ancora una volta dobbiamo ringraziare prodi, che diceva: "fidiamoci della cina, non abbiate paura" oh, ne avesse mai azzeccata una 'sto balordo!
Mi sembra giusto ed a questo punto credo che Boris Johnson (che per fortuna non c'è nella foto) abbia origini giapponesi . Comunque ho visto che in Baviera attualmente non c'è il caldo che abbiamo noi. Ci sono foto che li ritraggono al chiuso senza giacca e con le maniche risvoltate. Forse hanno scelto di ridurre al minimo la climatizzazione, può essere. Oppure si sono scravattati per non distinguersi troppo dalla Von Der Leyen?