Racconti fai da te | Pagina 23 | BMWpassion forum e blog
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Racconti fai da te

Discussione in 'Off-Topic' iniziata da DAVIDE 73, 3 Gennaio 2010.

  1. Lamia

    Lamia Collaudatore

    350
    95
    20 Settembre 2009
    Reputazione:
    7.776
    E21 315, bianchina, focus
    quando sento questa frase (anche durante la visione del film ) non riesco a non ridere pensando alla parodia... "che lo sforzo sia con te " :mrgreen:
     
  2. DAVIDE 73

    DAVIDE 73 Amministratore Delegato BMW

    2.905
    114
    22 Febbraio 2009
    Reputazione:
    2.473
    330 XD E91
    ehe...vero, Balle Spaziali. Io sono il principe Valium...:mrgreen:

    Ma il mio vero idolo è Rick Moranis col casco gigante...ehehe !!!
     
    Ultima modifica di un moderatore: 5 Agosto 2010
  3. The Stig

    The Stig Presidente Onorario BMW

    5.535
    627
    11 Giugno 2008
    Reputazione:
    121.033
    BMW 320 Ci, "Keren"
    Lord casco! :D /emoticons/biggrin@2x.png 2x" width="20" height="20" />
     
  4. DAVIDE 73

    DAVIDE 73 Amministratore Delegato BMW

    2.905
    114
    22 Febbraio 2009
    Reputazione:
    2.473
    330 XD E91
    Si proprio lui, è un grande [​IMG]
     
  5. Lamia

    Lamia Collaudatore

    350
    95
    20 Settembre 2009
    Reputazione:
    7.776
    E21 315, bianchina, focus
    :biggrin:

     
  6. SenzaUnaBMW

    SenzaUnaBMW Direttore Corse

    2.035
    127
    26 Febbraio 2009
    Reputazione:
    55.036
    =18 :D
    Il sole ti colpisce la faccia ogni giorno in maniera più intensa. Oggi lo senti molto fortemente, quasi come se fosse una pioggia fitta che assilla e bagna, e bagnando dà sempre più fastidio la pelle bagnata e i vestiti che si attaccano sulla tua pelle.

    L'aria intorno a te, anche se relativamente fresca per gli altri, ti è nemica e sembra quasi che non voglia darti l'ossigeno di cui hai bisogno, e ti sembra sempre di morire soffoccato.

    Il paesaggio che ti circonda è quello dell'estate, bella, con i suoi momenti pieni di gioia, con i suoi ragazzi che felici perchè non vanno a scuola, ora giocano nelle strade, ora li vedi passeggiare per le strade, ora li vedi mangiare un gelato, ora li vedi scherzare e ridere, ora li vedi baciarsi e scambiarsi affetti.

    Su di te pesa un'aria di stanchezza, e la pelle sembra ormai essersi piegata per sempre: non ci saranno cure dimagranti in grado di riportare tutto all'origine.

    Negli occhi ci sono ricordi e pensieri indimenticabili, ci sono anni di vita. Eppure agli altri, il più delle volte, sembra vedere solo una strana sensazione di premorte, una sorte di mancanza di luce e vita... ma si sbagliano.

    Gli arti sono ormai dolori, ed ogni cammino è per te una faticata. Salire le scale equivale ad un compito di matematica in classe, quelli che non riuscivi a finire del tutto e dei quali ti preoccupavi. Quelli erano compiti, e tutto sommato si potevano superare. Le scalinate, invece, non tutte: a volte bisogna tornare indietro, per la fatica.

    Cosa ti è rimasto ? L'anima. Eterna.

    Stai invecchiando...
     
  7. on a friday

    on a friday Presidente Onorario BMW

    6.337
    946
    9 Gennaio 2009
    Reputazione:
    90.505
    E81 120d Attiva - R 1200 GS
    Pink’s magic box

    La scatola magica era adagiata sul pavimento, muta, innocua, quieta. Presi due cuscini dal letto e li distesi sulle mattonelle di cotto a formare un frugale giaciglio. Un posacenere a destra, il pacchetto di Marlboro a sinistra e nella mano un cerchio traslucido che rifletteva la debole luce rossa della lampada. Un sibilo elettrico riempì per pochi attimi il silenzio. Un altro sibilo, questa volta più cupo, più pesante, e il prezioso fardello sparì dentro quel cubo di metallo nero.

     


    Ero poco più di un ragazzetto quando scoprii il potere magico della musica. Ne feci conoscenza fra un rumore di piatti e uno stridore di aspirapolvere.



    Mia madre amava accendere la radio quando doveva riordinare l’appartamento. Niente di particolare, non per un bambino intento a colorare un album o a fantasticare con il modellino scala 1 a 18 della sua novissima Maserati Bora. Però un giorno qualcosa dovette succedere perché da quella radio non venne fuori la solita musica che ricordava a mia madre i tempi in cui andava a ballare nelle balere. No, ci fu un giorno in cui qualche folle, forse un dj improvvisato ed abusivo, fece partire un suono nuovo, diverso, ovattato, come proveniente da un mondo lontano e sconosciuto. Un oceano di note interrotte dal pizzicare violento della corda di una chitarra. Dopo qualche minuto di quell’infinito, i suoni esplosero in un insieme brutale e cullante. Avevo 9 anni e avevo conosciuto i Pink Floyd. Remember when you were young…
    http://www.youtube.com/watch?v=tkUR0xe6Pmc

     


    Per uno strano, perverso meccanismo della mente, i ricordi che si fissano per sempre sono dolorosi. Forse che la memoria di ciò che non avremmo voluto vivere possa servire a proteggerci dal futuro.


     


    Nel 1982 non c’era cosa che non fosse buia. Dopo aver stancamente fatto il mio dovere di studente problematico, dopo l’immancabile partita di calcio nella palestra abbandonata di via Gonzaga, dopo l’altrettanto immancabile sbucciatura di ginocchia che faceva imbestialire la mia solerte padrona di casa, amavo aspettare che facesse buio prima di tornare a casa. Adesso non ricordo, ma sono sicuro che fosse un modo per metter ansia ai miei genitori. Volevo in qualche modo comunicar loro che la mia crescita mi avrebbe portato presto ad una rapida ed autonoma emancipazione.



    Una sera, insieme ai miei 2 irrequieti compagni d’armi, entrammo in un cinema. Restammo paralizzati per oltre 3 ore. Una visione non era bastata. I fumetti di Scarfe rinvigorirono il nostro desiderio ribellistico e romantico di antagonismo verso l’ordine costituito, verso la scuola, verso la famiglia.



    Quella notte non dormii. Chiuso nella mia prigione azzurra e bianca, i colori nascosti dall’oscurità, mi lasciai cullare in un torpore di confortevole insensibilità.
    http://www.youtube.com/watch?v=tkJNyQfAprY

     


    Gabriella era stato il primo amore. Nella cagionevole spensieratezza del nostro rapporto avevo, costruito un pezzo della mia vita.



    Se ne andò lentamente, giorno dopo giorno. Se ne andò perché a vent’anni non sei in grado di mettere un punto alla tua quotidianità; inoltre non è giusto. Avevo già allora maturato la convinzione che tutto passa, anche gli amori che crediamo infiniti.



    Se ne andò un giorno d’estate, mentre eravamo seduti ad un tavolo di Corso Italia in compagnia di amici a sorseggiare una birra.



    La guardai un’ultima volta negli occhi nel modo in cui l’avevo guardata per 4 anni e le dissi che il nostro “noi” era finito. Un’altra vita per lei e per me stava per cominciare.



    Se c’è un Dio, solo Lui sa cosa mi passò nella mente in quel lungo viaggio di ritorno. Lui raccolse la lacrima che cadde dai miei occhi. Lui fu l'invisibile guida che muoveva le mie mani. Lui scelse la mia dolce compagna di viaggio…Through the fish-eyed lens of tear stained eyes




    Continua...(forse)
     
  8. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.682
    756
    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    =D>

    :-k

    mi sa che ho scatenato un inferno di flash backs doloroso ed autobiografico.

    :confused:

    (forse)
     
  9. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.682
    756
    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    una giornata storta

    miss Beth corse trafelata per il corridoio di ingresso ed infilò a tutta velocità la scheda nell'orologio della timbratura che scattava proprio in quell'istante... = 08:01 = lesse sul suo cartellino. sgomenta ed infastidita, rimase ad osservare per qualche istante il marchio del suo peccato... era arrivata IN RITARDO per la prima volta in tutti quegli anni che lavorava alla Nemesis Enterprises, una società specializzata nella produzione di fiction televisive. la dirigenza del colosso multinazionale era severissima in proposito, e considerava i ritardatari alla stregua di reietti da licenziare al più presto. veniva persino fatta firmare un'apposita clausola all'atto dell'assunzione.

    tuttavia Beth, che aveva una "fedina penale" ineccepibile, sperò di passarla liscia, per una volta. si diresse verso la hall ascensori, in cui decine di macchinari sibilanti portavano ai 100 piani dell'enorme edificio. premette il 33, e giunse in pochi secondi al piano.

    tutti gli uffici degli operatori erano identici, ed il suo non faceva eccezione: una scrivania dominata da un terminale ultimo modello, una comoda poltroncina blu ed uno schedario meccanizzato, collegato attraverso le viscere del grattacielo ad un enorme scantinato che era protetto da colossali portoni blindati degni di fort knox.

    accese il terminale, e quasi istantaneamente apparve la schermata





    [​IMG]



    lesse di malavoglia le informazioni che si aprivano con pop-up sonorizzati (di solito quel rumore gli era indifferente, ma oggi lo odiava), poi passò alla schermata successiva e cominciò a comporre la pratica, o meglio la sua parte di pratica, che colleghi sconosciuti di tutte le filiali della Nemesis sparse per il mondo avrebbero completate, ognuno per un piccolo pezzetto.

    in questo modo geniale si sarebbe realizzata la sinergia della creatività dei vari redattori, ed, al contempo, mantenuta la segretezza delle trame fino all'ultimo istante.

    [​IMG]UNO



    arvesu si sta recando al lavoro, e vede dall'altra parte della strada barbara, una ragazza che ha conosciuto da tempo alla fermata dell'autobus che entrambe prendono per recarsi al lavoro.

    "ciao barbara" le urla, agitando la mano in segno di saluto

    "ciao arvesu, come va ?"

    "bene. oggi siamo in anticipo... andiamo a prendere un caffè ?"

    "va bene, oggi sono ancora addormentata. ieri ho fatto tardi".

    barbara attende che il semaforo pedonale diventi verde e raggiunge l'amica. insieme, entrano nel bar...

    DA TRASFERE A OPERATORE # 5uyhsiswIR

    [​IMG]DUE



    arvesu si sta recando al lavoro. è un po' distratta da un operaio che sta riparando la serranda di una vetrina, perciò non si accorge di un altro passante. lo urta con la sua borsa, che si rovescia sul marciapiede...

    "e stia attenta, accidenti..!" le urla sgarbatamente l'uomo

    "scusi tanto" dice in fretta arvesu. è conscia di essere ospite in un paese straniero, ma la naturale dolcezza dei suoi modi l'ha sempre aiutata nei rapporti con il prossimo. in questo caso, smonta sul nascere la rudezza del suo interlocutore...

    "va bene, va bene.. scusi anche lei, oggi forse sono un po' troppo nervoso... buongiorno".

    "buongiorno" risponde arvesu col sorriso solare di chi ha combattuto la distratta banalità della maleducazione con la semplicità elegante di una parola, mentre si china a raccogliere le sue cose...

    DA TRASFERE A OPERATORE # 1wlpysmnCO

    [​IMG]TRE



    arvesu si sta recando al lavoro. vede un braccialetto che le piace nella vetrina di un negozietto di bigiotteria a conduzione familiare che sta aprendo. all'interno, scorge il sig. luigi con la moglie ed il figlio che si preparano per la giornata di lavoro, li conosce perché abitano proprio nello stesso pianerottolo del suo.

    "buongiorno sig. luigi"

    "buongiorno, signora. ancora decisa a comprare quel braccialetto ?"

    "si. penso che il mese prossimo potrò permettermelo. posso entrare a dargli ancora uno sguardo ?"

    "prego" dice il sig. luigi con un sorriso. entrano nel negozio...

    DA TRASFERE A OPERATORE # 7edyxzjkGR

    [​IMG]QUATTRO



    arvesu si sta recando al lavoro. squilla il suo telefonino...

    "pronto"

    "pronto arvesu, sono paola. sei già arrivata al lavoro ?"

    "no, sono in cammino"

    "senti, torna indietro. oggi resto un paio d'ore in più con mia nonna, devo aiutarla a fare degli esercizi di respirazione che le ha raccomandato il fisioterapista. magari, puoi fare la spesa e poi venire qui"

    "bene paola, faccio così. ci vediamo più tardi..."

    arvesu si volta, torna indietro verso il supermercato che dista poche centinaia di metri...

    DA TRASFERE A OPERATORE # 3ruxpqqyFN

    [​IMG]CINQUE



    arvesu si sta recando al lavoro. oggi non si sente troppo bene, ieri ha assaggiato una torta che forse era andata a male, o forse sta covando un principio di influenza. si ferma e si siede su una panchina, un po' stravolta. qualcuno si volta a guardarla, incuriosito... qualcuno ha uno sguardo di disapprovazione, qualcuno di compassione... il mondo è pieno di carogne, di brava gente, e di gente che sta fra i due estremi, ma tant'è. dopo qualche minuto arvesu si sente un po' meglio, si alza e riprende il cammino...

    DA TRASFERE A OPERATORE # 9sgdlewmUZ

    miss Beth continuò il suo lavoro, ma l'ansia di essere arrivata in ritardo la rodeva sempre più. dopo una vita dedicata al lavoro, in cui mai e poi mai aveva commesso la benché minima manchevolezza, dopo aver persino rinunciato a farsi una famiglia propria, era furiosa con se stessa ed incarognita verso il mondo... doveva pur sfogarsi in qualche modo ! riprese a scrivere, ma il tarlo della collera le annebbiava la ragione. e poi, era solo una fiction...

    [​IMG]SEI



    arvesu si sta recando al lavoro. in lontananza scorge un uomo, alto e grosso, che urla frasi sconclusionate in una lingua per lei incomprensibile. di solito arvesu è brava ad evitare i guai, i suoi quarantuno anni in cui si è "buscata" duramente la vita le suggeriscono di attraversare la strada e cambiare marciapiede. ma oggi non può, è già in ritardo. cerca di farsi più piccola di quanto già non sia, ma l'uomo la vede ed in un attimo le è addosso. comincia a tempestarla di pugni al volto, il sangue schizza dappertutto... mentre rovina al suolo, arvesu sente distintamente il rumore delle ossa che si spezzano e l'acre sapore del suo stesso sangue. un dolore indicibile le fa perdere i sensi. il suo ultimo, assurdo ricordo sarà... "ce l'avevo fatta, ormai, a vivere qui"

    DA TRASFERE A OPERATORE # 7fpqbebsNZ

    con un senso di colpa, ma al contempo un po' sollevata dopo aver trasferito la sua frustrazione, miss Beth aprì il cassetto della scrivania. prese Il Dado dalla custodia foderata di velluto color cremisi, ed effettuò il lancio. Il Dado ruzzolò lungamente sulla scrivania fino a fermarsi....

    SEI

    miss Beth osservò inorridita. SEI.

    con le mani tremanti, non miss Beth non potè far altro che completare la pratica. chiuse la cartelletta grigia e la ripose nello schedario meccanizzato... a fine giornata, le sarebbe bastato premere un tasto per inviare le sue pratiche ai vari operatori nidificati.



    passarono le ore, e miss Beth vedeva aumentare la propria angoscia... e si che ne aveva visto di tragedie, di gioie, di dolori, di cattiverie e di bontà, ma quel SEI proprio non riusciva a digerirlo. era una solo una fiction, d'accordo, ma qualcosa nella sua testa, le trasferiva un orrore ed un senso di colpa inspiegabili ma, tuttavia, reali, che non riusciva a spiegarsi.

    giunse l'ora della pausa mensa ma non le riuscì di mangiare nulla, e gettò assieme al vassoio ciò che aveva preso dal banco...

    "cosa c'è" miss Beth, le diceva una vocina al suo interno, non penserai di RIAPRIRE LA PRATICA ? lo sai che è una cosa vietatissima, talmente vietata che in nessuna delle migliaia di sedi della nostra azienda si è mai verificato un fatto simile. lascia perdere, dimentica arvesu... qualche giorno di indignazioni mediatiche sulle fiction che stanno diventando sempre più zeppe di violenza, qualche denuncia delle associazioni dei genitori, e poi quella donna sarà dimenticata. non è NULLA....

    miss Beth riprese il lavoro, compilando pratiche su pratiche con mano esperta, ma meno ferma del solito...

    mancavano pochi minuti al momento in cui bisognava inoltrare le pratiche. tassativamente alle 20:00 bisognava pigiare il grosso bottone rosso sullo schedario meccanizzato. miss Beth si decise... riaprì in fretta la prima cartellina della giornata, estrasse Il Dado e tirò... possono essere lunghissimi i secondi, ed anche i decimi di secondo, in alcuni momenti della nostra vita... battiti di ciglia possono trasformarsi in interminabili vuoti sospesi nel tempo... ma tutto questo dovrà finire, prima o poi, e quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia.

    ed uscì... SEI

    il senso di oppressione, ed anche un finora sconosciuto senso di colpa schiacciava sempre più miss Beth. ora che aveva OSATO, però, non riusciva a fermarsi... e continuò a tirare...

    SEI

    SEI

    SEI

    SEI

    SEI

    SEI

    19:58

    Il Dado non voleva saperne di cedere la sua preda. miss Beth continuò, risoluta a non arrendersi... lacrime inspiegabili che provenivano dal suo essere interiore, da un senso non contemplato da ciò che gli umani conoscono, rigavano il suo volto. combatteva contro un nemico invincibile... ma non lo sapeva...

    SEI

    SEI

    SEI

    SEI

    SEI

    SEI

    19:59

    miss Beth prese a pugni Il Dado, si ferì le mani, ma il risultato non cambiava...

    SEI

    SEI

    SEI

    SEI

    SEI

    con un moto di rabbia, sconfitta, fu costretta e mettere velocemente la cartellina grigia nello schedario ed a premere all'ultimo secondo il pulsante...
     
    Ultima modifica di un moderatore: 12 Agosto 2010
  10. t.a.g.

    t.a.g. Direttore Corse

    1.682
    756
    23 Dicembre 2006
    Reputazione:
    295.509
    BMW Z4segàra+F800GSarrogaperda
    stravolta, si ricompose alla meglio e si avviò verso l'uscita. mentre passava accanto alla guardiola del custode, vide che aveva il telefono in mano e la fissava.

    "scusi, lei è miss Beth... miss Beth Mac ?" naturalmente non la conosceva. nell'edificio lavoravano migliaia di impiegati, al massimo si arrivava ad una vaga familiarità con alcuni volti, ma nulla più...

    "sì. desidera ?"

    "c'è Mr. D., il grande capo, che richiede la sua presenza nel suo ufficio. SUBITO"

    miss Beth, spaventata quanto non mai, tornò sui suoi passi, e l'ascensore la condusse velocemente al piano 100. mai avrebbe pensato, un giorno, di parlare o solo di vedere Mr. D., il grande capo... voci incontrollate lo descrivevano come un bell'uomo imponente che avrebbe messo in soggezione chiunque.

    bussò alla porta di rovere massiccio, ed una voce profonda la invitò ad entrare.

    "permesso"

    "prego, miss Beth, si accomodi..."

    dietro una enorme scrivania, stranamente sgombra da qualunque oggetto, sedeva un uomo corpulento estremamente anziano. il volto era una ragnatela di rughe, ma si vedeva che conservava un grande vigore. lo sguardo, scuro e profondo, attraversò miss Beth in un modo che poteva definire... sconcio.

    "miss Beth, cosa le è successo oggi ?"

    miss Beth sarebbe certamente caduta per terra, se non fosse stata seduta. strinse con forza i braccioli della sedia e provò con voce belante, più che tremolante, a giustificarsi...

    "sa, mi sono attardata stupidamente a leggere il mio oroscopo, stamattina, ed il tempo mi ha ingann..."

    "NON nomini il tempo, miss Beth" disse l'uomo alzando la mano con il palmo rivolto verso di lei.

    "e soprattutto non cerchi scuse ad una condotta riprovevole quale la sua. non mi riferisco al suo ritardo di stamattina, ma a BEN ALTRO. come ha OSATO lanciare nuovamente Il Dado ?"

    dunque il problema era soprattutto quello, pensò miss Beth.

    "signore, non ho nessuna giustificazione al proposito... sono colpevole"

    "bene", disse Mr. D. lisciandosi il pizzetto. si vedeva che manteneva la calma con grande sforzo, ma era letteralmente furioso.

    "ora vada a casa. lei è sospesa a tempo indeterminato, senza paga. le farò avere mie notizie".

    mentre miss Beth usciva, Mr. D. pensò ancora una volta che forse non aveva avuto proprio una buona idea, quel giorno che aveva pensato di farsi aiutare dai piccoli ed inaffidabili esseri umani, quel giorno che aveva fondato le Nemesis Enterprises, quel giorno... lo maledì.

    il signor Martin guidava senza fretta, quella sera. il grosso furgone buick con cui effettuava le consegne scricchiolava più del solito, e lui non voleva metterlo troppo alla frusta.

    svoltò sull'arteria principale e spinse il mezzo fino alla modesta velocità consentita dal rigido limite cittadino. ad un tratto, il furgone parve accelerare da solo... quel maledetto pedale si era incastrato ancora una volta. il signor Martin pestò un paio di volte con il piede, ma si disse che prima di combinare qualche guaio era meglio chinarsi in fretta, afferrare il pedale con la mano e tirarlo verso l'alto...

    senza una parola, miss Beth riprese la via dell'uscita.

    uscì sul marciapiede e respirò un paio di volte all'interno delle sue mani tenute a coppa, come le avevano insegnato in un corso di autocontrollo che aveva organizzato l'azienda. mentre si apprestava ad attraversare la strada le si incastrò un tacco in una grigia per le acque reflue. ci mancava pure quello... le scarpe sergio rossi le erano costate lo stipendio di un mese ! tirò forte, così forte che il tacco cedette. sbilanciata in avanti, miss Beth allungo il braccio per afferrare il palo delle luce lì vicino, ma non ci arrivò: quando lo avevano installato, gli operai avevano dovuto spostarsi di venti centimetri dalla posizione prevista perchè coincideva con una tubazione interrata. si sarebbe salvata, miss Beth, ma tu guarda...

    SPLAT

    con un rumore secco, fraulein Heidegger chiuse la cartelletta rossa. era orgogliosa e compiaciuta di sé: lavorava alla filiale di amburgo della Nemesis solo da pochi mesi ed il grande capo, Herr D., già gli aveva affidato una pratica istruita da lui stesso. si chiese perché tutti i sei campi erano curiosamente compilati allo stesso modo, ma in fondo che importava... i suoi pensieri erano rivolti ad altro.

    conscia fin dall'adolescenza di essere una gran gnocca, non si era fatta scrupolo di adoperare questa sua caratteristica per farsi strada nella vita. anche ora, aveva un ambizioso progetto... sedurre Herr D., e fare velocemente carriera. già si vedeva trasferita ai piani alti, con una segretaria personale ed una lista di benefit da far invidia a chiunque...

    sfregò lascivamente le cosce nella minigonna che, ne era certa, Herr D. non aveva potuto non apprezzare, quando era stata convocata nel suo ufficio. domattina ce l'avrebbe fatta, finalmente, ad arrivare al lavoro prima di Herr D.: erano giorni che si alzava sempre prima, al mattino, per battere il proverbiale stakanovismo del direttore, che era sempre il primo ad arrivare e l'ultimo ad andar via. oggi, appena arrivata nel parcheggio, aveva posato la mano sul cofano della grossa serie 7 di Herr D., ed il motore era ancora caldo. domattina sarebbe arrivata ancora mezz'ora prima, in modo da incontrarlo a quattr'occhi nei parcheggi del seminterrato e poi... poi avrebbe improvvisato... in queste cose ci sapeva fare d'istinto.

    fu così che fraulein Heidegger si illuse, come miliardi di umani avevano fatto prima di lei ed altri avrebbero fatto dopo di lei, di alzarsi prima di Herr D.
     
  11. SenzaUnaBMW

    SenzaUnaBMW Direttore Corse

    2.035
    127
    26 Febbraio 2009
    Reputazione:
    55.036
    =18 :D
    Ore 06:11

    Roma

    21/10/2010

    "Buongiorno a tutti!"

    Un uomo, sulla cinquantina, magro, molto alto, abbastanza muscoloso, vestito di jeans, camicia e giacca, entra dalla porta della stanza dell'appartamento al quarto piano, nella palazzina dove sono stato invitato anche io.

    Rispondo al saluto con un saluto militare, preciso e rigido, come, del resto, fanno tutti gli altri.

    Ma ricevo uno sguardo storto dal mio superiore (sempre che fosse un superiore. Nessuno ci aveva detto chi avremmo incontrato e perchè).

    L'uomo viaggia per la stanza con lo sguardo, penetrando lo sguardo in tutti gli occhi nostri, per pochi attimi; poi si siede su una sedia, ad una scrivania di fronte a noi.

    E comincia:

    "Benvenuti a tutti. Avete avuto le palle di venire qui, e siete stati sottoposti ad alcune prove prima di meritare questo che fra poco ascolterete. Con me poche parole, e soprattutto poche formalità: siete qui perchè siete stati scelti tra i più forti, più intelligenti, più bravi in corsa, tiro, tattica, strategia, supporto, infermieristica e soprattutto, ordine.

    Ordine.

    Questa è la parola fondamentale. Noi siamo l'Ordine dello Stato Italiano. Quando ci chiamano, noi interveniamo, per ricreare ordine.

    Questa è la O.D.S., (scoprirò poi in seguito il nome, Ordine Dallo Stato.... già Dallo e non Dello, perchè è lo Stato, la sua forza, che vive in noi e in quello che facciamo) ed è il corpo militare più potente in Italia. Sono pochi, addestrati, e fidati.

    Nessuno deve sapere quello che facciamo ma soprattutto perchè lo facciamo.

    Ogni azione che compirete sarà compiuta da e per lo Stato; le vostre braccia saranno prolungamenti del braccio dello Stato.

    Voi siete l'Ordine, ed è ordine quello che farete.

    Potete sparare, uccidere, distruggere, umiliare, torturare ma non parlare.

    Ogni azione compiuta al di fuori dei miei ordini è da considerarsi reato penale, punibile con le leggi in vigore in caso di guerra.

    Da quando uscirete da questa stanza, ... anzi, da quando siete entrati qui... anzi no, da quando avete accettato di venire qui, voi avete un altro cognome, un altro nome, ed un'altra identità.

    Quando lavorate nella squadra, siete "carne ordinata".

    Questo è il nostro nome in codice.

    Il mio nome è Mario. Chiamatemi Mario.

    "

    Mentre diceva tutte queste cose, io ripensavo alla prova, molto dura, che mi hanno messo avanti, per poter partecipare a questa riunione...

    .. Io sono un semplice ragazzo di 31 anni, studente a tempo perso in lettere, figlio di due impiegati pubblici, amante dello sport, con un bel fisico, un'ottima prestanza al pugilato e agli sport duri (ho vinto anche delle competizioni per palestrati... bei ricordi) e soprattutto frequento un'associazione, forse segreta ed illegale... Forse è per questo che mi hanno scelto...

    Intanto Mario continuava a parlare, ed ora descrive cosa dovremmo fare:

    "Quando vi chiamerò, voi verrete subito qui. Non mi interessa che state lavorando, che state accompagnando i vostri figli a scuola, o che state scopando a letto. Voi vi vestirete e verrete qui, a qualunque ora in qualunque giorno.

    "

    "La nostra squadra lavora solo in incognito, quindi dobbiamo sempre fare attenzione. A volte nessuno della polizia o dei carabinieri sa che stiamo agendo; a volte nessuno sa che esistiamo..."

    "Voi siete 17 ragazzi, tutti di età compresa fra 25 e 38 anni. Sarete chiamati ad intervenire non per arrestare, ma per calmare.

    Ora potete andare tutti. Prima di uscire, ognuno di voi prenda il proprio cercapersone. Siete a tutti gli effetti membri dell'O.D.S."

    Dopo aver detto queste ultime parole, Mario si girò verso una delle finestre della stanza, guardando il cielo uggioso pomeridiano. Io mi alzo, prendo il mio cercapersone, saluto e, senza nemmeno guardare gli altri in faccia, scendo le scale e mi avvio verso l'auto parcheggiata.




     
  12. SenzaUnaBMW

    SenzaUnaBMW Direttore Corse

    2.035
    127
    26 Febbraio 2009
    Reputazione:
    55.036
    =18 :D
    Ore 15:14

    Roma

    23/10/2010

    "Driiiiiiiin Driiiiiin Driiiiiiiiiin"....

    "Pronto?

    ... ma che caz... sto facendo.. è il cercapersone questo"

    Così, un pò ancora mezzo addormentato, mi ero svegliato dopo l'abituale riposo dal pranzo, che faccio tutti i giorni. Mi metto in macchina e cerco di ricordare dove devo andare.

    Mentre sono in strada, ricordo che uno dei ragazzi aveva parlato di una sede in via Don Bosco; io ci vado, perchè non ricordavo dove dovessi andare per giungere al palazzo dell'altro giorno...

    Arrivo in una stradina con una pioggia terrificante che dall'esterno batte sui vetri e la lamiera della mia auto, quasi a noin volermi far scendere.

    Poi trovo un posto, infilo l'auto, prendo l'ombrellino rosso regalato dalla mia donna, ed esco cercando un palazzo che abbia un minimo di riferimento all'O.D.S.

    Tempo un attimo e trovo due-tre ragazzi che entrano in un edificio: li riconosco, sono quelli che stavano con me l'altro giorno.

    Faccio per entrare, quando mi trovo alla prima scala un uomo enorme, alto almeno due metri e dieci, con due braccia grosse quanto gli infissi di casa mia, e due gambe lunghissime. Mi chiede chi sono: io, un pò impaurito, gli mostro il cercapersone, e lui mi fa passare.

    Salgo non senza la voglia di tornare indietro le due scalinate che mi separano dal secondo piano, o almeno così è sembrato che volesse dire Hulk con il segno delle due dita rivolte verso l'alto...

    Arrivo, in effetti, al secondo piano, e trovo una porta semiaperta. Entro, e sento una voce, quella di Mario, sono sicuro.

    Nella stanza da pranzo, molto grande, vi sono due coppie di divani disposti ad elle ed un grande quadro appeso al lato lungo della sala, ed inoltre vi sono luci ovunque, tanto è vero che sembra giorno, e sembra bel tempo fuori...

    Ci sono quasi tutti, o forse proprio tutti, ed io ero l'ultimo arrivato.

    "Salve a tutti"

    Saluto e mi trovo un posto su uno dei quattro divani, vicino ad un ragazzo, che poi conoscerò meglio dopo questo pomeriggio.

    Intanto Mario non faceva molto attenzione alla mia entrata, forse perchè era innervosito dal mio ritardo.

    Dopo circa trenta secondi di silenzio, Mario comincia a parlare, alzandosi in piedi e guardandoci uno ad uno, da un lato della stanza.

    "buonpomeriggio... buon buon buon pomeriggio"

    "Oggi ci sarà un piccolo test per voi...

    Non che quello della prima volta non sia stato una garanzia per noi, ma vorrei conoscervi personalmente.

    Ed è per questo che oggi vi ho fatto venire qui"

    Intanto Mario ora si avvicinava a me, e mi faceva segno di alzarmi.

    "Tu sei Alessandro Scosciante, giusto ?"

    Io annuisco, poi:

    "Sì, Mario"

    Lui

    "Bene.

    Spero tu legga i giornali, come quest'ìaltra massa di muscoli e cervelli... sai cosa c'è oggi in città ?

    "

    Solo in quel momento mi stavo pentendo di non aver ascoltato un solo tg la mattinata prima, e tanto meno la serata precedente, e nemmeno il giorno prima ancora, e ... nemmeno mai. Erano anni che non leggevo o ascoltavo notizie. Non sapevo nulla, e me ne accorsi in quel momento in cui quell'uomo, che poteva anche essere mio padre, mi guardava in faccia e voleva da me una risposta, pena non so quello che sarebbe potuto succedere...

    Allora io risposi

    "Ci sono degli eventi... pericolosi"

    Feci finta di dire quello che non sapevo, come uno che sa quello che dice.

    Lui capì subito

    Non funzionò...

    "ESATTO!!... ora siediti."

    "Scosciante ha detto giusto. Oggi c'è una manifestazione di alcuni universitari contro una proposta di legge.

    Noi non possiamo permettere che un branco di scansafatiche distrugga la nostra città, vandalizzi la nostra dignità e ci riduca a schiavi. Noi, che siamo lo Stato, abbiamo prima di tutto il dovere, l'Ordine, di riportare Ordine".

    "Agiremo in più fasi: anzitutto ci saranno cinque di voi, tra cui Lemizzo - al pronunciare di questo cognome, si girò una persona vestita da una tuta con cappuccio, che neanche l'altra volta avevo visto bene) - che partiranno con gli amici fin da subito, e faranno un pò di casino, soprattutto con la polizia. Poi interverremo noi, in due fasi:

    io e i dieci più forti entreremo nel corteo dopo che Lemizzo - sempre lei - scatenerà l'inferno, mentre gli altri due faranno un pò di casino con i giornalisti, in modo da non fargli scrivere troppo."

    "La manifestazione inizierà alle 17.00, quindi abbiamo poche ore. Vestitevi correttamente: i cinque con Lemizzo saranno gli amici, quindi scegliete gli abiti giusti nella stanza matrimoniale col letto verde, mentre altri dieci che verranno con me, mi seguiranno adesso in cucina, dove devo spiegargli alcune cose, e poi gli altri due ci aspettano qua".

    Mario chiamò a se sette persone, tra cui due che dovevano restare qua, e cinque che dovevano fare gli universitari.

    Poi ci fece andare tutti e dieci in cucina.

    "Chiudi la porta" disse ad un giovane ormai non più ragazzo, ma uomo. Forse.

    "Stasera non finirà come nelle belle storielle. Stasera voglio sentire la potenza della bandiera italiana strangolare i nemici dell'ordine pubblico e della sicurezza. Stasera voglio sentire le ossa fracassarsi sotto la violenza della vostra rabbia, prima che delle armi che vi darò.

    Stasera indosseremo queste tute qui..."

    Mentre parlava ci faceva vedere una tuta molto spessa, di colore nero, con un caschetto ed al petto, sul lato sinistro, una bandiera italiana, con scritto sotto, PICIVI, "...e qui c'è scritto Per L'Italia, Con L'Italia, Viva L'Italia...".

    Io la indossai.

    Non capivo ancora cosa dovevamo fare, di ben preciso.

    "Bene. Siete bellissimi.. ahahahahahrhrhrh Ora passiamo alla parte divertente: quando la situazione diventerà incontrollabile, il prefetto ordinerà alla polizia di farci passare. Noi entriamo nella folla con queste - ci mostrava ora dei manganelli in acciaio con chiodi di ferro alle estremità battenti - e le spacchiamo principalmente su gambe e addome.

    Poi, ci mettiamo gli scudi davanti, e cominciamo a spingere tutti verso un unico punto. Quando sentirete le persone gridare perchè qualcuna verrà schiacciata, voi buttategli gli scudi addosso e cominciate ad usare di nuovo il manganello, ora anche sulle braccia. Riempite di calci ovunque, e badate a non colpirvi perchè le scarpe sono rinforzate ed hanno la suola piena di chiodi appuntiti.

    Quando alcuni sanguineranno, voi non fermatevi. Mai.

    Ora, questo se le cose dovessero andare come penso. Se invece qualcuno caccerà un'arma, immediatamente gridate ARMA ARMA ARMA e cacciate la pistola con i proiettili in gomma, e Santo Dio, sparate ovunque ma non in faccia. Attenti a non sparare in faccia, perchè le contusioni passano inosservate rispetto alla cecità.

    Se qualcuno ha una pistola, pronti a cacciare quella vostra, quella vera, e a sparare su gambe e piedi, fino anche a rompergli l'osso a furia di proiettili, se necessario.

    Ma non uccideteli.

    Questo è tutto.

    Ah... un'ultima cosa: se a qualcuno venisse in mente di fermarsi, se la vedrà con me.

    "

    Mi misi la tuta, poi scesi con gli altri nei nostri furgoncini, per raggiungere il luogo della manifestazione.

    Non capivo, però, perchè avessimo dovuto creare del disordine, se poi dovevamo anche toglierlo...




     
  13. SenzaUnaBMW

    SenzaUnaBMW Direttore Corse

    2.035
    127
    26 Febbraio 2009
    Reputazione:
    55.036
    =18 :D
    Ore 18:12

    Roma

    23/10/2010

    Eravamo arrivati da un'ora e mezza in una piazza molto grande, per la quale il corteo sarebbe sicuramente passato. Mario spiega ancora le modalità con cui dobbiamo agire, e intanto cerca sul gps, collegato al cercapersone dei cinque, compreso Lemizzo, la posizione esatta dei manifestanti: erano a pochi minuti da noi.

    Dovevamo prepararci.

    Subito i due che dovevano dar fastidio ai giornalisti si posizionano ai margini della strada, in modo da bloccare il numero più alto possibili di giornalisti.

    Poi Mario chiama il Prefetto, e con un cenno, ci dice che abbiamo l'okay da polizia e carabinieri.

    Noi siamo ancora chiusi nei furgoncini, e nonostante un tempaccio freddo fuori, abbiamo tutti molto caldo, per colpa di quelle maledette tute pesantissime, e i caschi indossati, oltre a tutta l'armatura.

    Aspettiamo cinque minuti, poi cominciamo a sentire urla da megafoni e poi... rumori di vetrine sfasciate, agenti di polizia che vengono colpiti e sirene in funzione.

    E' il segnale...

    Noi usciamo di botto dai furgoncini, mentre i tre alla guida dei tre camioncini bloccano l'accesso e le uscite alla piazza.

    Io, scendendo, sono travolto da quelli dietro, che mi buttano subito davanti a quattro ragazzi con in mano un cartello che mi lanciano addosso.

    Io con lo scudo lo respingo e poi mi butto contro questi quattro, e col casco do una testata molto forte a quello davanti, che cade davanti ai suoi compagni.

    Mentre due suoi compagni lo alzano, un quarto mi viene addosso cercando di spingermi con le mani, ed io caccio fuori il manganello e glielo tiro sui denti, facendogli perdere sangue. Poi, mentre si accascia a terra, gli do un calcio in faccia.

    Lo lascio a terra, e lancio lo scudo sui tre ragazzi che stavano a terra; i due che aiutavano l'amico caduto prima per la testata, si prendono due calci in bocca, ed io a quel punto levo le protezioni di gomma alle estremità del manganello, che ora ha da fuori tutte le estremità con i chiodi d'acciaio.

    Un solo colpo sul petto ad ognuno dei due, che rimangono a terra.

    Sono coperto da tanti altri ragazzi emntre faccio questo, e sento dietro di me già un altro ragazzo che mi urla contro e mi prende a *****tti sulla spalla; io sento solo la pressione del suo braccio, ma non dolore. Mi giro e gli spacco la mascella col manganello; poi mi rigiro ancora e ne spacco un secondo, di ragazzo.

    Mentre faccio ciò, due giornalisti che cercano di fotografarmi vengono buttati a terra dai due addetti e le loro macchine fotografiche vengono distrutte.

    Poi sento ancora rumori di vetri sfasciati, e vedo ragazzi che, entrati in un negozio di elettronica, stanno spaccando tutta la merce, inneggiando alla tv censurata... Io allora corro come un folle verso il negozio, e me li trovo tutti e quattro a gridare, con una molotov in mano, pronti ad accendere tutto.

    Caccio la pistola a piombini, e sparo nelle parti basse e nelle pance; poi tiro fuori il manganello e li lascio mezzi morti a terra; prendo la molotov caduta di mano da uno di loro, e gliela spacco in faccia, lasciandogli la benzina in bocca.

    Altri ragazzi vengono dietro a me, e vogliono uccidermi... io caccio la pistola e sparo in aria. Poi intervengono anche poliziotti, e nel frattempo sopraggiunge una squadra di polizia, che allontana tutti.

    A terra rimangono i feriti.

    Noi, nel frattempo, siamo saliti sui camioncini, e siamo ormai al sicuro.

    Il bilancio di quel pomeriggio fu di 34 feriti e 2 ragazzi in coma.

    Il nostro boss disse, tornati all'appartamento di prima:

    "Ottimo lavoro. Dobbiamo spaccare, per non essere spaccati."




     
  14. SenzaUnaBMW

    SenzaUnaBMW Direttore Corse

    2.035
    127
    26 Febbraio 2009
    Reputazione:
    55.036
    =18 :D
    Questi giorni




    Entri da quel cancello,

    ti giri, cercando di ricordare DOVE

    bisogna andare, per non

    perdersi, in quelle strade

    tutte

    uguali, quelle

    stradine, simboli

    forse, del fatto che, tutti,

    tutti noi,

    seguiamo stradine diverse, ma alla fine

    sempre lì andiamo a finire.

    Arrivi al tuo luogo,

    quello dove hai i tuoi

    più cari

    ricordi, le persone

    quelle, la vita insomma, le persone che

    tu hai conosciuto, per le quali

    provi affetto MACHESOPRATTUTTO

    ricordi.

    Loro stanno lì... aspettano

    questi giorni
     
  15. Lamia

    Lamia Collaudatore

    350
    95
    20 Settembre 2009
    Reputazione:
    7.776
    E21 315, bianchina, focus
    Ho cominciato a scavare con le mani. senza fermarmi, fino a rompermi le unghie. la terra mi brucia sulle ferite, appena procuratemi e su quelle che già avevo. Il viso sporco di lacrime e fango e i polsi e tutto il resto.

    mi vedo a pezzi, sono un pezzo di fango.

    mi sento un pezzo di fango. ce l'ho anche nel naso... quell'odore di muffa e ferro e terra. le corde mi stringono è inutile straziarmi ancora, non avrei potuto che tagliarle. "solo tagliarle e pensa a scavare" voglio solo uscire da qui ...

    ...io che pochi giorni prima volevo morire.

    pensavo, progettavo: come morire.

    niente fottuti barbiturici volevo vedere tutto e poi stai male da "morire" hm suonava quasi come una battuta

    niente lamette... un po' di dignità.

    un colpo secco. boom

    ma come potevo procurami un fucile, mi avevano detto che una pistola poteva essere fallace: se si sbaglia o si esita ti fai solo un gran danno e basta e se rimani paralizzato col ***** poi riesci più ad ammazzarti; con le leggi che ci sono ti fanno schiattare e non ti fanno morire, quasi ci godano nel farti soffrire.

    e pure la pistola... e dove l'avrei potuta trovare...

    oltre a renderti la vita difficile ti rendono pure la morte problematica...

    cristo, fanno davvero male queste maledette corde. "brutto pezzo di ***** ora che esco di qui ti sfondo il cervello a calci" penso ... ma le mie gambe... non le sento più. "ti mangio il cervello a morsi". la cosa che mi inquieta è che non sento nulla del mio corpo a parte le parti doloranti.

    ma come faccio a sapere che è "un" e non "una" ad avermi fatto quello che stavo "vivendo".

    Non ricordo assolutamente nulla. da quanto tempo e come sia finito qui e chi mi ci ha portato o... gettato! sì, sono in un pozzo! ho le gambe rotte ma sento le corde alle caviglie.

    ho un masso legato alle caviglie: lo posso toccare.

    ora ricordo.

    tutto

    ho scelto il mezzo più imbecille per morire. gettarmi in un pozzo ed annegare con un masso legato alle caviglie. ma il pozzo era quasi vuoto... degna fine di una vita da ********...
     
    Ultima modifica di un moderatore: 13 Novembre 2010
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  16. on a friday

    on a friday Presidente Onorario BMW

    6.337
    946
    9 Gennaio 2009
    Reputazione:
    90.505
    E81 120d Attiva - R 1200 GS
    Quando il telefono squilla in piena notte non porta mai buone notizie.

    Il pensiero corre ad un parente lontano, a tua nonna che combatte col diabete, allo zio con gli acciacchi, al suocero che si è fratturato il femore.

    Quello che non puoi immaginare è che a rompere il silenzio della notte sia un amico con cui sei stato poche ore prima.

    Dall'altra parte del telefono, una voce atona ti comunica una cosa a cui lei stessa non vuole credere.

    E' morto Emilio.

    Raccogli i pensieri, cerchi una lucidità irrituale ed insolita e realizzi quanto è assurdo quello che hai sentito.

    La morte sa prendersi beffe di noi. E' l'unica certezza che abbiamo ma sa sorprenderci in mille modi diversi, ed ogni volta ci appare un po' più ingiusta.

    Sembra colpire a caso.

    Ora ti presenta il conto se vai troppo forte in auto; ora si annuncia con una malattia; ora si mette alla guida del tir che ti travolge...

    Non è mai uguale a se stessa. Ieri è venuta silenziosa e inattesa nel sonno.

    Ti vesti in fretta, raccogliendo i pantaloni lasciati sulla poltrona e salti in auto; i pochi chilometri ti sembrano tantissimi e il tempo per percorrerli si dilata.

    Hai gli occhi gonfi ma senza lacrime e rivedi con la mente il volto di chi ti è stato portato via. Non ci credi.

    Emilio è stato il mio migliore amico. Non come intensità di rapporto, ma perché c'è sempre stato. Per 25 anni non c'è stato giorno in cui non fossimo vicini; se non fisicamente, con il pensiero. Il caffè mattutino era un rito a cui non ci si poteva sottrarre, il suo negozio il rifugio dove riempire gli spazi del tempo.

    Piango per te amico mio, piango per le tue bambine che non vedrai crescere, piango per i sogni che non realizzerai, piango per tua moglie che dovrà trovare la forza di sollevare il macigno che le caduto addosso.

    E piango per tua madre che ha già dovuto seppellire un altro figlio.

    L'orgoglio di essere stato importante accompagnerà le mie memorie.

    Riposa in pace.
     
    Ultima modifica di un moderatore: 12 Novembre 2010
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  17. Lamia

    Lamia Collaudatore

    350
    95
    20 Settembre 2009
    Reputazione:
    7.776
    E21 315, bianchina, focus
    :cry:

    il modo più bello per celebrare una persona

    bravo oaf
     
  18. Il_Bardo_di_Monaco

    Il_Bardo_di_Monaco Amministratore Delegato BMW

    4.108
    597
    9 Giugno 2009
    Reputazione:
    165.066
    118d E87 Nazgùl Edition
    =D> (scusate se la faccetta sorride, non è il caso, ma una che applaude di rispetto non c'è )
     
  19. on a friday

    on a friday Presidente Onorario BMW

    6.337
    946
    9 Gennaio 2009
    Reputazione:
    90.505
    E81 120d Attiva - R 1200 GS
    Grazie ragazzi.
     
  20. *Alfonso*

    *Alfonso* Presidente Onorario BMW

    12.615
    2.117
    30 Marzo 2009
    Reputazione:
    6.955.744
    Diverse...
    :sad:...mi associo, bellissime parole Costantino, soprattutto per l'intensita' che ci hai trasmesso pur non conoscendo =D>
     

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