ah per me non è un alibi, tutto sommato non mi va malaccio, sono discretamente contento! ci sono sempre anche altri fattori determinanti. solo per fare un esempio banale che mi ha colpito in modo marginale: non mi sarebbe dispiaciuto entrare in polizia di stato, ma non ho superato la visita militare, risultandone esonerato, e di conseguenza non ho accesso alla PdS.
io quando leggo che scrivete che uno dovrebbe fare un lavoro che gli piace ecc ecc mi viene da ridere..... io vivo a roma. il lavoro non si trova. altro che lavoro che piace. i contratti fanno ridere, aprire un'attività è impossibile perchè devi essere ricco, comprare casa dentro il raccordo anulare è impossibile perchè costano uno sproposito. Insomma bisogna anche confrontarsi con la realtà. Io più o meno passo 12 ore fuori come l'autore del 3d 10 dentro l'ufficio e 2 in macchina. Il mio lavoro mi piace ma purtroppo guadagno poco, il minimo indispensabile per tirare avanti dignitosamente ma di sicuro non mi permette di comprar casa, mettere su famiglia ecc ecc Insomma una bella vita di *****, ma almeno non sono indebitato. Conosco tanta gente che purtroppo sta messa molto peggio di me e la notte non riesce a prender sonno per i pensieri...io almeno dormo tranquillo... abbastanza
per goldie: mi associo ai complimenti di ale arturo.... te e tuo marito siete stati veramente in gamba!!! /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20" /> per assodibastoni: hai ragione, certo a parlare, parlo per me, l'ho messa sul facile, però ci sono fior di esempi del fatto che ce la si può fare... la maggioranza della gente finisce di studiare e cerca un posto di lavoro... il lavoro è poco, e di conseguenza anche i posti liberi... che si fa? se uno ha un'idea può provare ad inventarselo un lavoro.... nel mondo di oggi forse è più possibile che in passato, ed anche le nuove tecnologie ci danno una mano... per il fatto dei soldi che dici servono per aprire un'impresa, beh, penso che se l'idea è veramente valida ed innovativa si possa tentare di trovare dei business angels che aiutino la start-up... in america è un sistema molto in voga, per esempio... o sennò cercare delle persone con le tue stesse idee e visioni e creare una società, ecc... non è facile, ma non c'è nulla di facile a questo mondo, ormai... lavorare tanto per non guadagnare quasi niente è una costante per moltissimi... però se come dici il lavoro ti piace vedrai che prima o poi riuscirai ad ottenere ciò che vuoi.... la mia ragazza, per dirti, è legale in un grande studio e non prende quasi nulla.... ma nonostante tutto ama quello che fa ed avendo una grande fiducia in se stessa crede fermamente che prima o poi riuscirà ad emergere, sia personalmente che economicamente... malgrado tutto parte e torna col sorriso... è una cosa che secondo me è decisiva... non molliamo e non dimentichiamo mai i nostri sogni... è un augurio che faccio a me stesso, faccio a te e faccio a tutti quelli che conosco...
eh vabbè siamo tanti nella stessa barca. io per fare economia e car sharing con mia moglie, entro in ufficio alle 7:10 e ne esco alle 19:00 però ti quoto, non si trova niente, come alternative di lavoro, penso sia una costante diffusa in questo periodo, qui in italia.
Io invece cerco di pensarla un po' più fuori dal "solito". Io parlo proprio di chi vive facendo il surfista, il paracadutista, di chi ha aperto un'agenzia di noleggio barchette a Bali, di chi ha venduto tutto per comprare delle villette a Fortaleza, di chi vuole aprire una gelateria a Santo Domingo, di chi non si limita a cercare un'altra scrivania dove sta due ore in meno e prende mille euro in più. Io parlo di gente che fa quello che sogna! Sarà che degli esempi che v'ho fatto, alcuni li ho conosciuti, sarà che sono ancora troppo giovane per non avere l'entusiasmo e forse l'esperienza che mi "scarica" della voglia di attaccare la vita, sarà che leggo quello che scrive Goldie e la vedo andarsene in Uzbekistan; ma io non parlo di trovare lavoro, bensì di farselo, di inventarselo. Di scegliere dove si vuole vivere e fare cosa ci fa alzare col sorriso la mattina, non di inseguire o cercare, ma di costruirsi la propria vita.
Interessante discussione. Molto simile a quella mi trovo a fare con me stesso quasi ogni volta che sono in aereo, due volte alla settimana se va bene (perche' e' l'unico posto in cui non devo/voglio interagire con nessuno). Mi vengono in mente le solite storielle come questa e quindi mi verrebbe voglia di fanculizzare tutto e tutti e mettere le palle a bagno in acqua salata e limpida di fronte ad una spiaggia bianca. Poi mi viene in mente come, quando hanno diagnosticato un cancro a mio papa', sembrava servissero immediatamente 40k eur per un operazione da privato visto che nel pubblico ci voleva circa un mese (mese a cui neanche e' arrivato e operazione non fatta perche' inutile) e quindi mi vien da dire che forse qualche soldino in saccoccia male non farebbe. Il fatto di avere quei soldi ha permesso a tutti di concentrarsi sul problema e non sui vincoli economici. Poi penso anche che, non avendo figli (se arriveranno probabilmente ci sara' da ridefinire le priorita'), neanche voglio tirare le cuoia lasciando tutto alla badante che mi cambiera' il catetere ma, nel caso dovessero mettermelo, vorrei che 'sta cacchio di badante ci fosse. Quindi lavoro (tanto, troppo a volte) cercando di godere sia del mio lavoro (in termini di crescita professionale, competenze, contatti e stima dei miei clienti e collaboratori) e di godere -nel tempo libero (limitato ma spero di qualita')- dei frutti del mio lavoro. Non credo di aver trovato ancora il bilanciamento corretto tra vita professionale e interessi personali e non credo lo trovero' mai. Come diceva qualcuno: "Life is like a coin. You can spend it any way you wish, but you only spend it once". Quindi convivo con i miei compromessi e le mie giustificazioni. E, per la maggior parte del tempo, ci convivo bene
Sera, Avevo già letto la storiella che hai riportato, magnifica. Sintetizza in poche righe un messaggio secondo me potentissimo. Grazie. Qui, un articolo letto non mi ricordo dove e conservato, un po' più lungo ma tremendamente significativo , che ormai più di due anni fa ha acceso in me la scintilla ad una polveriera che attendeva solo di essere innescata. Vi consiglio di leggerlo, a me ha fatto un effetto clamoroso e da allora lo tengo sempre presente come esempio.
Questo thread concorda con il pensiero che ho ormai da diverso tempo, lavoro circa 10 ore al giorno e dedico alla mia famiglia soltanto il fine settimana, è troppo poco, lo è per me, lo è per loro. Cambiare vita? forse si è fattibile, ma occorre coraggio, sacrificio, determinazione e qualche imposizione; non escludo di poterlo fare in un prossimo futuro, per ora no. Chiaramente IMHO.
Cosa ti blocca dal non farlo? Come "insegnava" uno dei tanti libri sull'argomento che mi e' capitato di leggere, datti degli obiettivi da raggiungere entro la fine della giornata, la fine della settimana e la fine del mese. E segna tutti i vincoli che te lo impediscono. :wink:
"Molti uomini lavorano dieci-dodici ore al giorno per poter acquistare oggetti superflui (l’ultimo gadget tecnologico), cimeli di vacua potenza (auto di lusso, ristoranti raffinati). Per alcuni questa vita è il meglio che si possa desiderare. Per altri no." molti uomini, e donne , lavorano dieci-dodici ore al giorno perchè fanno delle belle cose per l'industria, la società e le persone, indipendentemente se diventeranno ricche; rimane sempre aperta la questione enfatizzata da Daniele, lavorando così tanto sicuramente non rimane molto tempo per la famiglia . Ma imho si riesce a vivere intensamente i rapporti famigliari anche in un tempo ridotto ed anche a coltivare interessi. L'importante secondo me è l'organizzazione mentale che si riflette poi sull'organizzazione della vita, è faticoso ma fattibile. Ad esempio, quando mandai via la signora delle pulizie per gravi incomprensioni , molti mesi fa, mai avrei pensato di riuscire ad arrangiarmi da sola ed avere la casa più pulita; invece, mentre cercavo di sostituirla organizzai l'acquisto di una serie di aiuti tecnologici validissimi (robot vari) ed ora ho anche imparato ad amare il mio tempo di casalinga, temo nel quale mi prendo cura delle cose della mia casa, forse perchè legato alla memoria della mia infanzia, di quando osservavo la mia mamma.
Il mio progetto: espatriare in Australia. i vincoli: Andrea, mio figlio di 7 anni; mia moglie; mio padre di anni 84. Chiaramente il tutto va contestualizzato, per ora sono all'inizio il primo vincolo Andrea deve crescere ancora qualche anno.
Cosa vorresti fare la? Leggo il dove ma non capisco il cosa e il perche' li (posto che io mi ci accontenterei di farci un mese in vacanza). Il mio autista di quando sono a Malta per lavoro mi raccontava che lui si e' fatto due anni a lavorare in Australia, gli e' piaciuto moltissimo come esperienza ma poi e' tornato perche' mi diceva che la cultura e' troppo diversa dalla sua e che quindi non si era mai riuscito ad integrarsi a dovere. Adesso ha un negozio di souvenir a Malta e continua con il noleggio con conducente.
Ho colleghi che si sono inseriti nel campo delle costruzioni, io sono un tecnico e avrei un aggancio. Vedi Alex nella vita ho sempre lavorato, non mi sono mai tirato indietro, a casa i miei genitori mi hanno visto poco, attualmente ho una buona posizione ma vorrei garantire un futuro migliore a mio figlio e oggi vivo nella totale incertezza del suo domani e non posso restare a guardare nella speranza qualcosa cambi, secondo te cambierà?
questo mi pare proprio un buon consiglio!!! grazie ale_72! /emoticons/wink@2x.png 2x" width="20" height="20" /> lo aggiungo a quello che disse steve jobs nell'ormai famosissimo discorso a Stanford : ricordarsi che la vita è breve è ciò che mi ha permesso di fare le grandi scelte nella mia vita trovando sempre il coraggio di farle. ( diceva qualcosa del genere....).
Credo il libro fosse questo http://www.amazon.com/gp/product/0307465357?ie=UTF8&tag=offsitoftimfe-20&linkCode=as2&camp=1789&creative=390957&creativeASIN=0307465357
Ottimo spunto di riflessione. Partecipo cercando di proporre all'interno di questo thread il mio personale spunto come "input" costruttivo: "E se provassimo a migliorare ciò che abbiamo invece di cambiare?" E' un proposito senz'altro difficile, certamente. Spesso è un proposito che non porta al risultato sperato e sovente può non portare ad alcun cambiamento, però permette di guardare avanti e di voltarsi senza avere un rammarico e senza rammaricare a se stessi il fatto di "non averci provato". Se infatti è vero che i cambiamenti radicali spaventano e spesso sono salti nel vuoto, è altrettanto vero che prima di "arrendersi" a quella situazione e subirla passivamente, è quantomeno d'obbligo (morale verso noi stessi, non verso chiunque altro!) cercare di metterci mano provando con piccoli cambiamenti, evoluzioni. Costa fatica, certo, a volte così tanto da chiedersi il perchè di tutto questo. Però porta anche a grandi soddisfazioni, porta a rimettersi in gioco non sentendosi mai arrivati. A volte paradossalmente cambiare completamente pagina può rendere le cose più semplici poichè non si ha più un termine di paragone: il nuovo può essere così diverso da non essere paragonabile. Dico questo a ragion veduta, perchè spesso agire in questa direzione (quando ci si riesce o meglio ci si prova realmente!), si scopre che in realtà eravamo noi stessi ad esserci seduti, ad aver tirato il freno, ad aver scelto "il solito comodo" allo "scomodo darci dentro". Così al lavoro, dove il non sentirsi arrivati, nonostante tutto quello che si può aver dimostrato in ogni ambito ce ne darebbe modo di godersi questo stato. Si può crescere, si può perfino scoprire che qualcuno ha cambiato opinione su noi stessi perchè ha notato questo cambiamento. Ovviamente non si deve avere l'utopia del "tutto e subito", spesso l'inerzia del meccanismo è tale da richiedere un enorme dispendio di forze per vedere un piccolo movimento. Però poi noi siamo più forti e più inclini a non smettere di far girare la ruota! :wink:
Te l'ho scritto in privato ma voglio rendere pubblico il mio pensiero verso di te: SEI UNA BELLISSIMA PERSONA! É per me un onore averti come amico.
Lore, sono d'accordo solo in parte. Qui, non credo che valga chi s'impegna di più ad evolvere la sua situazione perchè chiudere la saracinesca e cambiare del tutto è troppo facile, qui nessuno vince un tostapane. Alla fine del gioco, vince chi - non alla fine, ma durante la partita - ha avuto la fortuna, la capacità, il coraggio, l'estro e - permettetemi - le palle, di dare la sua impronta al match, di giocarsela esattamente come voleva per raggiungere esattamente il punto che s'era prefisso. Non è una gara a chi fa più fatica, è una ricerca del meglio per sè, del proprio benessere. Del vivere la propria vita consapevolmente, concretamente nella coscienza di avere in quell'esatto momento tutto quello che si vorrebbe o, almeno, la certezza di star utilizzando tutte le armi a propria disposizione perchè ciò si verifichi. Vince il pescatore della storiella riportata da Alessandro e che io ho subito messo in firma. Poi certo, non sempre mettere una "x" e ricominciare tutto daccapo è possibile e magari non sempre se ne ha voglia; qui ti dò perfettamente ragione: è importante la volontà - comunque - di prendere la propria vita in mano e fare di tutto (tutto il possibile) per rendersela più simile possibile a come l'avresti dipinta tu. Perchè ora stai giocando, ma quando il Mister ti chiama per la sostituzione, vinci solo se esci e sai di essertela goduta al massimo la partita. Perchè ci siamo trovati in campo senza nemmeno sapere come. Non giochiamo per nessuno, per nessun obiettivo, se non quello che noi stessi ci prefiggiamo. Il campionato andrà avanti esattamente uguale dopo di noi come andava prima. Quindi, l'imperativo è: godersela. E io come faccio a rispondere qualcosa? Sono senza parole!!! GRAZIE con tutto il cuore, e altro che onore tuo!
