BAR SPORT - Dove ciascuno è portatore di verità assolute

Ad ogni modo, questo insegna che bisogna scegliere sempre con molta attenzione i propri nemici, ma soprattutto i propri amici.

 

Koeman, allenatore del Barcellona, pur essendo sostanzialmente contrario alla Superlega:

"La UEFA habla mucho pero no hace nada ni escucha. Ni escucha a los entrenadores ni a los jugadores".
(L'Uefa chiacchiera molto senza fare nulla e senza ascoltare. Non ascolta nè gli allenatori nè i giocatori)

"No nos escuchan sobre la cantidad de partidos que jugamos. Lo más importante para ellos es el dinero"
(Non ci ascoltano in merito al numero di partite che giochiamo. La cosa più importante per loro è il denaro)

 

In termini economici hanno alternative?
Pensa che alcuni, addirittura, mettono queste partitelle sulla pay tv, pur di racimolare 200 euro.
Ma il calcio è dei tifosi (cit.)

 

E qui casca l'asino (dell'ipocrisia) dei giocatori e allenatori milionari: la Superlega - dichiarazione di Florentino Perez - prevedeva un tetto ingaggi massimo pari al 55% del fatturato di ogni società.

Il City, lo prendo come esempio perchè sia Guardiola (20mln/anno) che De Bruyne (18,5 mln/anno) si sono affannati a difendere il calcio "che è di tutti", nel 2018/19 ha fatturato 610mln di euro con un monte ingaggi di 314mln di euro, pari al 51,5%, quindi molto vicino al limite ipotizzato dalla Superlega.

Con la pandemia quanto possono aver perso in questa stagione? Facciamo alla grossa e togliamo solo i ricavi da matchday (stadio)? Sono una 60ina di milioni in meno (fonte Deloitte), che minimo minimo portano i ricavi a 550mln. Il 55% restituisce 302mln di euro a diposizione come monte ingaggi, quindi una dozzina di milioni da tagliare. A chi tagliarli?
A chi non ha accettato di ridursi di un centesimo il proprio stipendio durante il pieno lockdown?
E se i ricavi sono ancora inferiori alle già pessime attese?
Però "il calcio è della gente..." (pluricit.)

E così via, via per tutte le squadre: i giocatori condannano l'avidità delle società, si appellano alla grave crisi mondiale, pensano alle famiglie che non arrivano alla fine del mese ma poi, stringi stringi, non sono disposti a rinunciare ad un solo centesimo del loro "milione" mensile.

 

In Superlega, sempre stando alle parole pronunciate da Perez, avevano previsto un meccanismo attraverso il quale compensare anche le diverse imposizioni tributarie, ai fini di rendere quanto più uniformi possibili le misure di ricalcolo dei costi.

Di certo, quelli che si sono appellati al romanticismo del calcio, dei veri e unici valori dello sport, dovrebbero anche riuscire a spiegare come mai, in questi ultimi trent’anni (?) i format di tutte le competizioni europee e mondiali (per club e per nazionali) hanno subito continue modifiche, portando quante più squadre possibili e quanto più a lungo possibile in ogni competizione.

Per amore dello sport o per amore del denaro da incassare (ma non da distribuire integralmente)? Ma allora se è così, dov’è la differenza? Possibile che siano tutti delle verginelle?

Ah, pare che per amore dello sport, Ceferin abbia portato il proprio compenso annuale ad oltre due milioni l’anno...ma il calcio è di tutti.

 

In sostanza, il progetto Superlega sarebbe potuto essere quasi certamente un successo, ma la questione è stata posta in modo frettoloso, con modi e termini completamente sbagliati e da una compagine di società talmente diverse tra loro che la disunione finale era ampiamente prevedibile.