Quando si parla di aziende di determinate dimensioni, "parlare con il capo" spesso ha molti significati, e soprattutto, non è detto che il tuo "Capo" possa decidere se darti un aumento o no.. Ci sono un sacco di persone, che NON si possono permettere di dare le dimissioni, magari perchè hanno una certa età, e sanno fare solo quel lavoro... Dipende sempre dalla realtà lavorativa, e da quanto specialistico possa essere un determinato lavoro... Se sei infermiere nel pubblico, o vai nel privato se lo trovi, o la paga è la stessa, credo che abbiano un contratto collettivo (per quello scioperano..) Se hanno deciso di scioperare perchè sostengono di lavorare troppo e di guadagnare poco (e non ho difficoltà a crederlo dato il periodo..) c'è poco da fare, quella è la loro opinione..
Diciamo che le varie promesse non mantenute, il conguaglio di fine anno che per molti ha significato veder scomparire la tredicesima in tasse aggiuntive mangiandosi quei quattro soldi in più presi a furia di straordinari, il demansionanto continuo a cui molti sono costretti per far fronte alla carenza di personale insieme a molti altri fattori ha alla fine un po' rotto il c.... Molti dimenticano che in Italia oggi l'infermiere è un professionista della salute, per fare l'infermiere è necessaria una laurea triennale ma per pensare di salire di carriera nel pubblico molti seguono poi specializzioni e completano il percorso universitario con un laurea magistrale con un percorso di studi che poco ha da invidiare a medicina. Una volta entrati nel mondo del lavoro però troppo spesso gli infermieri si scontrano con un trattamento indegno per un tale livello di preparazione venendo a volte relegati a cambiare pannoloni e cc... Per non parlare del trattamento economico equiparabile a quello di una OSS con solo la terza media e un corso di formazione di 6 mesi . Il vero problema però è che a tutti gli scioperi indetti alla fine partecipano in pochissimo perché la maggior parte ha la diciamo sindrome della crocerossina e non riesce a lasciare i pazienti in difficoltà.
Nella realtà per gli infermieri la situazione è imho surreale, spesso nel privato per un infermiere significa lavorare per una coperativa con contratto uneba praticamente 1400 netti al mese se va bene con turni e notti. Altre coperative sono più umane e offrono contratti migliori ma difficilmente passano i 1600 mensili se non con parecchi straordinarii. Poi c'è la libera professione, con la quale in alcune zone di Italia chi è bravo soprattutto a vendersi bene allora può guadagnare bene ma con tutti gli oneri e rischi che la libera professione richiede. In alcune regioni però non è insolito vedere annunci per la ricerca di infermieri in partita iva offrendo 10 euro allora. Ah attenzione a differenza dei medici agli infermieri pubblici è vietata la libera professione aggiuntiva. E tutto questo è paradossale se si pensa che si sta parlando di una professione altamente specializzata con una carenza endemica di personale Ancor più in questo periodo.
Parliamo di dimensioni o di natura giuridica (pubblico vs privato)? Perché sulle dimensioni ti garantisco che le ho viste più o meno tutte (quella per cui lavoro ora supera i 100.000 a livello globale) e tutti i miei capi hanno sempre avuto la possibilità di darmi o non darmi un aumento, così come potevano decidere di licenziarmi. Sono conscio che ci siano delle persone che, volenti o nolenti, siano costrette a mangiare una certa minestra, per quanto amara. Ma sono anche abbastanza sicuro che non sia così per tutte. Non ho motivo per non rispettare la loro opinione, così come rispetto ben altre opinioni in altri contesti (vedi post precedente). Però anche avendo un titolo di studio molto specialistico, non è mica vietato andare a fare tutt'altro se il mercato del lavoro non offre compensi adeguati a chi abbia voglia di fare. Un conto è, come dicevo, essere incastrati in una certa situazione per motivi personali (ad esempio devi badare a tua madre malata e non puoi permetterti di rinunciare allo stipendio nemmeno per un breve periodo, né allontanarti da dove vivi), tutt'altro pretendere di più senza aver voglia di andare oltre al minimo sforzo. Un po' come se i percettori di RdC decidessero di fare sciopero per avere un aumento.... ma perché mai glielo dovremmo dare? Questo è assurdo, soprattuto ora che è richiesta la laurea breve.
Ma stiamo valutando lo sciopero in maniera astratta oppure, come mi sembrava di aver capito dal discorso iniziale di Max, il fattore temporale? io valutavo la poca opportunità del momento non certo il diritto astrattamente considerato (lecito, legittimo e normato). In aggiunta siamo sempre alle solite: pubblico e privato. Nascondere l'evidenza dei vantaggi e degli svantaggi dell'uno o dell'altro appare quantomeno "simpatico". Chi oggi di noi lavora nel pubblico andrà a perorare una certa linea di pensiero e.....viceversa. Mi sembra si stia disquisendo dell'ovvio e palesemente di parte senza che sia ufficializzato il ruolo che ricopriamo Siamo libri aperti Il punto è: in piena pandemia, con carenza di personale per motivi legati alla salute del comparto, è per voi opportuno "mettere mano" all'art. 40 della nostra Costituzione? Nel 1989 mi sono laureato con tesi: "L'autoregolamentazione dello sciopero nei servizi pubblici essenziali alla luce del dettato costituzionale"; i tempi sono passati ma il problema mi sembra ancora di grande attualità
La pandemia dura da 2 anni e penso sia stato concertato questo sciopero. Con tanto di servizi garantiti, dai
Si....ma il problema non era questo Può darsi che dopo la terza dose mi sia rincoglionito più del dovuto ma non erano in discussione le ragioni (puntualmente elencate con dovizia e competenza da Luca) ma l'opportunità. Capisco che quando si entra nel discorso pubblico e privato la nostra lingua "si scioglie", ma il vostro amico Antonino direbbe: "ma che c'azzecca"?
Io penso che il discorso pubblico e privato non c'entri assolutamente niente. Men che meno perché stiamo parlando di infermieri che rientrano in entrambe le categorie. Anche nelle strutture pubbliche ce ne sono di privati. Altra cosa poco nota. Il discorso pubblico e privato era uscito quando qualcuno ha detto "si può parlare col capo" dove emerge non tanto la differenza tra pubblico e privato quanto tra privato molto strutturato e privato dalla struttura più versatile. Esempio classico di privato strutturato i ferrovieri, che hanno un contratto super rigido. Nel pubblico non mi risulta ci siano categorie che hanno un livello dirigenziale intermedio con facoltà di spesa sulle retribuzioni oltre agli straordinari e festivi. Se vi vengono in mente esempi...
non capisco come a uno possa venire in mente di fare il ferroviere, e poi dover "sperare" in aumenti di stipendio, dovendo pure scioperare (così per potersi far sentire ci smena pure una giornata di stipendio ) anzi; in realtà lo capisco benissimo. costui fa parte della categoria che anzichè cercare di imparare un mestiere ha preferito cercare il "posto fisso"... il "contratto".. una lama a doppio taglio chi non risica non rosica diceva qualcuno
Ma infatti: basta dare il "la" e si esce fuori tema: peccato che questo "tema" poi si perde negli "anfratti delle mille parole" e alla domanda (frutto dell'articolo postato da Max) si evita sempre di rispondere In gergo giuridico ma non solo......si direbbe distogliere l'attenzione da un fatto di cui si preferisce sorvolare (le ragioni possono essere le più disparate e di natura squisitamente soggettiva)
deformazione professionale? pare che ogni argomento sia da vedere solo dal lato giuridico... è giusto se giuridicamente.. è sbagliato se giuridicamente.. sembra quasi che le leggi siano sempre e tutte giuste... (pour parler..)
Mi sembra che abbia scritto anche "non solo" o mi sbaglio? E questo cosa significa? Che non è una impostazione sono legata al diritto il "distogliere l'attenzione da un fatto di cui si preferisce sorvolare"
Nelle mie varie esperienze ho lavorato anche per un ente regionale, ma era un contratto a tempo determinato, che avrei potuto rinnovare ad ogni scadenza. Il compenso lo negoziai con quello che era il direttore di struttura. In ogni caso alla fine del primo mandato me ne andai: mi sembrava di rubare i soldi. Che ci fossi o non ci fossi non faceva alcuna differenza. Non avevo alcuno obbligo di presenza, né dovevo rendere conto a qualcuno. E nonostante questo mi avevano proposto di andare a Roma per lavorare in uno dei team dell'allora ministro Stanca per lo storico piano e-government. Chissà.... se avessi accettato magari oggi sarei seduto su qualche bella poltrona, con un appartamento di 200mq ad equo canone in piazza Navona, mentre pasteggio a caviale e champagne sulle spalle dei contribuenti..... o forse sarei finito nel Tevere, malmenato da qualche teppistello.... chissà.
no, no.. quello l'ho scritto io, gigi.. ma niente di polemico. solo notavo che il tuo punto di vista opinionistico su varie tematiche si basa spesso principalmente sulla giurisprudenza