per "fortuna" gli investitori sono 2 e non 1... altrimenti sai che peso... mai vista una morte in diretta... è... non so spiegarlo
E' pericoloso partendo dagli amatori fino ai piloti, è qualcosa di terribile che non puoi non tenere in considerazione. Eppure lo fai, eppure cerchi sempre di spostare il limite più in la.
Addio Shoya... ho saputo della tragedia solo stasera... mi sono perso lo sport che amo di più assieme al calcio. Sarà stato un caso che non ho visto la morte in diretta? e pensare che era così giovane...
My Immortal...mi son commosso....a guardare Fuorigiri...e ripensare alla scena vista in diretta sul divano.... Io invece Ti dedico questa....ciao pilota! [YOUTUBE] [/YOUTUBE]
Ed è stato tremendamente difficile sentire l'intervista al Dott.Costa, in lacrime in diretta.... Io ho avuto l'onore di conoscerlo di persona e credo sia di un sensibile che la metà basta....in fondo sti ragazzi li cresce...li vede crescere nell'età e nell'esperienza...li cura...li rimette in sesto.... Che brutte cose ragazzi.... però bisogna sempre essere fieri di chi ha dato e darà la vita per portare avanti la propria passione....
io sinceramente mi sono commosso a vedere le lacrime e ascoltare le "poesie" del dottor Costa riferite al povero Tomizawa durante fuorigiri.... R.I.P.
non so chi sia stato + toccante, se il dottor costa che entra in studio con le lacrime e non riesce a parlare, o un motociclista da ormai una vita, capirossi, che parlando dell'accaduto e del ragazzo, si mette a piangere... dopo tanti anni non tutti sarebbero in grado di dimostrare questa sensibilità.. capirossi è un esempio.. in tutto e per tutto..
ero a misano, tribuna ducati, e francamente nonostante la folle dinamica dell'incidente non ci aspettavamo che morisse: l'abbiamo saputo solo uscendo dal circuito e tra tutti regnava incredulità e amarezza. La moto, si sa, è pericolosa e tanti giustificano così le tante morti di motociclisti, in strada e in pista; nessuno però può accettare serenamente la morte di un ragazzo di solo 19 anni che 1 minuto ti passa davanti a 200 all'ora e poi...finisce così male Ciao Shoya
Per Tomizawa Riporto, integralmente, il pensiero di un ex pilota arrivatomi or ora via e-mail: PER TOMIZAWA. E’ morto un pilota, proprio a Misano dove lavoro. Di fronte alla morte abbiamo sempre due diversi problemi: 1. Chiedersi se si poteva evitare e come fare in futuro. 2. Onorare la memoria. Questo vale per la morte di un pilota, per quella della signora investita sulle strisce pedonali, per le 85 vittime della strage di Bologna, per il generale dalla Chiesa, la moglie e la scorta. Se il punto 1 invita a riflessioni su cosa non si è fatto, cosa andava fatto, cosa si potrà fare, anche il punto 2 si pone gli stessi obiettivi: la memoria ci deve far riflettere, aiutare a non ripetere gli errori del passato e migliorare il futuro. Tutto il resto a posteriori non serve, né alla vittima, né alle prossime vittime. Sono le inutili polemiche che ho sentito alla tv e ho letto sui giornali. Inutili perché non si sono poste il problema della sicurezza in termini reali, ma solo con gli occhi di chi vede un ralenti un’ora dopo e non era sul posto a intervenire in pochi secondi. Qualcuno ha invocato il senso etico e il rispetto della vita chiedendo di non disputare la gara successiva. Il senso etico e il rispetto della vita invece, sta in quanto detto sopra, non nel piangere i morti “dopo” o nel non correre una gara fingendo che il motociclismo, come la boxe e l’alpinismo, non siano sport sempre e comunque pericolosi. Personalmente piango di più il pedone investito inconsapevole (magari dall’ubriaco di turno che scappa) piuttosto che il pilota che, come me, ha messo in conto anche l’estrema fatalità. Ma oramai è la televisione che suscita le nostre lacrime e piangiamo solo le tragedie che possiamo vedere in diretta tv. Non sarebbe servito nulla fermare la gara e Claudio Costa lo ha spiegato lucidamente pur dopo avere pianto. Non sarebbe servito non far correre la MotoGP un’ora dopo la tragedia: di certo non sarebbe servito a salvare Tomizawa. Ma se vogliamo stimolare qualche riflessione rispondo così. Forse invece di fermare una domenica di gare, servirebbe fermare le nostre auto, anche solo per poche ore, per ricordare le vittime della strada: persone che andavano incontro a un momento di svago o si recavano semplicemente al lavoro senza contemplare per questo la possibilità di morire. Mi riferisco in particolare proprio ai motociclisti, utenti “deboli” insieme a ciclisti e pedoni che spesso non sono rispettati da automobilisti frettolosi e prepotenti. Non sarebbe un dramma: io ricordo ancora le domeniche a piedi durante la crisi del 1973, ma forse allora vivevamo in un altro mondo. Siegfried Stohr
Ad Adria, due anni fa morì un ragazzo nel tratto "lento" del circuito, travolto da un altro ragazzo incolpevole che seguiva. Stava facendo ciò che adorava, seguire la sua passione. Stessa dinamica, stesso dolore. Ma non ci pensi, quando arrivi in quella curva, la fai al tuo meglio e stop. Non esiste misura di sicurezza sufficiente per salvarti da quel tipo di incidente.
Riposa in pace. Condivido in pieno il pensiero di Stohr. Interessante lo spunto di Ubriacone sulla sicurezza di Misano: la dinamica dell'incidente mi è abbastanza chiara, il resto è stato fatalità, i due piloti non potevano fare assolutamente nulla, ma credo che questo genere di caduta possa capitare in qualsiasi circuito.