Per leggere la notizia bisogna essere abbonati al Corriere. Ma credo nessuno dubiti del fatto che la situazione sia critica in certe zone. I reparti di terapia intensiva dei principali ospedali sono stati pensati per ospitare al massimo una dozzina di pazienti, forse due in qualche caso, ma proprio raro. Nel momento in cui ci sono simultaneamente 50 persone in crisi respiratoria, c'è poco da fare. E non basta aggiungere semplici posti letto. Ci vogliono (costosi) macchinari, (molto) personale specializzato sempre in servizio (24x7), farmaci, ecc. La capacità di questi reparti non può essere ampliata rapidamente: noi, a differenza dei cinesi, non riusciremo mai a realizzare un intero ospedale di terapia intensiva in 10 giorni..... forse in 10 anni! E anche se trovassimo uno stabile, mancherebbero i macchinari ed il personale in grado di utilizzarli. In Lombardia e dintorni c'è poco da stare allegri. Il decreto legge ha infatti istituito la possibilità di spostare i pazienti su altre unità sanitarie, esterne alle regioni, proprio per questo motivo. P.S. Chissà se in questo modo si abbasseranno i livelli di PM2.5....
Riassunto: la situazione è drammatica negli ospedali e fuori c'è gente che si lamenta di non poter fare l'aperitivo. Siamo nella merd@ e qualcuno parla ancora di semplice influenza.
Avete visto il modello di autodichiarazione per muoversi nelle zone arancio, che potrebbe essere richiesto dalle FdO ad eventuali posti di blocco? Me l'ha girato un amico avvocato, che per lavoro dovrà continuare a recarsi presso il proprio studio, in provincia diversa da quella di residenza (entrambe arancioni). In pratica, scarica l'intera responsabilità ai singoli. In un certo senso, giusto così, ma alla fine dimostra ancora una volta la totale vigliaccheria di chi prende queste decisioni a metà. E dato che dovresti lasciarne una copia con tutti i dati alle FdO, ogni volta che dovessero fermarti, se un domani, conclusa la crisi, avessero necessità di rimpolpare le casse dello Stato, potrebbero sempre provare a rovistare tra tali documenti per vedere se sia il caso di imporre sanzioni (pecuniarie) a chi abbia mal valutato la propria necessità o ecceduto nel numero di viaggi. Avanti così! P.S. Lo stesso avvocato m'ha appena riferito di essere tranquillamente arrivato in studio e non aver visto l'ombra di una pattuglia. Si potrebbe fare una rapina senza alcuna difficoltà.
"Ehi, qui ci nascondono la verità, questa non è un influenza comune, ci vogliono far credere che non è niente!!!!" "...non potrete più fare l'aperitivo" "Ehi, ma siete impazziti? Per una banale influenza dovrei quindi restare chiuso in casa???"
Anche gli "anziani" ci si mettono.... https://www.repubblica.it/cronaca/2..._trentino_sono_positivi-250585498/?refresh_ce
Quello che vi posso dare è un insight dal San Matteo di Pavia che proviene da fonte diretta e più che attendibile. Solo al SM stanno esaminando circa 700 tamponi al giorno il che significa, gusto per dare un'idea, che il SM in una settimana esamina più tamponi di quelli esaminati in totale in Svizzera. Considerando che il SM è solo uno degli ospedali lombardi in cui si esaminano tamponi, è più che plausibile che l'alto numero di contagiati riscontrati in Italia sia dovuto al fatto che in Italia si fanno più test. Ho anche avuto la conferma che la quasi totalità dei decessi è riferibile a persone di età avanzata e con una o più patologie in essere. Tuttavia non è vero che i giovani non corrono rischi: seppure il rischio di decesso sia attualmente basso, vi sono anche 20/30enni collegati ai respiratori. Tuttavia ciò potrebbe presto cambiare qualora il numero di contagiati che necessitano di supporto respiratorio dovesse aumentare. In tal caso temono che ci si trovi di fronte a scelte ben poco facili... e potete immaginare quali. Attualmente al SM stanno riattrezzando tre reparti da destinare alla degenza di persone che presentano sintomi gravi ma non hanno bisogno di supporto respiratorio oppure che hanno lasciato le unità di terapia intensiva. Questo giusto per darvi qualche numero reale e uno sguardo sulla situazione. Sicuramente non è qualcosa da prendere alla leggera, tuttavia non bisogna cedere al panico perché sarebbe di gran lunga peggio.
Infatti, no assolutamente al panico, ma assolutamente si ad un comportamento civile, coscienzioso e responsabile. Potremmo essere anche noi stessi, inconsapevolmente, a contagiare altri, quindi bisogna evitare quanto più possibile i contati sia per la nostra salute che per quella degli altri, che siano i famigliari stretti o semplici conoscenti. Vivere in zone meno colpite oggi non deve far credere di essere fuori pericolo, anzi..... dobbiamo solo sperare di vedere qualche miglioramento nei numeri, altrimenti i prossimi DL dovranno diventare ancor più restrittivi e severi, oltre che allargarsi ad altre regioni. Uomo avvisato.... mezzo salvato.... ma solo mezzo, però.
non so se è stato già postato ma eventualmente ripetere male non fa Vi mando quello che ha scritto Daniele Macchini che lavora al Gavazzeni di Bergamo e descrive così realmente la situazione... In una delle costanti mail che ricevo dalla mia direzione sanitaria a cadenza più che quotidiana ormai in questi giorni, c’era anche un paragrafo intitolato “fare social responsabilmente”, con alcune raccomandazioni che possono solo essere sostenute. Dopo aver pensato a lungo se e cosa scrivere di ciò che ci sta accadendo, ho ritenuto che il silenzio non fosse affatto da responsabili. Cercherò quindi di trasmettere alle persone “non addette ai lavori” e più lontane alla nostra realtà, cosa stiamo vivendo a Bergamo in questi giorni di pandemia da Covid-19. Capisco la necessità di non creare panico, ma quando il messaggio della pericolosità di ciò che sta accadendo non arriva alle persone e sento ancora chi se ne frega delle raccomandazioni e gente che si raggruppa lamentandosi di non poter andare in palestra o poter fare tornei di calcetto rabbrividisco. Capisco anche il danno economico e sono anch’io preoccupato di quello. Dopo l’epidemia il dramma sarà ripartire. Però, a parte il fatto che stiamo letteralmente devastando anche dal punto di vista economico il nostro SSN, mi permetto di mettere più in alto l’importanza del danno sanitario che si rischia in tutto il paese. Io stesso guardavo con un po’ di stupore le riorganizzazioni dell’intero ospedale nella settimana precedente, quando il nostro nemico attuale era ancora nell’ombra: i reparti piano piano letteralmente “svuotati”, le attività elettive interrotte, le terapie intensive liberate per creare quanti più posti letto possibili. I container in arrivo davanti al pronto soccorso per creare percorsi diversificati ed evitare eventuali contagi. Tutta questa rapida trasformazione portava nei corridoi dell’ospedale un’atmosfera di silenzio e vuoto surreale che ancora non comprendevamo, in attesa di una guerra che doveva ancora iniziare e che molti (tra cui me) non erano così certi sarebbe mai arrivata con tale ferocia. (apro una parentesi: tutto ciò in silenzio e senza pubblicizzazioni, mentre diverse testate giornalistiche avevano il coraggio di dire che la sanità privata non stava facendo niente). Ricordo ancora la mia guardia di notte di una settimana fa passata inutilmente senza chiudere occhio, in attesa di una chiamata dalla microbiologia del Sacco. Aspettavo l’esito di un tampone sul primo paziente sospetto del nostro ospedale, pensando a quali conseguenze ci sarebbero state per noi e per la clinica. Se ci ripenso mi sembra quasi ridicola e ingiustificata la mia agitazione per un solo possibile caso, ora che ho visto quello che sta accadendo. Bene, la situazione ora è a dir poco drammatica. Non mi vengono altre parole in mente. La guerra è letteralmente esplosa e le battaglie sono ininterrotte giorno e notte. Uno dopo l’altro i poveri malcapitati si presentano in pronto soccorso. Hanno tutt’altro che le complicazioni di un’influenza. Piantiamola di dire che è una brutta influenza. In questi 2 anni ho imparato che i bergamaschi non vengono in pronto soccorso per niente. Si sono comportati bene anche stavolta. Hanno seguito tutte le indicazioni date: una settimana o dieci giorni a casa con la febbre senza uscire e rischiare di contagiare, ma ora non ce la fanno più. Non respirano abbastanza, hanno bisogno di ossigeno. Le terapie farmacologiche per questo virus sono poche. Il decorso dipende prevalentemente dal nostro organismo. Noi possiamo solo supportarlo quando non ce la fa più. Si spera prevalentemente che il nostro organismo debelli il virus da solo, diciamola tutta. Le terapie antivirali sono sperimentali su questo virus e impariamo giorno dopo giorno il suo comportamento. Stare al domicilio sino a che peggiorano i sintomi non cambia la prognosi della malattia. Ora però è arrivato quel bisogno di posti letto in tutta la sua drammaticità. Uno dopo l’altro i reparti che erano stati svuotati, si riempiono a un ritmo impressionante. I tabelloni con i nomi dei malati, di colori diversi a seconda dell’unità operativa di appartenenza, ora sono tutti rossi e al posto dell’intervento chirurgico c’è la diagnosi, che è sempre la stessa maledetta: polmonite interstiziale bilaterale. Ora, spiegatemi quale virus influenzale causa un dramma così rapido. Perché quella è la differenza (ora scendo un po’ nel tecnico): nell’influenza classica, a parte contagiare molta meno popolazione nell’arco di più mesi, i casi si possono complicare meno frequentemente, solo quando il VIRUS distruggendo le barriere protettive delle nostre vie respiratorie permette ai BATTERI normalmente residenti nelle alte vie di invadere bronchi e polmoni provocando casi più gravi. Il Covid 19 causa una banale influenza in molte persone giovani, ma in tanti anziani (e non solo) una vera e propria SARS perché arriva direttamente negli alveoli dei polmoni e li infetta rendendoli incapaci di svolgere la loro funzione. L’insufficienza respiratoria che ne deriva è spesso grave e dopo pochi giorni di ricovero il semplice ossigeno che si può somministrare in un reparto può non bastare. Scusate, ma a me come medico non tranquillizza affatto che i più gravi siano prevalentemente anziani con altre patologie. La popolazione anziana è la più rappresentata nel nostro paese e si fa fatica a trovare qualcuno che, sopra i 65 anni, non prenda almeno la pastiglia per la pressione o per il diabete. Vi assicuro poi che quando vedete gente giovane che finisce in terapia intensiva intubata, pronata o peggio in ECMO (una macchina per i casi peggiori, che estrae il sangue, lo ri-ossigena e lo restituisce al corpo, in attesa che l’organismo, si spera, guarisca i propri polmoni), tutta questa tranquillità per la vostra giovane età vi passa. E mentre ci sono sui social ancora persone che si vantano di non aver paura ignorando le indicazioni, protestando perché le loro normali abitudini di vita sono messe “temporaneamente” in crisi, il disastro epidemiologico si va compiendo. E non esistono più chirurghi, urologi, ortopedici, siamo unicamente medici che diventano improvvisamente parte di un unico team per fronteggiare questo tsunami che ci ha travolto. I casi si moltiplicano, arriviamo a ritmi di 15-20 ricoveri al giorno tutti per lo stesso motivo. I risultati dei tamponi ora arrivano uno dopo l’altro: positivo, positivo, positivo. Improvvisamente il pronto soccorso è al collasso. Le disposizioni di emergenza vengono emanate: serve aiuto in pronto soccorso. Una rapida riunione per imparare come funziona il software di gestione del pronto soccorso e pochi minuti dopo sono già di sotto, accanto ai guerrieri che stanno al fronte della guerra. La schermata del pc con i motivi degli accessi è sempre la stessa: febbre e difficoltà respiratoria, febbre e tosse, insufficienza respiratoria ecc… Gli esami, la radiologia sempre con la stessa sentenza: polmonite interstiziale bilaterale, polmonite interstiziale bilaterale, polmonite interstiziale bilaterale. Tutti da ricoverare. Qualcuno già da intubare e va in terapia intensiva. Per altri invece è tardi... La terapia intensiva diventa satura, e dove finisce la terapia intensiva se ne creano altre. Ogni ventilatore diventa come oro: quelli delle sale operatorie che hanno ormai sospeso la loro attività non urgente diventano posti da terapia intensiva che prima non esistevano. Ho trovato incredibile, o almeno posso parlare per l’HUMANITAS Gavazzeni (dove lavoro) come si sia riusciti a mettere in atto in così poco tempo un dispiego e una riorganizzazione di risorse così finemente architettata per prepararsi a un disastro di tale entità. E ogni riorganizzazione di letti, reparti, personale, turni di lavoro e mansioni viene costantemente rivista giorno dopo giorno per cercare di dare tutto e anche di più. Quei reparti che prima sembravano fantasmi ora sono saturi, pronti a cercare di dare il meglio per i malati, ma esausti. Il personale è sfinito. Ho visto la stanchezza su volti che non sapevano cosa fosse nonostante i carichi di lavoro già massacranti che avevano. Ho visto le persone fermarsi ancora oltre gli orari a cui erano soliti fermarsi già, per straordinari che erano ormai abituali. Ho visto una solidarietà di tutti noi, che non abbiamo mai mancato di andare dai colleghi internisti per chiedere “cosa posso fare adesso per te?” oppure “lascia stare quel ricovero che ci penso io”. Medici che spostano letti e trasferiscono pazienti, che somministrano terapie al posto degli infermieri. Infermieri con le lacrime agli occhi perché non riusciamo a salvare tutti e i parametri vitali di più malati contemporaneamente rilevano un destino già segnato. Non esistono più turni, orari. La vita sociale per noi è sospesa. Io sono separato da alcuni mesi, e vi assicuro che ho sempre fatto il possibile per vedere costantemente mio figlio anche nelle giornate di smonto notte, senza dormire e rimandando il sonno a quando sono senza di lui, ma è da quasi 2 settimane che volontariamente non vedo né mio figlio né miei familiari per la paura di contagiarli e di contagiare a sua volta una nonna anziana o parenti con altri problemi di salute. Mi accontento di qualche foto di mio figlio che riguardo tra le lacrime e qualche videochiamata. Perciò abbiate pazienza anche voi che non potete andare a teatro, nei musei o in palestra. Cercate di aver pietà per quella miriade di persone anziane che potreste sterminare. Non è colpa vostra, lo so, ma di chi vi mette in testa che si sta esagerando e anche questa testimonianza può sembrare proprio un’esagerazione per chi è lontano dall’epidemia, ma per favore, ascoltateci, cercate di uscire di casa solo per le cose indispensabili. Non andate in massa a fare scorte nei supermercati: è la cosa peggiore perché così vi concentrate ed è più alto il rischio di contatti con contagiati che non sanno di esserlo. Ci potete andare come fate di solito. Magari se avete una normale mascherina (anche quelle che si usano per fare certi lavori manuali) mettetevela. Non cercate le ffp2 o le ffp3. Quelle dovrebbero servire a noi e iniziamo a far fatica a reperirle. Ormai abbiamo dovuto ottimizzare il loro utilizzo anche noi solo in certe circostanze, come ha recentemente suggerito l’OMS in considerazione del loro depauperamento pressoché ubiquitario. Eh sì, grazie allo scarseggiare di certi dispositivi io e tanti altri colleghi siamo sicuramente esposti nonostante tutti i mezzi di protezione che abbiamo. Alcuni di noi si sono già contagiati nonostante i protocolli. Alcuni colleghi contagiati hanno a loro volta familiari contagiati e alcuni dei loro familiari lottano già tra la vita e la morte. Siamo dove le vostre paure vi potrebbero far stare lontani. Cercate di fare in modo di stare lontani. Dite ai vostri familiari anziani o con altre malattie di stare in casa. Portategliela voi la spesa per favore. Noi non abbiamo alternativa. E’ il nostro lavoro. Anzi quello che faccio in questi giorni non è proprio il lavoro a cui sono abituato, ma lo faccio lo stesso e mi piacerà ugualmente finché risponderà agli stessi principi: cercare di far stare meglio e guarire alcuni malati, o anche solo alleviare le sofferenze e il dolore a chi non purtroppo non può guarire. Non spendo invece molte parole riguardo alle persone che ci definiscono eroi in questi giorni e che fino a ieri erano pronti a insultarci e denunciarci. Tanto ritorneranno a insultare e a denunciare appena tutto sarà finito. La gente dimentica tutto in fretta. Alla fine cerchiamo solo di renderci utili per tutti. Ora cercate di farlo anche voi però: noi con le nostre azioni influenziamo la vita e la morte di qualche decina di persone. Voi con le vostre, molte di più. Per favore condividete e fate condividere il messaggio. Si deve spargere la voce per evitare che in tutta Italia succeda ciò che sta accadendo qua.
Dopo il "mors tua vita mea" di questi giorni, il menefreghismo dell'italico coglione di queste settimane, oramai siamo arrivati all'"uno contro tutti". Anche i detenuti rivendicano i loro diritti con le sommosse e la borsa perde il 9,8%
questo ormai lo andiamo dicendo da una decina di giorni in questa Europa globalizzata è quantomeno da "deficienti" pensare che il virus circoli solo in Italia, come se in Germania fossero geneticamente più dotati mentre varcando il confine il virus si comporta in maniera differente, semplicemente da noi cerchiamo i contagiati, altrove non lo fanno per il resto il timore è proprio quello sopra descritto e le misure intraprese servono proprio ad abbassare il picco del contagio prolungandolo nel tempo per evitare il sovraffollamento deli reparti di terapia intensiva ma dobbiamo metterci del nostro, come cittadini, non viviamo in una sorte di regime come in Cina
Intanto ovviamente crollo della borsa. Tenerla chiusa era troppo intelligente? Non era proprio possibile?
Sante parole e aggiungo, mio malgrado (circa la parte sottolineata) e con tutte le cautele del caso, purtroppo.
Niente dai ,mi spiace dirlo ....ma se al casinò ci aggiungiamo quattro galeotti che protestano ....che la pol pen sia autorizzate alla massima risolutezza ....basta con sto buonismo di merda! mi fa ridere il fatto che salga lo spread con la Germania ....loro nn hanno il virus ?:...sono semplicemente una settimana / dieci giorni indietro sulla tabella di marcia