Ego di nome e di fatto. Una bevuta che rispecchia a pieno il carattere e lo spirito del produttore. Alla vista rosso ambrato da ricordare un porto. Al naso è un esplosione di intensità con note di pepe nero, incenso e ricordi di legno tostato. Alla bocca è pieno, vellutato con una complessità aromatica che partendo da note di pepe evolve con note di amarena e lascia spazio ad un finale molto lungo con (per il mio palato) sentori legnosi. Saverio, questa bevuta l'ho dedicata a te.
incredibile come la mente umana possa desumere aromi che alcuna attinenza hanno col vino. certamente non ha visto nè il pepe, nè tantomeno l'incenso. Nemmeno l'amarena, nè il legno "tostato". mi ricorda una improbabile somellier vista in una trasmissione televisiva, che descriveva il "retrogusto di fiori gialli" di un certo vino. mi sarebbe piaciuto poterle chiedere che sapore hanno i "fiori gialli".. assai lodevole invece il dedicare la bevuta d'un buon vino quale mi par di capire esso sia al buon Saverio.
Non essendo né produttore, né sommelier, mi limito ad esprimere quanto da me percepito. Per una risposta più tecnica chiedo a @Fabio64 di intervenire. EDITO con una aggiunta: provando a cercare ho trovato questo tra i primi articoli che spiegano il discorso pepe. https://www.teatronaturale.it/stret...oma-del-pepe-nel-vino-ora-sappiamo-percha.htm Il tutto torna visto che quella bottiglia è un mix tra schioppettino e cabernet. Detto questo, i sapori sono molto legati agli odori in quanto una volta in bocca, gli elementi volatili continuano a sprigionarsi e risalgono tramite il faringe andando ad attivare i recettori olfattivi nel naso, quindi si può dire che si assaporano gli odori in un certo senso.
Invece i profumi sono standardizzati, è l'unico modo per descrivere una percezione del genere. Cambia qualcosa solo in oriente dove è difficile per le differenze culturali rendere alcuni concetti tipo il tannino, che per esempio viene descritto come la sensazione del bere una tazza di thè. Hai mai visto le valigette dei sommelier? Hanno proprio le essenze di riferimento.
una terminologia creata ad hoc insomma. Interessante. da profano immaginavo si riferissero realmente al tal aroma come fosse realmente riconducibile al processo di vinificazione o altro
Non potrei aggiungere nulla più di quanto ha ben sintetizzato il buon @labrie_it,in gergo li chiamiamo “descrittori” proprio perché,utilizzandolo,ci aiutano a descrivere gli aromi che si sprigionano dal vino o dai liquori in genere..
Sabato sera, rifugio Telegrafo, Monte Baldo. 30° compleanno del mio secondo fratello. 21 bottiglie per 18 presenze. Quelle che ho preferito: E la "quota extra-ue" che ho trovato interessanti: PS: ciascuno si portava una (o più in base all'allenamento) bottiglia da casa. Io ho contribuito col Pieropan e con una Barbera Neirano Le Croci 2010, purtroppo schifosamente "tappata". Visto le 3,5h di sballottamenti negli zaini, abbiamo bandito le bolle.
Negri è un po’ che non lo bevo ma mi ha sempre dato l’idea di vino estremamente commerciale…. Pieropan tanto di cappello!!
E' uno dei miei nebbioli preferiti, con buona pace dei piemontesi. Con la guancia di maiale, polenta e fagioli ci stava alla grande.
@labrie_it esagera un pochino, ma direi che il paragone tra lo sfursat (che comunque mi piace) ed i nebbioli piemontesi è un pò al limite. Certo l'uva è quella, ma qui c'è di mezzo l'appassimento sui graticci che cambia tutto.
Labrie non ha mezze misure, è noto. Detto questo, i nebbioli come tutti sanno includono il re dei vini, il Barolo, e il suo principe favorito, il Barbaresco. Con il ricordo indelebile di Afterburner non si può non citare il figlio un po' scapestrato ma sempre nobile, il Roero, specie nei terroirs di Valmaggiore. Questi 3 giocano campionati a parte. Poi possiamo iniziare a parlare
Ti consiglio allora di assaggiare le Chiavennasche di Airoldi,Arpepe,Nera o Balgera,le ritengo superiori a quello da te citato. Ma non c’é solo lo Sfursat in Valtellina,hanno tante Chiavennasche declinate in vari stili e versioni che possono somigliare ai Nebbioli piemontesi.
Ma a me piacciono i nebbioli atipici. Adoro quelli valdostani e quelli valtellinesi hanno tantissimo carattere e riconosco a quei viticoltori una caparbietà unica in Italia, eroica quasi. È il paragone che stride, tutto qui